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Autore: quindici    26/12/2013    2 recensioni
{cafeshipping; Elisio x Professor Platan}
Sorseggiava il suo caffè – il suo settimo caffè – con estrema calma, com'era solito fare durante i suoi periodi di risposo. Lassi di tempo che, ultimamente, occupavano la maggior parte delle sue giornate e che lo riducevano ad un flaccido corpo colmo di caffeina e d'una sostanziale pigrizia.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Oddio, avevo tantissime cose da scrivere che adesso non me ne ricordo nessuna °-° Intanto, ecco, come detto, un'altra fic su Elisio, propabilmente le raggrupperò in serie o forse no, mah! Inizialmente volevo scrivere una Elisio x Serena, ma poi il testo mi convinceva davvero poco, quindi ecco questo! Ne sono abbastanza soddisfatta, non è scritta particolarmente bene, però, non so bene neanche io perché ma la trovo soddisfacente. Sarà il mio spirito da super-fa. La coppia la considererei quasi Canon, o almeno nel videogioco mi sembravano molto legati. Sono indecisa se inserire l'avvertimento "OOC" o meno, ma rifacendomi al videogioco mi trovo costretta a reinventare un po' i personaggi, che appaiono piuttosto sacrificati e un pochettino stereotipati. Non ricordo che altro avessi da dirvi, spero vi possa piacere e vi prego di dirmi ciò che ne pensate (:

Sette Caffè


Il professor Platan sedeva compostamente al bancone dell'elegante e rossissimo Caffè Elisio, celebre sede di ritrovo di menti illustre com'era la sua. Sorseggiava il suo caffè – il suo settimo caffè – con estrema calma, com'era solito fare durante i suoi periodi di risposo. Lassi di tempo che, ultimamente, occupavano la maggior parte delle sue giornate e che lo riducevano ad un flaccido corpo colmo di caffeina e d'una sostanziale pigrizia. Le sue ricerche sembravano, infatti, non volgere a nessun fine e talvolta dubitava perfino delle basi su cui aveva fondato i suoi studi tempo addietro. Il caldo liquido scuro si era ridotto a una pozzanghera sul fondo della tazza rossa. «Un altro» mormorò con voce rauca e impastata. Nella sua mente appannata dalla mancanza di sonno l'unico pensiero formulato aveva un odore intenso, un sapore altrettanto amaro e il colore della notte.
Un caffè era decisamente l'unica cosa che lo potesse rendere soddisfatto, o quantomeno non lo facesse crollare istantaneamente al suolo.
Il cameriere – un giovanotto sui vent'anni, dai movimenti agili e occhi azzurri e vivaci – lo guardò un po' scettico, ma ricordandosi il motto "il cliente ha sempre ragione", preparò e servì un'altra tazza rossa ricolma di caffè.
Platan riprese a bere con aria pensosa e stanca, seppur nella sua mente non si agitava null'altro che il gusto forte del liquido non zuccherato e l'amara – quasi quanto ciò che sorseggiava – consapevolezza che quel sapore sgradevole sarebbe stato colpevole della sua decaduta, prima o poi. Solitamente, la caffeina, produce uno stato di costante allerta in chi ne assume grandi quantità e il Professore non era certamente esente da questo stato. Infatti, quando una grande e calda mano si posò sulla sua spalla, in gesto di saluto, Platan balzò sulla sedia – dall'imbottitura rossa – e guardò con occhi sbarrati il nuovo arrivato, immobile e con ogni tendine in tensione – e di questo era certo, poiché li aveva studiati tutti, i nomi dei tendini.
«Quanti? Cinque? Sei?» ipotizzò con la sua profonda e paterna voce Elisio, che intanto aveva preso posto nello sgabello affianco. Il cameriere si era irrigidito nel vedere entrare il proprio capo e ora se ne stava sull'attenti, in attesa di ordini.
«Un drink a tua scelt.» chiese col suo modo gentile e cortese da vero galantuomo. Platan l'aveva sempre ammirato – e forse un po' invidiato – per quelle sue maniere, capaci d'impressionare chiunque. Lui, invece, era sempre stato il buffone, l'imbranato e questa cosa non sembrava essere cambiata.
Il ragazzo scattò verso le bottiglie colorate alle sue spalle, armeggiando con liquori e bibite fluorescenti.
Elisio non aveva ancora distolto lo sguardo dall'amico, il quale lo fissava a sua volta con le pupille spente e circondate da scure e marcate occhiaie.
«Allora? Quanti ne hai bevuti?» il suo tono apprensivo manifestava tutta la sua preoccupazione per l'amico, anche questa sua preoccupazione per le persone care era una qualità davvero degna di stima.
«Sette.» confessò Platan abbassando il capo, vergognandosi della propria debolezza. Era inutile provare a scampare alle limpidi iridi di Elisio: queste, nonostante i segni dell'età lottassero – fallendo – per abbruttire quel viso candido, erano il più avanzato mezzo per estorcere la verità umana.
Il drink alla fragola era stato posto, con mani tremanti, davanti a Elisio, che sorridendo congedò il nervoso cameriere. Bevve il liquido rossiccio voracemente, inghiottendo perfino la fragolina di decorazione. Depose il bicchiere con un verso di soddisfazione, un sorriso appena accennato sulle labbra.
«Sai, oggi ho visto la tua allieva... Come si chiamava...?» Elisio sapeva che prendere il toro per le corna avrebbe portato semplicemente a una crisi isterica da parte dell'amico, quindi tentò di sviare il discorso. Come previsto Platan abboccò. «Serena.» rispose secco, l'immagine della bionda penetrò nei suoi non-pensieri, ma scomparve un attimo dopo, sopraffatta da un'intensa ondata di scuro caffè.
«Ah, sì, ora ricordo. I miei complimenti, è un'Allenatrice provetta, mi ha battuto, sai? Inizialmente sono rimasto un po' deluso, ma alla fin fine ho pensato che essere battuti da una ragazza non è una cosa poi tanto terribile se è carina come Serena!» Il rosso emise una breve e sottile risata per la propria battuta. Platan, più che divertente, trovò strano quell'accenno all'indubbia bellezza dell'allieva. Quella fra Elisio e le donne poteva essere definita una vera e propria relazione a senso unico. Infatti fin dai lontani tempi dell'asilo – periodo che i due avevano trascorso insieme – ogni singola creature di sesso femminile guardava ammaliata e desiderosa lo scienziato. Platan ricordava nitidamente il viso delle ragazze che alle superiori avevano formato un vero e proprio fanclub dello studioso, anche perché, fra di loro, c'era quella che aveva amato e corteggiato per cinque interminabili  anni. Eppure, nonostante tutte queste – forse eccessive – attenzioni, le provette sembravano interessare Elisio più di ogni donna. Per quanto carismatico il rosso aveva sempre preferito la propria compagnia a quella altrui, rinchiudendosi per lunghi pomeriggi nel suo scantinato, preda di tomi scientifici di ogni sorta. L'unico che sembrava accettare nella propria sfera intima era proprio Platan. Questo era singolare, poiché la loro estrema diversità li posizionava in due ceti scolastici ben differenti. Ma Elisio era estraneo a questo sistema e frequentava assiduamente l'unico amico, confidando che presto anch'egli avrebbe ricambiato quei sinceri sentimenti. Avevano svolto lo stesso percorso di studi fino all'università, dove il Professore aveva prediletto i Pokémon ai macchinari scientifici dell'amico, che non poteva antecedere la loro amicizia al suo futuro. Un glorioso futuro, che lo aveva portato ad inventare uno straordinario attrezzo di comunicazione qual era l'Holovox e a essere a capo ad una straordinaria associazione di ricerca.
«Sai, la proposta è ancora valida.» disse Elisio, interrompendo il silenzio. "La proposta" consisteva nell'aderire al gruppo di ricerca di cui Elisio era capo. Platan, quando la cosa gli era stata presentata aveva ampiamente rifiutato, credendo nella riuscita del proprio laboratorio, ancora in erba. Ora, però, la situazione era cambiata radicalmente e chiudere la propria ricerca per iniziarne una nuova, molto più promettente, non gli sembrava così struggente. Sarebbe stato un atto di coraggio, di cambiamento, oppure un tentativo di fuga dalla sua disastrosa vita, dimastrando così tutta la sua codardia?
«No.» rispose incerto, le palpebre pesanti supplicavano un'ora di riposo che la caffeina negava con fermezza.
Elisio sospirò, trovando l'amico identico a quando, da ragazzini, lottavano con deboli Pokémon freschi di cattura e il giovane e sempre perdente Platan continuava cocciuto, a risfidare l'amico, ottenendo il medesimo risultato finché il sole non si nascondeva dietro gli alti grattacieli di Luminopoli.
«Come vuoi, ma potresti perlomeno non assuefarti di caffè? Sai, i drink sono decisamente più dolci.»
Platan non riuscì a trattenere un sorriso, posando la tazza rossa semipiena sul bancone.
«Ecco, bravo. Comunque, perché non raggiungi i tuoi allievi? Mi sembravano parecchio smarriti senza le tue direzioni.»
«Lo so che lo dici solo per smuovermi da qui. Dovresti essere felice, invece, ciò che spendo qui diventa tuo.»
«Non saranno i tuoi Pokédollari a farmi diventare miliardario. Sai, credo di essere arrivato finalmente al mio scopo.» la sua voce si fece molto seria, quando parlò del suo lavoro.
«Cioè?» Elisio aveva parecchie aspirazioni, la sua vita pareva un videogame in cui lui riusciva a completare ogni quest alla perfezione, superando qualsiasi ostacolo.
«Lo vedrai. Vai dai tuoi ragazzi, io devo svolgere degli affari importanti.»
«Va bene. Ci vediamo presto allora.» fece Platan scattando in piedi, la caffeina che svolgeva appieno il suo compito. Non era successo nulla di particolare in quella conversazione, ma i modi gentili di Elisio riuscivano sempre a risollevarlo.
«Sì, ci vediamo.» rispose il rosso con una punta di tristezza, che evidentemente il Professore non colse nell'affrettarsi fuori da locale.
«Ci rivedremo.» mormorò Elisio ancora, flebilmente, alle pareti rosse. Una convinzione sbagliata.


 
  
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