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Autore: Amor31    26/12/2013    4 recensioni
Appena tornato da una missione, Gajeel ha solo voglia di rilassarsi, magari contemplando una certa maga di sua conoscenza.
Ma l’alcool e l’immaginazione hanno la meglio, conducendolo a confessare i sentimenti che sente crescere di giorno in giorno nel proprio petto.
*Storia partecipante al contest "In the End" indetto da ellacowgirl in Madame_Butterfly sul Forum di EFP*
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Mirajane, Natsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo storia: “Non ti scordar di me”
Autore: Amor31 (sia sul sito sia sul Forum)
Fandom: Fairy Tail
Pacchetto: Fuoco
Introduzione: Appena tornato da una missione, Gajeel ha solo voglia di rilassarsi, magari contemplando una certa maga di sua conoscenza. Ma l’alcool e l’immaginazione hanno la meglio, conducendolo a confessare i sentimenti che sente crescere di giorno in giorno nel proprio petto.
Personaggi: Gajeel, Levy, Natsu, Mirajane
Rating: Verde
Generi: Introspettivo, Romantico, Commedia
Avvertimenti: Missing Moments
Note (opzionali): nessuna
Storia partecipante al contest “In the End” indetto da ellacowgirl in Madame_Butterfly  sul Forum di EFP
 
 


Non ti scordar di me
 
-Mira, il boccale è vuoto! Riempilo!-.
Gajeel batté una mano sul bancone, indispettito. Fissò il fondo del proprio bicchiere ed ammirò una gocciolina solitaria scivolare lungo la parete cristallina, pronta ad adagiarsi in basso.
-Mira, il mio idromele!-, sbraitò una seconda volta, senza ricevere risposta.
Era tornato quel pomeriggio da una missione abbastanza impegnativa che gli aveva fruttato quattrocentomila Jewels; era stato assente per alcuni giorni, ma a quanto pareva nessuno doveva aver sentito la sua mancanza.
“Nemmeno lei”, pensò distrattamente Gajeel, lasciandosi andare a un sospiro stanco. “Non è qui, stasera. Forse sarà già andata a dormire…”.
-Dimmi-, lo distolse da quelle brevi riflessioni Mira, appoggiandosi al lato opposto del bancone per prendere l’ordinazione del Dragon Slayer.
-L’idromele, accidenti!-, esclamò con tono burbero. -O devo servirmi da solo?-.
-Arriva subito!-, gli sorrise Mirajane, scomparendo nel retro alla ricerca di una nuova bottiglia da aprire.
-Ehilà, Gajeel!-.
Evitò di voltarsi: iniziò mentalmente un conto alla rovescia, al termine del quale Natsu gli si era già seduto accanto. 
-Dragneel, quale onore…-.
-Come è andata la missione? Sembra quasi che non ti abbiano ricompensato… Hai davvero una brutta cera-.
-Tante grazie per il complimento-, disse ironicamente il Dragon Slayer, mentre Mirajane gli versava dell’altro idromele.
-Sul serio, che succede?-.
-È tutto a posto, Dragneel. Sei tu che capisci “fischio” per “fiasco”-.
-Uhm… No, sono sicuro che qualcosa non va-.
-Fa’ come ti pare-, sbuffò Gajeel, ingollando in un sol sorso il liquido ambrato nel suo boccale.
-Dov’è Lily?-, chiese ancora Natsu. -Non è venuto a salutarti?-.
-Probabilmente sarà con quel pulcioso del tuo gatto…-.
-Happy non è un gatto!-.
-Ah, ecco-, rise Gajeel. -E io che mi illudevo che non fosse pulcioso!-.
-Solo perché sei appena tornato non vuol dire che avrò pietà di te-, proruppe il Dragon Slayer di Fuoco, balzando in piedi e stringendo i pugni.
-Solo perché sono appena tornato non significa che non riuscirò comunque a batterti-, lo corresse Gajeel, lanciandogli un’occhiataccia.
-Allora è così che la pensi!-.
-Ci puoi scommettere-.
-Andiamo fuori e verifichiamo se ciò che dici è vero!-.
-Hai seriamente bisogno di ulteriori dimostrazioni?-.
-Ragazzi, calmatevi-, intervenne Mira. -Vi offro un altro boccale, se la smettete di litigare-.
-Ha cominciato lui-, esclamarono all’unisono i due, puntandosi reciprocamente un dito contro.
-Basta, per favore. Ecco, idromele in gran quantità per entrambi. E state calmi!-.
Gajeel e Natsu bevvero in silenzio, scrutandosi con sguardi assassini. Non fecero in tempo a mandare giù l’ultimo sorso che avevano già ripreso a battibeccare.
-Ma insomma!-, urlò Mira, poggiandosi le mani sui fianchi e ponendosi esattamente di fronte ai due contendenti. -Se non basta l’idromele a farvi tacere, che cosa…?-.
-Portane dell’altro-, ordinò Gajeel, senza smettere di fissare Natsu. -Una bottiglia non è sufficiente a soddisfare la sete di due Dragon Slayers-.
Mirajane sospirò, chiudendo gli occhi per un istante e allontanandosi per prendere altro liquore.
-Ecco-, disse meno di un minuto dopo, sollevando da terra una polverosa cassa di legno. -Queste sono le ultime scorte. Per il vostro bene, andateci piano. Ah, vi avverto: dovrete pagarmi l’intera consumazione. Non ho mica iniziato a lavorare gratis, io!-.
-Sì, sì, d’accordo-, fece per zittirla Gajeel, afferrando e stappando la prima bottiglia che gli capitò sottomano. -Alla mia salute, Dragneel-, borbottò, versandosi l’idromele direttamente in gola.
-Alla mia vittoria nel nostro prossimo scontro-, ribatté Natsu, accontentandosi di riempire il secondo boccale della serata.
 


Dodici bottiglie.
Alcune in frantumi per terra, altre in bilico all’interno della cassa di appartenenza, altre ancora vuote e rovesciate sul bancone, in attesa di essere ritirate da Mirajane.
-E poi… Hic! Poi ho covato l’uovo e… Hic! Si è rotto… Quando è spuntato fuori Happy… Hic! Ho riso come un matto-.
-Ah ah ah! Hic! Un gatto dentro un uovo di gallina! Hic!-.
-Ma la cosa bella è che parlava. Hic! E parla ancora oggi. Hic!-.
-Ah ah ah, il tuo animale ha una faccia così idiota! Hic!-.
-Non è un animale!-.
-Però rimane un idiota… Hic! Come il suo padrone!-.
-Ma tu guarda se si può essere tanto stupidi-, disse Makarov a Mirajane, sorseggiando compostamente una bevanda non meglio identificata e guardando di tanto in tanto i due compagni di Gilda.
-Master, so che non avrei dovuto fornirgli l’alcool, ma è stato impossibile…-.
-Non temere, Mira-, la rassicurò l’anziano. -Non sarà dell’idromele a fermarli. Anche se dodici bottiglie sono un bel numero…-.
-Ti prendi gioco di me, eh? Allora perché… Hic! Non racconti qualcosa che riguardi te?-, stava dicendo Natsu, stavolta con tono insofferente.
-Non ho niente da riferirti-.
-E dai! Qualcosa… Hic! Di divertente-.
-Dragneel, di solito sei tu quello che fa spanciare dalle risate-.
-Voglio una tua storia. Hic! E voi, ragazzi?-, chiese Natsu, lanciando un’occhiata alle proprie spalle e richiamando ulteriormente l’attenzione del resto della Gilda.
-Sì, Gajeel-, si riavvicinò Mirajane, curandosi di riporre le quattro bottiglie ancora intatte. -Perché non condividi con tutti noi, che so? Una bella giornata che hai vissuto recentemente?-.
-Questi non sono affari vostri. Hic! Non ho ingerito abbastanza alcool da non rendermi conto di quando mi si vogliono estorcere informazioni-.
-Suvvia, sto solo scherzando! Dai, stappo questa bottiglia in tuo onore e giuro di non aggiungerla al tuo conto-, disse Mira, riafferrando dell’idromele e svitando il tappo di sughero.
Il Dragon Slayer sembrò pensarci su; osservò con occhi vagamente appannati i rapidi movimenti della ragazza e, scelta la storia da esporre, si decise a parlare: -Va bene, d’accordo. Ma non andate a raccontarlo in giro: non deve saperlo nessuno-.
Mira e Makarov si scambiarono uno sguardo eloquente: d’altra parte non ci sarebbe stato bisogno di diffondere la notizia, visto che un buon novanta per cento dei membri della Gilda era in ascolto.
-Dai, parla pure-, lo invitò ancora la maga, versandogli altro idromele.
-È stata proprio una bella giornata-, incominciò a raccontare Gajeel, alzando il boccale e avvicinandolo alle labbra. -Davvero splendida-.
 
 
***

 
Si erano dati appuntamento la sera precedente ed avevano preso un accordo per la mattina successiva. Gajeel ricordava bene ciò che gli era stato detto e non era riuscito a dormire, tanta era la felicità che lo animava. Per tutta la notte si era ripetuto a mo’ di mantra le parole pronunciate da Levy, sorridendo come quello che esternamente avrebbe giudicato un idiota; aveva osservato per ore il soffitto nella vana speranza di prendere sonno, ma, per quanto si fosse sforzato, a nulla era servito contare i minuti e addirittura i secondi che lo separavano dall’incontro con la ragazza.
Quando finalmente un primo bagliore trapelò attraverso il vetro della finestra della sua camera, Gajeel saltò in piedi e si vestì in tutta fretta, desideroso di far presto.
Aprì la porta della propria stanza di soppiatto, scivolando all’esterno senza produrre alcun rumore; passò davanti alla camera di Natsu prestando particolare attenzione, avvicinandosi appena per accertarsi che il Dragon Slayer di Fuoco ronfasse come al solito, poi scese lentamente le scale e raggiunse l’atrio della Gilda.
Levy lo stava aspettando esattamente dove era stato pattuito: la maga era appoggiata al bancone di Mira e stringeva tra le mani un ingombrante cestino di vimini contenente chissà quali meraviglie.
-Ha un aspetto invitante-, le disse, muovendo qualche passo nella sua direzione e studiando con attenzione le sue delicate forme nonostante la penombra.
-Oh, sei qui-, lo salutò Levy con un sorriso. -Non credevo che saresti venuto davvero…-.
-Ehi, quand’è che ti ho dato modo di dubitare della mia parola?-.
-No, è che… Niente, lascia stare. Piuttosto, ti sei ricordato di prendere…?-.
-Ma certo. E tu? Sicura di non esserti scordata nulla?-.
-È tutto qui dentro-, rispose Levy, facendo tamburellare delicatamente le dita contro il cestino.
-Bene, allora. Dove vogliamo andare?-.
-Ho in mente un posto perfetto-, suggerì la ragazza, gli occhi che sprizzavano un’incontenibile gioia. -Vedrai, ti piacerà. Andiamo, prima che gli altri si sveglino e si accorgano della nostra assenza-.
La maga prese istintivamente per mano Gajeel, che mai si sarebbe aspettato una tale avventatezza da parte della ragazza. Certo, quello era solo un fugace tocco di dita, ma per il Dragon Slayer rappresentava un’autentica novità. Non era mai stato abituato alla tenerezza, anzi, l’aveva sempre concepita come una forma di debolezza; motivo per cui si ostinava a mostrarsi freddo e impassibile, incapace di amare e di farsi voler bene.
-Dove mi stai portando, esattamente?-, chiese incuriosito, mentre Levy continuava a trascinarlo lontano dalla Gilda.
-Lascia fare a me. Fidati delle mie capacità, per una volta-, rispose placidamente la ragazza, senza smettere di sorridere. Non vedeva l’ora di mostrare a Gajeel quello che considerava il suo “posto segreto”; desiderava con tutto il cuore che anche il Dragon Slayer gioisse tanto quanto lei alla vista dello splendido panorama che già tanti anni prima l’aveva conquistata.
-Non vuoi che ti porti il cestino?-, domandò perplesso Gajeel. -Sembra parecchio pesante… E a quanto pare hai scelto un posto abbastanza lontano da raggiungere, quindi…-.
-Non preoccuparti-, lo rassicurò, rivolgendogli uno sguardo che il ragazzo giudicò estremamente – fin troppo, per i suoi gusti – dolce. -Ho messo tutta me stessa nella preparazione di questo fagotto e credimi quando ti dico che mi fa piacere averlo curato apposta per noi due. Desidero che questa giornata sia speciale, Gajeel; voglio che tu la ricordi per sempre come la più bella da te vissuta-.
Il giovane si lasciò andare ad un sorriso che provò immediatamente a nascondere. La verità era che non aveva alcuna intenzione di far trasparire i sentimenti che covava nel proprio petto né tanto meno di mostrarsi troppo premuroso con la maga, nonostante le avesse appena chiesto, con tono abbastanza stupito, se non preferisse farsi aiutare.
-Ma quanto dista questo posto?-, domandò ancora, provando a reprimere l’impulso di sbuffare.
-Abbi pazienza. Ci siamo appena messi in cammino e già sei stanco?-.
-Niente affatto. Mi piacerebbe solo sapere…-.
-Guarda!-, esclamò Levy, fermandosi di colpo e portandosi la mano sinistra all’altezza della fronte.
-Cosa c’è?-.
-Non trovi che sia magnifica?-.
-Cosa?-.
-L’alba-, disse semplicemente la ragazza. -Che colori stupendi…-.
Gajeel si bloccò al suo fianco, evitando di lasciar scivolare via la propria mano dal palmo delicato della maga, e puntò gli occhi lontano, verso est: una calda luce arancione si irradiava da sopra un gruppo di colline spazzate da una lieve brezza che faceva oscillare armoniosamente i sottili fili d’erba. Il cielo, limpido come nelle migliori giornate di primavera, sembrava essere stato dipinto dalle sapienti mani di un artista: un’indescrivibile miscela di giallo, rosso, rosa, viola e blu si dipanava ed avvolgeva ogni cosa, riflettendosi sui volti dei due ragazzi intenti a contemplare un simile spettacolo della natura.
-È bellissima-, sospirò Levy, poggiando la testa sulla spalla di un sempre più sorpreso Gajeel. -Sono poche le cose che mi fanno tremare l’animo così-.
-Quali, per esempio?-, chiese incuriosito il Dragon Slayer, osservando ancora i raggi abbaglianti del primo sole.
-Lo scoprirai presto. Sono cose piccole, ma che mi fanno sentire bene. Ecco perché voglio condividerle con te-, gli rispose la maga, sollevando gli occhi sul viso del ragazzo.
Gajeel fece finta di nulla, anche se il suo cuore aveva preso a battere molto più in fretta del solito. Come avrebbe dovuto interpretare quelle poche parole che Levy gli aveva rivolto? Era forse una specie di… Dichiarazione? Ma no, non poteva essere; non sono le ragazze a fare la prima mossa in campo amoroso. O almeno questo valeva nella norma.
In fondo, Levy era diversa. Un fiore raro tra tante piante  comuni.
Che la maga fosse innamorata di lui?
-Riprendiamo il cammino. Non appena il sole sarà sorto del tutto, ti sarà mostrata la via-, interruppe il silenzio la giovane, tornando a guidare Gajeel attraverso la vasta pianura erbosa.
Trascorse un’altra mezz’ora durante la quale nessuno dei due proferì parola, in parte per risparmiare fiato, in parte per non intaccare quell’aura magica che li circondava. Dire qualcosa in quel momento sarebbe stato davvero superfluo.
-Siamo quasi arrivati-, annunciò all’improvviso Levy, accelerando il passo. -Vedi quell’albero laggiù?-, chiese, indicando quello che da lontano appariva un sottile stelo marrone.
-Sì-.
-Prendilo come punto di riferimento. È lì che siamo diretti-.
-Ma cosa c’è di tanto importante?-.
-Non avere fretta. Fai in modo di imprimere ogni cosa nella tua mente-, gli suggerì la maga.
Gajeel si guardò attorno, cercando di mettere immediatamente in pratica il consiglio della ragazza. D’altra parte aveva ragione: non doveva lasciarsi sfuggire nessun dettaglio. Trovarsi da solo con Levy in quel verde mare d’erba lo rendeva immensamente felice, anche se sentiva crescere nel proprio petto una strana curiosità verso il posto che tra poco si sarebbe svelato davanti ai suoi occhi.
-Aspetta-, si arrestò una seconda volta la giovane. Mancavano una trentina di metri all’albero e il Dragon Slayer si chiese quale fosse il problema che aveva causato la nuova sosta.
-Qualcosa non va?-.
-No. Voglio soltanto coprirti gli occhi con questa-, spiegò sinteticamente Levy, ponendosi alle spalle del ragazzo e togliendosi la fascia che le adornava i capelli.
-Vuoi bendarmi?-.
-Sbaglio o colgo una nota di ansia nella tua voce?-, lo prese in giro.
-Non sono affatto preoccupato…-.
-Allora perché non mi lasci il braccio, permettendomi di farti abbassare le palpebre?-, domandò  la maga, poggiando il proprio palmo sulla mano di Gajeel, stretta attorno al suo avambraccio.
-È proprio necessario?-, sbuffò.
-Oh, sì. Deve essere una sorpresa-, gli soffiò in un orecchio, mentre la fascia scendeva sugli occhi del Dragon Slayer.
-Cerca di non farmi inciampare da qualche parte-.
-Non ne ho alcuna intenzione, mio caro. Ripeto, fidati di me-.
Levy lo condusse passo passo vicino all’albero e qui lo fece fermare. Gajeel la sentì sospirare, come in preda ad una misteriosa estasi, e fu tentato di strappare via la benda che gli cingeva la testa.
-Pronto a stupirti?-, gli domandò la giovane, portando le dita al nodo che bloccava la fascia.
-È quello che voglio fin da quando siamo usciti dalla Gilda-, le rispose, mentre il cuore tornava a martellare al centro del suo torace.
-Bene. Uno… Due… Tre-.
Levy fece scivolare via la leggera stoffa gialla e Gajeel poté riaprire gli occhi, seppur con qualche difficoltà.
Il sole, sorto con insolita rapidità, rendeva difficile rimettere a fuoco la vista e il ragazzo fu costretto a proteggere lo sguardo facendosi scudo con la mano destra.
Quando finalmente le sue pupille riuscirono a focalizzare ciò che si trovava davanti a lui, rimase letteralmente senza fiato.
Uno sterminato campo blu si estendeva di fronte alla coppia. Un fresco venticello primaverile faceva ondeggiare l’erba, esattamente come accaduto poco prima sulle lontane colline dell’est, mentre i pochi alberi nelle vicinanze sussurravano una dolce melodia attraverso il leggiadro stormire delle foglie.
-Cos’è questo?-, riuscì a malapena ad articolare Gajeel, riempiendosi gli occhi con quel fantastico colore che dominava la pianura.
-È un campo di fiori-, disse Levy, appoggiandosi alla schiena del Dragon Slayer e osservando il panorama da sopra la sua spalla destra. -È qui che ci dobbiamo fermare-.
Lo superò di qualche metro e andò a sistemarsi nel bel mezzo di quello straordinario oceano blu, posando a terra il cestino di vimini.
-Allora? Tocca a te sistemare la tovaglia, ricordi?-, gli disse, rivolgendo gli occhi al viso del ragazzo e sorridendo nell’osservare la sua espressione meravigliata.
-Ah, sì-, rimembrò Gajeel, completamente dimentico del piccolo fagotto che fin dall’inizio della passeggiata aveva tenuto sotto il braccio. -Eccola qui-.
Spiegò a terra la tovaglia di candido cotone e vi pose al centro il cestino, aspettando che Levy decidesse di sedersi.
-Non pensi anche tu che sia un luogo fantastico?-, chiese la maga, cominciando a tirare fuori le provviste che aveva preparato per la colazione.
-Per essere bello, è bello-, si limitò a rispondere Gajeel, prendendo a sua volta posto accanto alla ragazza.
-Tutto qui? Credevo che fossi rimasto senza parole, data la tua espressione di un attimo fa-.
-Sbagli. Non mi commuovo di fronte a niente, figurati di fronte a un paesaggio qualsiasi-.
-Pensi davvero che sia un luogo qualunque?-, domandò con insistenza Levy, porgendo al Dragon Slayer una scodella di zuppa di miso e puntando i suoi occhi nelle pupille del ragazzo.
Gajeel non rispose. Si affrettò ad afferrare la ciotola e ne bevve il saporito contenuto, evitando accuratamente di guardare la maga.
-È stata Mira a prepararla?-, domandò, provando a cambiare argomento.
-No-, replicò con tono piatto Levy. -L’ho fatta io ieri sera, prima di andare a dormire. E comunque non mi hai ancora detto che cosa pensi di questo posto-.
-È… Insolito-, tentò di definirlo Gajeel, poggiando la scodella dopo averla accuratamente svuotata. -Voglio dire, è la prima volta che vedo un campo di questo colore… Ma da cosa viene questa tonalità?-.
-Come? Non te ne sei accorto?-, esclamò la giovane, stupita dalla mancanza di spirito di osservazione dell’altro. -Eppure ti ho raccomandato di imprimerti bene nella memoria ogni singolo particolare!-.
-Ma se mi hai bendato!-, protestò vivacemente il Dragon Slayer.
-Che c’entra?-, disse risentita Levy. -Guarda attentamente il prato-.
Gajeel sbuffò di nuovo, dandosi mentalmente dell’idiota per non aver fatto caso ai veri protagonisti di quello scenario naturalistico.
-Sono… Fiori blu?-.
-Esattamente-.
-Ma sono minuscoli! Ecco perché non ci ho prestato particolare attenzione-, si giustificò, raccogliendo da terra quattro piccoli esemplari e avvicinandoseli al viso per poterli osservare meglio.
-Sai come si chiamano?-, domandò dopo una manciata di secondi Levy, studiando ancora una volta l’espressione di Gajeel.
-Non ne ho idea-.
-Non ti scordar di me-, sussurrò la maga, avvicinandosi al Dragon Slayer e guardando a sua volta i fiori.
-Che razza di nome è?-.
-Penso che sia bellissimo e quanto mai appropriato, visto che, fino ad un attimo fa, non li hai degnati di uno sguardo-, lo punzecchiò, dandogli una leggera pacca sul braccio.
-Non dare la colpa a me! Sono loro ad essere microscopici!-.
-E allora? Solo perché sono piccoli e delicati non vuol dire che non meritino attenzione-.
Gajeel trasalì, percependo la gola essersi improvvisamente seccata. Che dovesse considerare anche quella frase come una metafora?
-Perché si chiamano così?-, domandò, rigirandoseli tra le dita, imbarazzato.
-C’è una leggenda-, iniziò a dire Levy, -secondo la quale un cavaliere, che li stava raccogliendo per la sua fidanzata sulla riva di un fiume, scivolò e cadde inesorabilmente in acqua per colpa dell’armatura pesante che indossava; ma, prima di annegare ed essere trascinato via dalla corrente, riuscì a fare in tempo a lanciare il mazzetto di fiori blu alla sua amata, gridandole, appunto, “Non ti scordar di me”. Ritieni ancora che sia un nome sciocco?-.
Anche stavolta il Dragon Slayer preferì non replicare. Concentrò tutta la propria attenzione sui quattro, piccoli petali che componevano la corolla di ciascun fiore e fu di colpo fulminato da un’idea che forse non avrebbe dovuto esprimere ad alta voce, se non avesse voluto tradirsi.
-Sai perché questo campo ne è pieno?-, domandò di nuovo Levy.
-Immagino che tu lo sappia, no?-.
-Sì, beh…-, farfugliò imbarazzata la ragazza. -Ti dà fastidio se…?-.
-Se non avessi avuto voglia di ascoltarti, non sarei venuto-, affermò semplicemente Gajeel, rassicurando la maga.
La giovane prese un bel respiro, prima di iniziare il discorso: era come se un macigno le stesse opprimendo il cuore e mai come in quel momento sentì il bisogno di liberarsi di un tale peso.
-Questa pianura è famosa per l’abbondanza di damiana-, prese a dire, -meglio conosciuta come Erba dell’Amore. In passato alcune maghe la usavano per preparare speciali filtri con cui sedurre ed ammaliare, ma ancora oggi, in regioni remote del mondo, c’è chi ricorre alle sue famigerate proprietà per farsi amare-.
Per la seconda volta Gajeel trasalì, ma si costrinse a chiedere: -E cosa c’entra questo con i fiori?-.
-C’entra perché l’una non può vivere senza gli altri-, affermò con convinzione Levy, sfiorando dolcemente i piccoli non ti scordar di me che il Dragon Slayer stringeva tra le dita. -Non troverai mai solo l’Erba o solo i fiori: la loro è una simbiosi che permette di andare avanti. Ecco perché questo campo ne è pieno-.
-Adesso capisco perché questo posto ti piace tanto-, osservò dopo pochi attimi Gajeel, studiando ancora le venature violacee dei petali. -È perfetto per una ragazza come te-.
-Che cosa vuoi dire?-.
-Ecco…-.
Si bloccò prima di poter cominciare ad articolare una frase di senso compiuto: era giunto il momento di decidere se mettere il proprio cuore a nudo di fronte alla ragazza o se rinunciare a palesare i sentimenti che non poteva più reprimere.
Optò per la prima scelta.
-Tu sei… speciale, Levy. Sei diversa da qualsiasi altra ragazza ed è normale che tu preferisca cose piccole e rare come questi fiori-.
-Oh-.
-E poi, guarda bene-, continuò, spostando i non ti scordar di me verso il volto sorpreso della giovane. -A cosa ti fa pensare questo colore?-.
-Non saprei, ma mi piace molto-.
Cogliendo un velo di amarezza farsi strada nelle pupille del Dragon Slayer, la maga parlò ancora: -Perché me lo chiedi? Ti aspettavi forse una risposta particolareggiata?-.
Gajeel fece vagare lo sguardo dal campo in cui si trovavano ai petali dei fiori, fino al viso di Levy, senza emettere alcun suono. Fissò per un istante gli occhi della giovane e poi riabbassò i propri, stringendo appena i pugni per infondersi coraggio e andare fino in fondo.
-Sai cosa ricorda a me, invece?-.
Si fermò di nuovo, aspettando che la ragazza facesse un cenno a cui lui avrebbe fatto seguire la risposta che stava preparando mentalmente, ma, rendendosi conto che anche la maga attendesse con impazienza le sue parole, sospirò e disse impetuosamente: -Mi fa pensare ai tuoi capelli-.
Non fu in grado di decifrare le emozioni che avevano scosso l’animo di Levy. Per un momento fu sicuro di aver detto qualcosa di piacevole alle orecchie della giovane, ma l’attimo successivo non ne fu più certo.
-Veramente?-, chiese con voce flebile lei, arricciandosi una ciocca attorno all’indice ed esaminandola come se fosse la prima volta.
-Non vedi?-, replicò il Dragon Slayer, sistemando i quattro fiorellini sulla chioma della giovane in modo da tenerli fermi sotto un lembo della fascia che era tornata a decorare i suoi capelli. -Ti stanno benissimo-, esalò, mentre un’improvvisa scossa al cuore aveva iniziato a fargli tremare le mani.
Levy accarezzò i piccoli petali bluastri, sentendosi attraversare da una piacevole fitta di gioia: era la prima volta che Gajeel si comportava in modo tanto romantico. Solitamente il suo lato burbero prevaleva su qualsiasi tipo di sentimento, ma quella mattina, complice anche il paesaggio da sogno in cui avevano deciso di sostare, le cose erano andate molto diversamente e alla maga non riuscì altro che ringraziare lo spirito di Mavis, evidentemente accorso in suo aiuto.
-Grazie-, mormorò Levy, sentendo le guance andarle a fuoco. -Non è da te fare certi complimenti-.
-Ma c’è altro che vorrei dirti-, la interruppe il ragazzo. -Ci sono mille altre cose che desidero rivelare, ma è come se tutto il mio coraggio fosse evaporato-.
-Non importa-, lo consolò la maga, stringendo tra le proprie mani quelle del Dragon Slayer. -Forse non è il caso di…-.
-Sì, invece-, indurì la voce Gajeel. -Questo è il momento e il posto adatto per parlarti in tutta sincerità-.
Inspirò ed espirò un paio di volte, quasi si stesse preparando alla più grande impresa della sua vita. Si disse di calmarsi, di mettere bene a fuoco cosa esprimere e cosa lasciare assopito ancora per un po’: d’altra parte, non era detto che Levy ricambiasse i sentimenti che lui aveva iniziato a nutrire da qualche tempo.
-Ci conosciamo da anni-, prese a parlare, il tono stavolta esitante, -e abbiamo condiviso tanti momenti, insieme. So di essere stato scontroso e poco collaborativo, di averti presa in giro anche quando non avrei avuto motivo per farlo, di non essere stato abbastanza… attento. Probabilmente non sono il partner che fa per te, ma, ecco… Ultimamente mi sento strano, quando sono con te. Percepisco qualcosa di nuovo insinuarsi nel mio petto e farsi strada fino al cuore, quasi questo venisse legato al tuo tramite fili invisibili. Ed è un dolore, per me, vederti infelice o semplicemente triste-.
Smise di parlare, ma evitò di incrociare lo sguardo di Levy: avrebbe incontrato i suoi occhi solo a conversazione ultimata, altrimenti non ce l’avrebbe fatta a dire tutto ciò che desiderava.
-Quando ieri sera mi hai chiesto se volessi venire qui con te, oggi, non ho avuto dubbi su quale dovesse essere la risposta da darti. Non mi capita spesso di stare solo con una ragazza… insolita come te. Bada bene che questo vuole essere un complimento, eh! “Insolita” vuol dire “diversa”. Piacevolmente diversa-.
S’interruppe una seconda volta e continuò: -Tu mi hai mostrato un punto di vista differente da qualsiasi altro. Mi hai fatto capire che non conta la forza o la stazza a determinare il valore di un oggetto o di una persona. Ci sei riuscita con un esempio che soltanto tu saresti stata capace di tirar fuori-.
Allungò il braccio oltre la tovaglia e raccolse un altro piccolo fiore: -Sei il mio piccolo non ti scordar di me, Levy. Sei timida, dolce, delicata, ma determinata e pronta a far sentire la propria voce anche ad un grosso idiota come me. Mi permetterai, allora, di essere la tua Erba dell’Amore? Mi concederai la possibilità di starti vicino, esattamente come la damiana e i non ti scordar di me sono in simbiosi?-.
Gajeel alzò finalmente lo sguardo e attese che la ragazza parlasse.
Dal canto suo, Levy non aveva idea di come reagire a quella inaspettata dichiarazione: era sorpresa e immensamente impressionata sia dalla proposta del Dragon Slayer sia dalla poesia emanata dal discorso che lui aveva appena finito di elaborare. L’unica cosa che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stata buttargli le braccia al collo e stringerlo come non si era mai azzardata a fare.
-Gajeel, io… Non so proprio cosa dire…-.
-Mi basta un “sì”. Non ti chiedo altro-.
-Non sono sicura che tutto questo stia accadendo sul serio-, sussurrò Levy, poggiandosi una mano sul petto e percependo i battiti del proprio cuore risuonare come tamburi nella cassa toracica.
-Se questo è un sogno, sono felice di averti al mio fianco-, sussurrò il ragazzo, avvicinando lentamente il proprio viso a quello della maga e facendo combaciare le loro bocche.
Si sdraiarono sulla tovaglia, spostando distrattamente il cestino di vimini posto esattamente tra di loro; si susseguirono carezze e piccoli baci, assaggi di un amore che stava sbocciando lentamente, esattamente come i fiori che li circondavano.
-L’Erba dell’Amore ha funzionato-, sorrise Levy, staccandosi appena da Gajeel. -Alla fine ti sei deciso a dichiararti-.
-Sono stato uno sciocco. Avrei dovuto farlo prima-, replicò lui, catturando di nuovo le labbra della maga.
Da quel momento non badarono più né ai non ti scordar di me né al resto della natura in cui si erano immersi. Si lasciarono solleticare soltanto dal debole profumo dell’erba, impreziosita da minuscole gocce d’acqua cadute nel corso della notte, e si abbandonarono ai loro sentimenti.
 
 
***

 
-Ci siamo baciati, chiaro? E io per lei sono stato il primo. Hic!-.
Gajeel mandò giù l’ennesima, abbondante sorsata di idromele, battendo sul bancone il boccale vuoto. Attorno a lui, gli altri membri della Gilda si erano radunati poco alla volta, curiosi di sapere cosa fosse successo in seguito.
-Ti vedo bello felice-, gli disse Natsu, dandogli una poderosa pacca sulla spalla. -Però, davvero una bella storia-.
-Ehi, Dragneel, guarda che è tutto vero! Hic! Pensi che ti stia raccontando una frottola?-.
-Ma dai, Gajeel, lo sanno tutti che… Hic! Che non sei il tipo di uomo che fa la parte del romantico. Con Levy, poi! Hic!-.
-Razza di idiota, non parlare così di lei!-.
-Che ho detto? Hic! Levy è troppo a modo per uno come te. Non sei proprio il suo genere di ragazzo, fidati. Hic!-.
-Ah, sì? Hic! Tu hai un candidato migliore?-.
Mentre i due Dragon Slayers continuavano a bisticciare, Mirajane ritirò i due boccali sporchi e si avvicinò a Makarov, mormorando: -Master, lei sa niente di questa storia?-.
-È la prima volta che la sento, a dire la verità-.
-Ecco. Lo dicevo, io! Se fosse successa davvero una cosa simile, sarei stata la prima a saperlo!-.
-Mira, Levy è molto riservata… Non credo che sarebbe venuta a confidarsi con te-.
-Ma…!-.
-Sarà meglio mandare a dormire quei due testoni-, la interruppe l’anziano, lanciando un’occhiata compassionevole a Natsu e Gajeel. -Sono talmente ubriachi che domani mattina non si sveglieranno prima di mezzogiorno-.
-Master…-.
-Ho solo una raccomandazione da farti, Mira: la prossima volta che senti il bisogno di ascoltare qualche pettegolezzo, cerca di estorcerlo senza ricorrere all’alcool. Non è un bel gesto nei confronti dei tuoi compagni-.
-Sì-, disse vagamente a disagio la donna, abbassando gli occhi sul panno che stava usando per asciugare i boccali.
-Allora, buona notte-.
Makarov si allontanò in direzione delle scale che portavano al piano superiore. Mira lo seguì con lo sguardo, poi tornò a rivolgersi a Natsu e Gajeel.
-Immagina il colore dei suoi capelli-, stava dicendo il Dragon Slayer di Ferro. -Non è forse una meraviglia? Ti riempie il cuore di gioia… E il loro profumo! È così simile a quello dei non ti scordar di me! Forse dovrei andare a raccogliergliene un bel mazzetto… E aggiungerò anche l’Erba dell’Amore. Anzi, la porterò al villaggio e mi farò preparare un bel decotto, così lo condividerò insieme a Levy. Già immagino la sua espressione. La vedi anche tu, Natsu? Non è splendida? Con quel sorriso che ti illumina la giornata…-.
“Sta delirando”, pensò Mirajane, ascoltando il discorso sconnesso di Gajeel. “È evidente che stia sognando tutto ad occhi aperti, in preda ai fumi dell’alcool. E io che confidavo in una buona dose di gossip!”.
In effetti la maga ci aveva visto giusto.
Il liquore aveva annebbiato a poco a poco la mente di Gajeel, che si era lasciato andare ed aveva espresso il proprio sogno ad alta voce, senza curarsi minimamente del resto della Gilda, che aveva ascoltato ogni singola parola accompagnando il racconto con risolini ed ammiccanti scambi di sguardi.
Ma al Dragon Slayer non importava: essere tornato dalla missione e non vedere Levy lo aveva fatto deprimere; motivo per cui aveva accettato con maggiore facilità l’idromele offerto da Mira, affogando i propri pensieri nell’alcool.
Temeva che la ragazza potesse dimenticarsi di lui, che perdesse il suo interesse nei propri confronti. Aveva paura di non essere adatto alla piccola maga, di non riuscire a migliorarsi per essere alla sua altezza.
Cosa gli restava, allora?
Un sogno. La speranza di rimanere nel cuore della ragazza da lì all’eternità.
“Non ti scordar di me, Levy”, pensò Gajeel, mentre Mira faceva il giro del bancone e aiutava sia lui sia Natsu a rimettersi in piedi.
Non aveva idea che la giovane, addormentata e avvolta nel tepore del proprio letto, stava dando a sua volta sfogo alla propria immaginazione: il Dragon Slayer era silenziosamente entrato nei suoi sogni e l’aveva gettata nello scompiglio, facendole battere forte il cuore. Soltanto lo spirito di Mavis poteva comprendere quanto grande fosse l’amore che teneva segretamente uniti i cuori dei due ragazzi.
 
 
   
 
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