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Autore: Mia_48    27/12/2013    1 recensioni
Nicole, una ragazza che desidera soltanto confondersi nella massa e farsi notare il meno possibile, restando in tutta tranquillità nel suo piccolo mondo personale, al sicuro dai pericoli della vita. Ma il prof di matematica comincia a stuzzicarla, tenta di farla uscire allo scoperto. Qual è il motivo del suo comportamento? Nicole ancora non lo sa. L'unica certezza è che non riesce in nessun modo a toglierselo dalla testa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“Allora, Castelli, questa parabola la sappiamo disegnare oppure no?”

Certo che la so disegnare una stupida parabola, penso, sforzandomi con tutte le forze di non alzare gli occhi al cielo “quello che proprio non riesco a fare è riuscire a sopportarti ogni dannato giorno”.

Svolgo l’esercizio alla perfezione (o almeno, lo spero. Quando si tratta di matematica niente per me può rappresentare una certezza) e torno fiera al mio banco cercando di mantenere un’espressione impassibile. Sento lo sguardo del prof puntato sulla mia schiena ma cerco di ignorarlo, come sempre.

“Bene, Castelli” esclama. “Altre domande?” chiede poi, rivolto alla classe.

Mi guardo attorno: nessuno accenna a porgere quesiti.

“Bene. Vorrei parlarvi di un progetto relativo alla protezione del bosco vicino alla scuola. Come tutti ben sapete, i sentieri sono diventati quasi del tutto impraticabili a causa dell’enorme quantità di rifiuti che ogni giorno viene gettata sul terreno. Inutile dire che un comportamento del genere è a dir poco vergognoso, e che sarebbe da sciocchi non porre rimedio a una situazione tanto grave, in particolare da parte di un’ attiva cittadina di montagna come la nostra” .

Fa una pausa, e punta i suoi occhi celesti su di me.

Tre, due, uno …

“Sei d’accordo, Castelli?”

Annuisco, accennando un sorriso e cercando di ignorare i risolini che provengono dalla maggior parte dei miei compagni. Perché ormai questa è la routine.

“Come dicevo, non possiamo starcene con le mani in mano, per questo motivo ho deciso di dar vita a un progetto di pulizia ambientale destinato a rendere la nostra pineta un luogo migliore, in cui poter passeggiare in tutta tranquillità con i propri figli o, nel vostro caso, con i vostri fidanzati”.

Si interrompe e mi fissa di nuovo. Io abbasso lo sguardo, pregando con tutta me stessa che il prof. non se ne esca con una battuta delle sue. Per una ragazza come me, che di storie d’amore non ne vive esattamente tutti i giorni, ascoltare battute di questo tipo non è grande fonte di divertimento.

Per fortuna, l’insegnante si volta e prosegue:” Sarà quindi ben accetto chiunque di voi deciderà di aderire al progetto”.

Si ferma di nuovo e ci osserva, in attesa di qualche segnale di approvazione da parte nostra. So a cosa stanno pensando tutti: l’idea di ripulire il bosco è carina, ma abbiamo una quantità di compiti talmente vasta che nessuno ha voglia di occupare il poco tempo libero a disposizione raccogliendo cartacce.

Il silenzio si sta facendo pesante. Il prof. si siede sopra un banco libero e sospira.

“Sapete” dice “ studiare è importante. Molto. Ma venire a scuola significa anche imparare ad aprire la propria mente, a non fermarsi alla superficie, a capire il perché e il come di tutte le cose.”

Il suo tono di voce si fa sempre più basso e malinconico. “Molti studenti sono concentrati soltanto sui propri voti e non riflettono su cosa stanno imparando e su cosa potrà essere loro utile in futuro. A me non interessa che voi impariate a memoria semplici formule di matematica. Io desidero che siate in grado di pensare con la vostra testa e a capire ciò che è davvero importante nella vita”.

Non lo avevo mai sentito parlare in questo modo. Si esprime come un uomo aperto e … si, perché no, anche buono. In effetti ho sempre pensato che fosse una brava persona. Il problema è che quest’anno, il terzo di liceo, mi ha presa un po’ di mira. Non in senso cattivo, però. Solo un po’ irritante. Insomma, ogni occasione è buona per interpellarmi. E non capisco per niente il senso del suo comportamento.

La campanella suona, e tutti si alzano, dato che è l’ultima ora.

Sistemo le mie cose, pensando che, forse, se mi sforzassi di sopportare maggiormente il prof, sarei capace di cogliere le sue numerose qualità. In effetti tutte le ragazze, le professoresse e le bidelle di questa scuola sono cotte di lui, per la sua bellezza certo, ma anche per la sua gentilezza e intelligenza. Perché io lo trovo così fastidioso ?

Afferro la cartella e mi dirigo verso la porta a capo chino.

“Castelli”.

Mi volto. “Sì prof?”. Ormai siamo rimasti soli nell’aula.

“Spero che tu dimostri maggiore entusiasmo in questo progetto rispetto a quello manifestato nell’ultima interrogazione”.

Resto del tutto spiazzata, questa non me l’aspettavo proprio. Lui si alza, mette la giacca, afferra lo zaino ed esce tranquillamente dell’aula, borbottando un “arrivederci”, mentre io rimango lì impalata come una stupida.

E dire che poco prima avevo provato un briciolo di apprezzamento nei suoi confronti.

Te lo faccio vedere io l’entusiasmo mentre ti tiro un bel ceffone !

 

 

 

  
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