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Autore: I_am_a_cow    27/12/2013    0 recensioni
Kurt è un adolescente preso di mira da i bulli della sua scuola, ma quando arriva un nuovo studente pensa che qualcosa possa cambiare..peccato che Blaine Anderson non sia quello che sembra.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Kurt Hummel, Nick Duval | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To love means to give

di I_am_a_cow




 

 

Kurt era seduto al solito tavolo della mensa, il più possibile lontano dalla fauna maschile dominante del liceo McKinley, ad aspettare la sua migliore amica per iniziare a mangiare.
Solitamente avrebbe evitato di guardare i giocatori di football per salvaguardare l'integrità del suo fantastico outfit, ma solitamente tra i suddetti giocatori di football non ci sarebbe stato nessun "nuovo studente, con lo sguardo da playboy", come Rachel aveva descritto quella mattina Blaine Anderson.
Blaine si era trasferito in quel liceo, giust'appunto quel giorno, da una scuola privata di Westerville e, da quello che Kurt aveva potuto appurare personalmente, Rachel non aveva affatto mentito riguardo ai suoi occhi..aveva solo dimenticato di estendere il paragone a tutto il resto del corpo.
Nonostante la sua personalità intraprendente lo tentasse ad andare a presentarsi e il suo cuore sperasse con tutte le sue forze che fosse gay, il suo cervello sapeva che non era possibile.
Altrimenti perchè sarebbe stato con Karofsky e compagnia bella?
Kurt sospirò ormai rassegnato a mangiare da solo.
Sbocconcellando la sua insalata gettò l'ennesimo sguardo al tavolo dei giocatori di football scoprendo però che l'oggetto dei suoi pensieri era scomparso insieme al suo torturatore più accanito. Invece incrociò lo sguardo di Finn che lo fissava preoccupato.
Finn, quarterback della squadra, era diventato legalmente suo fratellastro da qualche anno a quella parte e nonostante inizialmente non fossero andati molto d'accordo - okay, forse Kurt aveva esagerato a chiudersi con lui in camera nella speranza di attirare la sua attenzione -, ora erano molto legati, tanto che Finn aveva sventato molti attacchi rivolti al fratellastro da parte dei suoi compagni di squadra.
Il fatto che fosse un armadio di due metri buoni aveva fatto sì che quantomeno le torture impostegli ratrocedessero dal piano fisico a quello verbale.
"Ehy, fatina" lo richiamò una voce sfortunatamente familiare.
Kurt si gelò sul posto capendo la motivazione dello sguardo del fratello.
Cercando di raccogliere quanda più freddezza possibile di girò verso Dave Karofsky, il bullo più cattivo nonchè responsabile del conto esorbitante che suo padre doveva pagare settimanalmente alla lavanderia, che stava in piedi di fronte al suo tavolo con un gigno crudele stampato in faccia.
"Non pensi di aver guardato abbastanza il mio amico? Non vorrai mica convertirlo alla tua sponda" lo prese in giro Karofsky.
Solo allora Kurt si accorse che il nuovo arrivato affiancava il giocatore di football, fissandolo con un'espressione impassibile.
"Beh, Dave, dovresti sapere che sulla nostra sponda si nasce" gli rispose a tono, calcando bene sull'aggettivo possessivo nei suoi occhi color del caramello.
Sapeva di stare rischiando grosso, Finn non poteva essere onnipresente, ma non potè evitare di stuzzicare un po' il giocatore. Dopotutto era stato lui a doversi subire le avances indesiderate dello stesso Karofsky solo un mese prima.
"E, per tua informazione" continuò, radunando le sue cose "a meno che il mio radar non sbagli, il tuo amico ci fa già compagnia nel mondo fatato" detto ciò, fece un occhiolino a Blaine, che adesso aveva un espressione sorpresa ed abbastanza infastidita, e marciò in grande stile fuori dalla mensa.
Solo quando le porte si furono finalmente richiuse dietro le sue spalle Kurt si lasciò andare, sgonfiandosi come un palloncino.
Non sarebbe mai riuscito a frenare il panico che montava dietro di lui in presenza del giocatore di football né la sensazione di impotenza che lo dominava da quel fatidico incontro negli spogliatoi in cui Karofsky, immobilizzandolo, l'aveva baciato spazzando via tutti i mantra che si era ripetuto in quegl'anni per sopravvivere a quella schifezza che era diventata la sua vita.
Fortunatamente quello era il suo penultimo anno e, almeno per il momento, sembrava essere migliore di quelli precedenti.
Dopo essersi guardato intorno ed aver appurato che nessuno lo stesse seguendo per minacciarlo o pestarlo, Kurt si diresse velocemente al suo armadietto deciso a prendere i libri per la lezione dopo ed ad aspettarne l'inizio seduto sulle scale anticendio. Il freddo che faceva quella mattina era un'assicurazione che nessuno l'avrebbe seguito lì.
Il ragazzo posò il libro di algebra sul primo gradino e poi ci si sedette sopra in modo da non sporcarsi i pantaloni, incurante del fatto che il libro avrebbe potuto rovinarsi.
Che andasse al diavolo l'algebra, non l'avrebbe mai capita.
Rufolando nelle tasche dei pantaloni tirò fuori l'accendino e il pacchetto di sigarette, iniziando a fumarne una.
Sebbene fosse un tipo molto salutista, quando era stressato o preoccupato non poteva fare a meno di una sigaretta, come se attraverso il fumo potesse espellere anche i suoi problemi. E almeno per la durata della sigaretta funzionava.
Inutile dire che, da dopo il bacio di Karofsky quando aveva deciso che era il momento di alzare la testa e non permettere mai più a nessuno di trattarlo in quel modo, le sigarette erano aumentate drasticamente.
"Eccoti" una voce sconosciuta lo riportò al presente ed ai suoi problemi.
"Che vuoi?" rispose scocciato prima di girarsi e notare Blaine Anderson che lo fissava dall'alto. Blaine Anderson e un'espressione incazzata che lo fissava dall'alto per la precisione.
"Si può sapere perchè hai detto quelle cose?" lo aggredì il moro.
La paura cominciò a ribollire nelle vene di Kurt rendendosi conto che no Finn non era nelle vicinanze e no non era neanche abbastanza intelligente da pensare di andarlo a cercare lì.
"Cosa? Che sei gay?" finse indifferenza mentre cercava una rapida via di fuga che non comprendesse il gettarsi dalle scale antincendio.
"Sì" rispose Blaine fissandolo truce.
"Ah perchè non è vero? Beh, allora mi scuso, il mio radar deve aver fatto cilecca questa volta"sebbene la sua voce fosse rimasta ferma, Kurt evitò di alzare lo sguardo altrimenti l'altro si sarebbe sicuramente accorto del puro terrore contenuto in essi.
"Anche se fosse vero, ciò non ti autorizza a farlo sapere a tutta la scuola" sibilò velenoso Blaine incrociando le braccia sul petto e tendendo i bicipiti.
Quei bicipiti grossi come quelli di Finn che potevano ridurre il suo nasino alla francese in polpette nel giro di un secondo.
Kurt si rese conto che l'unica maniera per fuggire era distrarre il nuovo arrivato e filarsela dalla porta alle sue spalle. Quindi spense la sua sigaretta e, dopo una rapida preghiera alla santa protrettice dei gay - doveva esistere per forza -, si alzò in piedi avvicinandosi pericolosamente all'altro ragazzo che lo fissava ancora con un espressione arcigna sul viso.
"Sai Blaine, dovresti mettere meno gel" alzò una mano e risistemò un ricciolo che era sfuggito all'enorme quentità di gel che cementificava tutti i suoi compagni sulla testa del moro "mi sono sempre piaciuti i capelli ricci, soprattutto se sono bagnati"
A questa frase Blaine socchiuse leggermente le labbra, rilassando leggermente la postura per la sorpresa e permettendo al castano di girargli intorno e fuggire a gambe levate il più vicino possibile a quel tonto di suo fratello.
 
Nel mese successivo Kurt si ritrovò ad ammirare più volte Blaine. Ormai conosceva a memoria tutto il suo repertorio di espressioni. Il suo strizzare gli occhi quando sorrideva, il suo istintivo incrociare le braccia e gonfiare i muscoli quando parlava con Karofsky e i suoi compagni di squadra e perfino la piega soddisfatta che assumenvano le sue labbra quando prendeva un bel voto a qualche test, cosa che succedeva spesso perchè il moro era davvero un ottimo studente, cosa che lo rendeva ancora più perfetto agli occhi di Kurt.
Il giorno prima aveva finalmente accettato di avere una colossale cotta per il nuovo arrivato, costretto dal fatto di aver riempito tutta la pagina dove doveva prendere appunti di cuoricini e di B più volte ripassate a penna.
"Bene ragazzi, spero che abbiate svolto il vostro progetto con impegno perchè il voto che prenderete varrà il 30 per cento del voto finale di questo quadrimestre" esordì la professoressa di Francese entrando in classe e ridestandolo dalle sue fantasie su magnetici occhi dorati e labbra carnose.
La settimana prima, subito dopo l'arrivo del nuovo studente, era stato assegnato un progetto, gli studenti avrebbero semplicemente dovuto parlare di qualcosa in francese..ovviamente attinente alla materia.
Kurt sorrise soddisfatto del suo lavoro, sebbene per finirlo avesse dovuto restare in piedi fino alle 3 la notte precedente.
Per sfortuna della sua impazienza venne chiamato per ultimo subito dopo Blaine Anderson che aveva parlato di un suo amico, un certo Sebastian Smite, e della sua malinconia per la sua casa a Parigi che era stato costretto a lasciare a causa di un litigio con i suoi.
Kurt si era commosso alla storia struggente raccontata dal ragazzo e aveva scoperto che il moro, oltre ad essere tremendamente carino, era anche un ottimo narratore.
Alla fine del discorso in francese la classe era scoppiata in un applauso a cui si era unito spondaneamente, battendo le mani con entusiasmo e sorridendo apertamente, ma era stato gelato sul posto da un'occhiata di Blaine, che l'aveva incenerito con lo sguardo.
Cercando di farsi scivolare via il senso di delusione, che sembrava volesse schiacciargli polmoni, cuere e stomaco per farne un organo solo, ravvivò il sorrio spento e si alzò portando alla professoressa una pennina USB per far proiettare la sua presentazione.
Il suo progetto consisteva semplicemente nel far vedere alcune foto sulla moda francese prese dalle passerelle più famose di Parigi e parlarne al resto della classe.
Una volta finito di parlare si girò soddisfatto verso i suoi compagni aspettandone la reazione.
Un timido applauso partì dalle parti del banco di Rachel e Mercedes, subito sovrastato dal coro di fischi e insulti proveniente dagli ultimi banchi, occupati dai giocatori di football.
Quello che però non si aspettava fu la fitta all'altezza dello stomaco nel vedere che a incitare i giocatori era proprio il nuovo arrivato.
Cercando di trattenere le lacrime annuì in risposta dell'incerto sorriso dell'insegnante e tornò a sedersi al suo banco tentando con tutte le sue forze di non scoppiare a piangere.
Alla fine dell'ora Kurt si alzò velocemente e corse via, non prima di aver sentito Blaine commentare cattivo "La fatina va a piangere dalla mamma" senza nemmeno saper che lui una mamma non ce l'aveva più da tempo.
 
Kurt camminava chinato in due lungo il muro interno di una delle nuove villette che erano stato costruite a Lima perchè "Hey, scommetto che hanno una piscina al coperto enorme lì dentro, dobbiamo assolutamente dare un'occhiata" aveva asserito Rachel Berry e Finn ovviamente non aveva osatto opporsi alla sua fidanzata.
Quindi ora si trovata alle 2 di notte a strisciare per quel giardino, con il fondoschiena dolorante per il colpo che aveva preso scavalcando il cancello d'ingresso.
"Eccola!" esclamò Finn sottovoce indicando una cupola sferica che sorgeva leggermente staccata dalla casa.
"Chi ti dice che è una piscina?" replicò Kurt sempre sussurrando.
"Andiamo Hummel, lo sanno tutti che le piscine sono fatte così" lo zittì Rachel, anche se la sua frase non aveva senso.
La cupola aveva solo una porta, nemmeno chiusa a chiave. Uno per uno s'intrufolarono dentro e rimasero di stucco per le dimenzioni della piscina. Era enorme.
"Dai facciamo un bagno!"
"Ma sei cretina?! Se ci beccano? E poi avevate detto che avremmo dato solo un'occhiata" sibilò Kurt velenoso.
"Dai fratellino non fare il rompipalle!" Finn iniziò a spogliarsi e, una volta rimasto in mutande, si tuffò nell'acqua. Rachel lo seguì a ruota con uno sguardo adorante.
Kurt si sedette su una delle sdraio che c'erano a bordo piscina e si accese una sigaretta. Era nervoso, non gli piaceva quella situazione.
Inoltre la settimana appena trascorsa era stata orribile. Le lezioni e il Glee andavano alla grande e anche Dave Karofsky sembra aver allentato un po' la presa su di lui, ma al contrario Blaine aveva preso a seuirlo con lo sguardo ovunque lanciandogli occhiate infuocate e lanciandogli continuamente frecciatine criticando tutto quello che faceva.
Nonostante ciò Kurt continuava ad ammirarlo da lontano e a stare male per il trattamento riservatogli dal ragazzo.
Tutt'a un tratto il rimore della porta che si apriva riempì la cupola e una luce venne accesa.
Rachel e Finn che sguazzavano contenti si guardarono terrorizzati e uscirono di corsa pecipitandosi a raccogliere i vestiti per scappare.
Kurt un po' più lento di riflessi si stava sempre alzando quando un corpo gli cadde addosso trascinandolo sul pavimento. Impaurito dal suo passato iniziò a scalciare e graffiare cercando di liberarsi.
"E stai fermo!" il suo aggressore riuscì ad immobilizzarlo.
Solo allora si rese conto che era un ragazzo della sua età, moro con il naso pronunciato.
"Nicky stai bene?" chiese una voce impaurita.
Dopodichè scoppiò il finimondo.
Finn si gettò ringhiando addosso a quel "Nicky" che bloccava Kurt a terra, Rachel iniziò tirare le sue scarpe e quelle del suo fidanzato cercando di essere d'aiuto e il proprietario dell'altra voce iniziò ad urlare.
"Che diamine succede qui?" una voce autoritaria li fece bloccare.
Ehi, aspetta un attimo, Kurt conosci quella voce..
Blaine Anderson fece la sua comparsa dalla porta d'ingresso della cupola.
Il suo cuore perse un battito.
"Oh merda" si lasciò sfuggire Kurt nel silenzio.
Cinque paia di occhi si girarono a guardarlo facendolo arrossire.
"Tu!" boccheggiò Blaine vedendolo.
"Tu!" gli fecero eco Rachel e Finn.
"Nicky!" urlò un ragazzo biondo gettandosi sul ragazzo moro che si stava ancora rialzando dopo l'attacco del quarterback.
"Posso sapere che ci fate alle due e mezza di notte a casa mia?" chiese gelido Blaine, fissando in particolar modo Kurt.
"Ehm.."iniziò a balbettare cercando una scusa plausibile.
"Ah perchè è casa tua? Pensavamo fosse la nostra..che sbadati!" Rachel se ne uscì fuori improvvisando una risata fintissima.
"Ah, allora tutto okay" biondo si mise a ridere.
"Jeffy..è una scusa" gli sussurrò all'orecchio quel Nicky.
Kurt, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, si schiarì la voce e finse un sorriso rilassato "Beh, visto che è tutto chiarito, noi andiamo" se ne uscì con una vocina flebile supportata dagli energici segni di assenso di Finn e di Rachel.
"Volete restare per una tazza di tè?" la voce del – finto – biondo immobilizzò i tre amici che stavano per mettere un piede fuori dalla cupola.
"Ehm.."
"Sì, dai restate" Blaine sorrise diabolico in direzione di Kurt.
Il ragazzo non potè evitare il brivido di apprensione misto a eccitazione che gli corse lungo la schiena. Aspetta, eccitazione?! Stai diventando pazzo Kurt, ecco perchè. La compagnia di Rachel ti fa male!
"Veramente noi dovremmo.."iniziò spostando velocemente lo sguardo lungo tutta la piscina alla ricerca di una scusa plausibile.
"Ma certo!" lo interruppe Finn sulla stessa lunghezza d'onda di quel Jeffy.
Avrebbe dovuto saperlo che Finn avrebbe accettato. D'altronde si era comportato da persona intelligente quasi tutta la sera – se si esclude il fatto di gettarsi nella piscina - e il suo non-allenato cervello non poteva reggere lo sforzo ancora a lungo.
"No, Finn, mia zia Hilda ci aspetta per la cena, ricordi?" sibillò Rachel tra i denti prima di sorridere forzatamente.
"Quale zia Hil..ouch" il quarterback si interruppe per massaggiarsi il fianco nel quale Kurt aveva affondato il gomito con cattiveria " Ah, quella zia Hilda*" affermò capendo improvvisamente "La sorella di zia Zelda*" ridacchiò compiaciuto.
Cretino "Esattamente quella, ora dobbiamo proprio andare" Kurt si stampò in faccia l'ennesimo sorriso a trentadue denti e, trascinando Finn, se la diede a gambe insieme a Rachel.
 
Tre giorni dopo, mentre si dirigeva a passo spedito in classe, Kurt notò due figure conosciute di fronte alla porta della segreteria.
"Nicky? Jeffy?" si fece scappare sorpreso.
I due si girarono e, appena lo riconobbero, si aprirono in due enormi sorrisi gemelli.
"Ciao sconosciuto che ha sbagliato piscina" lo salutò Jeffy.
Nicky si limitò ad un cenno della mano dubbioso.
"Che ci fate qui?" chiese Kurt incuriosito.
Un sospetto iniziò a formarglisi in testa. E se fossero venuti per..
"Ci trasferiamo quì con Blaine" trillò Jeffy sprizzando entusiasmo da tutti i pori.
Nicky ancora una volta rimase in silenzio, concedendosi solo un sorriso all'indirizzo di quello che – Kurt aveva capito – era il suo ragazzo.
"Evviva" mormorò poco convinto Kurt, nuovi carnefici, che bello.
In quel momento sentirono degli schiamazzi avvicinarsi e Kurt si ricordò il motivo per in quale stava correndo un mezza maratona per arrivare in classe.
"Buongiorno fatina" ebbe appena il tempo di sentir dire da una voce tremendamente familiare prima che del liquido giacchiato gli oscurasse completamente la vista e gli inzuppasse gli abiti.
Preso alla sprovvista rimase in mezzo al corridoio a boccheggiare cercando di rattenere le lacrime di umiliazione, frustrazione e delusione che premevano agli angoli dei suoi occhi.
La granita gli aveva inzuppato completamente la giacca bianca che indossava ed aveva trapassato la sottile stoffa della T-shirt nera che indossava sotto appiccicandogliela al petto e facendolo tremare per il freddo.
Grandioso, sembri un cucciolo di pinguino, davvero sexy gli sussurrò una voce cattiva nella sua testa che aveva assunto lo stesso suono di quella di Blaine.
Improvvisamente, il suo cervello registrò le occhiate di scherno che i giocatori di football gli stavano lanciando, quelle di compassione degli studenti lì attorno e quelle di stupore misto a orrore che Nicky e Jeffy alternavano da lui a Blaine che aveva lo sguardo fisso na terra, quasi a vergognarsi del suo gesto.
Kurt si ricordò della maschera da ragazzo orgoglioso e forte che aveva creato, che aspettava in un angolo della sua mente, impaziente di essere indossata. Raddrizzò le spalle, entrando nel suo personaggio, e si tastò leggermente una guancia con un dito.
"Mmm..quella di lamponi era più buona, credevo che i tuoi gusti fossero migliori Anderson" effermò dopo essersi portato il dito alla bocca ed averlo assaggiato.
Spremendo la sua faccia in un sorriso camminò fieramente fino al bagno degli uomini, mentre il pubblico si diradava affrettandosi verso le aule dove presto sarebbero iniziate le lezioni.
Una volta al sicuro dietro la porta del bagno chiusa a chiave Kurt permise a se stessò di lasciare andare la maschera e si accasciò contro il muro, stringendosi forte le ginocchia al petto, mentre un pianto silenzioso gli scorreva sulle guance.
Nonostante tutto quello che Blaine continuava a fargli non poteva smettere di amarlo – perchè si era rassegnato ad ammettere di soffrire di una grave forma di sindrome di Stoccolma – e di sperare ogni mattina che cambiasse qualcosa. E ogni volta veniva deluso.
Sua mamma, qualche mese prima di morire, gli aveva detto che amare era dare, dare e ancora dare, ma adesso, seduto sul pavimento sudicio del bagno, Kurt si chiedeva fino a che punto avrebbe potuto contnuare a dare e soprattutto cosa avrebbe potuto continuare a dare. Si sentiva svuotato e a pezzi, e la familiare sensazione di soffocamento gli attanagliò la gola.
Come ogni volta che succedeva incitò i suoi polmoni a pompare aria nelle vene, ma questi non collaboravano, per niente aiutati dal gelo che li opprimeva.
Kurt emise un gemito, mentre la vista gli si annebbiava e provò a tirare fuori il flacone di tranquillanti dalla tasca, ma le dita gli tremavano troppo per riuscore ad afferrare la piccola chiusura della cerniera ed aprirla. Il panico aumentò smisuratamente quando si rese conto di essere chiuso a chiave la porta e che suo fratello non aveva idea di dove fosse.
Un conato gli salì alla gola e con le poche forze che restavano al suo cervello ipossigenato piegò la testa di lato per non soffocare prima di riversare tutto il contenuto del suo stomaco sul pavimento e, in parte, sulla sua giacca.
L'ultima cosa che vide prima di scivolare per terra fu la porta che sbatteva contro il muro e le facce preoccupate di Nicky e Jeffy.
 
Una luce bianca gli colpì le retine, facendolo lacrimare leggermente.
Una figura indefinita apparve nel suo campo visivo e piano piano prese forma senza però diventare nitida.
"Kurt" si sentì chiamare da una voce che credeva appartenesse al suo passato.
"Mamma" gridò cercando di alzarsi per abbracciarla, ma sua madre gli posò piano le mani sulle spalle tenendolo giù "Sono morto?"
"Ma no, schiocchino" una risata che non udiva da tanti, troppi, anni "Ora però svegiati"
"Cosa?"
"Svegliati, Kurt, svegliati!"
Urlando si tirò a sedere, vedendo la figura di sua madre scomparire di colpo sostituita da quella di un Jeffy traumatizzato.
"Kuuuurt, ti sei svegliato!" urlò abbracciandolo di getto.
Troppo intontito per fare altro se non battergli delle amichevoli pacche sulle spalle, si voltò verso la porta quando un'altra persona entrò nella stanza.
"Ehi, amico, tutto a posto?" chiese Nicky.
Il ragazzo annuì, portandosi una mano alla testa, sentendola particolarmente leggera.
"Sei sotto una dose di calmanti da cavallo è normale se ti senti spaesato. O almeno è quello che ha detto l'infermiera" spiegò brevemente il moro sedendosi sul letto accanto al suo ragazzo e intrecciando le dita delle loro mani "Tuo fratello sta arrivando" aggiunse dopo.
Kurt si limitò a grugnire al pensiero della reazione che Finn avrebbe avuto e di tutte le spiegazioni che avrebbe dovuto dargli.
"Tranquillo, Nicky gli ha già spiegato tutto" gli disse Jeffy interpretando correttamente il suo verso.
"Grazie Nicky" borbottò, ricordandosi che comunque loro era gli amici di Blaine e che quindi non andava bene mostrarsi particolarmente grati.
"Nick"
"Come?" chiese al ragazzo moro che aveva parlato.
"Mi chiamo, Nick. Nicky e Jeffy sono gli stupidi soprannomi che Jeffy vuole che usiamo per chiamarci" borbottò imbarazzato.
"Non sono teneri?" gli chiese Jeff sorridendo, orgoglio della sua idea.
"Tenerissimi" rispose prima di scoppiare a ridere insieme a Nick, seguito a ruota da Jeff, che – Kurt scommetteva – non aveva nemmeno capito il perchè di tanta ilarità.
Poco tempo dopo, quando Nick e Jeff se ne erano già andati, Kurt si rigirò nel letto dell'infermeria e sorrise contro il cuscino al pensiero che forse aveva trovato degli amici. Un minuto dopo stava dormendo beatamente, lontano dal bullissimo, lontano da il Blaine cattivo e lontano dalla sua famiglia dimezzata.
 
Un leggero movimento della sua mano lo svegliò.
Qualcuno gliela stava stringendo e accarezzando lentamente.
"Mi dispiace" un sussurro gli arrivò alle orecchie "mi dispiace" ripetè la voce rotta dal pianto. che ormai Kurt aveva identificato.
Blaine.
Istintivamente il suo corpo si irrigidì e con uno scatto sottrasse la mano dalla stretta dell'altro ragazzo.
"Kurt, sei sveglio.."
Il ragazzo alzò lo sguardo sul viso di Blaine e si stupì di vederlo coperto di lacrime. Il suo cuore si strinse a quella vista.
"Cosa ci fai qui?" chiese spingendosi comunque il più lontano possibile da lui.
"Io..mi dispiace..sono uno stronzo, scusa" sussurò piano senza guardarlo negli occhi
"Non volevo farti male, giuro che non volevo. E che ho tanta paura.." Blaine iniziò a piangere cercando di soffocare i singhiozzi mordenosi il dorso della mano.
"Blaine.." sussurrò Kurt diviso tra la voglia di stringerlo forte e non lasciarlo più andare e quella di urlargli addosso per tutto quello che gli aveva fatto.
"E' che te hai detto quella cosa il primo giorno e io ho avuto paura di essere ancora preso di mira, come accadeva nella vecchia scuola.."
"Quindi, sei..gay?" gli chiese Kurt stupito e anche un po' speranzoso.
L'altro si limitò ad annuire.
"Questo non basta per farti perdonare" un rigurgito di buon senso.
"Lo so, ma spero che questo mi metta sulla buona strada"
Blaine afferrò Kurt per le guance e lo sollevò leggermente prima di premere le labbra contro le sue in una disperata richiesta di perdono.
Kurt sapeva che quel bacio non avrebbe cancellato quel mese di scherni e dispetti, ma grazie ad esso aveva trovato la risposta alla domanda che si era posto nel bagno.
Amare significa dare, dare e ancora dare e quando non si ha più nula da donare dare ancora.
 
 
 





NDA
Salve!
E' la prima volta in assoluto che scrivo una Klaine e sono molto emozionata! Spero che vi sia piaciuta, anche un pochininoinino! Siate clementi con me per favore ç_ç E basta, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! (Va bene anche se mi dite che fa schifo!)
Sotto vi lascio le altre mie schifezze, fateci un salto se vi va!
Un bacio,
Giulia


 
 
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