Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ferny1    27/12/2013    1 recensioni
Chissà cosa succederebbe se il conte phantomhive avesse una sorella, che per motivi non del tutto chiari, se ne sarebbe andata di casa per poi tornare dopo la morte dei loro genitori, e per sorpresa del piccolo ciel si scopre qualcosa di inaspettato.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La settimana dopo, -Che strano! Pensavo di ricordarmi la strada per casa e invece mi ritrovo a girovagare per le vie di Londra. Ma è mai possibile che anche da demone ho un senso ,se cosi si può chiamare, d’orientamento cosi schifoso?- mentre pensava a come trovare la strada per la villa phantomhive, senti un odore, vagamente familiare, ma non riusciva a ricordare dove l’aveva sentito, e sommersa dai propri pensieri, andò a sbattere contro un uomo, grande quanto un armadio, -ehi! guarda dove vai!!- -scusate ero sovrappensiero e non mi sono resa conto di voi, anche perché mi sono persa. Sareste cosi gentile, da indicarmi la via, per il casato phantomhive?- Sophia si meravigliò nel vedere, che dopo anni passati con dei demoni, fosse capace di parlare ancora come una gentildonna che si rispetti. -il casato phantomhive- cosi dicendo l’uomo attirò di nuovo la sua attenzione – bhe, è andato in fiamme- a quella parole Sophia si sentì svenire. – come in fiamme?- -Si, si dice che dei malfattori hanno cercato di derubarli, ma non riuscendoci, hanno ucciso tutti e dato alle fiamme la villa!- -oh cielo, non è possibile, vi prego indicatemi la strada.- -state bene? vi vedo un po’ pallida non è- non ebbe il tempo di finire la frase che Sophia gli richiese la strada, non sapendo che fare l’uomo l’assecondo e gli indicò la strada. Sophia si mise a correre, tenendo bene in mente tutto ciò che gli disse quel uomo. Era sfinita dalla corsa e dalle informazioni che aveva avuto, non sapeva che fare, si diede della stupida e dell’egoista, perché se n’era andata di casa?, perché non aveva ascoltato i suoi genitori?. E mentre si torturava con quei pensieri, cadde a terra, aveva le lacrime agli occhi, non sapeva perché stava correndo verso un posto che ormai non esisteva più, se non nei suoi ricordi. Decise che per lo meno era giusto andare a salutare per l’ultima volta quel posto a lei tanto caro. e cosi riprese a correre senza sosta. Non ci volle molto per arrivare in quei luoghi che si facevano sempre più familiari; era stanca, nonostante avesse corso veloce senza troppa fatica, ma era sfinita per il dolore degli avvenimenti. Arrivò davanti il portone della villa col sorgere del sole, rimase impietrita davanti a ciò che si presentò alla sua vista; la casa non era affatto distrutta, anzi, era intatta, forse era anche meglio di prima! il giardino era perfettamente curato, proprio come ricordava, e alcune finestre erano aperte per far entrare un po’ d’aria fresca, la porta d’ingresso era chiusa. Sophia sperava di vedere affacciata sua madre nell’intento di curare dei fiorellini che teneva sul davanzale, ma per sua sorpresa non c’era ombra di vaso in nessuna finestra, solo in quel momento si accorse che la porta di ingresso si aprì, facendo emergere una figura a lei familiare; si trattene dall’ urlare quando vide quella figura inchinarsi, per poi spostarsi, per far uscire un bambino, aveva in mano un bastone da passeggio che mandava avanti ad ogni passo; solo allora Sophia non riuscì a trattenersi e con un salto superò il cancello che le stava davanti, per raggiungere il bambino, con facilità superò l’uomo, e si butto sul bambino abbracciandolo teneramente con le lacrime agli occhi; non riusciva a smettere di piangere e più lui cercava di liberarsi più lo stingeva forte a se. Finalmente allentò la presa e con gli occhi lucidi lo guardava, l’intervento dell’uomo spezzo il silenzio -chi siete? E chi vi a dato il permesso di entrare?- Sophia lo ignorò e guardando con amore il bambino incomincio a parlare con una voce dolce e affettuosa -oh! Ciel per fortuna stai bene, sei sano e salvo, mi avevano detto che la villa era stata incendiata e che erano morti tutti, ma per fortuna tu sei vivo e stai bene, non so che cosa avrei fatto se fossi morto- solo in quel momento si rese conto della benda che portava- Ciel che cosa ti è successo? Perché hai questa benda sull’occhio?- cosi dicendo allungo la mano per toglierla, ma venne spostata bruscamente da Ciel –Ciel?- era scioccata. -che ci fai tu qui! non dovresti essere morta? Che fai, sei risuscitata per prenderti gioco di me?- il suo tono era chiaramente pieno di disprezzo e rabbia, il suo occhio la fulminava con lo sguardo. -Ciel… perché mi parli cosi? Che cosa ti è successo? Cosa è successo?- -se permettete è ora di andare, il padroncino e pieno di impegni, e non ha certo tempo da perdere con gente come voi.- disse l’uomo con un tono che non lasciava fuori uscire nessuna emozione. Solo in quel momento Sophia fece caso all’odore dell’uomo –tsk,ora ho capito, voi non siete un uomo, siete solo un demone in cerca di anime. COME HAI OSATO! Brutto bastardo.- -Vedo che non sono il solo demone qua, voi se non sbaglio siete quel umano che è riuscita a manipolare quello sciocco.- Sophia assunse un aria compiaciuta –vedo che sono molto famosa ,e chi se lo sarebbe aspettato.- -famosa voi?- -Basta! Sebastian andiamo.- la voce di Ciel era dura, non voleva sentire più nulla -Ciel, perché l’hai fatto? Perché hai fatto un patto che richiede la tua anima?- Sophia lo guardava, sapeva che in fin dei conti era in parte colpa sua se Ciel aveva accettato quel contratto, se non se ne fosse andata e sarebbe rimasta con lui ora non si sarebbe trovata in una situazione del genere. -Per poter avere la mia vendetta- la risposta di Ciel la colpì come un pugno in pieno stomaco, -Ciel, non so che dirti, hai ragione ad avercela con me, anch’io ce l’ho con me.- a quelle parole Ciel sorrise e si avvicinò a Sebastian. -non mi importa che patto hai stretto con lui, io non ti permetterò in alcun modo di prendere la sua anima.- a quelle parole Sebastian si paralizzò davanti a lei e con un sorriso agghiacciante fece un mezzo inchino –con chi ho l’onore di parlare?- -Sophia Phantomhive- Ciel sembrò divertito da quella discussione. Sebastian a sua volta prese la mano della dama e appoggiandoci delicatamente le labbra sussurrò –Sebastian Michaelis, per servila.- Alle sue orecchie arrivò come una sfida, che non poteva perdere. -Sophia Phantomhive? Con che coraggio pronunci ancora questo nome?- la voce di Ciel era fredda, impassibile – Sophia è morta quando se n’è andò via di casa!- A quelle parole Sophia non potè far a meno che ridere e assumendo la classica postura delle nobil donne –a quanto pare, conte, devo riconquistare la vostra fiducia, sia come donna che come sorella- i suoi occhi rimasero inchiodati a quelli di Ciel,non lasciavano trasparire alcuna emozione.

  
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