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Autore: Rejected    28/12/2013    0 recensioni
Mentre sorseggiava la sua cioccolata, qualcuno le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla.
Lei si voltò e si trovò davanti un uomo molto alto, sulla trentina, con i capelli lunghi e castani e una barba incolta. Indossava un paio di occhiali da vista, ma la ragazza poté comunque intravedere gli occhi azzurri dell’uomo, azzurri come il mare. Incrociò per un secondo lo sguardo dell’uomo e subito fu subito assalita da un brivido, che le percorse tutta la schiena. Aveva una strana sensazione, come se non fosse la prima volta che i loro sguardi si incontrassero, come se conoscesse già la persona che le stava davanti. Quegli occhi le erano famigliari.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, The Rev, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fiction.
 
Era una piovosa giornata dicembre, ma le strade della città di Londra erano comunque affollate da persone che camminavano frettolosamente, quasi come se qualcuno le stesse rincorrendo. Tra due giorni sarebbe stato Natale, tutti stavano cercando il regalo perfetto e questo aumentava ancora di più la frenesia delle persone.
Una ragazza mora, sui vent’anni, seguiva il flusso di gente, dirigendosi verso un bar. Non aveva l’ombrello, cercava solo un posto tranquillo per ripararsi.
Una volta entrata, si sedette al bancone e ordinò una cioccolata calda per riprendersi dal freddo che la aveva avvolta. Stava iniziando a tremare, i vestiti umidi la stavano facendo impazzire e l’unica cosa che voleva adesso era essere a casa, davanti al camino. La realtà però era che non aveva un posto dove stare: la sera prima aveva litigato con suo padre ed era scappata di casa. Aveva giusto lasciato un bigliettino alla madre, rassicurandola che sarebbe stata bene ma di non cercarla e poi, una volta preparato lo zaino con giusto qualche vestito, se n’era andata. Pensava di stare dalla sua migliore amica per qualche giorno e, una volta, calmate le acque, sarebbe tornata a casa.
Mentre sorseggiava la sua cioccolata, qualcuno le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla.
Lei si voltò e si trovò davanti un uomo molto alto, sulla trentina, con i capelli lunghi e castani e una barba incolta. Indossava un paio di occhiali da vista, ma la ragazza poté comunque intravedere gli occhi azzurri dell’uomo, azzurri come il mare. Incrociò per un secondo lo sguardo dell’uomo e subito fu subito assalita da un brivido, che le percorse tutta la schiena. Aveva una strana sensazione, come se non fosse la prima volta che i loro sguardi si incontrassero, come se conoscesse già la persona che le stava davanti. Quegli occhi le erano famigliari.
“E’ tutto a posto?” chiese lui.
“Si, ho solo un po’ di freddo. Fuori piove e ho dimenticato di prendere l’ombrello” rispose lei, rannicchiandosi sullo sgabello del bar.
“Piove da ieri, come hai fatto a dimenticarti l’ombrello?” domandò lui, aggrottando le sopracciglia.
“Sono…sono uscita di fretta…” disse la ragazza, abbassando lo sguardo.
Lui si tolse il giubbotto e lo poggiò sulle spalle della mora.
“Io sono Owen, comunque” le porse la mano, per presentarsi.
“Piacere, io sono Jessica, ma puoi chiamarmi Jay” sorrise e allungò la mano verso l’uomo.
“Ti spiace se mi siedo qui con te?”
“No certo, accomodati pure”
“Sei molto gentile, ti ringrazio” disse lui, facendole un sorriso. Anche quel sorriso le era famigliare.
“Ci siamo già visti da qualche parte per caso? Ho come l’impressione di conoscerti” appuntò Jay.
“No, io non…non credo” balbettò Owen, abbassando lo sguardo.
“Strano, il tuo sorriso mi è famigliare. Anche i tuoi occhi… ma forse mi sbaglio”
“Penso che tu abbia ragione, non ricordo di averti mai vista” disse lui.
“Sai…non mi sono dimenticata l’ombrello a casa. La realtà è che ho avuto una discussione con mio padre e sono scappata. Pensavo di andare dalla mia migliore amica e passare il Natale in tranquillità, ma probabilmente lo passerò da sola” confessò la ragazza “Non so nemmeno perché sto dicendo tutto questo a te, dopotutto ti conosco da nemmeno cinque minuti”
“Tranquilla, hai bisogno di sfogarti e ti capisco, non c’è nessun problema” rassicurò Owen “Senti, so che può sembrarti una richiesta sfacciata, ma sei tutta zuppa e stai morendo di freddo, si vede. Se non ti cambi questi vestiti rischi di prenderti un accidenti. Se vuoi posso farti cambiare a casa mia, tanto è a qualche isolato da qui. Stai tranquilla, non ti importunerò in alcun modo anzi, se vuoi esco di casa”
In effetti, pensò Jessica, una bella doccia calda ci voleva e poi Owen aveva ragione, se fosse uscita ancora con quei vestiti addosso si sarebbe sicuramente ammalata.
Probabilmente una persona qualunque non avrebbe accettato la proposta del ragazzo, ma lei sì. Aveva una sensazione strana, sentiva di potersi fidare di lui, nonostante fosse un completo sconosciuto. La ragazza, anche se un po’ titubante all’inizio, decise quindi di accettare la proposta dell’uomo, così pagò la cioccolata e si avviarono verso casa di Owen; non abitava molto distante, un paio di fermate di metropolitana dal centro. Come promesso, il ragazzo aprì la porta di casa e le mostrò il bagno che aveva in camera, per poi uscire e lasciare la ragazza sola.
Jay poggiò lo zaino vicino al letto, aprì la doccia e si buttò sotto l’acqua corrente, rimanendo lì per dieci minuti abbondanti. Quando uscì, dopo essersi coperta con un asciugamani, si diresse in camera e si avvicinò al letto, per prendere i vestiti che aveva nello zaino. I suoi occhi, però si posarono sul comodino dove Owen teneva alcune foto, c’erano le foto dei genitori, quella delle sorelle e altre foto di famiglia.
Nascoste rispetto alle altre però, c’erano due foto: una con cinque ragazzi di una band, durante un live, e la foto di due ragazzi, abbracciati. La mora non riusciva a credere a quello che le si mostrava sotto gli occhi, quei due ragazzi lei li conosceva, li conosceva bene. Si vestì velocemente e, quando raggiunse Owen, per poco non gli tirò uno schiaffo.
Tu non ti chiami Owen ” gli urlò in faccia.
“Come scusa?” la guardò lui, interrogativo.
“Hai capito bene. Tu non ti chiami Owen, non solo, almeno. So chi sei, tu sei Jimmy, Jimmy ‘The Rev’ Sullivan” le parole della ragazza iniziarono a tremare, quasi come se stesse per piangere.
“N-no, i-io…”
“Smettila di mentire! Ecco perché mi sembrava di conoscerti. Ecco perché il tuo sorriso, i tuoi occhi, mi ricordavano qualcosa. Tu non sei morto” Jessica non si trattenne più e scoppiò a piangere. Lui le si avvicinò, cercando di consolarla, ma lei lo spinse via.
“Come hai fatto a scoprirlo?” domandò lui a voce bassa.
“Io sono vostra fan da anni. Non sai quanto sono rimasta male quando appresi della tua morte, piansi per giorni. E ora tu sei qui, davanti a me. Vivo” si asciugò le lacrime nella felpa, cercando di tranquillizzarsi.
“Mi spiace. Mi dispiace davvero tanto. Immagino sia stato difficile per te- “
“Difficile per me?” lo interruppe “Difficile per me, dici? Non pensi a come si sia sentita la tua famiglia, Leana, la band? Brian… Non pensi a come si sia sentito Brian? Ha perso il suo migliore amico. Perché, Jimmy, perché l’hai fatto?” chiese lei, guardandolo negli occhi.
James abbassò lo sguardo.
“Parli tu, che te ne sei andata di casa a due giorni da Natale senza pensare a come si sarebbero sentiti i tuoi? Tu non sai quanto sia stato difficile per me lasciarli, lasciare Brian, colui che consideravo come un fratello. Non volevo farlo stare così male, né lui, né i ragazzi, né la mia famiglia, ma ho dovuto. Non reggevo più il peso della fama, non ce la facevo più ad essere me stesso e avevo bisogno di staccare. Avevo iniziato a prendere degli antidepressivi, ma penso che questo tu lo sappia già. Non ne potevo più, volevo cambiare vita. Pensavo che i miei amici non avrebbero accettato questa mia voglia di prendermi una pausa dal gruppo, questo è stato l’unico modo” gli occhi gli si fecero lucidi, gli faceva male parlare di questo e si vedeva. Jay se ne accorse e lo abbracciò forte
“No Jim, non lo è. Avresti potuto parlare con loro, avrebbero sicuramente capito. Cazzo, siete cresciuti insieme, sono i tuoi migliori amici, pensi davvero ti avrebbero biasimato se ti fossi preso una pausa? Fingerti morto è stato un colpo basso, se venissero a sapere ch- “
NO!” urlò Jimmy “non lo devono sapere, non mi perdonerebbero mai. Ormai il danno è fatto e, nonostante mi manchino molto, non posso tornare”
“Devi, invece. Hanno bisogno di te” la ragazza tirò fuori il telefono e gli mostrò una foto. Era la foto di un live; in essa era rappresentato tutto il dolore che i ragazzi avevano provato per la scomparsa dell’amico, quasi si poteva toccare: Matt, Zacky, Johnny e Brian stavano piangendo, probabilmente mentre suonavano “So far away”, la canzone che, inizialmente scritta per il nonno di Brian, era stata riadattata dal chitarrista stesso per la morte del ragazzo, quattro anni prima.
James fissò quella foto e scoppiò in un pianto quasi isterico.
“Che cosa ho combinato, che cosa ho fatto? Dimmi, Jay, secondo te, se tornassi, sarebbero disposti a perdonarmi?” chiese disperato.
“Ti perdoneranno sicuramente Rev – le faceva un effetto strano chiamarlo così – tu torna da loro, vedrai che saranno contenti di riabbracciarti” lo rassicurò la mora, sorridendogli.
“Facciamo così: io torno da loro, ma tu promettimi che tornerai dai tuoi. Non fargli passare il Natale senza la loro figlia”
“Va bene Jim, te lo prometto”
I due si abbracciarono, Jimmy ringraziò quella ragazza che era stata così gentile con lui. Nonostante non si conoscessero (non personalmente, almeno), lei era stata così disponibile con lui, era riuscita a farlo rinsavire e a convincerlo a tornare a casa. Le doveva davvero molto.
“Avanti, leviamo questa barba, non vorrai che i tuoi amici ti vedano così” disse Jessica, toccando il viso del ragazzo.
Il giovane rise, dirigendosi in bagno e uscendo dopo una decina di minuti, con il viso completamente sbarbato; si propose per portare la ragazza a casa, per sdebitarsi di quello che lei aveva fatto per lui e lei, gentilmente, accettò il passaggio.
“Beh allora, grazie di tutto Jim. Sei stato davvero gentile e vedrai che con i ragazzi si sistemerà tutto” affermò Jay, scendendo dall’auto di James.
“Lo spero davvero. Grazie a te, mi sei stata davvero d’aiuto, senza di te probabilmente avrei vissuto in questa situazione per sempre. Grazie per avermi dato la forza di voler tornare, grazie davvero.” Disse Rev, avvicinandosi a lei e abbracciandola. Jessica ricambiò l’abbraccio per poi salutarlo.
“Allora…questo è un altro addio?”
“Credo di si”
“Allora addio Jimmy, non ti dimenticherò”
“Ne sono sicuro” sdrammatizzò lui.
 
Erano passati ormai cinque giorni da quando Jessica e Jimmy si erano detti addio, davanti casa di lei.
La ragazza aveva chiarito con i suoi genitori e James sicuramente era tornato dai suoi parenti e amici.
Era la mattina del 28 dicembre e Jay se ne stava nel suo letto, fissando il soffitto e pensando.
Chissà come avevano reagito al suo ritorno, chissà come l’avevano presa. Che cosa avranno detto i suoi genitori? Che cosa avranno detto Matt, Zacky e tutti gli altri. Ma soprattutto, come l’avrebbe presa Brian?
Non smetteva di chiederselo da quando si erano lasciati, proprio lì, sull’uscio di casa sua, ma oggi più che gli altri giorni.
Quel giorno infatti, sarebbe stato il quarto anno dalla morte di Jimmy e lei ancora non credeva che fosse tutta una farsa, che in realtà il ragazzo era solo scappato per rifarsi una vita nuova, lontano dai riflettori.
Si fece forza e si alzò dal letto, per raggiungere i suoi genitori in cucina per la colazione.
“Jay, c’è una lettera per te” affermò il padre di lei, una volta che la vide varcare la soglia del cucinotto.
“Una lettera per me? E da parte di chi?”
“Non lo so, non c’è scritto. Su, avanti, aprila!” la esortò lui.
Lei prese la lettera e si diresse in salotto, per leggera tranquillamente seduta sul divano.
 
«Cara Jay,
come promesso, sono tornato in California, a casa mia. Il rientro, devo ammetterlo, non è stato proprio rose e fiori come mi aspettavo. Sono partito la sera stessa che ti ho portato a casa, ho preso il primo volo per Los Angeles e sono arrivato giusto la sera della vigilia di Natale. Immaginavo che i ragazzi avessero organizzato un cenone a casa dei miei genitori, per stare insieme come erano soliti fare, quindi mi sono presentato da loro la mattina. È stato un delirio! Tutti si sono messi a piangere, riuscivano a credere che fossi stato lì per davvero. Mia madre e le mie sorelle mi sono saltate subito al collo, non si staccavano più, per non parlare poi dei ragazzi. Brian invece, l’ha presa proprio come me l’aspettavo: una volta entrato e dopo avermi visto mi è saltato addosso come una fangirl impazzita, per poi darmi una sberla dietro al collo. Ha iniziato ad insultarmi pesantemente, per poi chiudersi in camera mia. Una volta che gli ho spiegato come erano andate davvero le cose, è andata meglio. Non credo mi abbia perdonato e non so se lo farà mai completamente, ma come biasimarlo! Gli darò tutto il tempo di cui ha bisogno. Grazie a te e al tuo consiglio ho passato uno dei Natali più belli della mia vita, insieme alle persone che amo.
Qui ti sono tutti grati per avermi fatto tornare, ma ancora più grato te ne sono io. Davvero, ancora tante grazie!
 
Un bacio.
 
The Rev
 
P.S.: ho parlato con i ragazzi, sono disposti a darmi ancora del tempo per pensare se tornare a suonare con la band o no. Nel frattempo, potrò comunque provare con loro e continuare a scrivere dei pezzi, poi starà a me decidere. In ogni caso, non abbiamo intenzione, per ora, di dire nulla ai nostri fans, a quello ci penseremo poi.»
 
Era il più bel regalo che potesse ricevere, sapere il batterista di nuovo con i suoi amici e la sua famiglia la faceva sentire molto meglio. Si sentiva appagata come non lo era mai stata, dopotutto era merito suo. Tra
tutti i regali che avessero potuto farle, nessuno avrebbe mai potuto superare questo.
  
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