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Autore: Shetani Bonaparte    28/12/2013    2 recensioni
Vorrebbe lasciarsi baciare e baciarlo a sua volta sulle labbra, dirgli quanto lo ama, stringerlo a se la notte, poter condividere gli attimi di gioia sentendo la propria risata unirsi alla sua, lasciare che la passione che brucia in loro si liberi in una nottata di gemiti e parole d’amore sussurrate sulla pelle, carezzargli i capelli e dirgli che va tutto bene se piange… vorrebbe dargli tutto ciò che merita. Tutto se stesso.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Vorrebbe dargli tutto se stesso.
Vorrebbe lasciarsi baciare e baciarlo a sua volta sulle labbra, dirgli quanto lo ama, stringerlo a se la notte, poter condividere gli attimi di gioia sentendo la propria risata unirsi alla sua, lasciare che la passione che brucia in loro si liberi in una nottata di gemiti e parole d’amore sussurrate sulla pelle, carezzargli i capelli e dirgli che va tutto bene se piange… vorrebbe dargli tutto ciò che merita. Tutto se stesso.
Ma non può.
Non può per il semplice motivo che lui non ci è abituato. E anche perché se no commetterebbe un tradimento nei confronti del popolo di Vulcano.
L’amore – quell’amore così totale – lo sconvolge, fa a pezzi i suoi scudi mentali, sovente corrompe la sua fredda logica.
“Jim” dice con voce apparentemente atona. Il Capitano solleva lo sguardo castano/verdastro dalla scacchiera e lo posa sugli occhi di Spock, simili a due gemme di ossidiana.
“Si?”
Ti amo alla follia. Vorrei prenderti e farti mio per tutta la notte, vorrei sentire il mio nome pronunciato da te tra gli ansiti, vorrei baciarti e svegliarmi, domani, con te al mio fianco e magari parlare di noi per tutta la mattina ancora nudi sotto le coperte. Vorrei poterti dare tutto ciò che meriti…
Ma quelle sono parole che mai verranno da lui pronunciate.
Si condensano, si comprimono, si spezzettano, sfumano, si perdono lungo le corde vocali del vulcaniano e dalle sue labbra non trapela nulla. Riesce solo a porgere all’altro il medio e l’indice d’una mano, proponendogli un tipico bacio vulcaniano.
Jim incurva le labbra in uno di quei sorrisi talmente belli che, se fosse totalmente umano, Spock ne sarebbe rimasto contagiato.
Invece il Primo Ufficiale china appena il capo, sentendo l’altro rispondere al bacio, sentendo i loro polpastrelli sfiorarsi e carezzarsi. Si vergogna, lui. Si vergogna perché, semplicemente, non sente di meritarsi la pazienza e l’amore del terrestre.
Le sue emozioni nei confronti del proprio t’hy’la s’intensificano, diventano un tempesta nella sua mente, nel cuore che batte velocemente contro il fianco destro, nel katra. Emozioni così forti gli fanno male: vorrebbe parlarne, condividerle con Jim. Ma non può, non ci riesce. Ed allora esse lo schiacciano, diventano sempre più pressanti e ingombranti.
“Jim…” mormora poi, “…non riesco ad esprimerti tutto ciò che provo. Potresti…”
“Insegnarti a lasciarti andare?” chiede l’umano che, come sempre, lo capisce a fondo. Sarà a causa del Legame, delle emozioni che si riversano l’uno nell’altro. Ma non del tutto, no, Jim e Spock percepiscono l’uno le emozioni dell’altro solo sensibilmente, appena appena: il loro Legame è giovane; certo, era già pronto ad esistere anni fa, ma solo da poco è nato veramente. E non è ancora consolidato tramite l’amore carnale.
Annuisce, Spock, annuisce e un flusso di sangue gli inverdisce le punte delle orecchie e le guance.
Jim s’alza dalla propria sedia, fa il giro della scrivania, lasciando perdere definitivamente gli scacchi, si siede a cavalcioni sul compagno, i bacini separati solo dalle vesti.
“Ne sei sicuro, tesoro?”
“Si”
“Non è troppo… ‘illogico’?”
“No. Inoltre, così facendo, consolideremo definitivamente il nostro Legame”
Le labbra di Jim che sfiorano la pelle del suo colle, lasciando una scia bollente di piccoli baci appena accennati. Le sue mani che gli sfilano lentamente la casacca azzurra della Flotta e la maglia aderente nera sottostante. Le mani del vulcaniano che tolgono la parte superiore della divisa del Capitano. Un brivido alla sensazione dei loro petti nudi che si toccano. Le loro mani che si tengono. Le labbra che si lambiscono a vicenda. Emozioni forti. Troppo forti. Il controllo che scivola via. Le barriere mentali che si incrinano e si spezzano come vetro. La sua logica che annaspa e sembra affogare.
Il vulcaniano afferra le spalle di Jim con le mani, allontana il suo busto e il suo volto dai propri.
“Scusa” mormora. È sudato, lo scienziato. Sudato e ansimante. “Scusami” Nasconde il viso nell’incavo del collo di Kirk, trema. Gli viene da piangere per la delusione. È deluso da se stesso, non è riuscito a concludere nulla con il proprio t’hy’la. Trema ancora, stringe appena le dita sugli avambracci del terrestre. “Scusa”
Non va bene, un vulcaniano non dovrebbe perdere così facilmente il controllo. Non così malamente. Non così dolorosamente.
Abbandonarsi a Jim dovrebbe essere facile, dovrebbe essere dolce, lento, piacevole. Sì, perché Jim è il suo t’hy’la e farlo felice e dargli tutto ciò che merita è logico, secondo lui. Eppure…
“Scusa”
“Non importa. Non importa”
E invece importa. Il Capitano ci è rimasto male, lo sente, lo percepisce appena ma lo fa.
“Non importa”
Jim, sai essere un amabile bugiardo.
Il biondo non si muove ma poi inizia a carezzare i capelli lisci e setosi e neri del vulcaniano.
Uno sforzo considerevole. Le barriere mentali e il controllo che vengono riparati e poi forzati a capire che sì, tutto è logico se si tratta di dare al meraviglioso James Tiberius Kirk tutto ciò che merita. È uno sforzo più che considerevole, questo. Uno sforzo inutile.
O forse no?
Le mani calde dello scienziato che lambiscono i fianchi del compagno. Labbra su labbra.
Una notte che non dimenticheranno.
Vorrebbe dargli tutto se stesso.
Vorrebbe lasciarsi baciare e baciarlo a sua volta sulle labbra, dirgli quanto lo ama, stringerlo a se la notte, poter condividere gli attimi di gioia sentendo la propria risata unirsi alla sua, lasciare che la passione che brucia in loro si liberi in una nottata di gemiti e parole d’amore sussurrate sulla pelle, carezzargli i capelli e dirgli che va tutto bene se piange… vorrebbe dargli tutto ciò che merita. Tutto se stesso.
E ora può.

 

  
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