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Autore: monsters_are_inside_us    28/12/2013    1 recensioni
Louise,Louise,
send them to the after life.
Louise,Louise,
you don't need a heart.
Louise,Louise,
they made you fell so bad.
Louise,Louise,
can you bring me out for paly?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La gente dice che io sono pazzo. Io non ci bado più di tanto. Non credo di essere pazzo,credo di essere diverso,in modo speciale o addirittura migliore.
Abito in un istituto psichiatrico in Ohio circondato da colline morbide e verdeggianti. Mio zio ha sempre aggiunto “ scureggianti” per indicare le loro diverse ombreggiature,scoppiando poi in fragorose risa. E’una parola senza senso. Ci ha lasciati il mese scorso. Lui era molto grave,si sapeva che non sarebbe vissuto a lungo. Definiva così anche gli occhi di mia madre (sua sorella) quando si truccava. Passava la matita nera con la punta ben fatta appena sopra la linea dell’occhio. L a seguiva tutta fino alla fine, dove terminava con un piccolo ricciolo. Le dava uno sguardo profondo ma eccentrico.
Quella era sempre stata la mia mamma. Me la ricordo molto molto bene anche se non mi viene a trovare da più di un anno oramai.
Papà non era papà. Non lo vedevo mai ,neanche quando ero ancora a casa e avrei potuto stare con lui. Andava sempre avanti e indietro per lavoro. All’inizio era sempre “il papà”: bonario e giocherellone ma man mano si trasformava nel “padre” severo e irascibile che era. Allora ripartiva e ogni volta che tornava ricominciava il circolo vizioso. Un giorno però terminò. Non tornò più. Lascio la mamma con grandi problemi economici e me con un profondo vuoto dentro. Non volevo crescere senza un padre come dei ragazzini di mia conoscenza. Avrei voluto una vita felice ma c’era come un enorme ostacolo che la separava da me. Speravo di riuscire ad abbatterlo,ma non era semplice.
Ormai non ho più nessuno. Sono rinchiuso in una stanza,sotto controllo di medici e infermiere che bisbigliano tra loro,parlando delle mie cartelle cliniche.
E sono anche spaventate da me. Solo perché una volta,colto da un attacco d’ira, ho aggredito una di loro con una forbice. Le hanno dato 9 punti sulla testa ed è tornata un mese dopo mezza rasata e un’espressione terrorizzata in faccia. Naturalmente,si è tenuta ben lontana da me. Ma quando la vedevo passare non potevo fare a meno di scoppiare a ridere.
Il mio istituto e un altro edificio sono isolati nella campagna. E’ una sorta di collegio femminile. Guardo spesso dalla finestra le loro attività in giardino,i loro giochi,i loro balli,persino le processioni dopo la messa della domenica. Sembrano tanto felici. A me non permettono di uscire. “Potrei fare del male a qualcuno.”
Esattamente davanti alla mia finestra c’è la corrispondente stanza di una ragazza del collegio. La osservo sempre e non se n’è mai accorta. Credo si chiami Louise.
E’davvero molto carina,Louise. Ma è sempre tanto triste. Tutti la chiamano strana. Disgrazia. E’sempre chiusa nella stanza,perché la mettono in punizione ogni giorno. Non so cosa faccia per meritarselo. Ha anche molto talento. Quando non studia,la vedo sfrecciare da un capo all’altro della stanza ballando e dimenandosi scompostamente. E quando fa la doccia,la sento cantare,anche se ci separano quattro metri e due doppi vetri. Mi fa ridere. E ride anche da sola,forse di se stessa,non si sa.
Le suore la picchiano spesso. Io non credo che le suore dovrebbero picchiare una ragazzina. Ma lei non piange mai. E quando rimane da sola scoppia in fragorose risate. Lei forse si che è pazza. Non ha molte amiche,non le vedo mai entrare nella sua stanza.
Ho parlato con Louise,qualche giorno fa. Ha alzato la testa e mi ha notato. Ha tirato fuori,buttando tutto all’aria,un foglio e un pennarello grosso e mi ha scritto :
“Chi sei?”
Le ho risposto con un’altra domanda.
“Sei felice?”
Nel foglio successivo un grande ‘NO’ troneggiava.
“Ti guardo sempre.”
Le avevo rivelato.
“Spesso anche io. Sei pazzo?”
Le avevo detto di non credermi pazzo. E poi era finita li,la cosa era stata troncata sul nascere.
Ora non è in stanza. Forse è in classe. Anzi,no,eccola che arriva. La porta sbatte e lei entra,accalappiata per un orecchio da una suora. La suora le urla,la schiaffeggia. Ma lei resta immobile. Fino a che…la suora non fa una pausa. In quel momento Louise prende la lampada che ha sul comodino con un gesto fulmineo e gliela sbatte in testa. La donna cerca di proteggersi,ma la bambina continua. Con un gesto quasi robotico. Continua e continua. Il viso macchiato dal sangue della sua maestra,che ormai giace morta a terra.
Sono terrorizzato. Possibile che l’abbia fatto davvero? Poi si gira. Mi fissa. Ha gli occhi vitrei. Guarda la lampada. E poi comincia a darsela in testa. Il sangue esce. Ma Louise sembra non sentirlo sgorgare. Ride solo malvagiamente.
 
Sono un bambino,non penso di essere pazzo,penso che la pazzia sia altra. Vivo in un istituto psichiatrico. Non c’è un edificio a fianco. E’stato abbattuto. Dopo che ogni singola suora o bambina è stata uccisa. Ora posso uscire all’aria aperta. Anche i medici e le infermiere sono morti. Gli sta bene. Anche gli altri pazienti. Credo di essere morto anche io. Non capisco bene. Rimango solo qui,senza cessare di essere.
Siamo io e Louise,per l’eternità.
 
 
 
 
  
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