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Autore: Hilary Anne Carstairs    28/12/2013    3 recensioni
Bene, ho provato a mettermi nei panni di Katniss, cosa sarebbe successo al suo matrimonio visto che la Collins non le parla, spero di essere riuscita a rendere al meglio i personaggi e spero vi piaccia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la prima notte davvero tranquilla che vivevo, niente incubi, niente insonnia. Niente di niente solo pace, un'immensa e stupenda pace.
Forse data la giornata che mi aspettava era la cosa migliore che potesse succedermi, nella mia stanza regnava il silenzio, come del resto in tutta la casa. Ma non sarebbe stato cosi ancora a lungo, ne approfittai infatti per farmi una doccia risanatrice e rigenerante. Molto presto la gente sarebbe iniziata ad arrivare ed io avrei perso tutta quella pace.
Sentii bussare alla porta, e se in un primo momento avevo pensato fosse Peeta, una voce femminile mi fece cambiare idea all'istante. Ero incredula, non tanto per la voce, ma soprattutto perché la riconoscevo.
Aprii la porta con un tiro secco e la vidi di fronte a me, Johanna con quel suo sorriso altezzoso che mi osservava con un sopracciglio alzato. Alla fine si era ripresa, non riusciva ancora ad uscire alla pioggia, ma col passare del tempo ce l'avrebbe fatta. Lei era una che andava avanti.
« Senti.. Tu ti vuoi presentare cosi? » 
Mi chiese indicandomi dal capo ai piedi. 
« Un poco banaluccio non trovi? La poveraccia cacciatrice poteva andare di moda ai tempi degli Hunger Games ma ora, oggi, tutti si aspettano che tu sia l'immagine della perfezione. Prova a vederla come la vedeva Finnick. »
Non appena lo nominò entrambe abbassammo lo sguardo, erano passati anni ormai ma le perdite erano ancora vive in noi, come avrei voluto avere Finnick al mio fianco quel giorno, ma soprattutto quanto avrei desiderato avere con me la mia dolce Prim con i suoi occhioni. Sarebbe stata la mia testimone, la mia più grande sostenitrice.
La mia testimone adesso invece era Johanna, qualche anno prima era tornata e mi aveva annunciato che si era fidanzata e non con uno qualunque ma con Gale, inizialmente ero rimasta senza parole ma ormai il trasporto che provavo per lui era passato.
« Jo, non sono il tipo che si mette a lucido. » 
Le risposi secca dopo un poco.
« Beh proprio per questo ti ho portato delle vecchie conoscenze. »
In quel momento con passo titubante il mio gruppo di preparatori volto l'angolo mostrandosi, nessuno di loro aveva più il brio di un tempo, i postumi della guerra si notavano anche in loro. Mai mi sarei immaginata che sarebbero tornati, eppure Flavius, Venia ed Octavia mi sorridevano dall'angolo del corridoio. Non riuscii a non far comparire sul mio volto un sorriso di gratitudine nel vederli.
« Su bellezza, dobbiamo renderti stupenda. » 
Disse Venia
« Ed in più abbiamo una sorpresa per te! » 
Cinguetto Octavia
« Siamo ottimisti sul fatto che ti piacerà. » 
Aggiunse Flavius mentre si avvicinavano a me con le loro creme e shampi e robe varie.
Ci vollero poche ore ed ero pronta, quando riaprii gli occhi indossavo anche l'abito già. Uno stupendo abito bianco fatto dei tessuti più pregiati che avessi mai visto, non era l'abito che avevo scelto. Era qualcosa di elaborato e bellissimo, qualcosa che portava inequivocabilmente la firma di Cinna.
Non potevo credere ai miei occhi, le lacrime stavano per scendermi sulle guance ma Venia mi poso una mano sulla spalla.
« No tesoro, non rovinare il trucco proprio ora. Non avremmo più il tempo di rifarlo. »
« Quando...Quando lo ha creato? » 
Chiesi tentando di trattenermi.
« Poco prima di essere ucciso, aveva pensato che un giorno ti saresti potuta sposare, e desiderava che lo facessi con un suo abito. » 
Rispose Flavius con un sospiro.
Cinna aveva sempre saputo che non sarebbe sopravvissuto a quell'ultima edizione dei giochi. Sapeva che lo avrebbero preso ed ucciso.
Quel giorno il ricordo di cosi tante persone mi pesava sulle spalle, Prim, Finnick, Cinna... Scrollai il capo fiera e guardai Johanna che nel frattempo si era rivestita.
« Sono arrivati già tutti » 
Annunciò.
« Bene » 
Al contrario di ciò che pensavo non ero nervosa, perché sentivo in me che quella era la scelta giusta, che non mi sarei pentita e sarei sempre stata felice. Quando Johanna diceva che tutti erano arrivati probabilmente voleva dire davvero tutti. Sarebbe stata presente perfino mia madre quel giorno. Non credevo le importasse, non di me almeno. Io ero sempre stata un peso, l'importante era Prim. Eppure per me era importante che fosse presente.
Fra le fila degli invitati ci sarebbero stati anche Annie ed il suo bambino, inutile dire che non era mai riuscita a superare la morte di suo marito, si era finta forte solo per suo figlio, e la potevo capire, ora più che mai.
Involontariamente poggiai una mano sul ventre mentre Venia, Octavia e Flavius uscivano con un saluto raggiante. Quasi non riuscivo a credere a quel gesto della mia mano, nemmeno a quel punto mi rendevo veramente conto o perlomeno cercavo di non farlo.
« Katniss? Sei sicura di stare bene? » 
Chiese Johanna con una nota di preoccupazione
« Oh io si, ma credo che lui o lei sia impaziente che la giornata finisca. » 
Le risposi con finta indifferenza.
« Lui o... Oddio... Congratulazioni! » 
Disse Johanna venendo ad abbracciarmi il più delicatamente possibile
« Hey, che cos'è questo trambusto? Gli abbracci possiamo darceli anche più tardi. Questo è il momento dello spettacolo ragazze mie. E come dico sempre, menti in alto e un bel sorriso »
Effie era inconfondibile. La prima volta che l'avevo vista al distretto dopo la fine della guerra credevo di star sognando eppure lei lo aveva fatto, e per un poco si era pure trasferita da me e Peeta.
Eravamo stati ugualmente felici però quando decise di trasferirsi da Haymitch per aiutarlo a sopravvivere alla sua astinenza.
« Forza. Muovetevi. Haymitch ci aspetta. Su. Su. Su. »
Ci spinse con veemenza verso la porta, io e Jo non riuscimmo a fare a meno di ridere.
« Ma l'hai detto a Peeta almeno? » 
Mi chiese Johanna a bassa voce mentre scendevamo le scale.
« Non ancora, avevo intenzione di dirglielo dopo il matrimonio. »
Lei non ebbe l'opportunità di replicare nulla, Haymitch ci aspettava al termine delle scale e mi porse il braccio che presi senza esitazione.
Era ormai tantissimo tempo che era sobrio, dopo la guerra aveva deciso che non avrebbe più toccato l'alcol e c'era riuscito. Per me era ormai diventato più di un amico, quasi un secondo padre.
Mi sorrise ed iniziammo ad andare fuori, non appena si aprì la porta d'ingresso rimasi estasiata, il giardino di casa era contornato da migliaia di primule e un lungo percorso portava fino ad un altare contornato di fiori davanti al quale Peeta mi aspettava, felice come non lo avevo mai visto.
Non avevo mai immaginato di sposarmi, non avevo mai immaginato di commuovermi al mio matrimonio. Era vero che una parte di me era morta nella guerra ed un'altra era morta con Prim. Ma una parte di me era viva, e felice e in quel momento mi urlava nella mente e le lacrime scendevano sul mio viso incontrollate, impedendomi quasi di guardare il percorso, era solo grazie al braccio di Haymitch che sapevo che quella era la strada giusta.
Peeta allungo la mano verso la mia e senza un minimo di ripensamento o di esitazione la strinsi forte.
« Resterai con me? » 
Mi chiese in un sussurro che solo io potevo sentire
« Sempre. » 
Mimai con le labbra la stessa parola che lui mi ripeteva ogni volta..
Il prete comincio la cerimonia, e fu solo in quel momento che capii che in me c'erano ferite che non avrei mai superato, ma che anche se la pensavo cosi quelle ferite piano piano si rimarginavano.
« Si, lo voglio. » 
La voce chiara di Peeta aveva risposto alla domanda del prete senza note di insicurezza nella voce, ma con amore e con una sincera commozione.
« Si, lo voglio. » 
Risposi io qualche istante dopo stringendo più forte le mani di Peeta.
Quando finalmente il prete disse che gli sposi si potevano baciare le braccia di quello che adesso era mio marito mi circondarono la vita stringendomi a se, gli poggiai le braccia attorno al collo e prima di baciarlo gli posi la stessa domanda che poco prima lui aveva posto a me ma in una maniera diversa.
« Resterai con noi? »
« Noi? » 
Si fermo un attimo interdetto.
« Si, papà, con noi. » 
Dissi sorridendo.
« Sempre. Sempre. Sempre. » 
Ripete sulle mie labbra prima di darmi un lungo bacio mentre piroettavamo per l'altare.
Sentivo in sottofondo le risate di tutti gli ospiti, ma ciò che mi interessava era che in quel momento per la prima volta sentivo che la mia vita fosse perfetta.
  
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