Quel
luogo di non ritorno sembrava non avere una posizione concreta,in esso
si distingueva solo l’oscurità più
totale che amalgamava ogni cosa.
Non
c’era nulla,ne una forma di vita ne un agente atmosferico,
che sia un soffio di vento o una leggera pioggia non faceva
differenza,nell’oscurità più profonda
non si celava nulla.
Non
poteva essere uno spazio terrestre,sulla terra non esistevano questo
genere di luoghi,non era di quel mondo non poteva
esserlo,così scuro e senza via d’uscita.
Un’altra
dimensione?
Improbabile,
gli uomini non immaginavano certe cose,troppo superstiziosi o forse
ancora troppo ingenui per sapere delle verità scioccanti,le
quali prima o poi sarebbero venute a galla.
Le
loro convinzioni sarebbero state scosse dalle fondamenta e
probabilmente il loro spirito avrebbe subito un duro smacco
perché molte volte ciò che vediamo non
è come sembra.
In
quell’agghiacciante spazio oscuro una figura in penombra
sembrava muoversi,nessuno individuo normale poteva resistere in
quell’inferno di silenzio nero,nessuno.
Qualcuno
però c’era,qualcuno che non poteva essere umano o
forse si?
Dei
lunghi capelli corvini scendevano lungo una schiena prorompente e
muscolosa.
Non
erano lisci ma ribelli,sembravano indomabili con le loro punte che si
erigevano da una parte all’altra lungo tutto il percorso
prima di arrivare ai polpacci.
Colorati
di un nero scuro si mimetizzavano con l’ambiente
circostante,sembravano parte di esso per il loro innaturale colore.
Nella
parte della fronte erano tirati tutti all’indietro in modo da
non infastidire la vista di colui che li portava,colui che
incredibilmente si trovava in quel posto.
Un
fisico muscoloso si notava,di un individuo che osava mettere a rischio
il suo sistema nervoso dentro quel luogo che avrebbe intimorito
chiunque.
I
suoi addominali sembravano scolpiti nella roccia per quanto solidi e
dettagliati fossero,nemmeno il pugno più potente avrebbe
potuto fargli qualcosa,erano di una durezza e solidità fuori
dal comune tanto che non potevano nemmeno essere paragonati al guscio
di una tartaruga.
Una
maglietta attillata nera teneva a stento i pettorali che quasi
squartavano l’indumento data la loro grandezza,come gli
addominali che sembravano fuori dal comune.
Braccia
spesse e robuste caratterizzavano un fisico scolpito,perfetto, che
chiunque avrebbe voluto data la sua perfezione nei dettagli e la
quantità muscolare.
A
molti avrebbe fatto gola un corpo del genere per molteplici scopi.
La
maglietta lasciava scoperti gli addominali e le braccia che venivano
coperte da un lungo impermeabile di pelle anch’esso nero come
la pece.
Gli
scendeva fin giù le gambe,era davvero molto lungo ma si
addiceva alla perfezione al modo di vestire di quello strano individuo.
I
pantaloni neri e stretti gli arrivavano fino alle caviglie per poi
lasciare spazio a dei stivali molto scuri che si mettevano in risalto
grazie a dei lacci in argento che balzavano all’occhio.
Infine
portava al braccio destro una sorta di bracciale che lo copriva fino
all’altezza del gomito.
In
esso venivano riportati alcuni ornamenti,molto strani per le loro
figure e forme,impossibili da comprendere per una persona normale.
A
loro si incastonavano due diamanti rossi posti l’uno a fianco
all’altro esattamente all’inizio del mistico
oggetto.
Ma
quella persona che osava tanto nel rimanere in quel posto poteva
terrorizzare chiunque,nessuno poteva non rimanere illeso dalla vista di
ciò che lui stesso portava.
In
molti si sarebbero terrorizzati al solo vederli: i suoi occhi.
Quegli
occhi freddi e scuri che a nessuno avevano consesso la loro
pietà.
Quegli
occhi neri come tutto l’oblio che si disperdeva per metri e
metri.
Avevano
visto innocenti di ogni genere ma mai una volta che avessero scelto la
via della pietà,no,lui non faceva di queste scelte,il suo
ego non glielo consentiva.
In
loro sembravano riflettersi i volti di quei poveracci che avevano
incappato nel suo passaggio,che si erano trovati di fronte al suo
cammino.
I
loro volti dilaniati dal terrore erano ben visibili davanti a quei due
rubini neri come l’oscurità e freddi come il
gelo.Solo lui poteva possederli.
Nella
sua mente risuonavano le urla e le richieste di supplica di
pietà,non riusciva a togliersele dalla testa ed era
contento,godeva nel ripensare a quei momenti,provava gusto e piacere.
Con
tutto se stesso cercava di far prendere forma a quelle scene di
violenza e terrore che lui stesso aveva contribuito a creare,e con
soddisfazione mostrava un ghigno malefico scorrergli da angolo ad
angolo della bocca.
Quel
sorriso perfido era forse l’unico luccichio in quel posto
dimenticato da tutti.
Le
sue labbra lentamente iniziarono a muoversi-sono stati capaci di
spedirmi fin quì,quasi non ci credo-
Un
altro ghigno si levò dal misterioso individuo.
-Credono
che sigillandomi in questo luogo possano fermarmi,che illusi che
sono.Non potranno mai e poi mai fermare la mia
avanzata,l’hanno solo arrestata momentaneamente-
Il
pugno destro si serrò di scatto segno di un flusso
d’ira che prese parte del corpo di quel soggetto
apparentemente dominato dalla calma.
-E
questo non fa altro che aumentare la mia furia,ma quanto
sarà giunto il tempo mi pregheranno di spedirli qui,in
questo inferno, piuttosto che incorrere nella mia vendetta,ne sono
certo.Nessuno vorrebbe sopportare le pene della mia collera,ira funesta
portata dalla mia potenza distruttrice che di pietà non ha
per nessuno,nessuno!-affermò calcando la voce
sull’ultima parola come per farla riecheggiare in quel nulla
che tutto avvolgeva.
La
parola anche se pronunciata con vigore non si disperse,morì
sul nascere,la desolazione più totale l’aveva
inghiottita facendola sua.
-I
loro volti sono scolpiti nella mia mente,indelebili ormai sono
diventati,li scoverò,giurò che li
troverò e li farò a pezzi dovessi setacciare
l’intero pianeta.Anzi ma cosa sto dicendo?-
Si
fermò un attimo,smise di parlare aprendo nuovamente il suo
pugno.
Dalla
sua mano ora sgorgavano un paio di gocce di sangue dovute alla forte
stretta che aveva impresso su quell’arto.
Cadevano
a terra ma non procuravano rumore,una volta al suolo sparivano
misteriosamente senza lasciare la minima traccia.
-Saranno
loro a venire da me,il loro assurdo senso di giustizia li
condurrà davanti alle mie fauci,davanti alla mia collera,al
cospetto della mia divina vendetta!-
L’individuo
continuava il suo discorso,era sicuro delle sue parole e questo si
poteva vedere dal suo portamento ma rimaneva comunque sigillato in quel
tetro posto e questo,anche se cercava di nasconderlo,lo infastidiva
parecchio e a testimonianza di ciò erano le gocce di sangue
che gli colavano dalla mano destra.
-Non
rimarrò quì per sempre,devo avere solo la
pazienza di aspettare e il mio momento verrà,so
già che verrà,un prescelto mi condurrà
fuori da questo luogo-
Per
un attimo la tetra figura smise di parlare,i suoi neri occhi sembravano
perdersi in quel mare di nulla,il silenzio più totale lo
avvolgeva reso ancora più sinistro da quei innaturali
discorsi.
-La
profezia dice che nel prossimo anno del drago nascerà un
bambino privo di cattiveria in questo mondo,il suo spirito
sarà candito e puro,da lui pace e serenità
saranno prodotte, ma potrebbe tramutarsi anche nell’essere
più cattivo di questo mondo.
La
leggenda narra del cambio da buono a malvagio e a quel punto io
sarò di nuovo libero perché non
c’è niente di peggio di un buono che diventa
cattivo.
Il
suo odio eliminerà innocenti e privi di colpa,la sua ira
sconfinata farà razzie di vittime e nulla potrà
contrastarlo ed io sarò al suoi fianco,lo
istruirò,diventerà un mio discep0lo e a quel
punto potrò finalmente vendicarmi di coloro che mi hanno
spedito in questo
…………………luogo-
fece una breve pausa seguita da un lungo sospiro-dovrò solo
aspettare che il prescelto raggiunga il diciottesimo anno di
età…..-