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Autore: belongtomusic    28/12/2013    1 recensioni
Bryan O'Connor, è un ragazzo che vive al momento, odia progettare le cose e quando qualcosa va male, prende la sua macchina e sfida la velocità, per abbandonare i problemi in una stazione di servizio.
Lauren White è una ragazza solare, organizzata, ingenua, amante dei fiori e di Parigi. Sogna il vero amore, ed odia gli imprevisti.
E se Bryan O'Connor fosse il suo imprevisto?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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On a sunny day

I. Prologo
 
Guardo l'orologio, «Olive hai visto la mia borsa?» Infilo velocemente lo stivale, rischiando di cadere. «Qui in cucina!» Urla la mia coinquilina. Scendo giù in cucina, afferro una fetta biscottata con la marmellata di fragole. Sorrido riconoscente ad Olive, afferrando la borsa.
«Vuoi davvero uscire con quei capelli?» La canzono. «Si intonano perfettamente alla mia vita universitaria.»
Sorrido, bevendo la tazzina di caffé che Olive mi prepara ogni mattina, come al suo solito. «Stasera prepari tu la cena?» Mi chiede.
Annuisco. «A stasera.» Le bacio la guancia.
Esco di casa e lascio che il sole mi scaldi la pelle. Finalmente l'inverno si accinge a sparire.
Non so bene il motivo, ma ogni volta che la primavera sta per fare capolino, mi trovo a sorridere verso il sole. Forse è per i fiori, forse perchè mi piace quel caldo flebile. Cammino verso la fermata per prendere il mio solito autobus, e non appena salgo sorrido al conducente. «Buongiorno signora Collins.» Esclamo alla vecchina che ogni giorno va a fare la spesa.
Un po' strano che ogni giorno abbia bisogno di qualcosa, ma credo che lo faccia per non sentirsi sola. E sotto questo aspetto io e la signora Collins non siamo così diverse. Lei, dopo la morte di suo marito, ha speso tutto il suo tempo occupandosi dei suoi nipotini, della spesa, del cucito e il negozio di fiori sotto casa sua. La signora Collins era così innamorata di suo marito. Ricordo come se fosse ieri la storia che mi ha raccontato.
Si sono incontrati durante l'estate del '54, lei stava vendendo fiori al mercato. La sua famiglia non era benestante -come nessuna famiglia, a quel tempo- e a soli 14 anni si ritrovò a vendere fiori. Lei e sua madre avevano il pollice verde e tramutarono la passione in lavoro, raccogliendo qualche soldo per far sopravvivere una famiglia di 6 persone.
Un giorno accidentalmente fece cadere il secchio di rose sui piedi del figlio dell'avvocato più famoso della città e beh, come in quelle commedie romantiche che a me fanno impazzire, si innamorarono e si, vissero felici e contenti. Scontato e banale? Forse.
Inutile anche dire che quella storia non fece altro che aumentare le mie aspettative, nutrendo i miei sogni e le mie speranze. E quando il signor Collins morì, lei occupò tutto il suo tempo ad occuparsi degli altri, dato che non poteva più occuparsi dell'amore della sua vita.
Per l'appunto aprì il negozio di fiori dieci anni fa, forse per rendere omaggio al suo amore e alla sua passione, condividendolo con tutti.
Anche io, avrei fatto lo stesso. Sorrido e mi siedo, attendendo pazientemente la mia fermata per l'università.
«Tutto bene signora?» Le chiedo. Lei mi sorride, «in splendida forma, mia cara. Il mio nipotino mi chiede sempre di lei!»
«Lo verrò a trovare più spesso.» Rispondo.
Inutile dire, comunque che a vent'anni non ho ancora trovato il mio signor Collins e che ormai, nessuno si ferma più a guardare le rose.
«A proposito Lauren, questo sabato potresti aiutarmi giù in negozio?»
Annuisco sorridendo. «Mi dica l'ora.»
«Al solito.» Risponde, sorridendo. Mi alzo, pronta per scendere alla mia fermata.
«Allora a sabato, signora Collins.» Mi congedo e scendo.
Cammino fino l'università, prendendo il telefono dentro la borsa e posiziono sul naso gli occhiali da sole che prima erano sulla testa.
«Buongiorno Sole!» Esclama una voce familiare.
Sole, uno dei tanti soprannomi attribuitemi, per via "della mia personalità sbadata, solare, sorridente, serena". A volte mi rendo conto di essere un po' troppo sorridente e gentile, Olive a volte vorrebbe prendermi a schiaffi. Ma credo che la vita sia già amara di suo e regalare sorrisi è l'unico dolcificante possibile.
«Buongiorno Gigante Buono!» Sorrido a Anthony, il mio compagno di corso e ormai migliore amico.
Il suo soprannome è dato dal suo metro e novanta di altezza e il volto ingenuo, fresco, e... francese. Si è trasferito qui 3 anni fa, ma non vuole abbandonare le sue radici. E lo capisco.
«Tutto bene?» Chiedo cortese, «Très bien.» Risponde, «e tu?»
Annuisco, «il sole splende, ho indossato il mio vestito preferito, ed è qusi primaver...»
Ma che diavolo...
Una moto sfreccia veloce, provocando un rumore insopportabile ed assordante.
«Chi è questo scemo?» Domando tra me e me.
Io ed Anthony scuotiamo le spalle, «un matto.» Dice, annuisco ed entrambi entriamo.

 
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«Questi li porto fuori signora?» Chiedo tenendo in mano il secchio con i garofani rossi. «Si cara.»
Esco, cercando di non far cadere il secchio che a causa dell'acqua era davvero pesante. Non mi accorgo della persona che stava per entrare e... Finisco per rovesciargli il secchio con i garofani addosso.
«Oh mio Dio!» Esclamo portandomi la mano in bocca.
La persona davanti a me se ne stava immobile. «Sono appena tornato in città e mi becco una secchiata d'acqua gelata con questi stupidissimi fiori!» Sbotta. Mi sento offesa, ma rido. «Scusami tantissimo, davvero.» Alzo gli occhi, per ritrovarmi due macchie azzurre che mi guardavano furibonde. «Scusa un cazzo!» Urla.
«Calmati, Bryan.» Dice la signora Collins dietro di me, sghignazzando anche lei.
«Nonna, quante volte ti ho detto di chiudere questo postaccio? O almeno di assumere persone professionali!» Si lamenta, sorpassandomi come se non fosse successo niente.
«Non conosco nessuno più professionale di Lauren.» afferma, «e poi te l'ho detto tantissime volte che questo posto non lo chiuderò, ha un significato profondo per me.» Aggiunge la signora C., non era né furibonda, né offesa. Quasi come se ripetere quelle parole fosse una abitudine.
Guardo la scena e mi sento un'estranea.
«Sisi nonna, ho capito. Basta che non cominci a sparare di nuovo minchiate sull'amore eterno e sul nonno.» Biascica l'energumeno togliendosi la t-shirt. Ma con quale sfacciataggine? Non ha un minimo di rispetto?
Sento le guance andarmi a fuoco alla vista dei suoi addominali e la pelle leggermente olivastra, decorata con qualche livido e qualche graffio.
Non mi concedo altro perché mi copro istintivamente gli occhi, e muoio di vergogna per lui. Ho troppo senso del pudore?
«E poi, io mi sono scusata.» Dico decisa, mantenendo gli occhi serrati.
Sento le sue macchie azzurre ferocemente su di me, e mi sento piccola piccola -e alquanto stupida- in questo momento.
Sfoggio il mio sorriso migliore ed amichevole, anche se la faccenda non promette bene.
Sento la signora Collins ridere.
 




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Buonasera a tutti!
Finalmente mi sono decisa a tornare, ho davvero intenzione di continuarla, questa volta.
E' da tantissimo tempo che volevo scriverla e finalmente ci sono riuscita.
Questo è un po' corto, ma non volevo mettere tutto nel primo capitolo. Vediamo la personalità di Lauren, la protagonista e la signora Collins, che è il muro portante della storia. Nel prossimo capitolo conosceremo qualcun'altro.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere qualcosa, giusto se ne vale la pena. :)

Un bacione e buone vacanze! <3

   
 
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