The Wedding Card
Sono
le 17:15 quando entri in quella che ormai è diventata casa
tua.
Il
tuo turno è finito ed il weekend sta per iniziare.
Sei
felice di non avere altri scatoloni sparsi per il loft così
finalmente potrai
riposare.
Il
trasferimento è completato. Vivi lì.
Vivi
nel suo loft. Il vostro loft.
Credevi
che sarebbe stato strano solo per te invece anche Castle ne ha un
po’ risentito
all’inizio.
Sorridi
al pensiero della sua faccia quando ha visto tutta la tua vita
impacchettata
nel suo soggiorno.
Dire
che si è sentito invaso
è poco.
In
effetti nemmeno tu pensavi di avere così tante cose.
Non
credevi di essere un’accumulatrice di cianfrusaglie, come in
quello show, che
al tuo futuro marito piace tanto, in cui ti mostrano la
quantità esorbitante di
robaccia che certe persone riescono ad accumulare.
Non
sei a quei livelli, ovviamente, ma ora capisci che certe cose sono
difficili da
buttare.
Soprattutto
quelle legate a tua madre.
A
volte ti senti infantile. Nessuno conserverebbe un fazzoletto di tela o
un
orecchino rotto solo perché era della madre.
Ma
a te fa piacere tenerli.
Sono
solo oggetti, lo sai bene, ma ognuno ha un suo ricordo ben preciso.
Quell’orecchino
l’hai rotto tu e ti sei presa una bella sgridata
perché sapevi di non doverlo
toccare.
Quel
fazzoletto ha asciugato le tue lacrime quando sei caduta dalle giostre.
Piccole
cose che la maggior parte delle persone non si ricordano più.
Ma
da quando tua madre è morta, anziché sbiadire,
certi ricordi si sono fatti più
vividi.
Osservi
il soggiorno sgombro. Scorgi qualcosa di tuo, mescolato qua e
là, tra le cose
di Castle.
Ora
sei membro di un’altra famiglia.
In
parte già formata.
E
una parte ancora da costituire.
Sembra
non esserci nessuno però, in questo momento.
Una
scatola posata sul tavolo della sala da pranzo attira la tua
curiosità.
La
bolla di consegna riporta la firma di Martha e l’intestazione
della tipografia.
Noti
che i lembi della scatola sono stati aperti e poi richiusi con del
nastro
adesivo, non molto accuratamente.
Scuoti
la testa. La tua futura suocera non ha saputo attendere il vostro
ritorno.
Levi
lo scotch con attenzione e ne attacchi una estremità al
bordo del tavolo,
lasciandolo penzolare.
Nemmeno
tu resisti ad aspettare Rick.
Prendi
una delle partecipazioni tenendola tra le mani quasi con riverenza.
Con
i polpastrelli sfiori le parole in rilievo.
È
un’emozione forte vederlo scritto nero su bianco.
Tra
due mesi starai attraversando la navata della chiesa nel tuo
bell’abito da
sposa.
Stare
al centro dell’attenzione ti ha sempre messa a disagio e sai
che accadrà anche
quel giorno.
Ma
non c’è niente
che non puoi sopportare
quando hai quei due occhi azzurri al tuo fianco.
Vai
a cercare la lista degli invitati e poi torni al tavolo.
Ogni
volta che la guardate aggiungete o togliete qualcuno, ci sono
più segni e
cancellature su quel foglio che sui manoscritti di Castle in fase di
correzione.
Per
ora la cifra è bloccata a 72 persone invitate.
Scorri
velocemente con gli occhi la lista e conti le buste e le partecipazioni.
Ci
sono tutte.
Ne
avete prese qualcuna in più perché non si può mai
sapere chi si decide di
invitare all’ultimo minuto, anche se non è molto
educato, secondo Martha.
Rileggi
la lista. Questa volta con calma.
Ma
c’è davvero bisogno di avere così tanta
gente al tuo matrimonio?
Eppure
tra parenti e amici non c’è nessun’altro
da depennare.
A
quanto pare poco importa se nemmeno sapevi dell’esistenza
della Zia Ruth che
avrà quasi cent’anni e vive in Europa.
Tuo
padre vuole tutta la famiglia riunita e non riesci proprio a
negarglielo.
In
fondo, sarà un gran giorno anche per lui.
La
sua bambina si sposa, che male
può
fare avere attorno tutta la propria famiglia, anche parenti spuntati
dal nulla,
se è quello che lui desidera?
Secondo
Castle, vuole che tutti vedano che fantastica donna sei diventata e che
bellissima sposa sarai.
Quando
un genitore è orgoglioso del proprio figlio desidera che lo
sappiano tutti.
E
se si considera che la morte di Johanna ha praticamente sfaldato i
rapporti con
il resto della vostra famiglia, forse un matrimonio è
l’occasione giusta per
rimetterla assieme.
Mentre
risparmi la Zia Ruth da un feroce depennamento, scorgi un altro nome.
Scritto
in un angolo la prima volta che avete stilato quella lista.
Ti
sei detta che avevi tempo per riflettere sul da farsi.
Te
lo sei ripetuta ogni volta che avete cancellato o aggiunto qualcuno.
Non
volevi pensarci allora, ma adesso è giunto il momento di
scegliere.
Dovresti
parlarne con Castle, ma sai già che per lui va bene
qualunque tua decisione.
Sei
tu quella indecisa.
Quell’invitato
in più fa una bella differenza.
Emotiva,
ovviamente. Non ti preoccupa certo il numero di posti a sedere al
ristorante.
Potrebbe
essere una scelta positiva per entrambi.
Come
potrebbe essere altrettanto negativa.
Come
si dice, fifty-fifty.
Decidi
che almeno vale la pena provarci.
C’è
la possibilità che rifiuti l’invito ma saprai di
aver almeno tentato.
Venti
minuti dopo sei incerta se suonare o meno a quel campanello.
Ormai
sei lì.
Non
sai come affrontare la cosa ma lo devi fare.
Premi
quel piccolo bottoncino e mentre attendi ti rigiri nervosamente tra le
mani la
partecipazione di nozze.
Forse
ti aprirà la porta una delle ragazze.
Invece
no.
È
proprio lei ad apparire sulla soglia di casa sua con
un’espressione
interrogativa sul viso.
Sono
passati due anni dall’ultima volta che l’hai vista.
Un
uomo aveva fatto irruzione in casa sua e rubato il portatile di suo
marito.
Il
tuo ex capo.
“Kate”
Evelyn Montgomery sussurra il tuo nome con stupore.
Quella
volta eri il detective Beckett, eri
in servizio, stavi svolgendo il tuo lavoro e non hai potuto dirle nulla.
Ma
ora sei solo Kate e avresti un sacco di cose da dirle.
Molte
non puoi e non vuoi rivelargliele. Non dovrà mai sapere gli
errori di gioventù
di suo marito.
Ma
una cosa gliela devi dire.
“Io...io
volevo darti questa...” sei così agitata che le
porgi la partecipazione con un
leggero tremore della mano.
Non
siete mai state in confidenza e non siete amiche.
Eppure
senti di volere un pezzetto di Roy al tuo matrimonio.
Nonostante
tutto.
È
stato un boccone terribilmente amaro da digerire, venire a conoscenza
del suo
coinvolgimento nell’assassinio di tua madre.
Certo,
lui non è stato il diretto responsabile,
l’esecutore materiale, ma ha
contribuito a scatenare un effetto domino che ha comunque portato alla
sua
morte.
Senti
di averlo perdonato. Ma la delusione brucia ancora.
Era
come un padre. Quando Jim si perdeva nell’alcool, Roy
c’era.
Forse
per via del senso di colpa nei tuoi confronti, ma in ogni caso lui era
lì per
te.
Evelyn
sfila il cartoncino pregiato dalla busta e legge.
“Ti
sposi?” esclama piacevolmente sorpresa.
Accenni
un sorriso “Già. Strano, vero?” le dici,
ben sapendo che per molto tempo
nemmeno tu avevi più creduto che un giorno sarebbe arrivato
qualcuno capace di
infrangere le tue difese.
“Richard
Castle” legge poi Evelyn ad alta voce “Roy lo
sapeva. Tifava per voi”.
Annuisci
consapevole di quella verità.
Non
te l’ha mai detto apertamente ma lo sapevi.
Ti
ha detto che se non si era sbarazzato subito di lui era
perché aveva visto che
ti faceva bene.
“Lo
so. Evelyn...” incespichi, respiri e ti fai coraggio
“So che sarà difficile
stare con chiunque ti possa ricordare che hai perso tuo marito ma ci
farebbe
piacere se venissi al matrimonio”.
Questo
è l’unico vero timore di Evelyn.
Rivedere
i colleghi e gli amici di suo marito. Sprofondare nuovamente nella
malinconia e
nel dolore.
Per
te invece è diverso.
Vorresti
sia lui, sia tua madre, accanto a te.
Il
che è praticamente assurdo.
Dovresti
odiarlo.
“Eri
come una figlia per lui”.
Eppure
non riesci.
“Lui
era come un padre” la rassicuri immediatamente che il
sentimento era reciproco.
“Non
credo di farcela” aggiunge Evelyn.
“Lo
so. Ma dovevo provarci” le sorridi bonariamente
“Hai due mesi per pensarci”.
La
saluti e lentamente torni all’auto, parcheggiata in strada,
poco più avanti.
Vedi
un uomo ad attenderti appoggiato alla portiera del passeggero.
Ti
sorride.
“Ho
visto le partecipazioni. Sapevo di trovarti qui”.
“Scusa,
avremmo dovuto guardarle assieme” gli dici prima di salutarlo
con un bacio.
Lui
sorride “In ogni caso non saremmo stati i primi.
L’effrazione di mia madre è
più che evidente”.
******
Percorri
a passi lenti la navata, ben salda al braccio di tuo padre.
Il
tessuto del vestito ondeggia ad ogni tuo passo producendo un leggero
fruscio.
Come
previsto, tutti gli occhi sono su di te. Ma quello che non potevi
sapere è che
non te ne importa nulla, perché i tuoi occhi sono tutti per
lui.
Il
tuo sposo ti attende ai piedi dell’altare. Sorriso smagliante
e occhi sognanti.
Non
vedi altro.
Flash,
foto, brusio.
Per
te c’è solo lui.
Tuo
padre ti consegna a lui e tu lasci il bouquet a Lanie.
Il
prete inizia a parlare. Gli invitati si zittiscono.
Solo
il cigolio del portone della chiesa vi induce a voltarvi.
La
vedi indietreggiare, intimorita sotto lo sguardo di tutti.
Castle
ti fa un cenno con la testa e tu obbedisci.
Ripercorri
la navata tra lo stupore delle persone.
Raggiungi
Evelyn e con un sorriso rassicurante la conduci al suo posto.
Dal
lato della tua famiglia, vicino a tuo padre.
Castle
ti tende la mano e raggiante la afferri, tornando al tuo posto accanto
a lui.
Il
prete sembra non capire cosa sia appena successo. Nessuno in
realtà l’ha
capito.
Ma
cosa importa?
La
cosa importante ora è....
“Proseguiamo?”
esclamate impazienti al prete sbigottito.
Ivi’s
corner:
e
poi boh... giorni fa mi sono messa al pc e... boh, nascono da sole le
mie ff,
non ci devo pensare nemmeno troppo xD
Vi
lascio con la mia ultima shot dell’anno.
È
un periodo un po’ così, non so quando ancora
scriverò, si vedrà cosa mi
riserverà il destino.
Buon
anno a tutte!