Over My Head
E
improvvisamente divento parte del tuo passato.
Sto diventando
quella parte che non dura?
Ti sto perdendo
senza volerlo....
Ma non
permetterò che tutto finisca
finché
non saremo noi a dargli fuoco!
Non posso
farcela, lei è nella mia mente!
The Fray - Over
my Head₁
-Siete proprio
dei cretini!-.
Una vocina
sottile, ma rabbiosa, pronunciò queste parole. Mi stupii di
sentire
la voce di una bambina da quelle parti. Uscii dal cumulo di paglia in
un cui mi
ero rifugiato per leggere e mi recai alla sua ricerca.
-Ma sentitela,
questa mocciosa! Non meriti di stare qui. Sei piccola e debole!-
sentii un tonfo, forse l’avevano spinta e lei era caduta
rovinosamente sul
pavimento.
Sentii la rabbia
ribollirmi dentro. Molti dei figli della confraternita erano
prepotenti,
ma attaccare una bambina mi sembrava troppo persino per loro.
-Io non sono
debole!- biascicò – e almeno non dimostro la mia
forza spingendo
una bambina cinque anni più piccola di me!- per bacco, aveva
dei modi
piuttosto… pungenti!
Nonostante
sentissi le loro voci, non riuscivo a capire dove fossero, ero
vicino, ma di loro non c’era traccia. Continuai a guardarmi
intorno, ma niente.
- Sei molto brava
con le parole, ma a fatti scommetto che non ci metteremo nulla
a farti piangere!- una voce diversa da quella di prima disse queste
cattive
parole e sentii gli altri ridere.
Dovevano essere
più di tre!
Mi preoccupai per
quella bambina sconosciuta e mi affannai ancora di più alla
sua ricerca.
-Fatevi sotto,
femminucce!-ghignò lei. E lì andai nel panico,
forse era
impazzita.
Si sentirono i
rumori dello scontro, di pugni andati a segno e di altri rumori
di urti.
Camminando in
fretta, inciampai in qualcosa sul pavimento. Non credevo mi
avessero sentito, impegnati com’erano e quando mi voltai per
vedere dove fossi
incappato, trovai la maniglia di una botola. Erano sicuramente
lì sotto!
-E
così hai bisogno di una lama per battermi? Chi dei due
è una mezzacalzetta?-
Lama? Mi fiondai sulla botola e l’aprii, giusto in tempo per
vedere Bashir che
colpiva la bambina con la lama sul viso. Lei indietreggiò,
ma non urlò né
pianse. Nemmeno quando sangue copioso le coprì la guancia
sinistra.
-Bashir! Che
diamine combini?!- urlai gettandomi giù.
Vidi che gli
altri due ragazzini erano stesi per terra, evidentemente la
ragazzina aveva dato loro prova di grande abilità. Mi stupii
sinceramente. Io
forse non ce l’avrei fatta da solo contro altri tre bambini
più grandi di me. Feci
dei passi in avanti, volevo aiutare la bambina a medicarsi.
-Oh, guarda chi
è venuto ad aiutarti, Pel di carota, l’altro cocco
di Al
Mualim.- ironizzò lui, afferrandola per un braccio.
–Non pensavo di poter
cogliere due piccioni con una fava!-
Lei aveva il
cappuccio tirato sulla faccia, ma riuscii a capire che mi stava
guardando. Era come se riuscisse a… toccarmi… con
lo sguardo. –Lasciala stare!
Dici cose assurde- ribattei con ardore.
Lei
gridò –Attento!- ma io non ebbi i riflessi
abbastanza pronti e gli altri
due ragazzi mi afferrarono per le braccia, immobilizzandomi.
-Spalle al muro,
Altair- mi sbeffeggiò uno dei due. –Ehi Bashir,
pensi sia
meglio far male a lei davanti a lui o viceversa? Lui sembra piuttosto
preso…- e
si fecero una grassa risata.
Mi sentii in
colpa e guardai la ragazzina per scusarmi di non essere riuscito
ad aiutarla, mi sentivo così impotente. Lei scosse la testa,
poi mi regalò un
sorriso smagliante, sincero, pulito, nonostante la bocca fosse
macchiata di
rosso al lato. Provai sia uno strano calore nel petto che una profonda
voragine
nello stomaco. Probabilmente non mi avrebbe mai più sorriso
così dopo quello
che avevano intenzione di farci.
-Io dico di
iniziare da lui… Pel di carota deve imparare la lezione-
Bashir
mosse la testa verso di me, sfoderando quel pezzo di lama spezzato da
chissà
dove. Provai a divincolarmi, ma quei due mi torsero le braccia, fino al
punto
che le sentii quasi scricchiolare e non riuscii più a
muovermi per
l’indolenzimento e il dolore.
-Oh, che non ti
vengano strane intenzioni, mocciosa!- disse mollandola per
terra e tirandole un calcio. La sentii rantolare, ma ancora non emise
nessun
grido.
-Smettila di
farle male!- urlai, pieno di sensi di colpa. Il bulletto si
diresse verso di me e mi tirò un pugno nello stomaco. Provai
un dolore acuto,
mi mancò il respiro per due buoni secondi.
-Sta’
zitto, Altair!- mi disse e impugnò forte la lama, pronto a
prendermi in
pieno petto.
Chiusi gli occhi,
almeno per non vedere ciò che mi sarebbe successo.
Bashir
urlò di dolore e si accasciò per terra, una
striscia di sangue gli
usciva dal naso per la forte botta che la bambina gli aveva sferrato
sulla
testa con un calcio dall’alto.
Probabilmente
svenne.
-Hai proprio
sbagliato, mocciosa!- ringhiò uno dei ragazzi che mi teneva
e si buttò
su di lei, cominciarono a combattere con pugni e calci e decisi che non
potevo
rimanere lì impassibile, mentre lei cercava di liberarci.
Diedi una gomitata al
ragazzo, mi girai in fretta e lo colpii al viso con un pugno. Non diedi
lui
nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che stava
accadendo, che lo colpii
ancora con un calcio e poi ancora con un pugno.
-Alle spalle!-
urlò ancora la bambina. Io fui più svelto di
prima, mi girai e
riuscii per un pelo ad evitare che il colpo di lama di Bashir mi
prendesse in
pieno. Ma comunque non bastò, la lama mi prese sulle labbra,
tagliandomi
verticalmente.
Se il pugno mi
aveva fatto male, in confronto a questo, diventava una piacevole
carezza.
Mi portai una
mano sulla parte lesa, ricoprendomela di sangue, ma decisi di
pensare prima a colpire quel brutto ceffo. Fui anticipato da lei, che
lo colpi
alla schiena con un calcio e lo spinse verso di me, che mollai un pugno
sulla
sua faccia. Lei tornò dall’altro ragazzo mentre io
cercavo di “sedare” Bashir.
Non appena entrambi furono a terra, presi la ragazzina per mano,
l’aiutai a
salire per il cunicolo poi lei tirò su me con la mano,
chiudemmo in fretta la
botola mettendoci sopra una cassa.
I tre
cominciarono a battere i pugni contro il legno, intimidendoci di
aprire,
ma io e lei, mano nella mano eravamo già corsi fuori dai
sotterranei della
torre, salendo le scale a perdifiato, aiutandoci l’un
l’altra e ci fermammo
solo quando arrivammo in paese.
Pioveva
abbastanza forte, ma era sempre meglio stare sotto la pioggia piuttosto
che rimanere dentro la torre e doversi preparare alla vendetta di quei
tre.
Non ci eravamo
parlati per tutto il percorso ma adesso, fiatone o meno, dovevo
trovare il coraggio di dire qualcosa. Non ero un bambino a cui piaceva
parlare
ma, insomma…
Fu lei, comunque,
a togliermi dall’impaccio.
-Grazie per
l’aiuto…- mugugnò ansimando –
Ehm, posso chiamarti Altair?- disse
sfoderando quel sorriso smagliante che prima avevo visto. Se possibile,
libero
dall’ombra della preoccupazione, era ancora più
rincuorante di quanto lo fosse
stato prima.
La pioggia mi
aveva appiccicato i capelli alla fronte, non respiravo ancora
normalmente ed ero totalmente abbagliato dal suo sorriso,
così risposi, molto
titubante –Beh, Certo!-
Lei sorrise
ancora, all’ombra del suo cappuccio -Grazie Altair-.
Fu la prima volta
che mi chiamasti per nome.
Mi
svegliai di soprassalto.
Vega dormiva
profondamente accanto a me, le mani sotto la guancia come cuscino,
le morbide labbra un po’ aperte.
Ma, nonostante
amassi sempre più saggiarle o anche solo ammirarle, quella
volta
passarono quasi inosservate, tant’ero preso dalla cicatrice
sull’occhio.
Quanto di vero
c’era nel sogno? Davvero
io e Vega...? Come avevo potuto dimenticarlo?
Ero davvero
tentato di svegliarla e chiedere spiegazioni, sapere se anche lei
ricordava o se era solo un frutto della mia immaginazione.
Ma non ne ebbi il
coraggio, per tanti motivi.
Il primo, il
più banale, era che Vega stava dormendo così
profondamente (specie
dopo la giornata estenuante che aveva passato ad allenarsi con Abbas).
Il secondo,
già più accettabile, era il mio generale
imbarazzo per tutto quello
che riguardava Vega. E poi perché ero anche offeso... Se
ricordava Bashir, di
certo doveva ricordare anche me! Perché, allora, non me lo
aveva detto?
Forse non voleva
che io ricordassi, perché non voleva avere trascorsi con me?
E, comunque, era
di certo più difficile seguire i miei sentimenti piuttosto
che
gli slanci... famelici... del mio corpo.
E terzo, proprio
riguardo a questo, dopo averla svegliata, forte soprattutto
dell’immagini
del suo corpo che il massaggio mi aveva offerto, dopo averla vista
inumidirsi
le labbra e guardarmi un po’ assonnata negli occhi... credo
proprio che del
sogno me ne sarei completamente dimenticato.
Troppo preso a
fare altro.
1:
I Fray, resi
famosi dalla canzone “How to save
a life”, che sicuramente riconoscereste ascoltandola, hanno
avuto l’incarico di
introdurre questo secondo spin-off.
Questa volta ho scelto di parlare dal punto
di vista di Altair.
Vi consiglio di
leggere la nota dopo il capitolo, perché sicuramente ci
saranno
degli spoiler! ^^
Avete
letto? Beh, che ne pensate?
Immaginarselo
bambino, più innocente, tenero e coccoloso è
stato un po’
disarmante, oltre che divertente. Ma la vera botta è stato
doverlo rendere
quasi incapace di combattere: ALTAIR!!! PROPRIO LUI! CHE NON COMBATTE!!!
Insomma, un
trauma.
Però
è stato emozionante!
Certo, potrà sembrare un cliché scontato far
vedere
che i protagonisti in realtà già si conoscessero
e bla bla...
Ma abbiate fede
in me, nulla è (reale) come sembra.
Passiamo, dunque,
al perché di “Over my Head”: Se
analizzassimo tutto il testo,
ammetto che non troveremmo una grandissima corrispondenza tra la storia
e il
significato della canzone, ma ho trovato in quell’unico verso
il succo delle “preoccupazioni"
di Altair...
E' chiaro che,
scoprendo di aver conosciuto Vega prima che Al Mualim la richiamasse
dalla Cina, Altair sia destabilizzato dalla coincidenza, ma uno dei
sentimenti che
lo attanagliano immediatamente è quello del
“Perché non me lo ha detto? Non
vuole che io ricordi perché...” (Sto
diventando quella parte che non dura?Ti sto perdendo senza volerlo....).
Ma
lui non è decisamente il tipo che lascia fare tutto agli
eventi, anzi, sappiamo
che un po’ prepotente... specie
quando vuole qualcosa.
E ormai
l’ha quasi ammesso anche a se stesso che quel qualcosa che
vuole è Vega
e, se anche lei avesse deciso di tacere l’avvenimento per
allontanarlo, Altair
di certo non si farà fermare dalla reticenza della ragazza,
se è davvero deciso a conquistarla: Lui ottiene sempre quello
che vuole! (Ma
non permetterò che tutto finisca finché non
saremo noi a dargli fuoco!)