Salve a
tutti. Questa è la mia
prima fanfic sui Tokio Hotel. So di non essere molto brava, ma a me
piace molto
scrivere, perciò ho voluto fare quest’
esperimento. Vi prego di recensire,
almeno per farmi sapere eventuali errori, critiche, consigli, e magari
se avete
un po’ apprezzato. Se vi va di leggere un’altra
fanfic sempre su i Tokio Hotel
vi consiglio Lullaby for Emily di _Princess_. (il
mio mito); E’ una delle più belle che
abbia mai avuto la fortuna di
leggere.
Detto questo,
vi lascio alla storia.
Eliana
-Sisi
svegliati!- disse dolcemente.
Come non detto.
La bambina
continuava a dormire beatamente nella
sua tutina blu con le stelline gialle.
Neanche un
paio di baci riuscirono a svegliarla.
Le dispiaceva,
ma se non arrivava in tempo ad
accompagnarla a scuola avrebbero chiuso il cancello.
La prese in
braccio senza fatica, e la portò al
piano di sotto; come ogni mattina inserì il cd che la bimba
aveva pregato tanto
comprasse ,attratta dalla copertina, nel lettore. Premette play.
A lei
personalmente quella canzone la intristiva
in po’, era bella certo, ma cupa, invece a Sisi riusciva a
svegliarla
lentamente a poco a poco, senza scossoni, con il sorriso sulle labbra,
facendole
cantare con la sua vocina le ultime parole.
-...No
turning back…- sorrise. Poi
aprì i suoi vispi occhietti azzurro intenso,
diede un bacio alla sorella e scese frettolosamente dalle sue braccia.
Iniziò a
correre nella loro stanza per iniziare a vestirsi: si,
perché guai se qualcuno
provava ad aiutarla. Voleva farlo da sola. Il solo problema era che
appena
riusciva dalla stanza aveva inevitabilmente o la maglietta messa al
contrario,
o la gonnellina con le etichette e le cuciture che si vedevano
dappertutto.
Quel giorno fu
abbastanza veloce. Appena ebbe
finito si fermò sotto l’arco della porta,
dovendosi sorbire lo sguardo
indagatore della sorella su come aveva messo i vestiti.
-Sisi!-
tuonò.
La bimba emise
un gridolino per lo spavento, come
se era stata scoperta in flagrante, come suo solito, a mangiare i
biscotti al
cioccolato appena sfornati.
-Questa
mattina no! Ti sembra il caso?! Anche
oggi che siamo in ritardo?!-disse la sorella maggiore che
sbuffò sonoramente; Ma
si disse che non aveva tempo per occuparsi dei capricci di Sisi, che
come ogni
mattina, invece di mettersi la gonna della divisa scolastica si
ostinava a
mettersi i pantaloni. Gli indicò la tazza di latte con
Sorrise al
pensiero della sorellina che odiava il
rosa e le barbie, e che adorava collezionare insetti ,guardare in TV i
Power
Ranger, Occhi di Gatto, e le Tartarughe ninja, che adorava solo una
principessa
Disney, Mulan, che coraggiosamente si traveste da
uomo, prende il posto del
padre malato e parte in groppa al suo fidato cavallo per il campo di
addestramento.
Le
mandò un veloce bacio e ammiccò facendole
capire che solo per quella volta poteva tenere i pantaloni.
Il viso della
bambina, prima imbronciato, fu
illuminato da un grande sorriso che metteva in mostra tutti i suoi
piccoli
dentini ben allineati.
-Azie!- Sisi
scese veloce dallo sgabello dove si
era seduta per bere il latte e abbracciò di slancio la
sorella.
-Prego, prego,
ora bevi il latte con i
biscottini,che io vado a vestirmi- rispose l’altra dandole un
bacino sulla
punta del naso e prendendola in braccio per aiutarla a farla sedere
nella
sediolina che prima era stata “scalata” con
difficoltà.
La sorella
maggiore andò velocemente nella loro
camera, si vestì ,cercando nel mentre di mettere in precario
ordine i vestiti
sparsi da Sisi momenti prima.
Poi prese il
suo zaino, spense
Si disse che
non poteva proprio permettersi di essere
in ritardo, particolarmente quel giorno che avrebbe avuto la terza
prova degli
esami di stato. Latino. E aveva una paura folle. Avrebbe voluto che ci
fossero
i suoi genitori a sostenerla, tranquillizzarla, a minimizzare la
difficoltà
dell’ esame e farla irritare. Invece No. Non
c’erano. Da un anno ormai. Ma
ancora non ci aveva fatto l’ abitudine. Per niente.
- Hel
perché sei triste?-
La ragazza si
voltò verso quella creaturina che
non dimostrava per niente 5 anni e mezzo.
Aveva la sua
stessa corporatura quando aveva
quell’ età: molto molto bassa e magrolina; viso
d’angelo e guance un po’
paffutelle incorniciate da corti capelli neri corvini legati in due
codine.
Forse solo in quello non si somigliavano. I suoi capelli erano lunghi,
castano
chiaro. Poi gli occhi erano uguali, azzurri.
-non sono
triste, non preoccuparti, sono solo un
po’ preoccupata per la scuola. Sai oggi devo fare una prova
molto importante
dove mi metteranno anche il voto.- rispose.
-come il
dettato che fa la mia maestra?- chiese
curiosa.
-più
o meno.-
La piccola si
avvicino è l’abbraccio.
-
Anch’io sono un po’ preoccupata quando la mia
maestra vuole fare il dettato, perché ho paura di sbagliare;
Però poi tutto
passa appena inizio a scrivere.- sussurrò nell orecchio di
Hél, come a voler
svelargli un segreto.
-Grazie Sisi.-
le scoccò un bacio nella guancia,
e accortasi dell arrivo dell’ autobus la prese per mano,
apprestandosi a
salire.
In pochi
minuti arrivarono alla scuola
elementare, dove Sisi frequentava la prima classe. Fecero una corsa per
arrivare in tempo, prima della chiusura del grande cancello, dopo il
susseguirsi delle veloci e ripetitive raccomandazioni della sorella, la
piccola
era pronta a correre dalle sue amichette, preoccupata che qualcuno
avesse
potuto rubargli il posto del suo banco preferito.
Altri invece
erano i problemi che assillavano
Hel.
Cosa avrebbe
fatto dopo il diploma?
Ora che era
diventata maggiorenne i servizi
sociali le davano una mano economicamente solo per la sua sorellina; ma
quei
soldi bastavano a malapena a pagare l’affitto. La loro
vecchia casa era stata
confiscata subito dopo la morte dei suoi genitori, la borsa era
crollata e suo
padre aveva investito tutto su quei titoli, anche la casa; parenti non
ne
avevano, e all’ epoca le dissero che l’unica
possibilità era l’orfanotrofio; ma
lei di quel posto non voleva sentirne neanche parlare, sapeva quanto
sarebbe
stato traumatico per la sorellina, che già era molto scossa
dall accaduto. Perciò
solo grazie ad un amica di sua mamma, Giulia, era riuscita a convincere
l’assistente sociale a farle visita una volta ogni due
settimane, nella nuova
casa che avrebbero affittato, e ad affidarla a lei, anche se
all’ epoca era ancora
minorenne.
La terza prova
scritta andò abbastanza bene, e
tutto sommato anche l’esame orale visto che era riuscita a
prendere 80 su 100.
La scuola era finita, era luglio ormai, ed economicamente le cose non
andavano certo
molto bene: doveva pagare le bollette, il cibo, l’affitto e
anche il Grest,dove
lasciava di mattina Sisi per non farla stare da sola a casa; I risparmi
erano
quasi finiti e riusciva a stento ad andare avanti con i 300 euro dei
servizi
sociali; Quello che riusciva a racimolare in più proveniva
dal suo temporaneo
impiego come tuttofare in una stazione radiofonica famosa, il cui
avvocato,
Giulia, l’aveva segnalata , ed era riuscita a prendere il
posto soprattutto per
la sua bravura nelle lingue straniere. Ma ancora non le erano servite a
niente,
perché la sua unica mansione era accontentare Walter
Cirillo, spocchioso interviewer
ufficiale della radio. Radio S.A.S. : star actor and singer for you,
nome
alquanto bizzarro e imbarazzante, pensava spesso.
Hél
aveva facilmente fatto amicizia con i suo
colleghi, anche con Carlotta, una tutto fare come lei, ma con il solo
vantaggio/svantaggio di dover accogliere i cantanti o gli attori che
dovevano
essere intervistati.
Bhè,
forse da una parte, era meglio che l’
incarico fosse stato affidato a Carlotta, perché lei non se
ne intendeva molto
di “star”, soprattutto quelle nascenti. I suoi
unici idoli, a differenza delle coetanee
che seguivano le mode del momento, erano gli evergreen, cantanti che
comunque
avevano 10 anni di carriera,e che quando cantavano trasmettevano
qualcosa;
odiava i nuovi gruppi, quelli che sapevano a malapena rockeggiare, il
loro
rumore, quelli che tra qualche anno non si sarebbero più
visti.
Quel giorno di
metà luglio era particolarmente afoso,
cosa che accentuava il fastidio della divisa attillata e striminzita,
cioè una
minigonna azzurra, scarpe con trampoli di
Già
era già la seconda volta che percorreva in
quella direzione il corridoio, sicuramente non agevolata da delle
scarpe che
avrebbe immediatamente buttato nella discarica.
Mister
superbia aveva chiesto un tè alla menta.
Lei da brava assistente schiavizzata, (che avrebbe volentieri e senza
rimorsi cianurizzato la bevanda), glielo aveva preparato come
ogni giorno:
tè, tre foglie di menta piperita fresca, e 3 cubetti di
ghiaccio. Ma no!, a lui
non andava bene!
Quando era
entrata per la priva volta per dargli
il tè, aveva fatto poco caso ai presenti, si ricordava
vagamente un biondino
con i capelli rasta, un altro con i capelli corti e un capellino verde,
un
ragazzo con i capelli portati lunghetti sulle spalle, e poi un altro,
quello
che l’aveva colpita di più, con i capelli sparati
letteralmente in aria, tratti
femminili, e truccato con ombretto e matita nera.
Gli aveva dato
il tè, e dovuto sopportare quella
faccia di un interviewer coglione che la guardava come per dire
“ma tutte le
stupide da noi le fanno lavorare?”, alla quale lei
rispose silenziosamente con un
espressione facciale da “che cazzo c’è
che non va?!”
- è
caldo- allora proferì.
Hel
strabuzzò gli occhi. Come poteva dire che era
caldo?!
-Portane dell
altro, e metti ancora più
ghiaccio.-
Era Furiosa,
totalmente furiosa, tanto che
immaginava con un sadico piacere di mettergli quel bicchiere rovesciato
sulla
sua testa malata a mo di cappello, ma
non potette evitare di sentire un mormorio in una lingua diversa,
tedesco.
-guarda
che
gambe la ragazzina...- bisbigliò il rasta
stuzzicandosi il pearcing che
portava al labbro inferiore, sicuro che l’ apprendista non
conoscesse la sua
lingua. Per quel commento si rimediò una gomitata nello
stomaco dal ragazzo
elettrochoccato che si guardò intorno tranquillizzato dalla
assenza momentanea
di Elsa, la traduttrice, e due occhiate d’ assenso dagli
altri due.
-io
personalmente non ci penserei due volte a farmela...se già
non ci
pensa lui.- continuò
il rasta indicando Walter.
-dai Tom! Non
sono mica tutte troie. Lei non mi sembra...- replicò
quello che sembrava suo fratello dalla somiglianza.
-si...si fanno
tanto le santarelline...-
-Tom!- lo ammonirono
i tre.
Hél
fece finta di niente.
Se ne
andò soltanto sbattendo quasi
percettibilmente la porta.
Neanche cinque
minuti dopo la riaprì con un
bicchiere di tè alla menta e 6 cubetti di ghiaccio.
Appena lo
posò sul tavolo Walter si girò verso di
lei con una faccia esasperata.
-Avevo detto
tè al limone!- quasi urlò.
-Ma..-
provò a ribattere lei
-Niente ma! Al
limone!-
Hel era
mortificata, e in pochi secondi gli
lanciò tutte le maledizioni che conosceva, nella sua testa
naturalmente, perché
l’ultima cosa che voleva era perdere il posto.
-ma
questo
è proprio un coglione!- sentì
sussurrare distintamente. Sempre in tedesco.
Lei non fu capace di trattenere un sorrisino di soddisfazione. Si
voltò
impercettibilmente verso di loro.
-oh..
non
avete idea quanto!- rispose nella loro lingua.
Bhè
stupore è dire poco di quello che si dipinse
nelle loro facce. Forse si potrebbe descrivere come
“consapevolezza di aver
fatto una figura di merda, anzi, due!”.
Hél
però non si scompose più di tanto, prese con
eleganza il vassoio con lo sfortunato tè, e uscì
dalla stanza, non prima di
aver sorriso di nuovo ai quattro che erano ancora leggermente
sbigottiti.
Lei non sapeva
il perché, ma quei ragazzi le
erano simpatici, non li conosceva è vero; ma
c’è sempre una prima impressione
no?! E a lei nonostante i commenti di Tom, mitigati da quelli di Bill ,
le
avevano fatto una buona impressione. Sicuramente non faceva parte di
quelle
persone che si soffermavano alle apparenze, perciò ad
esempio non aveva nulla
da dire contro lo “style” di Bill; si vedeva che
lui era a suo agio in quel
modo, e poi a dirla tutta non stava neanche male. Gli donava quel look,
sembrava fatto a posta per lui.
Quando
ritornò, dieci minuti dopo, nella stanza
per dare il tè all “interviewer
coglione”, l’intervista era già finita e
fortunatamente Walter era anche più tranquillo, infatti
accettò quel tè con due
fette di limone e cinque cubetti di ghiaccio, come il regalo da sempre
sognato.
La mattinata perciò trascorse priva di ulteriori
“fatti” interessanti, lei continuava
a percorrere i corridoi migliaia di volte come di norma, e Walter era
perseverantemente stronzo. Insomma, tutto era ritornato “alla
normalità” nella
noiosa vita lavorativa di Hél, che comunque sopportava la
qualunque solo al
pensiero che da li a poco avrebbe preso dal grest Sisi, la sua fonte
inesauribile di energia.
Ma la giornata
non era destinata ad essere
riposta nella scatola delle “migliori”
perché quando andò a prendere Sisi la
fermò inaspettatamente la responsabile dei giochi giovanili
estivi,la
responsabile del grest insomma.
-Mi ha
informato l’animatore del gruppo
“coccinelle”, dei bambini coetanei di sua sorella,
che Euphrasie ha dei
problemi con i compagni.- sentenziò seria.
-che genere di
problemi?- chiese confusa.
- è
scontrosa, schiva, non socializza, ha quasi
fatto a pugni con un compagnetto.- rispose alterata.
-......-
-Quando
l’animatore la riprende e cerca di
spiegarle qualcosa lei si mette a cantare o a risponderle in altre
lingue.-
Che bella
giornata! Pensò
Hel. In pratica questa, mi sta volendo dire
che
la mia sorellina è una specie di pazza teppista?!, e
poi...con me lei non ha mai
parlato altre lingue, mi ha soltanto pregato qualche volta di parlare
nella
lingua dei nostri genitori. Tedesco e Francese. Ma sembrava che lei non
capisse..!- rifletté.
-Insomma
signorina, noi non vogliamo avere altri
problemi con genitori che vengono a lamentarsi perché i
figli sono ritornati a
casa con dei lividi. Se sua sorella continua con quest’
atteggiamento poco
consono alle regole saremo con rammarico costretti a non accettarla nel
gruppo “coccinelle”.-
Forse
sarà stato il caldo, l’esaurimento nervoso
che minacciava di abbattersi su di lei, le preoccupazioni accumulate di
un paio
di mesi, la giornata che tirate le somme era stata uno schifo, che la
portò a
rispondere così.
-Non
c’è bisogno di “non
accettarla”, non è un
pacco postale!, la tolgo io da questo schifo di Grest! E non si
preoccupi che l’anno
prossimo vedrà drasticamente calate le iscrizioni! Sono
anche un ottima
propagandista.- concluse la conversazione.
E con un sorrisetto a dir poco rassicurante prese in braccio sua sorella, che intanto era rimasta seduta nell’ androne, e si diresse verso casa.
please recensite! accetto anche supercritiche!