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Autore: ElianaTitti    22/05/2008    15 recensioni
La bambina continuava a dormire beatamente nella sua tutina blu con le stelline gialle. Neanche un paio di baci riuscirono a svegliarla. Le dispiaceva, ma se non arrivava in tempo ad accompagnarla a scuola avrebbero chiuso il cancello. La prese in braccio senza fatica, e la portò al piano di sotto; come ogni mattina inserì il cd che la bimba aveva pregato tanto comprasse ,attratta dalla copertina, nel lettore. Premette play. A lei personalmente quella canzone la intristiva in po’, era bella certo, ma cupa, invece a Sisi riusciva a svegliarla lentamente a poco a poco, senza scossoni, con il sorriso sulle labbra, facendole cantare con la sua vocina le ultime parole. -...No turning back…-
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Questa è la mia prima fanfic sui Tokio Hotel. So di non essere molto brava, ma a me piace molto scrivere, perciò ho voluto fare quest’ esperimento. Vi prego di recensire, almeno per farmi sapere eventuali errori, critiche, consigli, e magari se avete un po’ apprezzato. Se vi va di leggere un’altra fanfic sempre su i Tokio Hotel vi consiglio Lullaby for Emily di _Princess_. (il mio mito); E’ una delle più belle che abbia mai avuto la fortuna di leggere.

 

Detto questo, vi lascio alla storia.

                           Eliana

 

 

 

 

 

-Sisi svegliati!- disse dolcemente.

Come non detto.

La bambina continuava a dormire beatamente nella sua tutina blu con le stelline gialle.

Neanche un paio di baci riuscirono a svegliarla.

Le dispiaceva, ma se non arrivava in tempo ad accompagnarla a scuola avrebbero chiuso il cancello.

La prese in braccio senza fatica, e la portò al piano di sotto; come ogni mattina inserì il cd che la bimba aveva pregato tanto comprasse ,attratta dalla copertina, nel lettore. Premette play.

A lei personalmente quella canzone la intristiva in po’, era bella certo, ma cupa, invece a Sisi riusciva a svegliarla lentamente a poco a poco, senza scossoni, con il sorriso sulle labbra, facendole cantare con la sua vocina le ultime parole.

-...No turning back…- sorrise. Poi aprì i suoi vispi occhietti azzurro intenso, diede un bacio alla sorella e scese frettolosamente dalle sue braccia. Iniziò a correre nella loro stanza per iniziare a vestirsi: si, perché guai se qualcuno provava ad aiutarla. Voleva farlo da sola. Il solo problema era che appena riusciva dalla stanza aveva inevitabilmente o la maglietta messa al contrario, o la gonnellina con le etichette e le cuciture che si vedevano dappertutto.

Quel giorno fu abbastanza veloce. Appena ebbe finito si fermò sotto l’arco della porta, dovendosi sorbire lo sguardo indagatore della sorella su come aveva messo i vestiti.

-Sisi!- tuonò.

La bimba emise un gridolino per lo spavento, come se era stata scoperta in flagrante, come suo solito, a mangiare i biscotti al cioccolato appena sfornati.

-Questa mattina no! Ti sembra il caso?! Anche oggi che siamo in ritardo?!-disse la sorella maggiore che sbuffò sonoramente; Ma si disse che non aveva tempo per occuparsi dei capricci di Sisi, che come ogni mattina, invece di mettersi la gonna della divisa scolastica si ostinava a mettersi i pantaloni. Gli indicò la tazza di latte con la Yellow Ranger, che aveva premurosamente scelto, reduce da una furiosa bambina che un paio di giorni prima lanciava in 1000 pezzi una tazza con Barbie Raperonzolo.

Sorrise al pensiero della sorellina che odiava il rosa e le barbie, e che adorava collezionare insetti ,guardare in TV i Power Ranger, Occhi di Gatto, e le Tartarughe ninja, che adorava solo una principessa Disney, Mulan, che coraggiosamente si traveste da uomo, prende il posto del padre malato e parte in groppa al suo fidato cavallo per il campo di addestramento.

 

Le mandò un veloce bacio e ammiccò facendole capire che solo per quella volta poteva tenere i pantaloni.

Il viso della bambina, prima imbronciato, fu illuminato da un grande sorriso che metteva in mostra tutti i suoi piccoli dentini ben allineati.

-Azie!- Sisi scese veloce dallo sgabello dove si era seduta per bere il latte e abbracciò di slancio la sorella.

-Prego, prego, ora bevi il latte con i biscottini,che io vado a vestirmi- rispose l’altra dandole un bacino sulla punta del naso e prendendola in braccio per aiutarla a farla sedere nella sediolina che prima era stata “scalata” con difficoltà.

La sorella maggiore andò velocemente nella loro camera, si vestì ,cercando nel mentre di mettere in precario ordine i vestiti sparsi da Sisi momenti prima.

Poi prese il suo zaino, spense la TV che trasmetteva i cartoni animati, e  prendendo la sorellina per mano si diresse verso la fermata dell’ autobus, quasi puntuale.

Si disse che non poteva proprio permettersi di essere in ritardo, particolarmente quel giorno che avrebbe avuto la terza prova degli esami di stato. Latino. E aveva una paura folle. Avrebbe voluto che ci fossero i suoi genitori a sostenerla, tranquillizzarla, a minimizzare la difficoltà dell’ esame e farla irritare. Invece No. Non c’erano. Da un anno ormai. Ma ancora non ci aveva fatto l’ abitudine. Per niente.

- Hel perché sei triste?-

La ragazza si voltò verso quella creaturina che non dimostrava per niente 5 anni e mezzo.

Aveva la sua stessa corporatura quando aveva quell’ età: molto molto bassa e magrolina; viso d’angelo e guance un po’ paffutelle incorniciate da corti capelli neri corvini legati in due codine. Forse solo in quello non si somigliavano. I suoi capelli erano lunghi, castano chiaro. Poi gli occhi erano uguali, azzurri.

-non sono triste, non preoccuparti, sono solo un po’ preoccupata per la scuola. Sai oggi devo fare una prova molto importante dove mi metteranno anche il voto.- rispose.

-come il dettato che fa la mia maestra?- chiese curiosa.

-più o meno.-

La piccola si avvicino è l’abbraccio.

- Anch’io sono un po’ preoccupata quando la mia maestra vuole fare il dettato, perché ho paura di sbagliare; Però poi tutto passa appena inizio a scrivere.- sussurrò nell orecchio di Hél, come a voler svelargli un segreto.

-Grazie Sisi.- le scoccò un bacio nella guancia, e accortasi dell arrivo dell’ autobus la prese per mano, apprestandosi a salire.

 

In pochi minuti arrivarono alla scuola elementare, dove Sisi frequentava la prima classe. Fecero una corsa per arrivare in tempo, prima della chiusura del grande cancello, dopo il susseguirsi delle veloci e ripetitive raccomandazioni della sorella, la piccola era pronta a correre dalle sue amichette, preoccupata che qualcuno avesse potuto rubargli il posto del suo banco preferito.

Altri invece erano i problemi che assillavano Hel.

Cosa avrebbe fatto dopo il diploma?

Ora che era diventata maggiorenne i servizi sociali le davano una mano economicamente solo per la sua sorellina; ma quei soldi bastavano a malapena a pagare l’affitto. La loro vecchia casa era stata confiscata subito dopo la morte dei suoi genitori, la borsa era crollata e suo padre aveva investito tutto su quei titoli, anche la casa; parenti non ne avevano, e all’ epoca le dissero che l’unica possibilità era l’orfanotrofio; ma lei di quel posto non voleva sentirne neanche parlare, sapeva quanto sarebbe stato traumatico per la sorellina, che già era molto scossa dall accaduto. Perciò solo grazie ad un amica di sua mamma, Giulia, era riuscita a convincere l’assistente sociale a farle visita una volta ogni due settimane, nella nuova casa che avrebbero affittato, e ad affidarla a lei, anche se all’ epoca era ancora minorenne.

 

 

 

La terza prova scritta andò abbastanza bene, e tutto sommato anche l’esame orale visto che era riuscita a prendere 80 su 100. La scuola era finita, era luglio ormai, ed economicamente le cose non andavano certo molto bene: doveva pagare le bollette, il cibo, l’affitto e anche il Grest,dove lasciava di mattina Sisi per non farla stare da sola a casa; I risparmi erano quasi finiti e riusciva a stento ad andare avanti con i 300 euro dei servizi sociali; Quello che riusciva a racimolare in più proveniva dal suo temporaneo impiego come tuttofare in una stazione radiofonica famosa, il cui avvocato, Giulia, l’aveva segnalata , ed era riuscita a prendere il posto soprattutto per la sua bravura nelle lingue straniere. Ma ancora non le erano servite a niente, perché la sua unica mansione era accontentare Walter Cirillo, spocchioso interviewer ufficiale della radio. Radio S.A.S. : star actor and singer for you, nome alquanto bizzarro e imbarazzante, pensava spesso.

Hél aveva facilmente fatto amicizia con i suo colleghi, anche con Carlotta, una tutto fare come lei, ma con il solo vantaggio/svantaggio di dover accogliere i cantanti o gli attori che dovevano essere intervistati.

Bhè, forse da una parte, era meglio che l’ incarico fosse stato affidato a Carlotta, perché lei non se ne intendeva molto di “star”, soprattutto quelle nascenti. I suoi unici idoli, a differenza delle coetanee che seguivano le mode del momento, erano gli evergreen, cantanti che comunque avevano 10 anni di carriera,e che quando cantavano trasmettevano qualcosa; odiava i nuovi gruppi, quelli che sapevano a malapena rockeggiare, il loro rumore, quelli che tra qualche anno non si sarebbero più visti.

Quel giorno di metà luglio era particolarmente afoso, cosa che accentuava il fastidio della divisa attillata e striminzita, cioè una minigonna azzurra, scarpe con trampoli di 7 cm, e camicettina leggera di cotone; poi se si aggiunge un Walter, già abbastanza arrogante e borioso nei giorni “si”, in quella mattina nel pieno di uno dei suoi giorni decisamente “no”; e si mescola accuratamente di può osservare la miscela : “giornata da buttare”, in più quella mattina dire che a “Cirillo il pazzo” non gli andava bene niente era un eufemismo, era nervosetto perché nel bel mezzo di un intervista, anche se non “on air”, con un gruppo musicale abbastanza noto. Non si ricordava bene il nome, forse accennava a qualche città.

 

Già era già la seconda volta che percorreva in quella direzione il corridoio, sicuramente non agevolata da delle scarpe che avrebbe immediatamente buttato nella discarica.

Mister superbia aveva chiesto un tè alla menta. Lei da brava assistente schiavizzata, (che avrebbe volentieri e senza rimorsi cianurizzato la bevanda), glielo aveva preparato come ogni giorno: tè, tre foglie di menta piperita fresca, e 3 cubetti di ghiaccio. Ma no!, a lui non andava bene!

Quando era entrata per la priva volta per dargli il tè, aveva fatto poco caso ai presenti, si ricordava vagamente un biondino con i capelli rasta, un altro con i capelli corti e un capellino verde, un ragazzo con i capelli portati lunghetti sulle spalle, e poi un altro, quello che l’aveva colpita di più, con i capelli sparati letteralmente in aria, tratti femminili, e truccato con ombretto e matita nera.

Gli aveva dato il tè, e dovuto sopportare quella faccia di un interviewer coglione che la guardava come per dire “ma tutte le stupide da noi le fanno lavorare?”, alla quale lei rispose silenziosamente con un espressione facciale da “che cazzo c’è che non va?!”

- è caldo- allora proferì.

Hel strabuzzò gli occhi. Come poteva dire che era caldo?!

-Portane dell altro, e metti ancora più ghiaccio.-

Era Furiosa, totalmente furiosa, tanto che immaginava con un sadico piacere di mettergli quel bicchiere rovesciato sulla sua testa malata a mo di cappello,  ma non potette evitare di sentire un mormorio in una lingua diversa, tedesco.

-guarda che gambe la ragazzina...- bisbigliò il rasta stuzzicandosi il pearcing che portava al labbro inferiore, sicuro che l’ apprendista non conoscesse la sua lingua. Per quel commento si rimediò una gomitata nello stomaco dal ragazzo elettrochoccato che si guardò intorno tranquillizzato dalla assenza momentanea di Elsa, la traduttrice, e due occhiate d’ assenso dagli altri due.

-io personalmente non ci penserei due volte a farmela...se già non ci pensa lui.- continuò il rasta indicando Walter.

-dai Tom! Non sono mica tutte troie. Lei non mi sembra...- replicò quello che sembrava suo fratello dalla somiglianza.

-si...si fanno tanto le santarelline...-

-Tom!- lo ammonirono i tre.

Hél fece finta di niente.

Se ne andò soltanto sbattendo quasi percettibilmente la porta.

Neanche cinque minuti dopo la riaprì con un bicchiere di tè alla menta e 6 cubetti di ghiaccio.

Appena lo posò sul tavolo Walter si girò verso di lei con una faccia esasperata.

-Avevo detto tè al limone!- quasi urlò.

-Ma..- provò a ribattere lei

-Niente ma! Al limone!-

Hel era mortificata, e in pochi secondi gli lanciò tutte le maledizioni che conosceva, nella sua testa naturalmente, perché l’ultima cosa che voleva era perdere il posto. 

-ma questo è proprio un coglione!- sentì sussurrare distintamente. Sempre in tedesco. Lei non fu capace di trattenere un sorrisino di soddisfazione. Si voltò impercettibilmente verso di loro.

-oh.. non avete idea quanto!- rispose nella loro lingua.

Bhè stupore è dire poco di quello che si dipinse nelle loro facce. Forse si potrebbe descrivere come “consapevolezza di aver fatto una figura di merda, anzi, due!”.

Hél però non si scompose più di tanto, prese con eleganza il vassoio con lo sfortunato tè, e uscì dalla stanza, non prima di aver sorriso di nuovo ai quattro che erano ancora leggermente sbigottiti.

Lei non sapeva il perché, ma quei ragazzi le erano simpatici, non li conosceva è vero; ma c’è sempre una prima impressione no?! E a lei nonostante i commenti di Tom, mitigati da quelli di Bill , le avevano fatto una buona impressione. Sicuramente non faceva parte di quelle persone che si soffermavano alle apparenze, perciò ad esempio non aveva nulla da dire contro lo “style” di Bill; si vedeva che lui era a suo agio in quel modo, e poi a dirla tutta non stava neanche male. Gli donava quel look, sembrava fatto a posta per lui.

 

Quando ritornò, dieci minuti dopo, nella stanza per dare il tè all “interviewer coglione”, l’intervista era già finita e fortunatamente Walter era anche più tranquillo, infatti accettò quel tè con due fette di limone e cinque cubetti di ghiaccio, come il regalo da sempre sognato. La mattinata perciò trascorse priva di ulteriori “fatti” interessanti, lei continuava a percorrere i corridoi migliaia di volte come di norma, e Walter era perseverantemente stronzo. Insomma, tutto era ritornato “alla normalità” nella noiosa vita lavorativa di Hél, che comunque sopportava la qualunque solo al pensiero che da li a poco avrebbe preso dal grest Sisi, la sua fonte inesauribile di energia.

 

Ma la giornata non era destinata ad essere riposta nella scatola delle “migliori” perché quando andò a prendere Sisi la fermò inaspettatamente la responsabile dei giochi giovanili estivi,la responsabile del grest insomma.

-Mi ha informato l’animatore del gruppo “coccinelle”, dei bambini coetanei di sua sorella, che Euphrasie ha dei problemi con i compagni.- sentenziò seria.

-che genere di problemi?- chiese confusa.

- è scontrosa, schiva, non socializza, ha quasi fatto a pugni con un compagnetto.- rispose alterata.

-......-

-Quando l’animatore la riprende e cerca di spiegarle qualcosa lei si mette a cantare o a risponderle in altre lingue.-

Che bella giornata! Pensò Hel. In pratica questa, mi sta volendo dire che la mia sorellina è una specie di pazza teppista?!, e poi...con me lei non ha mai parlato altre lingue, mi ha soltanto pregato qualche volta di parlare nella lingua dei nostri genitori. Tedesco e Francese. Ma sembrava che lei non capisse..!- rifletté.

-Insomma signorina, noi non vogliamo avere altri problemi con genitori che vengono a lamentarsi perché i figli sono ritornati a casa con dei lividi. Se sua sorella continua con quest’ atteggiamento poco consono alle regole saremo con rammarico costretti a non accettarla nel gruppo “coccinelle”.-

Forse sarà stato il caldo, l’esaurimento nervoso che minacciava di abbattersi su di lei, le preoccupazioni accumulate di un paio di mesi, la giornata che tirate le somme era stata uno schifo, che la portò a rispondere così.

-Non c’è bisogno di “non accettarla”, non è un pacco postale!, la tolgo io da questo schifo di Grest! E non si preoccupi che l’anno prossimo vedrà drasticamente calate le iscrizioni! Sono anche un ottima propagandista.- concluse la conversazione.

E con un sorrisetto  a dir poco rassicurante prese in braccio sua sorella, che intanto era rimasta seduta nell’ androne, e si diresse verso casa.

please recensite! accetto anche supercritiche!

  
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