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Autore: Kia85    30/12/2013    5 recensioni
Sequel di "Kiss me"
La promessa di John di mostrare il suo regalo a Paul si compie la notte di Natale.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My present is you'
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Note dell’autrice #1: piccola premessa per dire che, come avevo promesso, questa storia di Natale è il seguito di “Kiss me”, la storia per il compleanno di John, che trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2210773&i=1

E quindi…

 

Buon Natale a John, a Paul e a tutti voi. <3

 

 

Let it snow

 

 

John sospirò per la… ventesima? Trentesima volta?

Chi lo sapeva con certezza?

Quella festa era una tortura, la più lenta e dolorosa. Una tortura che era costretto a sopportare con il sorriso sulle labbra.

Era la vigilia di Natale e il Jacaranda aveva organizzato una grande serata per le imminenti festività. Loro erano stati ingaggiati per suonare per almeno un'ora, e per il resto della serata erano liberi di godersi lo spettacolo.

La loro esibizione era andata molto bene. John ne era soddisfatto, anche se, pensandoci su, poteva andare meglio. Lui per esempio era stato particolarmente distratto. Il motivo? Beh, forse perché aspettava quella sera da più di due mesi ormai e forse perché Paul accanto a lui continuava a flirtare con il pubblico, in particolare con Dot, la piccola e onnipresente Dot.

Dot che lo seguiva docile dovunque andasse.

Dot che rideva sofficemente ad ogni sua battuta.

Dot, la ragazza di Paul…

Dot, Dot, sempre Dot!

Dio!

John odiava Dot.

“Stupida Dot!” aveva pensato John, mentre si era avvicinato al microfono per cantare con Paul.

E ora era in piedi, in un angolo buio del locale, a guardare con aria truce Paul che parlava allegramente con George e teneva un braccio saldamente avvolto alle spalle di Dot.

John odiava anche Paul. Dal giorno del compleanno di John, Paul non solo si stava comportando come se non fosse successo assolutamente nulla, ma lo ignorava anche. Non lo cercava più, non andava più a casa sua, non rideva e scherzava con lui come prima, e tutto questo per uno stupido bacio, tutto questo solo perché le sue labbra avevano sfiorato quelle di John. E la cosa che faceva imbestialire John era che era stato Paul a chiedergli di baciarlo di nuovo, baciarlo…com’era? Ah, sì, “In modo appropriato”.

Il ragazzo abbandonò la schiena alla parete con un sospiro frustrato e bevve un sorso di quell’orribile drink.

“Che schifo!” esclamò, sputando il liquore a terra senza farsi tanti problemi.

Cynthia, davanti a lui, lo fissò alzando un sopracciglio.

“Cosa succede?”

“Questa… roba. È terribile!”

“Vado a prenderti qualcos’altro, se vuoi.” si offrì gentilmente Cynthia.

“No, lascia stare. Mi è passata la sete.” sbottò, cercando di sorriderle, ma gli uscì una smorfia sghemba.

Poi la risata genuina di Paul giunse alle sue orecchie, sovrastando tutte le altre voci, e richiamò la sua attenzione. John si voltò a guardarlo, appoggiandosi di nuovo alla parete.

Paul probabilmente stava raccontando a George e Dot un aneddoto dei più stupidi, ma lui con quel carisma unico che l’aveva sempre contraddistinto, riusciva a rendere interessante ed eccitante anche un pomeriggio trascorso a dormire sul divano in salotto. E John amava questo lato di Paul così disperatamente perché era l’esatto suo contrario. Se John era cupo e misterioso come la notte, Paul era una limpida e tiepida giornata di sole.

Perciò il suo sguardo cadeva sempre su Paul, come fossero i poli opposti di una calamita. Si cercavano e si trovavano sempre e John lo osservava in ogni suo movimento, lo guardava come solo lui sapeva fare. Lo guardava come nessun altro meritava di essere guardato in quel modo da lui.

Lo voleva, anche. Lo voleva più di qualunque altra cosa al mondo. Era questo che aveva capito quando l’aveva baciato, quando Paul aveva realizzato la sua richiesta. Mentre lo baciava, sentiva che quello era proprio il posto dove doveva stare, tra le braccia di Paul e sulla sua bocca. Sentiva che non c'era persona più giusta per lui.

E tanto lo desiderava, tanto era impossibile averlo, ora più che mai. Erano così vicini, eppure così lontani. Era una sensazione straziante, essere costretto da Paul a vivere quella situazione che non era né caldo né freddo. Non avevano litigato, ma non erano neanche affiatati come prima.

In verità, John sapeva che era stato un comune accordo, quello di aspettare fino a Natale, ma John non avrebbe mai pensato che un piccolo gesto come quello stupido, meraviglioso bacio potesse cambiare entrambi così drasticamente. Era così difficile, quando si ritrovavano insieme, ascoltare la sua voce mentre parlava a chiunque altro tranne lui, di qualunque cosa e non potergli dire che avrebbe dovuto parlare con lui e guardare lui, perché John l'avrebbe ascoltato per tutta la vita, e perché… diamine! Era un’ardua impresa trattenersi dal chiudere quella bocca con un bacio, di tanto in tanto. O non potergli dire che lo faceva morire un po’ ogni volta che lo toccava, sia che fosse un contatto intenzionale o casuale.

Dannazione!

Altro che fumo, alcool e cazzate varie. Ci stava pensando Paul a farlo diventare matto.

John sbuffò e si costrinse a distogliere lo sguardo da Paul. Si accorse che fuori dalla finestra aveva cominciato a nevicare.

Improvvisamente in quella sala era diventato tutto troppo opprimente, soffocante, troppo rumoroso…

Aveva bisogno di silenzio per mettere in ordine i suoi pensieri.

“Vado a prendere una boccata d’aria, Cyn.”

Aveva bisogno del silenzio della neve.

*****

Paul non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Oh, lui adorava le feste, soprattutto le feste di Natale. Avevano lo straordinario potere di riscaldare l'anima e il corpo, nonostante il freddo.

Tuttavia sentiva che gli mancava qualcosa. John l’aveva evitato per tutta la sera, restandosene in disparte con Cynthia, tranne, ovviamente, quando si erano esibiti. Paul, naturalmente, capiva. In fondo lui era stato il primo a iniziare a evitarlo. Ma d'altra parte, John non poteva pretendere che dopo quel bacio, non cambiasse nulla. Per Paul era cambiato tutto, tutte le certezze che aveva nella sua vita erano crollate dopo che le sue labbra avevano incontrato nel bacio più strabiliante quelle del suo migliore amico. Paul aveva i suoi buoni motivi per evitare John, e il primo era che John lo rendeva pazzo per qualche strano motivo che era  venuto a galla dopo il giorno del compleanno di John.  Paul aveva evitato quell'argomento proprio come aveva evitato John.

Ma ora era arrivato Natale e Natale significava così tante cose quell'anno.

La sua testa era piena di domande e fra tanti dubbi l’unica certezza era che Paul, proprio ora, non voleva più evitare John. Desiderava, al contrario e ardentemente che John lo guardasse negli occhi e gli parlasse con la sua voce profonda almeno una volta. Una volta sarebbe stata sufficiente. Una volta perché era Natale e John gli aveva assicurato che a Natale gli avrebbe parlato di quanto era accaduto il giorno del compleanno. Di quello che aveva capito dopo quel…bacio. Del regalo di John per Paul.

Lui, Paul, non aveva capito proprio nulla all'inizio. Quel gesto l'aveva solo fatto andare in confusione su una questione che non aveva mai dovuto affrontare in tutta la sua vita. E ancora adesso, proprio adesso, in questo preciso momento, faceva fatica ad accettarlo, ma sapeva che ormai era una parte di lui, una parte importante di lui che parlava, parlava, gli diceva tante cose e Paul riusciva a sentirle, anche con il fracasso del locale che lo assordava, fracasso che usava però come scusa per non ascoltare quelle parole, rimandando a lungo il confronto con ciò che aveva ormai reso il suo cuore la propria dimora.

Con la scusa di fumare una sigaretta, Paul riuscì infine ad allontanarsi da Dot e malgrado tutta la confusione e la frustrazione degli ultimi mesi, decise di cercare John.

Ma John non era da nessuna parte, Paul non era riuscito a scorgerlo così come non riusciva a vedere Cynthia. Che se ne fosse andato via senza salutare?

No, era impossibile.

Non voleva crederlo. Non poteva crederlo.

Paul si aggirò freneticamente nel locale, facendosi largo a gomitate tra le persone accalcate, tutte intente a ballare qualche canzone rock suonata discretamente dalla band in azione. Non poteva essere andato via, senza salutarlo, senza avergli augurato buon Natale, senza… senza il suo regalo.

Il cuore gli martellava furiosamente nel petto. Quel figlio di…

“Paul?”

Il giovane si voltò e si ritrovò davanti Cynthia. Improvvisamente il peso che gli opprimeva il petto si dissolse. Forse non se n’era andato…

“Oh, sei qui. Io…ehm, stavo cercando John.”

“E’ uscito un attimo per una boccata d’aria, penso che non si sentisse troppo bene.”

“Allora vado a controllare come sta.” le disse, cercando di dirigersi verso l’uscita.

“Digli di entrare, fuori si muore di freddo.” gli urlò dietro Cynthia.

Paul annuì distrattamente e raggiunse finalmente l’uscita. Si strinse bene il giubbotto al petto e affrontò temerario il freddo di quella sera.

Subito notò che stava nevicando. I fiocchi bianchi e soffici si posavano delicatamente su tutto ciò che incontravano nel loro percorso. Il ragazzo si guardò intorno, ma di John non c’era alcuna traccia. Storse le labbra, mentre un brivido di freddo gli percorreva collo e schiena. Poi si mosse, camminando verso destra, fino a quando non vide che John si era rifugiato in un vicolo stretto e poco illuminato accanto al locale.

Il ragazzo era in piedi, con la schiena contro il muro e una sigaretta fra le labbra. La neve cadeva lentamente, quasi stesse danzando sulle note di un silenzioso valzer, e altrettanto silenziosamente Paul si avvicinò all’amico.

“Ehi!”

“Ehi!”

Ed eccoli, finalmente, gli occhi di John nei suoi e la sua voce nelle sue orecchie. Paul non disse nulla, mentre John prese il pacchetto di sigarette dalla tasca e gliene offrì una. Il giovane accettò l’offerta e un istante dopo John gli accendeva la sigaretta.

“Allora?”

“Allora che?” ripeté John.

“Allora si può sapere come mai sei sparito dalla festa?”

“Ah quello! C’era troppo rumore.” spiegò lui brevemente.

“E qui, invece, si sta meglio?” domandò Paul, stringendo le braccia al petto, “Fa un freddo cane.”

John gli rivolse uno sguardo divertito e poi… poi c’era anche qualcos’altro nel suo sguardo. Qualcosa che Paul non era ben sicuro di aver riconosciuto, ma in qualche modo sapeva cosa significasse.

“Qui c’è silenzio.”

“Silenzio, dici? C’è silenzio anche nello sgabuzzino delle scope.” commentò Paul, soffiando sulle mani per riscaldarle.

John sospirò e il suo respiro, misto al fumo della sigaretta, si trasformò in una nuvoletta di condensa: “Non è uguale.”

“E quale sarebbe la differenza?”

“La neve.”

“La neve?”

“Sì. Quando nevica diventa tutto più silenzioso, non hai mai fatto caso?”

“No, veramente no.”

John sogghignò e tornò a guardare la neve che silenziosamente andava a imbiancare la sporca Liverpool. L'indomani sarebbe sembrata così candida e magica.

Lo sguardo di Paul seguì John, studiando il suo profilo che si stagliava nella notte.

“John?”

“Mm?”

“Cos’hai davvero?”

“Niente.”

E invece era tutto e Paul si sentì tremendamente in colpa. Doveva rimediare alla confusione che si era creata. Era colpa tanto di John quanto di Paul.

“Ma smettila! Cos’è successo? Ti sei comportato male e hai paura che Babbo Natale non ti porti i regali?”

John scrollò le spalle con fare incurante: “Tanto non ha mai azzeccato un solo regalo. Quel vecchio babbione.”

“Mm… come sei difficile. Cosa desideri di così speciale che neanche Babbo Natale riesce a portarti?”

John non rispose. Si limitò a voltarsi verso di lui e sorridergli enigmatico.

Paul aggrottò le sopracciglia perplesso, “Cosa significa quel sorrisetto idiota?”

“Non significa niente.”

“Allora perché non rispondi alla domanda?”

“Non lo vuoi sapere davvero.”

“E’ una cosa sconcia?” esclamò Paul, ridendo, “Tanto sconcia che anche il grande John Lennon se ne vergogna.”

“Non me ne vergogno.”

“Allora dimmelo. Magari posso aiutare Babbo Natale.”

John lo fissò con decisione negli occhi. Gettò la sigaretta a terra e la spense con il piede.

“D’accordo.” disse.

E poi, in un istante John gli tolse la sigaretta dalle labbra, in quello dopo lo baciò e in quello dopo ancora si allontanò da lui.

“Voglio te!”

Paul recepì a malapena il sussurro di John, un po’ per essere stato colto alla sprovvista dal gesto di John, un po’ perché il cuore aveva incominciato a martellare furiosamente nel petto e più su, in gola e nelle orecchie, rendendo tutti i suoi sensi intorpiditi. Ma anche con la vista annebbiata, si era accorto che John stava allontanandosi da lui.

“Ehi!”

Senza neanche pensarci due volte, lo rincorse e lo fermò, parandoglisi davanti.

“Aspetta un attimo, dove stai andando?”

“Dentro, avevi ragione, sai? Fa proprio freddo.”

“Non puoi andartene ora. Non puoi comportarti così e poi lasciarmi ancora senza alcuna spiegazione.”

“Sì, invece. Non vuoi saperlo davvero perché mi odieresti.” spiegò John e fece per andarsene, ma Paul lo afferrò nuovamente, spingendolo contro il muro.

“Questo è perché non mi  conosci davvero, John. Io non potrei mai odiare te.”

La sua voce era sicura e forte, echeggiò nello stretto vicolo, grazie anche al silenzio che scendeva lentamente sulla città insieme alla neve. Paul fu grato che stesse nevicando, perché il suo silenzio ora, gli permetteva di ascoltare davvero ciò che diceva il suo cuore ed erano parole bellissime, parole che lo incoraggiavano a non arrendersi, ad andare avanti nella sua missione, ovvero far parlare finalmente John su quanto stesse accadendo a lui, a loro.

"Perché sei qui, Paul?" gli chiese John e Paul si ritrovò a sbattere le palpebre.

“Cosa?”

“Ho chiesto, perché sei qui, Paul?” ripeté tranquillamente.

Paul rimase un istante a bocca aperta, non sapendo davvero cosa rispondere, e poi si decise a parlare: "Io, io pensavo te ne fossi andato senza...salutare."

“E da quando ti importa?”

“Che cosa significa?” esclamò Paul, lievemente alterato ora.

“Voglio dire, perché tutto questo interesse per me stasera, quando negli ultimi due mesi mi hai quasi ignorato?”

“Perché? Secondo te come dovevo comportarmi, John? Sei stato tu a voler rimandare il discorso.”

“Lo so, ma così… insomma così no, cazzo. Non mi hai mai parlato di tua iniziativa, se il tuo sguardo incrociava il mio era sempre per sbaglio e poi tu voltavi la testa. Non hai idea di quanto sia stato straziante.”

“Allora dimmi quello che devi dirmi una volta per tutte. Avevi promesso di farlo, oggi.” esclamò Paul accalorato, l'espressione del suo volto agitata più che mai e la sua voce tremante.

John lo notò, sorridendo dolcemente fra sé. Poi si morse il labbro pensieroso, prima di trovare cosa dire.

“In realtà, avevo promesso di dirtelo a Natale e noi siamo ancora alla Vigilia.”

“Beh, ma è quasi mezzanotte, potresti dirmelo.” commentò Paul, ridacchiando.

“Prima dimmi perché sei qui." insistette John, il suo sguardo intenso e intento ad accarezzare Paul.

E sotto quello sguardo, Paul sapeva cosa voleva, senza dubbi né altre domande.

“Per questo. Voglio sapere.  È una cosa che mi riguarda, quindi ne ho tutto il diritto.”

“No, non è vero.” rispose John, scuotendo lievemente la testa.

“Ah no?”

“No, sei venuto qui perché sai cosa voglio dirti e vuoi solo farti baciare.”

Paul arrossì tutto d'un tratto e John non ne poteva essere più deliziato. Così lo afferrò per le braccia, attirandolo a sé, proprio mentre il silenzio veniva rotto dai rintocchi della mezzanotte.

“Dimmelo ora, John.” sospirò quasi dolorosamente.

John annuì, poi la sua mano salì lungo il suo braccio, arrivando fino al collo e ricoprì la sua guancia rotonda, avvicinandolo ancor di più a sé, solo per sussurrargli...

“Ti amo, Paul.”

Paul sorrise, il respiro che divenne leggermente accelerato, e avvolse le braccia intorno alla sua vita, stringendosi a lui mentre un brivido percorreva entrambi.

“Lo sapevo, sai?” gli disse, “Lo sapevo da quando è successo.”

“E hai aspettato lo stesso?”

“Certo, volevo  che fosse il mio regalo di Natale.”

John ridacchiò, prima di attirarlo a sé e baciarlo dolcemente sulle labbra, lasciando che il silenzio tornasse nuovamente nello stretto vicolo.

“Buon Natale, Paul.”

 

 

Note dell’autrice #2: yeah, buon Natale a tutti anche se in ritardo.

Spero che la storia sia piaciuta. Ringrazio kiki per la correzione e _SillyLoveSongs_ per la consulenza.

Già che ci sono, vi auguro buon anno.

Kia85

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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