Fandom: Star Trek (Reboot cinematografico)
Genere: fantascienza, romantico
Tipo: one shot
Personaggi: James T. Kirk, Spock
Coppia: pre-slash
Pairing: Kirk/Spock
Rating: PG, verde, K
Avvertimenti: movieverse, OOC
PoV: terza persona
Note: ambientata dopo “Star Trek - Into Darkness” nel periodo in cui
sono a terra per le riparazioni dell’Enterprise.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry
(J.J. Abrams). I personaggi
e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
E viene giù dal ciel…
di Bombay
L’ufficio
era silenzioso, non c’era nessuno oltre a lui. Kirk sollevò gli occhi dal pad e li massaggiò con le dita.
Volse
la testa verso la finestra e rimase a bocca aperta, non si era accorto che aveva
iniziato a nevicare. Si avvicinò alla vetrata per osservare la neve che, lenta,
cadeva sulla città illuminata a festa.
Era
la vigilia di Natale e la passava da solo, ancora.
Tornò
a sedersi alla scrivania e riprese a lavorare, così forse sarebbe
riuscito a smettere di pensare, ma invece di guardare lo schermo tornò ad
osservare la neve candida e immacolata che cadeva giù dal cielo.
“Quel
lieve tuo candor, neve…” si
trovò a mormorare; un groppo gli serrò la gola e dovette deglutire un paio di
volte per scioglierlo.
Il
comunicatore suonò facendolo trasalire “Kirk.”
“Sono
McCoy. Dove sei in questo momento, Jim?”
“Uh…
ecco sono a…”
“Sei
in ufficio” lo interruppe e non era una domanda.
“No,
no…”
“Non
sei bravo a mentire. Se vuoi, puoi raggiungere me e Joanna
al…”
“No, Bones, grazie, goditi tua figlia. Non mi voglio intromettere, non vi
vedete mai…” rispose. Leonard era riuscito a sottrarre la bambina dalle
grinfie della moglie ed era giusto che passassero il Natale insieme, se non
ricordava male, era il primo da parecchio tempo.
“Jim
non passare il Natale da solo” consigliò, dalla sua voce traspariva tutto
l’affetto che provava per lui.
Nuovamente
un nodo gli chiuse la gola e non riuscì a rispondere per un lungo momento.
“Jim…”
“Passa un buon Natale, Leonard. Da un bacio a tua figlia da parte
mia” sussurrò chiudendo la comunicazione.
Decise
che era inutile restare ancora lì, non avrebbe concluso
nulla, era quasi ora di cena, non che avesse particolarmente fame; avrebbe
mangiato un boccone al porto spaziale e sarebbe tornato a casa, anzi sarebbe
andato dritto al suo appartamento: il suo obbiettivo era quello di infilarsi
sotto il piumone e aspettare che il Natale passasse anche quell’anno.
Al
quartier generale della Flotta Stellare non c’era quasi nessuno a parte qualche
guardia annoiata.
L’edificio
era desolatamente vuoto e silenzioso, ma cosa ci si poteva aspettare alla
vigilia di Natale? Tutti gli ufficiali erano in congedo e i cadetti tornavano a
casa per le vacanze.
Indossò
il cappotto grigio, sovrappensiero entrò nell’ascensore, e ne uscì al pian
terreno senza alzare lo sguardo da terra.
Desiderava
solo andarsene da lì senza incontrare nessuno, il suo umore era già abbastanza
basso.
Andò
contro a un’altra persona, sollevò lo sguardo mormorando “Mi scusi
ero distr… Spock!”
“Capitano”
lo salutò con un cenno del capo.
“Cosa
ci fa qui a quest’ora?” domandò più che sorpreso. Sapeva che per i vulcaniani
il Natale non aveva nessun significato, ma per il tenente Uhura sì.
“Dovevo
finire di stilare dei rapporti sulla nostra ultima missione, inoltre il
comandante Murray mi ha chiesto di preparargli una lezione per…”
“Già,
il lavoro prima di tutto, eh?” lo canzonò mettendosi guanti e cappello.
“Nyota
non sarà per nulla contenta che lei sia qui e non…”
“Il
tenente ed io abbiamo interrotto la nostra relazione, quattro punto due giorni
fa.”
“Perché
non me l’ha detto?” chiese con impeto, pentendosi subito delle sue parole.
“Non
comprendo il motivo del perché avrei dovuto informarla di una faccenda
privata.”
Jim
scosse la testa sorridendo “Quando succedono queste cose, solitamente tra
amici, ci si confida.”
Uscirono
all’aperto e l’aria fredda e pungente li investì. Kirk sollevò il viso
osservando la neve scendere leggera, alcuni fiocchi si posarono sul suo viso,
sciogliendosi.
Mille
domande affollavano la mente del capitano dell’Enterprise, che probabilmente
non avrebbe mai formulato.
“Le
va di mangiare qualcosa insieme con me?” domandò invece, voltandosi a
guardarlo.
“Credevo
passasse questa ricorrenza con la sua famiglia” iniziò
il vulcaniano e si rese conto di aver toccato un tasto dolente solo quando il
volto di Kirk si rabbuiò.
“Mia madre è su un altro pianeta, mio fratello anche,
zio Frank meno lo vedo e meglio sto.
Tutto l’equipaggio dell’Enterprise è in licenza…” spiegò con
un’infinita tristezza nella voce, che indusse il suo vice ad avvicinarsi di un
passo.
“Non
voglio passare un altro Natale da solo” ammise con impeto. “Mi scusi” aggiunse
subito riprendendo il controllo di se stesso.
“So
che per lei questo giorno non ha nessun significato, ma per noi terrestri sì. Lo si trascorre con la famiglia, con la persona che si ama o
con gli amici…” Kirk sentì un groppo salirgli alla gola, non aveva nulla di
tutto quello e mai come allora gli pesava “Per favore non mi lasci solo…”
Il
primo ufficiale parve colpito dalle sue parole e si limitò ad annuire.
Camminarono
uno affianco all’altro attraversando il parco dell’Accademia, verso gli
alloggi.
La
neve cadeva lieve su di loro, i rumori della città erano ovattati, a quell’ora
non c’era molta gente in giro. Jim rimuginava sul dove andare, ma aveva
scartato quasi tutte le opzioni. Potevano rifugiarsi
nel bar del porto spaziale, ma era un luogo squallido
per trascorrere la vigilia di Natale.
Kirk
si volse a guardare il suo vice che scrutava la neve.
“È
bella, vero?” chiese soffermandosi a osservare il collega; Spock aprì le labbra
per parlare, ma qualcosa nell’espressione di Jim lo trattenne.
Kirk
si accostò a lui che rimase immobile gli occhi fissi nei suoi; succedeva
spesso, anche sul ponte di comando. Per pochi secondi esistevano solo loro, si
comprendevano senza parlare e come diceva McCoy: erano su una frequenza d’onda
che solo loro potevano captare.
Il
loro respiro creava nuvolette bianche, il tempo sembrava essersi fermato, solo
in quel momento Jim si accorse del lieve tremore che scuoteva le membra del
vulcaniano.
“Sta
tremando.”
“Ho freddo.”
Kirk sbatté le palpebre arrossendo “È vero, lei non
ama le basse temperature. Poteva
ricordarmelo invece che morire congelato.”
“Non
ho ancora raggiunto uno stato di ipotermia tale da
rischiare la vita, capitano. Inoltre sembra che camminare sotto la neve la
rassereni.”
Kirk
restò a bocca aperta a quelle parole, poi sorrise dolcemente reclinando il viso
di lato.
“Venga” lo invitò tirandolo per la manica del cappotto.
Gli
avevano assegnato un appartamento all’ultimo piano, da lì si godeva una vista
meravigliosa della città illuminata.
Alzò
il termostato di qualche grado, anche se nell’ambiente vi era già un bel
tepore.
“Si
accomodi. Le dispiace se mi cambio e mi metto comodo?”
“Faccia
pure, capitano.”
Kirk
sparì nella stanza attigua e ne riemerse poco dopo con un paio di jeans neri e
un maglione azzurro.
“E
per favore, almeno per questa sera, mi chiami semplicemente per nome.”
Spock
annuì guardandosi attorno, il soggiorno era ampio e una grande vetrata forniva
un esteso panorama di San Francisco.
Era
tutto ordinato e impersonale, non c’era nulla che potesse dare qualche indizio
di chi viveva lì. Per Kirk era solo un alloggio temporaneo, la sua stanza era
quella sul quinto ponte dell’Enterprise.
“Non
ho niente in frigorifero, non avevo in mente di avere ospiti. So che non è il
massimo mangiare cibo replicato la vigilia di Natale, ma non ho niente di
meglio da proporle.”
Spock
lo raggiunse nella piccola cucina e l’osservò
destreggiarsi con le stoviglie.
“Jim?”
lo chiamò attirando l’attenzione su di sé “Come avrebbe trascorso questa festa
se io non fossi qui?”
Gli
occhi chiari di Kirk si rabbuiarono, posò i piatti sul tavolo con un sospiro
mesto.
“Avrei
mangiato latte e biscotti e mi sarei rifugiato a letto sotto il piumone,
sperando di addormentarmi presto, affinché la notte di Natale passasse il più
in fretta possibile” spiegò tossendo un paio di volte per schiarirsi la voce.
“Patetico
vero?”
Il
vulcaniano gli si avvicinò ancora, profondamente colpito da quelle parole e dal
tono con cui erano state pronunciate.
Se
fosse stato completamente umano, si sarebbe proteso verso il capitano,
l’avrebbe tratto a sé e stretto in un abbraccio per scacciare tutta quella
tristezza, malinconia e solitudine ma era vulcaniano quindi rimase in silenzio
attendendo che Kirk riacquisisse il controllo di se stesso e così accadde dopo
poco.
Mangiarono
parlando di lavoro e dell’Enterprise di come i lavori stessero procedendo al
meglio.
“Spostiamoci
di là” lo invitò “La temperatura è di suo gradimento” chiese sorridendo vedendo
che il vulcaniano si era tolto la giacca grigia dell’uniforme rimanendo con
l’aderente maglia nera che metteva in evidenza
perfettamente il suo petto.
Kirk
distolse lo sguardo, da quando aveva iniziato a osservare quei particolari nel
suo vice?
In
soggiorno c’era una pendola, vecchio stile, che scandiva il tempo che passava
con i suoi rintocchi, Kirk amava quel ticchettio di sottofondo, gli dava un
senso di sicurezza.
Disputarono
una partita a scacchi e Jim si perse nell’osservare il volto concentrato del
primo ufficiale che studiava i pezzi e cercava la mossa decisiva e la trovò.
Il
capitano rise, poteva contare sulla punta delle dita
le volte che aveva vinto ed aveva sospettato che il suo secondo lo facesse di
proposito, poi scosse la testa a quel pensiero, non lo avrebbe mai fatto, non
sarebbe stato logico.
Si
alzò e sparì in cucina, mentre Spock sistemava la scacchiera per una nuova
partita.
Il
capitano tornò con due tazze fumanti una di tè per Spock e una di cioccolata
per sé.
“Luce
intensità uno” ordinò al computer che eseguì abbassando le luci, il divano era
sistemato davanti alla vetrata. La neve stava cadendo ancora più fitta di
prima.
“Computer
musica, cartella quattro, volume due” comandò; un
istante dopo le note di una celebre canzone natalizia si spansero per la
stanza.
“Almeno
un po’ di atmosfera…” sussurrò abbandonandosi sul divano, una dolce sonnolenza
si stava impadronendo di lui, sorseggiò la cioccolata osservando la neve
cadere, la sua mente prese a vagare raminga.
“Mia
madre amava il Natale” iniziò Spock rompendo il silenzio che si era creato tra
loro destando Jim da quel quieto torpore, la voce bassa del comandante gli
carezzava i timpani.
“Diceva
che era una ricorrenza che univa tutta la famiglia e lei attendeva con impazienza
quel giorno, soprattutto per scambiarsi i regali” raccontò il primo ufficiale.
“Avrei
voluto poterla conoscere” mormorò Jim, bevendo un lungo sorso di cioccolata.
Spock
si volse verso di lui con un’espressione corrucciata, era così buffo che Kirk rise.
“Non
ho nessun regalo per lei, la tradizione vuole…”
Kirk
posò la tazza sul basso tavolino e scosse la testa.
“È
in errore, Spock. Un regalo me l’ha fatto ed è il più bello e prezioso che
abbia mai ricevuto.”
“Non
comprendo…”
La
pendola prese a battere la mezzanotte.
Jim
si protese verso di lui e fece una cosa che era tanto che voleva fare, posò la
sua mano su quella del vulcaniano.
Spock
incatenò i suoi occhi neri in quelli chiari del suo capitano, non riusciva a
decifrare quello sguardo, in realtà non riusciva a capire nemmeno quello che
provava in quel momento.
“Sei
qui con me.”
Spock
mosse la mano, per un momento Jim temette che si allontanasse e lo respingesse,
invece volse la mano verso la sua permettendo alle loro dita di intrecciarsi
mentre i loro visi si avvicinavano.
Kirk
si passò la lingua sulle labbra.
La
pendola batté il dodicesimo rintoccò che risuonò nel silenzio più totale del
soggiorno.
“Buon
Natale, Jim” soffiò Spock sulle labbra del superiore,
posandovi le proprie, assaporando piano quelle dell’altro che sapevano di
cioccolato.
Kirk
chiuse gli occhi spingendosi in avanti approfondendo quel bacio, sdraiandosi
sul comandante.
Si
sollevò posando la testa sulla spalla del vulcaniano, il viso nascosto
nell’incavo del suo collo, respirando il suo odore alieno, le loro mani erano
ancora unite, mentre con quella libera Spock gli carezzava i capelli e la nuca,
un gesto semplice, meravigliosamente umano.
“Buon
Natale, Spock” sussurrò beandosi di quel contatto
fisico, di quella mano che gli sfiorava la testa, del respiro dell’altro che si
infrangeva sui suoi capelli.
Tutto
quello riempiva il vuoto che si portava dentro e, per la prima volta, dopo
tanto tempo non si sentiva più solo.
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Note dell’Autrice: con immenso ritardo
pubblico la mia fic di Natale per augurarvi buone
feste.
So che Spock è OOC ho tentato di farlo IC, ma non mi è proprio riuscito
quindi perdonate questa liberà e godetevi le feste!!!
Un Kiss
Bombay