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Autore: IamChimera    30/12/2013    2 recensioni
Ero pronto a dirti addio, a vestirmi di nero e a strillare come una vedova sulla tua tomba, e invece sei tornato, dopo tre lunghi anni di servizio militare. Reale, vero, vivo: non c'è più nessuno schermo a dividerci, né l'urgenza di chiudere la porta su un mondo che non ci appartiene. E io ti amo, Zayne Jones, ma giuramelo adesso, soldato, e che sia per sempre.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo mesi passati a scrivere frammenti di pagine che non giungevano ad una conclusione, vi lascio questo breve e semplice racconto. Un ritorno: dedicato ad un amico che mi ha detto "addio" poco tempo fa, metaforicamente, ma che spero torni presto sui suoi passi. Buona lettura.

 

LACRIME

 

 

Non bisogna avere paura di piangere.

Non bisogna frenare le lacrime quando vogliono uscire.

Un uomo deve saper piangere.

Sandro Pertini

 

 

Seduto su quella panchina, piena di storia e di graffiti ormai indelebili, guardava la gente correre e rincorrere, urlare e momorare imprecazioni sui binari della stazione. Era un'orda che aveva fretta, era tutta un fremito, percorsa dalla febbre del tutto e, perché no?, anche subito.

Attendeva da due ore, e aveva paura: non aveva fretta, no, e non era malato, ancora.

Vedeva le lacrime sulle guance delle donne, quelle trattenute in gola dagli uomini, quelle già versate copiosamente dai bambini e quelle che non volevano uscire, in fondo agli occhi degli animi orgogliosi e di quelli ingenuamente coraggiosi. Piangeranno dopo, nel silenzio, nel buio, nella solitudine.

Non li biasimava, perché anche lui, come tutti quelli che perdevano qualcosa, che smarrivano qualcuno sulle rotaie, aveva pianto sul cuscino, sotto le coperte, quando fuori non c'era la luna.

Aveva perso, aveva desiderato, era stato ad un passo dall'avere di nuovo, ma in quella stazione aveva nascosto il suo dolore. E adesso, adesso... stava per riscoprire la felicità di allora.

Avrebbe rivisto il sorriso di Zayne? Non lo sapeva; non sapeva neppure se la guerra glielo avesse lasciato, un sorriso. Magari quello un po' storto, con la fossetta sulla guancia destra.

Voleva troppo, forse: certe esperienze ti segnano per sempre, dicevano, ti imprimono in volto quello che hai visto, e non c'è niente -niente- che tu possa fare per cancellare le ombre che si prendono i tuoi occhi. Ombre, ombre, ombre... Mick ne aveva avuto abbastanza.

Guardò per quella che probabilmente era la decima volta il display del suo cellulare, ancora quello di allora, vecchio, nero e pieno di ammaccature per le cadute, e puntualmente si rattristò: nessun-dannato-messaggio. Nessun "torno oggi, dopo tre anni di servizio militare", né "vieni a prendermi, Mick?". Niente. Mica glielo aveva detto, quell'ingrato!

<< Hai perso il treno? >> era così preso dai suoi loschi e indignati pensieri da non accorgersi di quella piccola inserviente, dai capelli fiammanti e spruzzata di lentiggini << Stai qui da due ore, ormai >> indicò la panca logora a mo' di spiegazione.

Dovette sbattere tre volte le palpebre per metterla a fuoco, visto che gli era a un palmo di naso.

<< Oh, no, io... io sto aspettando una persona >> un soldato. E arrossì, come sempre quando parlava agli sconosciuti, imporporandosi tanto da eguagliare la sfumatura palesemente finta dei capelli della donna.

<< Ehi, Zay, guarda, è arrossito! >> Non guardarlo-non guardarlo-non guardarlo.

Guarda in basso, le sue belle All-Stars nere classiche, ma non osare andar più su delle ginocchia.

Sei diverso, ricordi che te lo dicono tutti? E poi << Dimmi pure, dimmi pure, mica ti lasciamo da solo per qualche segreto! Confessa, ti ammazzi di seghe guardando film porno-lesbo? >>.

<< Sono gay >>. E puff. Spariti.

Doveva avergli chiesto qualcosa, quella lì. Guardi film porno lesbo? No, davvero.

<< Scusi? >> mormorò, spaesato.

<< Deve essere una persona speciale >>. Molto speciale, in effetti, tanto da fargli passare una notte in bianco a dipingere con la saliva il cuscino, tanto da renderlo deficiente a chiedersi perché mai lui -la persona che l'aveva amato, forse?- non era stato informato del suo rientro.

Ma, sai, coincidenze. Magari se ne è solo scordato, magari non aveva soldi nel credito telefonico.

Balle, belle e buone, e Mick era stanco, oltre che delle ombre, anche delle giustificazioni per riscattarlo che si creava in testa: la verità era che Zayne Jones non aveva avuto nessunissima intenzione di renderlo partecipe dei suoi progetti. Tutto, sai, puoi dirmi. Ma non che ti sei dimenticato di me.

Si erano scritti giusto una settimana prima, via e-mail, e non mancavano i toni accorati, i deliziosi "Ti manco? E quanto ti manco?" e i "Tanto. Torna.", i baci virtuali, i video strip attraverso la webcam. No, cazzo. A meno che tu non abbia preso una bella botta in testa, e, te lo giuro, lo avrei sentito anch'io da qui, (perché io sento tutto, tutto di te) non puoi esserti scordato di questo ragazzo timido che scaldavi la notte e coccolavi di giorno. Non se ne parla neanche, dai.

<< È bella, lei? >> chiese l'inserviente, con un sorriso dolce, e all'improvviso neanche tanto.

Mick Salch voleva bene alla gente, e dire che l'amava non era un'esagerazione, tanta era la fiducia verso il prossimo, e tale era l'odio verso l'odio, ma le piantò ugualmente in viso i suoi occhi gelidi.

Poi le sorrise.

<< È un lui, in realtà >> ebbe il tempo di finire la frase, ma non quello di studiare la sua reazione, perché il treno fischiò e stridette sui binari, catturando immediatamente il suo sguardo.

Porte, ovunque, ante che si spalancavano e riversavano gente che aveva fretta, come la lava dalla bocca dei vulcani, fughe verso l'uscita, verso un'altra coincidenza, uomini che spingevano, donne che cadevano a terra, una specie di delirio: ma c'erano, Mick le vide, anche anime che restavano ferme, accanto alla calca.

Le anime che tornavano.

<< Ma torni, vero? >> aveva dovuto chiederglielo, e non voleva un -forse- come risposta.

<< Sì che torno >> zaino in spalla, bel sorriso dritto (e perché c'era qualcosa di storto, invece, nell'aria?) e occhi che brillavano di eccitazione trattenuta << Non preoccuparti >>.

Mick non aveva visto il sorriso morire, quando Zay gli aveva dato le spalle, lo aveva solo intuito, e non aveva potuto fermarlo, né trattenerlo per un braccio, perché le porte si era chiuse.
E non si erano riaperte un'altra volta. Aveva perso il treno. Aveva perso lui, per un po'.

Non prestò più attenzione alla donna che lo affiancava, all'inserviente troppo sola che aveva bisogno di una parola in più, perché semplicemente se ne dimenticò del tutto, gli occhi che cercavano fra i dispersi, vagando da una porta all'altra, da un superstite ad un altro.

Avrebbe dovuto fare un cartello. Zayne Jones, qui, micio micio. Qui, maledetto stronzo.

Ma quando lo vide, si scordò anche di tutte le ingiurie che vomitava la sua mente stizzita.

Alto, magro, bello, giovane, incosapevole.

Fin troppo adulto, adesso, con quella camminata che non gli aveva mai visto prima.

Alto, tutto muscoli, vissuto, più maturo e fin troppo consapevole.

Lo fissò in silenzio, mentre avanzava con un sguardo assente simile a quello dei naufraghi, su un'isola che non conoscono e che senza dubbio non avrebbero mai voluto conoscere (il mare li aveva risputati fuori, ma chi ha mai detto che sopravvivere è meglio che non tornare più?).

Mick attese, anche se all'improvviso quei tre anni gli parevano una pazzia assurda, un sacrificio per un paese che non lo meritava, troppo avaro di giovani menti e ragazzi perduti, da illudere, da immolare per una bandiera che non ha colore, se non il rosso del sangue dei morti per caso.

<< Ma sei sicuro? >> non ti fermerò. Vorrei che ti fermassi da solo prima di cadere nell'abisso di spalle, che ti voltassi per un attimo a guardare il mucchio di ossa che c'è in fondo. Non c'è nessuna porta, sai? Nessuna uscita, solo un oceano di sconfinato dolore.

<< Sono sicuro, Mick >>.

Gli passò davanti, e i suoi occhi erano cieci al vortice che lo risucchiava.

<< Ehi! Zay! Ehi! >>. Non. Dimenticarti. Di. Me.

Gli parve che qualcosa si incrinasse dentro il suo petto malridotto, tanto aveva atteso quel momento, tanto aveva temuto che lui, memore di quello che aveva visto, non ricordasse quant'era bello sorridere a chi ti aspettava sui binari della stazione: gli corse dietro, gli strinse la manica, gli disse ehi, non scordarti di questo piccolo passerotto stupido che ti ama, e attese, gli occhi nei suoi.

E quando Zayne lasciò cadere la valigia, la stessa che Mick gli aveva riempito, quel giorno, capì che forse non era tutto perduto, che magari in fondo al cuore si risvegliava la vocina del sì, sono a casa, e lui è qui con me. E a casa lo era davvero.

<< Sei venuto >> non c'era sorpresa, nella sua voce, ma solo una bonaria rassegnazione << Avevo chiesto a mia sorella di non dirti niente >> e perché mai, ingrato?

Ma Mick non fu in grado di riversargli contro tutte le preoccupazioni, le paure, gli insulti, perché già si era preso la sua bocca, scordandosi il resto, il conto, e -perché no?- perfino la mancia.

<< Dovresti avere un po' di coraggio, sai? Sembra quasi che tu abbia paura di baciarmi per primo >> era stato poco più che un sussurro divertito, velatamente compiaciuto, ma Mick se l'era sentito dentro, il colpo. Proprio lì, accanto allo sterno, e gli erano tremate le ginocchia.

E che si accontentasse, adesso: il coraggio di baciarlo in mezzo alla stazione ce l'aveva, lui?

Tuttavia si sbagliava, Mick. Non era coraggio, quello, no. Poteva chiamarla temerarietà, poteva chiamarla impulsività, ma era tanto dolce, e in fondo non gliene importanva niente.

Perché quando chiuse gli occhi, tirando il sipario su quello che c'era fuori, si colmò del ragazzo diventato uomo troppo in fretta, tra la polvere, il fumo e la disperazione: Mick non avrebbe mai voluto sapere (gli erano bastate le sue iridi piene d'orrore, le mani allungate verso lo schermo del computer, in cerca di un contatto seppur impalpabile attraverso il vetro), e mai gli avrebbe chiesto di raccontare.

Sei grande abbastanza, adesso, e le tue scelte ti hanno portato di nuovo qui. Devi solo chiudere la finestra, tracciare questa parentesi della tua vita. Un punto e a capo, Zay.

<< Volevo farti una sorpresa, ma i miei piani sono come sempre destinati ad andare in fumo >>.

Mick gli prese la valigia, ignorando le sue lamentele indignate, i suoi ma che fai, lasciala a me e cretino, mettila giù e a passo di marcia si diresse verso l'agognata porta d'uscita.

EXIT, urlava l'insegna rossa, illuminandosi ad intermittenza come la luce di un ospedale.

<< E quando andrai là fuori, dove le bombe esplodono in mano ai bambini e gli avvoltoi fanno i giri panoramici attorno ai cadaveri dei tuoi amici, ricordati di me che sono qui dentro, che perderò lacrime come un rubinetto che singhiozza, e chiediti perché! >> gliel'aveva urlato << Non ci sarà una porta d'emergenza attraverso cui potrai passare, né avrai una chiave legata al collo. Sarai solo, e sarò solo anch'io >> e si erano stretti, si erano amati, si erano urlati insulti a vicenda e si erano rinchiusi nelle camere. E poi si erano amati ancora. E ancora.

Mick gli porse la mano, intrecciando le dita a quelle del suo soldato silenzioso, un po' imbronciato, e portandolo via, lontando da quella calca, da quelle lacrime e da tutti quegli addio e mai più, trascinandolo fuori, contro il sole e il cielo azzurro. We can run away from here, man.

<< Andiamo a casa, Mick >> e restiamoci, stavolta.

Zay si riprese la valigia -non c'era limite alla sua ostinazione-, ma con un braccio circondò le sue spalle, fancendolo sentire gracile, debole, ma anche protetto, sotto le ali di una chioccia, o sotto quelle di un gallo strafottente. E, dannazione (che tu sia maledetto, soldatino da quattro soldi...), riuscì a piangere anche in quel momento, impregnando di lacrime la sua maglia, la gola e tutto ciò che riuscì a raggiungere.

Perché, vedi, piango ancora per te. Ero pronto a dirti addio, a vestirmi di nero e a strillare come una vedova sulla tua tomba -se mai ne avessi avuto una-, ma sei tornato, reale, vero, vivo.

E io ti amo, Zayne Jones, ma giuramelo adesso, e che sia per sempre.

<< Non parto più, Mick >> e ora smettila di piagnucolare << Te lo prometto >>.

 

 

 

 

 

Grazie a tutti quelli che sono giunti alla fine: sapete, le recensioni non sono mai sgradite, che siano positive, negative, costruttive o come vi piace. Alla prossima :* Noctis17

   
 
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