Rispondo qui a quelli che
avevano commentato “Il signor Cavaturaccioli”:
@eika: Grazie per la
recensione sono contento che ti sia piaciuta la storia. Solo una domanda: hai
uno sdoppiamento di personalità?
@eika: Grazie per la
recensione sono contento che ti sia piaciuta la storia. Solo una domanda: hai
uno sdoppiamento di personalità? (Meglio rispondere due volte, non vorrei che
la tua parte più sclerata si arrabbiasse!)
@Suikotsu: Come vedi allora
questa l’ho messa sotto il tag comico. Per risponderti, sì, scrivero fanfic
fantasy, ma non so se anche qualcuna seria, credo soprattutto parodie.
Lo scherzo
Erano le sette del mattino di
una grigia giornata invernale. Giacomo era ancora sotto le coperte e sentiva
scrosciare molta pioggia fuori. Gli piaceva fin da bambino stare al caldo
mentre pioveva e ancora a ventisette anni si concedeva questo lusso quando ne
aveva l’occasione.
Ma dovette alzarsi perchè
senti squillare il telefono. Domandandosi chi mai potesse essere a quell’ora
del mattino della domenica, raggiunse l’apparecchio in sala e rispose.
“Pronto?” disse con voce
assonnata.
“Giacomo, sono Franco. Ho un
problema.”
“Che cosa è successo?”
domandò allarmato per la voce flebile del suo migliore amico.
“Non posso spiegartelo al
telefono, è troppo lungo da dire. Vieni tu da me. Fai in fretta! È questione di
vita o di morte!” E Franco riattaccò.
Giacomo allora si cambiò e
uscì di casa velocemente. Era preoccupato per il suo amico e non capiva cosa
potesse essere successo di tanto grave.
Percorse le scale del suo
condominio e arrivò nel seminterrato, dove c’erano i garage. Siccome i lavori
di muratura erano sempre stati scadenti, l’acqua filtrava attraverso le crepe
nei muri e il pavimento era allagato, anche perchè i tombini erano
costantemente intasati. Bagnandosi fino al ginocchio, Giacomo arrivò al suo
garage, lo aprì e salì in macchina. Girò la chiave più volte, ma fu tutto
inutile perchè la batteria era scarica e la benzina era finita. Allora scese
dall’auto e montò sul suo motorino. Grazie al suo nuovo veicolo riuscì a
partire e in pochi minuti fu davanti al palazzo di Franco. Entrò e salì le
scale di corsa. Quando arrivò all’appartamento, notò che la porta era già
aperta. Camminò dentro bagnando per terra perchè era completamente fradicio.
La casa era immersa nel buio
e solo una flebile luce proveniva dalla camera da letto. Dentro di essa c’era
Franco disteso sotto le coperte e pallido come un cadavere. Sui comodini si
trovavano due candele simili a quelle che si accendono per la veglia funebre.
Giacomo entrò in punta di piedi e si fermò preoccupatissimo a fianco del letto.
“Franco, ma come stai?”
chiese quasi sussurrando.
“Sono molto malato, ma non ti
ho chiamato per questo. Guarda questo giornale di due giorni fa.” disse tirando
fuori da sotto il cuscino alcune pagine di un quotidiano. Nella penombra però
Giacomo non riuscì a leggere niente.
“Mi spiace, ma non ci vedo
molto bene. Posso accendere la luce?”
“No, mi provoca un dolore
tremendo, come se mi bruciassero gli occhi e mi esplodesse la testa! Te lo dico
io cosa c’è scritto: c’è un articolo su una riunione dei dirigenti della catena
dei supermercati SCOP, per cui lavoro, con dei nuovi fornitori. Dice che
vogliono mettere sul mercato nuovi prodotti alimentari geneticamente modificati
e che la riunione si terrà oggi alle dieci. Io però ho scoperto che questi
alimenti sono terribilmente nocivi alla salute! Ieri sera mi sono ammalato e
ora riesco a muovermi solamente a fatica. Ho il sospetto che siano stati degli
agenti dei fornitori ad avvelenarmi in qualche modo, ma non è questo il punto!
Se non si impedirà che i miei capi firmino quegli accordi, migliaia di persone
languiranno in ospedale o addirittura moriranno per aver mangiato quei
prodotti!”
“E allora io cosa posso
fare?”
“Devi portare la busta che è
lì sul comodino alla riunione. Dentro di essa c’è una lettera dove sono scritte
tutte le prove che ho raccolto negli ultimi giorni riguardo questa storia.
Prendila, vai alla sede centrale della SCOP in via Taricco, sali al secondo
piano e consegnala agli amministratori. Corri! Il destino di milioni di persone
e nelle tue mani!”
Giacomo avrebbe voluto fare
molte domande, ad esempio come faceva Franco a sapere quelle cose e chi erano i
misteriosi fornitori criminali, ma fu così colpito e spaventato dal discorso
delirante del suo amico che ci credette. Prese la lettera e corse fuori dal
condominio.
Ma non potè usare il suo
motorino, come sperava, perchè ormai era stato portato via dal fiume di acqua
generato dalla pioggia torrenziale. Così salì sul primo bus che passò, ma non
aveva il biglietto e il controllore lo buttò fuori a calci.
Dopo che fu riemerso dalla
pozzanghera in cui era caduto, prese un taxi e ordinò al conducente di andare
velocissimo verso via Taricco. Neanche un razzo sarebbe arrivato più in fretta,
ma sarebbe certamente costato di meno. Tuttavia se la cavò firmando venti
cambiali per far fronte al costo del percorso, poi scese sotto il diluvio e
corse all’interno della sede centrale sventolando la busta ormai un po’
bagnata.
Sotto lo sguardo attonito
degli impiegati scavalcò gli sbarramenti, salì le scale, arrivò al secondo
piano e aprì la porta sulla quale c’era la scritta “Sala riunioni”.
Entrò urlando:“Fermi tutti!
State per commettere un errore fatale! Ho qui le prove che...” Ma non concluse
la frase perchè vide che nella sala c’era solo la donna delle pulizie che lo
guardava malissimo perchè stava bagnando il pavimento.
“Ma oggi non c’era per caso
una riunione, scusi?” domandò stupito.
La donna scosse la testa.
Allora Giacomo, non riuscendo a capirci più niente, aprì la busta e guardò la
lettera.
Sebbene fosse bagnata e
l’inchiostro si fosse un po’ stinto, l’uomo riuscì a leggere tre parole:“Ci sei
cascato!”
Sul giornale del giorno
successivo, il 2 aprile, non c’erano notizie interessanti, ma un occhio attento
avrebbe potuto notare un singolare articolo di cronaca nera, intitolato:“Tenta
di strangolare il migliore amico a causa di uno scherzo.”
FINE