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Autore: Illidan    22/05/2008    7 recensioni
Ci sono scherzi che si possono e altri che non si possono fare, specialmente in certe giornate... (non è ispirato a fatti personali o tantomeno reali!)
Genere: Commedia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scherzo

Rispondo qui a quelli che avevano commentato “Il signor Cavaturaccioli”:

 

@eika: Grazie per la recensione sono contento che ti sia piaciuta la storia. Solo una domanda: hai uno sdoppiamento di personalità?

 

@eika: Grazie per la recensione sono contento che ti sia piaciuta la storia. Solo una domanda: hai uno sdoppiamento di personalità? (Meglio rispondere due volte, non vorrei che la tua parte più sclerata si arrabbiasse!)

 

@Suikotsu: Come vedi allora questa l’ho messa sotto il tag comico. Per risponderti, sì, scrivero fanfic fantasy, ma non so se anche qualcuna seria, credo soprattutto parodie.

 

 

                                                                                                   Lo scherzo

 

Erano le sette del mattino di una grigia giornata invernale. Giacomo era ancora sotto le coperte e sentiva scrosciare molta pioggia fuori. Gli piaceva fin da bambino stare al caldo mentre pioveva e ancora a ventisette anni si concedeva questo lusso quando ne aveva l’occasione.

Ma dovette alzarsi perchè senti squillare il telefono. Domandandosi chi mai potesse essere a quell’ora del mattino della domenica, raggiunse l’apparecchio in sala e rispose.

“Pronto?” disse con voce assonnata.

“Giacomo, sono Franco. Ho un problema.”

“Che cosa è successo?” domandò allarmato per la voce flebile del suo migliore amico.

“Non posso spiegartelo al telefono, è troppo lungo da dire. Vieni tu da me. Fai in fretta! È questione di vita o di morte!” E Franco riattaccò.

Giacomo allora si cambiò e uscì di casa velocemente. Era preoccupato per il suo amico e non capiva cosa potesse essere successo di tanto grave.

Percorse le scale del suo condominio e arrivò nel seminterrato, dove c’erano i garage. Siccome i lavori di muratura erano sempre stati scadenti, l’acqua filtrava attraverso le crepe nei muri e il pavimento era allagato, anche perchè i tombini erano costantemente intasati. Bagnandosi fino al ginocchio, Giacomo arrivò al suo garage, lo aprì e salì in macchina. Girò la chiave più volte, ma fu tutto inutile perchè la batteria era scarica e la benzina era finita. Allora scese dall’auto e montò sul suo motorino. Grazie al suo nuovo veicolo riuscì a partire e in pochi minuti fu davanti al palazzo di Franco. Entrò e salì le scale di corsa. Quando arrivò all’appartamento, notò che la porta era già aperta. Camminò dentro bagnando per terra perchè era completamente fradicio.

La casa era immersa nel buio e solo una flebile luce proveniva dalla camera da letto. Dentro di essa c’era Franco disteso sotto le coperte e pallido come un cadavere. Sui comodini si trovavano due candele simili a quelle che si accendono per la veglia funebre. Giacomo entrò in punta di piedi e si fermò preoccupatissimo a fianco del letto.

“Franco, ma come stai?” chiese quasi sussurrando.

“Sono molto malato, ma non ti ho chiamato per questo. Guarda questo giornale di due giorni fa.” disse tirando fuori da sotto il cuscino alcune pagine di un quotidiano. Nella penombra però Giacomo non riuscì a leggere niente.

“Mi spiace, ma non ci vedo molto bene. Posso accendere la luce?”

“No, mi provoca un dolore tremendo, come se mi bruciassero gli occhi e mi esplodesse la testa! Te lo dico io cosa c’è scritto: c’è un articolo su una riunione dei dirigenti della catena dei supermercati SCOP, per cui lavoro, con dei nuovi fornitori. Dice che vogliono mettere sul mercato nuovi prodotti alimentari geneticamente modificati e che la riunione si terrà oggi alle dieci. Io però ho scoperto che questi alimenti sono terribilmente nocivi alla salute! Ieri sera mi sono ammalato e ora riesco a muovermi solamente a fatica. Ho il sospetto che siano stati degli agenti dei fornitori ad avvelenarmi in qualche modo, ma non è questo il punto! Se non si impedirà che i miei capi firmino quegli accordi, migliaia di persone languiranno in ospedale o addirittura moriranno per aver mangiato quei prodotti!”

“E allora io cosa posso fare?”

“Devi portare la busta che è lì sul comodino alla riunione. Dentro di essa c’è una lettera dove sono scritte tutte le prove che ho raccolto negli ultimi giorni riguardo questa storia. Prendila, vai alla sede centrale della SCOP in via Taricco, sali al secondo piano e consegnala agli amministratori. Corri! Il destino di milioni di persone e nelle tue mani!”

Giacomo avrebbe voluto fare molte domande, ad esempio come faceva Franco a sapere quelle cose e chi erano i misteriosi fornitori criminali, ma fu così colpito e spaventato dal discorso delirante del suo amico che ci credette. Prese la lettera e corse fuori dal condominio.

Ma non potè usare il suo motorino, come sperava, perchè ormai era stato portato via dal fiume di acqua generato dalla pioggia torrenziale. Così salì sul primo bus che passò, ma non aveva il biglietto e il controllore lo buttò fuori a calci.

Dopo che fu riemerso dalla pozzanghera in cui era caduto, prese un taxi e ordinò al conducente di andare velocissimo verso via Taricco. Neanche un razzo sarebbe arrivato più in fretta, ma sarebbe certamente costato di meno. Tuttavia se la cavò firmando venti cambiali per far fronte al costo del percorso, poi scese sotto il diluvio e corse all’interno della sede centrale sventolando la busta ormai un po’ bagnata.

Sotto lo sguardo attonito degli impiegati scavalcò gli sbarramenti, salì le scale, arrivò al secondo piano e aprì la porta sulla quale c’era la scritta “Sala riunioni”.

Entrò urlando:“Fermi tutti! State per commettere un errore fatale! Ho qui le prove che...” Ma non concluse la frase perchè vide che nella sala c’era solo la donna delle pulizie che lo guardava malissimo perchè stava bagnando il pavimento.

“Ma oggi non c’era per caso una riunione, scusi?” domandò stupito.

La donna scosse la testa. Allora Giacomo, non riuscendo a capirci più niente, aprì la busta e guardò la lettera.

Sebbene fosse bagnata e l’inchiostro si fosse un po’ stinto, l’uomo riuscì a leggere tre parole:“Ci sei cascato!”

Sul giornale del giorno successivo, il 2 aprile, non c’erano notizie interessanti, ma un occhio attento avrebbe potuto notare un singolare articolo di cronaca nera, intitolato:“Tenta di strangolare il migliore amico a causa di uno scherzo.”

 

FINE

 

   
 
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