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Autore: Fly to the sky    30/12/2013    1 recensioni
'Lui seguì, con lo sguardo vuoto, la curva di un suo ricciolo. Amava i ricci di sua moglie e credeva che fossero perfetti per mostrare il suo animo indomito e incontrollabile. E per un attimo si perse al pensiero di altri capelli biondi che una volta aveva amato. '
Il Dottore che dimentica che si ferma a ricordare.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Donna Noble, Martha Jones, River Song, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore dei freni del Tardis risuonò nel silenzio vuoto della cella di Stormcage, mettendo subito in allerta i sensi della prigioniera. Aspettò lì, tranquilla, osservando il giovane uomo che uscì dalla cabina e che aprì la porta semplicemente puntandole contro una specie di cacciavite. Poi lei si alzò e gli si avvicinò con un sorriso accennato lievemente e gli occhi pieni di tristezza.
-Ciao, dolcezza.  Ti aspetto da un po’
Lui abbassò lo sguardo e mormorò qualche parola spezzata quasi come giustificazione per poi bloccarsi e farfugliare un semplice :-Mi dispiace
La donna lo baciò e gli prese una mano guidandolo verso il Tardis. Certe cose aveva imparato a sopportarle. Lui sorrise e si lasciò portare all’interno della cabina. Qui si avvicinò ai motori e iniziò ad alzare qualche leva e a fare pressione su alcuni bottoni.
-Allora- esclamò tutto contento –dove vuoi andare oggi?
 Lei si limitò a guardarlo senza rispondere. A volte, il Dottore aveva l’impressione di trovare in River qualcos’altro. Cioè, in alcuni momenti gli ricordava così tanto Amy che avrebbe voluto scappare via da lei per evitare di pensare ai Pond. Ma lei era là, ed era tutto ciò che gli rimaneva ormai.
Ingoiò il dolore e indossò di nuovo il sorriso migliore che aveva. –Che c’è? Non vuoi partire?
-Oggi volevo chiederti qualcos’altro.- rispose lei
Il Dottore si accigliò interrogandola silenziosamente.
-Sai, ci ho pensato tanto a Stormcage e sono arrivata alla conclusione che dopotutto sono tua moglie.
-Già, tecnicamente sì- Il Dottore non capiva dove River volesse arrivare e continuò a guardarla negli occhi per comprenderla.
-Sono tua moglie e non so nulla del tuo passato. Parli così tanto ma non dici mai nulla di te- *
Il Dottore abbassò gli occhi e ancora una volta cercò di non piangere per ciò che quelle parole gli ricordavano e per cosa la moglie chiedeva.  River fece qualche passo verso di lui e con una mano gli carezzò il viso, ripercorrendo quei tratti un po’ squadrati.
-So che ti prova dolore.
-E allora perché me lo chiedi?- il tono sarebbe dovuto essere forte e imperioso, ma ciò che ne uscì era solo un leggero mugolio astioso. River, ancora una volta, non si offese : conosceva fin troppo bene il marito e sapeva che tutto l’universo era racchiuso nella sua immensa e stupenda mente.
-Perché è meglio buttar fuori ciò che ci fa sentire male
Lui aveva provato a dimenticare. La sua precedente rigenerazione rimpiangeva troppo e tendeva ad affogare nel dolore, ma lui aveva stipato quei ricordi dolorosi in un angolo polveroso della mente, cercando di sommergerli con vari strati di esperienze. Gli era riuscito piuttosto bene, e adesso River gli chiedeva di riprenderli, come vecchie cianfrusaglie dalla soffitta, che però lo facevano stare male.
-No…- sussurrò a malapena
-Ieri lo sapevo- gli disse lei –ieri sapevo tutto. Ma oggi è come se lo avessi dimenticato…sai come funziona il nostro tempo.
Lui seguì, con lo sguardo vuoto, la curva di un suo ricciolo. Amava i ricci di sua moglie e credeva che fossero perfetti per mostrare il suo animo indomito e incontrollabile. E per un attimo si perse al pensiero di altri capelli biondi che una volta aveva amato.
 
 
 
-Dottore!
Una ragazza sorridente, dal volto florido, gli corse incontro, i capelli biondi e lisci al vento. Lui rise di rimando e la accolse abbracciandola.
-Stupido! Mi hai lasciato con quegli strani esseri viscidi…
-Ma poi ti ho salvato, come faccio sempre- sorrise lui con aria superba. Lei gli diede un pugnetto sulla spalla per poi iniziare a correre verso il Tardis.
-Ferma!- le urlò lui
Lei si arrestò e con un sorriso sornione gli si avvicinò e gli puntò il dito al petto.
-Hai paura che mi perda?
-Rose…- bofonchiò il Dottore –non potrei mai perdonarmi se… insomma questo è il pianeta Labirinto  e…- **
-Sembri mia madre.
Il riferimento a Jackie Tyler parve offendere leggermente il Dottore che fece un enorme sospiro guardando Rose mestamente.
-A proposito, non credi sia ora di andarla a trovare?
-Già, forse. Però è meglio che le compri qualcosa, un souvenir dallo spazio no?- e gli fece l’occhiolino.
-Hai intenzione di portarle un souvenir per ogni nostro viaggio?- le chiese il Dottore
-Penso che allora ne avrà la casa piena- gli sorrise lei prendendogli la mano – perché io viaggerò con te per sempre.- e i suoi occhi incontrarono quelli del Dottore alla ricerca di una conferma che lui avrebbe tanto voluto darle.
 
 
*
 
-Non sapevo di essere il benvenuto a casa Jones…-
-Non fare lo scemo- esclamò Martha –mia sorella Tish mi ha chiesto se potevi venire per il suo compleanno.- poi si avvicinò al suo orecchio sussurrandogli qualche parola –credo che volesse  un regalo che veniva  dallo spazio.
-Allora è stata accontentata. – il Dottore le fece l’occhiolino.
 Lei lo accompagnò alla porta del Tardis. Aveva deciso di non viaggiare più con lui, ma era riuscita a contattarlo per farlo tornare sulla Terra ancora un volta, per vederlo e per annunciargli del matrimonio, e poi sua sorella aveva voluto che venisse alla festa di compleanno e lui aveva portato uno splendido profumo proveniente da un pianeta della galassia di Andromeda, che aveva una fragranza diversa in base alla persona che ne assaporava il dolce odore.
-Sempre la vecchia vita? Tardis e mostri a volontà?- gli sussurrò Martha  nella notte.
-Già- si limitò a dire lui alzando gli occhi al cielo nero e punteggiato di stelle.  Martha Jones lo abbracciò e iniziò a correre verso casa, voltandosi una sola volta mentre lui  si affacciava dalla porta del Tardis.
-Non dimenticarti di venire a trovare la dottoressa Jones!- gli urlò mentre lui le faceva un cenno con la mano e chiudeva la porta di legno blu.
Quella fu l’ultima volta che Martha vide il Tardis.**
 
*
 
Donna Noble aveva una vita mediocre e di poca importanza, che si aggirava per lo più su quattro punti fondamentali:
-lavoro;
-risparmio;
-bar;
-nonno.
Una vita come tante e a suo parere addirittura monotona e molto spesso ripetitiva, i cui aggettivi per definirla erano al 90% negativi e passivi.
Donna Noble, però, sapeva che c’era qualcosa nella sua vita che gli altri non avevano, o di cui almeno non parlavano: Donna si sentiva osservata. Non dalla gente per strada, come se avesse qualcosa di strano o fosse vestita in maniera stravagante,  ma era convinta che qualcuno la seguisse e si infuriava al solo pensarci. A chi mai sarebbe potuta interessare la vita di una signorina come tante di Ciswick? Di sicuro, a nessuno.
E poi, a volte, aveva la strana sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante. Al supermercato o al parco, si fermava con la borsa della spesa in mano, e corrugava le sopracciglia un attimo come per ricordare, poi scuoteva la testa un po’ scocciata e riprendeva il cammino. A volte, sempre dando ascolto a quella strana sensazione, si guardava attorno voltando energicamente la testa, ma delusa tornava sui suoi passi.
Non vedeva mai quell’uomo sottile dal completo gessato che, dietro un albero o uno scaffale, ammirava ogni piccolo attimo importante della vita di Donna Noble per pochi minuti, e che poi tornava triste, con il capo abbassato, verso una strana cabina della polizia blu.
 
*
 
All’inizio della storia  aveva reputato quella donna leggermente irritante: sembrava un continuo rebus e gli lanciava frasi spezzettate e misteriose che lui non capiva, e lui odiava non capire le cose.
River Song, diceva di chiamarsi, ed era professoressa di archeologia. Ma insomma, come avrebbe potuto stargli mai simpatica?
Strano come la prima impressione sia spesso sbagliata. Aveva continuato a parlarle e pur continuando a trovare le sue frasi dei codici indecifrabili, aveva notato qualcosa negli occhi della donna. Non riusciva a capire come, e soprattutto perché, ma River Song gli avrebbe affidato la sua vita, pur conoscendolo appena. Cioè, lui la conosceva appena, ma lei diceva di conoscerlo da tempo.
Poi gli aveva afferrato la mano nella corsa, come una bambina impaurita che ha bisogno di un sostegno, e poi gli aveva sussurrato il suo nome. Si era detto che era impossibile, che non lo aveva rivelato nemmeno a Rose, e soprattutto non lo avrebbe mai detto ad un’archeologa, ma lei lo sapeva e la dolcezza con cui quella parola gli solleticò l’orecchio lo fece tremare.
Continuando con la storia, aveva visto River Song sacrificarsi per salvarlo. L’aveva vista lì, con quei fili che l’attaccavano alla sedia, pronta a salvare il mondo al posto suo, evitandogli una  morte certa. I suoi occhi non erano un enigma in quel momento, pieni di amore  e di un profondo dolore.
Strano come il Dottore cambi parere sulle persone e sulle storie.
 Perché siamo tutti storie alla fine, e quella di River era finita lì, in quella Biblioteca, prima ancora di iniziare.
 
 
 
Cadde a terra con un singhiozzò spezzato, e sentì un lieve dolore alle nocche che avevano colpito il pavimento, ma non ci fece caso. Una goccia scivolò sulla stoffa dei suoi pantaloni creando un alone più scuro, e altre la seguirono andando a formare una piccola pozza sull’acciaio del Tardis. Sembrava un bambino lì a terra, piangente, mentre contraeva le mani e i piedi cercando di soffocare i gemiti.
River si abbassò per raggiungere la sua altezza e qui lo abbracciò cercando di fermare il tremito convulso del suo petto. Le aveva raccontato tutto, immergendo la mente in ricordi lontani e dolorosi, ma l’ultimo ricordo non lo aveva rivelato, mantenendo fede all’ultimo desiderio di sua moglie. River Song gli aveva chiesto di non salvarla, di lasciarla andare semplicemente, in modo tale da poter morire al posto suo. E lui si chiedeva ancora se ce l’avrebbe fatta, se sarebbe riuscito a non dirle niente mentre si metteva in viaggio per il pianeta Biblioteca.
Si aggrappò a lei con tutte le sue forze e conficcò il mento nell’incavo del collo, mentre le lacrime scendevano copiose e bagnavano la pelle di lei. Eppure lei era là, ancora con lui, e gli fungeva da àncora di salvataggio, Perché lui vedeva questo in River: un’àncora, un sostegno, un punto d’appoggio sicuro. Mentre le raccontava della splendida Rose, della magnifica Martha e della fantastica Donna, aveva sentito qualcosa di strano in quel petto fin troppo pieno, come se qualcuno gli avesse iniettato del veleno. Lui era quello che dimenticava,  e ricordando soffriva.
 
Il Dottore amava i riccioli d’oro di River Song,  gli ricordavano un mare in tempesta, le onde che si scontravano con altre onde loro sorelle. Il Dottore amava i capelli voluminosi di River Song, e adorava aspirare l’odore di gelsomino che emanavano, immergendosi in quel mare in tempesta, e forse, a volte, sperava solo di affogarci, in quel mare, per soffocare il dolore.
 
 
 
 



 *=Frase detta da Donna nell'episodio 'La figlia del Dottore' 
**= so benissimo che l'ultima volta che Martha vide il Dottore fu poco prima della sua rigenerazione, quando lui 'va a trovare' tutti, ma mi sono data una piccola licenza poetica :3
  
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