Vi eravate amati, questo lo sai.

Era un amore dolce e al contempo quasi possessivo, il suo, un amore che dimostrava rispettando l’intero tuo essere, accettando sia la tua metà umana che quella vulcaniana, chiamandoti e tenendoti al suo fianco sempre e comunque.

Tu, invece, tu semplicemente accettavi quel suo amore e lo ricambiavi spezzando, di tanto in tanto, il tuo comportamento rigido donandogli un accenno di sorriso, lo consolavi rimanendogli accanto e dimostrandogli la tua lealtà. O almeno era quello che vedevano gli altri.

Quando i vostri sguardi s’incrociavano per interminabili secondi esistevate solo voi due, vi scambiavate parole stando in silenzio, i suoi occhi ambrati/verdastri decantavano ai tuoi, neri come gemme d’ossidiana, il vostro amore segreto, le mille emozioni che vi scatenavate a vicenda. E i tuoi occhi facevano lo stesso.

Ora ti siedi alla scrivania di un alloggio temporaneo. Dinanzi a te, intatta, c’è una scacchiera; allunghi una mano e sfiori i pezzi di gioco.

Stringi le labbra: da quanto tempo non giochi a scacchi con qualcuno? Tanto – troppo – tempo.

Da quando lui non c’è più.

Ricordi le innumerevoli ore di gioco che facevate o nella tua o nella sua stanza, ore in qui il colloquio confidenziale era molto più facilitato, in cui eravate solo voi due, a rilassarvi.

Certe volte, poi, le punte delle vostre dita, tra una mossa e l’altra, si sfioravano. Non sempre, no, stavi molto attento, tu, ma capitava. E allora, per un secondo o due, pensavi di stringergli la mano in quel gesto così intimo e amorevole, così illogico. Reprimevi quel desiderio, continuavi a giocare, il cuore che batteva forte contro il tuo fianco destro.

Sospiri. Ripensando a lui succede sempre che ti senti triste. Senti una stretta al cuore e la voglia di piangere.

Se con gli anni di solito il dolore svanisce o almeno diminuisce, il tuo lutto è costante, la sua assenza è una presenza costante – ironico, no?

Hai, nella mente, troppi se, troppi ma: se solo tu avessi fatto qualcosa per creare un Legame con lui forse sarebbe ancora vivo, ma se tu fossi stato più bravo lui forse sarebbe ancora vivo, se tu ti fossi sacrificato al suo posto, morendo per una seconda e ultima volta, lui forse sarebbe ancora vivo.

… sarebbe ancora vivo.

Vivo, spontaneo, dolce, istintivo, passionale, malinconico, allegro, sarebbe ancora Jim.

Solo. Lui si sentiva sempre solo. Ma non con te al suo fianco.

Glielo dicesti, una volta, che non era mai da solo, e lui ti sorrise con il suo sorriso sia giovane che vecchio, sia triste che felice, con quel suo sorriso che ti manca terribilmente da anni.

Vi eravate amati, lo sai, e tu ti dai dello stupido per non aver permesso al vostro amore di nascere veramente e definitivamente, per aver avuto paura dei sentimenti che lui ti faceva provare, per averlo tenuto a “distanza di sicurezza”, per esserti comportato da stupido, per non avergli dato quell’amore che solo tu potevi dargli e che lui cercava nelle sue avventure amorose di una o due notti al massimo.

Vi eravate amati e tu, ora, sei rimasto solo, incompleto.

Lui era la tua metà, il tuo migliore amico, un fratello che non avevi mai permesso che diventasse amante.

“Lui era James Tiberius Kirk” pensi ora, aprendo un medaglione e guardando la proiezione olografica del suo bellissimo viso, la luce dell’ologramma che illumina appena il tuo viso segnato dalla vecchiaia. “Lui era il mio t’hy’la”