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Autore: Bei e Feng    30/12/2013    3 recensioni
"[...]
- Tsu-kun! [...] Cosa ne dici di festeggiare il Natale con un bel viaggetto? -
- Viaggetto? -
[...]
Tsuna credeva, con immenso stupore, che quella vacanza sarebbe stata la prima tranquilla lontano dalle scocciature della vita mafiosa.
Sorridendo, il ragazzo chiuse gli occhi e si abbandonò ad un sonno sereno.
[...]"
Ecco, come richiesto, un breve seguito natalizio di 'Sole, mare, mafia', di facile lettura anche per chi non ha letto l'altra.
Speriamo di non annoiarvi! ^^
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vacanze Mafiose'
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Voilà il terzo e penultimo capitolo di questo episodio invernale.
Ci scusiamo nuovamente per il ritardo: la connessione ieri ci ha abbandonato e non abbiamo potuto rimediare prima di oggi.
Ne approfittiamo per farvi gli auguri di un felice anno nuovo.
Buona lettura e buon divertimento!!! ^^



Quando si svegliò, la mattina seguente, Tsuna non ricordava altro che un gigantesco albero, una scala dei pompieri, una caduta precipitosa nel vuoto e una tonnellata di cipolle che gli sorvolavano la testa (se si escludono i sogni che avevano riempito la sua nottata, in ognuno dei quali compariva, almeno una volta, il suo temibile tutor con la faccina d'angelo).
Mise i piedi fuori dalle coperte e poi nelle pantofole. Attorno a lui regnava il silenzio più assoluto. Dov'erano i suoi amici?
Sentiva delle posate cozzare tra di loro. E qualcuno fischiettare.
- Mamma! Dove sono gli altri? - chiese.
- Gli altri? -
- Sì. Gokudera, Yamamoto, Haru, Kyoko, Ryohei, Chrome,... -
- Ma Tsu, qui siamo solo tu, io, Bianchi e i bambini. -
Il ragazzo sbarrò gli occhi, esterrefatto.
- Puoi... puoi ripetere? - balbettò, affacciandosi dalla soffitta sulla camera di Reborn per sentire meglio la voce della madre.
- I tuoi amici non sono qui. -
"Non sono qui? Nessuno nessuno? Allora  è stato solo tutto un sogno!"
Tsuna esultò, catapultandosi giù per le scale con un balzo. Sfortunatamente quelle, già precarie di loro, cedettero sotto il peso del ragazzo che, incurante dell'accaduto, si rimise rapidamente in piedi e proseguì, fischiettando e ballando, verso le scale che conducevano al piano inferiore, quando...
- Siamo tornati! - esclamò un coro di voci allegre.
- COME TORNATI??? - strillò il ragazzo, sull'orlo di una crisi di pianto, strappandosi i capelli, riconoscendo i suoi amici.
- MIO TSUNA!!! SEI SVEGLIO??? - la vocetta acuta di Haru raggiunse le orecchie del povero Decimo.
- Ti va di andare a pattinare, Tsuna? -
- C'è una pista ESTREMA a poca distanza da qui! -
- Estrema, hai detto? - piagnucolò a bassa voce il ragazzo, le mani nei capelli. - Ci sarà da restarci secchi! -
- Ma è una bellissima idea! - esclamò Nana, entusiasta. - Forza, Tsu! Vestiti, prendi i tuoi pattini e andate a divertirvi! -
- MA IO NON HO I PATTINI!!! - strillò il ragazzo, agitato, affacciandosi dal parapetto della ringhiera del piano superiore.
- Li affittano all'ingresso della pista, Imbrana-tsuna. -
Il Decimo si voltò a guardare il suo tutor dagli occhi birbi (apparso dal nulla alle sue spalle), con la forte tentazione hibaresca di morderlo a morte. Ma riuscì a trattenersi.
- E se io non sapessi pattinare? - chiese il Vongola, riprendendosi, con tono di sfida.
- Qualcuno potrebbe insegnarti. - ghignò Reborn, imbrogliando il suo allievo.
- Ah no! No no! Non se ne parla nemmeno!... - cominciò il Vongola, risalendo verso la sua camera. - Non voglio giocarmi l'osso del collo una volta di più!... -
- Peccato! Sono sicuro che Kyoko sarebbe stata entusiasta di insegnarti! -
Il Decimo si bloccò a metà delle scale, voltandosi repentinamente verso l'Arcobaleno.
- Kyoko, hai detto? - chiese, gli occhi sbarrati per la sorpresa e il viso rosso per l'imbarazzo.
Il tutor annuì.
- Le ho già parlato di tutto. - disse.
- Sarò all'ingresso tra cinque minuti. - rispose il ragazzo, risalendo di corsa nella sua stanza.

"Ma chi me l'ha fatto fare???" urlò tra sé e sé il giovane Vongola, gli occhi spiritati fissi sulla sua Kyoko-chan tutta sorrisi che lo guidava tenendolo per mano, mentre i piedi del ragazzo andavano un po'a destra un po'a sinistra a seconda di ciò che i pattini dicevano loro.
Reduce di cinque cadute, di un paio di giravolte a velocità supersonica con Ryohei e tre rapimenti da parte di Gokudera, il ragazzo non ne poteva già più. Ed erano passati solo venti minuti.
- Ora prova da solo. - disse la ragazza, lasciandolo.
Il Decimo si paralizzò completamente. Ciononostante avanzò per più o meno un metro in tutta tranquillità, mentre Kyoko, ignara della fifa blu che lo pervadeva, lo incoraggiava con un applauso caloroso. Sfortunatamente, però, capitò che il tronco incappasse nella traiettoria di uno dei bambini che frequentavano la pista di pattinaggio che, a velocità proiettile, per poco non lo investì, demolendo l'intero equilibrio che il Vongola era riuscito indirettamente a creare per restare in piedi sui pattini. Fu così che cominciò a cadere in avanti, ma fu abbastanza rapido da inarcare la schiena nel tentativo di ristabilire l'equilibrio originario. Ed eccolo cominciare a cadere all'indietro. Si buttò in avanti, poi indietro, e così via, avanzando con passi lenti, ampi e sgraziati, in punta e in tacco di pattini. Andò avanti così per pochi secondi, che al povero Tsuna sembrarono una ventina d'anni, poi, dopo un'ampia e rapida piroetta, il Vongola lanciò un acuto 'IIIHHH!!!' e, infine, cadde atterrando di schiena.
- Coraggio, Tsuna, ci sei quasi! - lo incoraggiò Kyoko, aiutandolo a rimettersi in piedi.
La testa del Decimo vorticava così tanto che il ragazzo non fece caso al Gokudera impazzito che si mise a rincorrere il pirata della pista, né alla voce spaccatimpani di Haru che cercava, inutilmente, di richiamare il fuggiasco.
Lasciato perdere Hayato, Miura tornò a comandare a bacchetta Ryohei e Yamamoto, affinché il primo insegnasse a Chrome come pattinare, e il secondo intrattenesse Lambo, I-Pin, Fuuta e Fran facendo loro da insegnante-babysitter.

Intanto, alla baita, Nana usciva per andare a ricaricare le scorte alimentari, dimezzate dall'improvviso aumentare degli ospiti nella giornata precendente. E da brava donna di casa chiuse la porta a chiave, dimenticandosi però (o probabilmente non sapendo) che i Kokuyo non si erano ancora alzati, e che quindi erano rimasti chiusi dentro.
Mukuro si svegliò solo mezz'ora dopo. Dopo essere rimasto un quarticello a fissare pigramente il soffitto della stanza, si decise finalmente ad alzarsi. Si stiracchiò e andò, con gli occhi ancora offuscati dal sonno, verso le valigie. Si chinò a terra, allungando una mano per prendere una maglia e un paio di pantaloni, ma si accorse che la sua valigia era vuota. Lanciò un'occhiata in quella di Chikusa e poi in quella di Ken. Vuote anche quelle. Si alzò lentamente, chiedendosi dove potesse essere andato a finire tutto il loro vestiario. La prima risposta che gli venne in mente fu che l'autore di tutto fosse stato Fran, essendo sparito il suo bagaglio, ma quando Rokudo si guardò intorno, trovando i suoi vestiti, quelli di Chikusa e quelli di Ken sparsi sul pavimento della loro stanza, con i segni dei denti di un cane, si rese conto che l'unico in grado di fare una cosa del genere potesse essere stato solo Ken. Così Mukuro decise di andare a recuperare il suo compare prima che questi potesse causare altri danni alla casa e agli abiti.
Lo trovò, dopo una breve ricerca, addormentato ai piedi del proprio letto, con un paio di pantaloni in bocca. I pantaloni preferiti di Mukuro, per l'esattezza. Preso dalla rabbia, Rokudo gli diede un calcio, svegliandolo di soprassalto.
- Ghe è puppeppo? - chiese, i pantaloni ancora in bocca, dopo aver sbattuto sonoramente la zucca sulla rete del letto. - Ghe kki pappo pui? -
Dopo essersi guardato intorno per un brevissimo frangente, alzò gli occhi verso Mukuro, in piedi davanti a lui, il volto contratto in un'espressione feroce, che impugnava, con entrambe le mani, il forcone, tenendolo alzato sopra la testa e puntato verso Ken.
- Gapo, ghe kki pai gon guel goso? -
Gli occhi di Mukuro brillarono di un guizzo da pazzo.
- Parla in una lingua comprensibile, cagnaccio! - urlò, conficcando l'arma nella schiena del compagno.
Ken lanciò un guaito, evitando il colpo del capo appena in tempo.
- Kaki-pi! Kaki-pi! Salvami! -
Chikusa si svegliò di soprassalto, inforcò gli occhiali e, appena si rese conto della situazione, corse subito in soccorso di Ken, trattenendo Mukuro. Quando l'illusionista si fu calmato, i tre scesero al piano di sotto per fare colazione, decidendo di pensare in un secondo momento a come rimediare dei vestiti.
Seduti al tavolo della cucina, i tre consumavano la loro colazione nel più assoluto silenzio. Chikusa, seduto tra i due compagni, evitava che Mukuro, il cui sguardo omicida non abbandonava Ken, inforchettasse Joshima, che continuava ad ignorarlo, concentrandosi sui propri cereali.
- Perché non sentiamo le previsioni del tempo? - propose, per smorzare la tensione che si era venuta a creare, allungando una mano verso il telecomando e accendendo il televisore.
'La neve continuerà a cadere abbondante anche a bassa quota per i prossimi due giorni. Da Blablata è tutto. La linea torna allo studio.' l'inviata speciale, piena di vestiti talmente tanto da somigliare ad un tacchino preparato per il forno, rivolse dei sorrisi tirati alla telecamera, nonostante la tormenta in cui si trovava.
'Grazie, Caia.' rispose il giornalista dallo studio. 'Ora passiamo alla prossima notizia. La nave da crociera Odissea della compagnia Po Co. Stabile è in partenza dal porto di Ischia per il suo annuale viaggio verso i Caraibi. Sempronia Pallini ha intervistato per noi alcuni dei VIP che si sono potuti permettere questo costoso e favoloso viaggio. Linea a Sempronia.'
'Grazie, Tizio. Qui al porto di Ischia splende il sole, e il mare è calmo come una tavola. E' una giornata stupenda, e molti dei VIP più conosciuti del nostro Paese, e non solo, non hanno resistito a partire per una meravigliosa crociera di ben sei mesi nei caldi mari dei Caraibi. Ecco, potete vedere salire a bordo Arnoldo Lombo, Bertin Tontopars e Noa Tammawas. Ma ce ne sono tantissimi altri. Ne abbiamo intervistati alcuni.'
- Ken, spegni quell'arnese - ordinò Mukuro, trangugiando il suo caffè. - Mi fa pensare a quell'oca di MM. -
- Aspetta, capo! Stanno intervistando Gianna Jelieoa, la mia attrice preferita! -
Mukuro bofonchiò qualcosa di incomprensibile, mentre Ken pendeva dalle labbra della bellissima Jelieoa.
'Ed ecco passare lo stilista più famoso dell'Isola di Pasqua in compagnia della sua nuova fiamma e della loro dog-sitter!' annunciò la giornalista, rincorrendo il trio, e facendo cenno alla telecamera di seguirla. 'Mi scusi, signora, sui giornali è scritto che lei è la stipendiata più giovane del mondo a percepire un salario superiore ai duemila dollari al mese. Cosa vuole dire ai suoi coetanei?'
- Ehi, mica male la dog-sitter! - esclamò Ken, dando una gomitata a Chikusa, che sedeva accanto a lui, completamente disinteressato, mentre la telecamera inquadrò più da vicino il volto della ragazza, incorniciato da corti capelli rossi a caschetto, sormontati da un grosso cappello bianco anni cinquanta che, insieme ad un paio di occhiali da sole contemporanei, nascondeva parte del suo volto.
'Signorina, la prego.' rispose la ragazza, sorridendo, levandosi gli occhiali da sole con la mano destra e reggendo con la sinistra il chiuaua della coppia che la precedeva. 'Non sono ancora sposata.'
Ken morse il cucchiaio con cui stava mangiando i cereali, distruggendo metà della sua dentatura. Mukuro tentò di lanciare la tazza di caffè contro l'apparecchio, ma Chikusa riuscì a trattenere il suo capo, non senza celare il proprio stupore.
'Mi scusi... signorina. Allora? Vuole rispondere alla mia domanda, per piacere? Devo restituire la linea allo studio.'
'Be'... vi auguro buona fortuna.' rispose MM, facendo l'occhiolino. 'E, mi raccomando: tenete da conto gli amici! Sono l'unica soluzione nei momenti di difficoltà!'
Alla fine la tazza riuscì a raggiungere lo schermo dell'apparecchio, fracassandolo.
- Quella sgualdrina si è comprata un diploma da dog-sitter!!! - urlò Mukuro, furioso.
- Non appena ritorna l'accoglierò proprio come un'amica: la stringerò così forte da farle schizzare via gli occhi! - abbaiò Ken, disintegrando i resti del televisore.
- Ragazzi, abbiamo altro di cui preoccuparci - intervenne Chikusa, finendo il suo latte caldo con tutta calma. - Tipo i vestiti. -

Ma ora torniamo alla pista di pattinaggio lì vicino...
- RYOHEI! SMETTILA! - strillò Haru, sbattendo i piedi a terra, nell'estremo tentativo di salvare Chrome dalle stravaganze di Sasagawa, che ora si stava cimentando con lei in una serie di piroette a velocità vertiginosa.
- GOKUDERA, FA'QUALCOSA!!! - sbraitò la ragazza verso Hayato, in piedi accanto a lei.
Gokudera, che dopo essere ritornato con successo dalla sua spedizione contro il pirata della pista, era rimasto lì a braccia conserte, afferrò Ryohei e lo spinse via, lasciandolo girare come una trottola per alcuni metri. Poi recuperò Chrome prima che questa potesse cadere a terra, esausta, e se la caricò sulle spalle.
- Ne ho abbastanza dei tuoi stupidi metodi di insegnamento. - disse, rivolto ad Haru. - La riporto a casa, e domani ricominceremo con un allenamento basato sulla matematica pura, e non sull'improvvisazione. -
E così si avviò verso l'uscita, seguito da Miura, che protestava con quella sua voce rompiscatole.

Intanto, all'ingresso...
- Che numero portate? -
- 43. -
- Ecco a te. -
- 45 <3. -
- Ecco a lei. -
- 15. -
- Ecco a te. -
- 44. -
- Ecco a lei. -
- 46. -
- Ecco a lei. -
- 70. -
- Ecco a lei... Prego?? -
- Ho detto, 70. -
- E' per la poltrona. - si affrettò a spiegare Luss.
La responsabile del noleggio dei pattini annuì, confusa.
- Forse possiamo rimediare qualcosa. - rispose, non troppo convinta.

- Bambini, la mamma di Tsu-kun è stata gentilissima a pagarci questo giro di mezz'ora con i pattini, perciò comportatevi bene! - Lussuria, da brava mamma, ammonì i suoi bambini, appena entrati insieme a lui nella pista. - Ora andate pure a giocare. -
Così i Varia si sparsero nella pista: Luss cominciò a piroettare in lungo e in largo, Bel acchiappò Fran per torturarlo un po', Mammon iniziò a passare vicino agli altri pattinatori per farli inciampare e per soffiare qualche banconota dalle loro tasche, mentre Levi restava immobile a fissare il Boss, che osservava, pensieroso, il suo vice.
- Feccia, - ordinò Xanxus, rivolgendosi a Squalo, non appena Luss si fu allontanato. - Devi... -
- No! No! No! Non ho la minima intenzione di insegnare alla tua poltrona come si pattina! - esclamò Superbi, facendo per allontanarsi.
Ma il suo boss si voltò verso di lui con aria furiosa ed occhi fiammanti, trattenendolo per i capelli.
- Chi ti ha detto di dover insegnare a Frau come pattinare? Lei sa pattinare divinamente! Ma visto che tu non ci credi, ti ordino di spingerla! -
Squalo si mise le mani nei capelli.
- Boss, posso pensarci io! - si offrì Levi, inginocchiandosi di fronte alla poltrona.
- A te darò un ordine ancor più importante, ovvero quello che volevo dare a questa feccia - rispose il boss. - Levati dai piedi! -
- Agli ordini, Boss! - esclamò il Guardiano Del Fulmine, in estasi, dileguandosi.
- Bene, feccia. - concluse Xanxus, soddisfatto, rivolto a Squalo, accomodandosi meglio sulla poltrona. - Comincia a spingere. - e il povero Superbi ubbidì, facendo mezzo giro della pista.
Poi Xanxus cominciò a torturarlo.
- Canta delle canzoni natalizie! - ordinò ancora.
- Grrr!!! - digrignò i denti Squalo.
- Forza, feccia! - lo pungolò il passeggero. - Canta Jingle Bells! -
- GRRR!!! - fece più forte Superbi, esasperato. - Te lo scordi! -
- Ho detto, CANTA!!! - ripeté, più forte, Xanxus, voltandosi e sparando un colpo di pistola contro il suo vice.
Squalo evitò appena in tempo la fiammata. Ma ecco che il suo capo rispose con un altro proiettile infuocato. Colto alla sprovvista, lo spadaccino riuscì, tuttavia, a ripararsi dietro Frau. Il secondo proiettile si conficcò nello schienale della povera poltrona, mentre il primo si eclissò nella acconciatura afro di Lambo che, sulle spalle di Yamamoto, stava giocando a fare il cavaliere con Fuuta e I-Pin.
- Lambo, cos'è questo odore di bruciato? - chiese Takeshi, perplesso.
Fuuta e I-Pin constatarono con lo Scemo del Baseball che c'era qualcosa che bruciava.
- Non lo so, Yamatonto. - liquidò la questione il Bovino, tirando la sciarpa di Takeshi a mo'di redini. - Forza! Andiamo a sconfiggere il drago! -
- Lambo, i tuoi capelli fumano! - esclamò I-Pin, additando il bambino.
- Non ci casco, Testa a Salsiccia! -
In un attimo la testa di Lambo prese fuoco.
- AAAHHH!!! AIUTOOO!!! AL FUOCOOO!!! - strillò il bambino, saltando giù dalle spalle di Yamamoto e cominciando a correre a destra e a sinistra, in preda al panico.
Senza perdere un minuto, Yamamoto afferrò Lambo e lo lanciò fuori dalla pista, sulla neve, con la stessa forza che avrebbe impresso ad una palla da baseball. L'atteraggio riuscì, e l'incendio si spense, anche se l'acconciatura del bambino non fu più la stessa.
- Come stai, Lambo? - chiese Takeshi, preoccupato, al Bovino.
- Ora Mostro-Broccolo sembra Mostro-Cetriolo! - esclamò I-Pin.
Lentamente, l'espressione perplessa e attonita di Lambo si contrasse, per poi scoppiare in un pianto accorato. Senza più rendersi conto di cosa stesse facendo, il bambino afferrò una delle granate che erano cadute a terra e le lanciò verso la pista di pattinaggio. L'esplosivo finì tra le mani di Yamamoto, che la scambiò per una palla da rugby per bambini, ovviamente.
E ovviamente non perse tempo per mettersi a giocare.
- Sasagawa-sempai! Prendila! -
- T    akeshi! Hai sempre delle idee geniali! Tieni, Sawada! Fai meta per noi! - urlò il pugile, lanciando il 'pallone' a Tsuna, alle prese con i suoi esercizi di pattinaggio.
- IIIHHH!!! - strillò, riconoscendo la vera natura del 'pallone' e scagliandolo il più lontano possibile.
Malauguratamente, sulla traiettoria della granata passò un povero pattinatore che gironzolava tranquillo per i fatti suoi, dando le spalle all'oggetto volante.
- ATTENTOOO!!! - urlò Tsuna, sbiancando, nel tentativo di avvertirlo.
Lo sconosciuto si fermò, allungando un braccio per afferrare l'esplosivo, poi lo scagliò fuori dalla pista. Un attimo dopo la granata esplose.
Tsuna sospirò, sollevato che non fosse successo nulla. Ma si irrigidì nuovamente non appena lo sconosciuto si voltò, mostrando i suoi profondi occhi neri dal taglio obliquo.
- Vi do tre secondi per dileguarvi. Tre... -
Vongola e Varia si catapultarono verso l'uscita, come se all'interno della pista fosse stato messo un ordigno.
- Due... -
- Tsuna, non vieni? - chiese Kyoko, sorridente, guardando Tsuna dal parapetto della pista, al riparo dalle ire di Hibari.
- Uno... -
- Non ce la faccio! - urlò Tsuna, in lacrime, nuotando sul ghiaccio della pista, senza riuscire a rimettersi in piedi.
- Zero! -
- IIIHHH!!! -
  
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