Il
delitto dell’incubo
Capitolo
1
Le
sue mani mi scorrevano fredde tra i
capelli.
Cercavo
di distogliere lo sguardo dai
suoi bellissimi occhi verdi.
Aveva
quel suo tipico sguardo da
cucciolo che ti poteva stendere in un secondo.
Il
suo respiro condensava
istantaneamente nella gelida aria invernale, mentre le sue labbra,
violacee per
il freddo, si appoggiavano delicatamente sulle mie. Il calore di quel
bacio era
tale che sarebbe riuscito a sciogliere tutta la neve che
c’era intorno a noi.
Quell’abete
era ormai da un mese il
nostro nascondiglio segreto che si ergeva solitario da una bianco e
morbido manto
di neve.
Franz
era ogni giorno sempre più bello,
con i suoi capelli biondo cenere che io adoravo accarezzargli e il suo
sorriso
meraviglioso. Ma ciò che più mi piaceva di lui
erano i suoi occhi: verdi foresta,
intensi e profondi. Ogni volta che li guardavo mi ci perdevo dentro.
Tutti
i giorni ci vedevamo all’alba al
nostro Abete, e dopo esserci coccolati per un po’, prendevamo
gli sci e ci
dirigevamo verso le piste.
Non
so se la nostra relazione si potesse
definire tale. Lui aveva una ragazza, ed era pure molto bella. Ed io
non sapevo
bene cosa realmente provassi per lui.
Ero
confuso.
Agl’occhi
degl’altri eravamo solo ottimi
amici. Forse anche per lui era così. Ma per me
c’era di più, io provavo
qualcosa di … diverso rispetto ad una semplice amicizia.
Ogni
volta che sentivo il suo profumo,
immersi in quel materasso di neve, mi sentivo bene. Ogni volta che la
sera ci
mettevamo a mirare le stelle, distesi uno accanto all’altro,
su quello che
d’estate era il pascolo, lui mi avvolgeva con il suo braccio caldo e forte, e
mi tirava più
vicino a se, finché non eravamo tanto vicini da toccarci con
il naso, e poter
respirare la stessa aria.
Quella
mattina nevicava, ma il sole
dietro le nuvole era ormai abbastanza alto da riuscire a far penetrare
un po’
di luce da quella coltre di nubi. Come sempre mi lavai e vestii in
fretta e
furia pur di non ritardare al mio solito appuntamento con Franz. Ci
misi un po’
a percorrere quei soliti 500 metri prima di arrivare
all’Abete, di neve ne era
dovuta cadere parecchia durante la notte.
Mentre
arrivavo vidi che lui era già lì,
ad aspettarmi, con la schiena appoggiata al tronco del nostro albero e
con gli
occhi rivolti verso il cielo. Quasi mi dispiaceva irrompere nei suoi
pensieri
che gli ronzavano in testa. Così rimasi ad osservarlo. Nella
sua semplicità era
stupendo. Poi dopo qualche minuto mi avvicinai senza farmi sentire e lo
abbracciai da dietro, appoggiando la mia testa nell’incavo
delle sue spalle.
Franz, avvolgendo le mie mani con le sue si accasciò a terra
e mi trascinò su
di lui. I nostri visi erano a pochi centimetri l’uno
dall’altro.
Guardando
nei suoi occhi potevo leggere
la sua anima.
In
meno di un secondo mi stampò un bacio
dolcissimo. Diventai subito rosso. Non solo per il bacio, ma anche
perché
mentre mi abbracciava fortissimo, il suo bellissimo sorriso mi faceva
sentire
felice.
Era
così che passavamo tutte le mattine.
Teneri sguardi, dolci effusioni, e silenzi in cui solo i nostri cuori
si
sentivano. Il nostro piccolo mondo di felicità era
infrangibile.
Solo
che era un piccolo mondo. Limitato
solo alle poche ore del mattino.
E
poi nulla. Dopo si tornava a quella
che per gli altri era la normalità. Che mi lasciava vuoto.
Ogni sentimento che
potevamo provare tra noi due in privato svaniva.
Ero
solo.
Arrivammo
in cima al monte, pronti per
scendere sulla pista, ma io in quel momento proprio non avevo voglia di
passare
del tempo con Franz e la sua ragazza, così quando
iniziò a scendere gli dissi
che li avrei raggiunti dopo.
Sciai
fino a un gruppetto di pochi
alberi leggermente al di fuori della pista, e levatomi gli sci mi
appoggiai
dietro al tronco di quello che era più in là,
rivolto verso lo strapiombo che
dava sulla bianca e lucente vallata, nella quale si vedevano qua e
là piccole
foreste di abeti, che dipingevano quel panorama con qualche macchietta
di verde
ogni tanto.
Ero
saturo di pensieri. Ogni secondo che
passavo con Franz e Claire mi ricordava che ero solo, e che tutto
ciò che
provavo per lui di sicuro non era corrisposto. Loro erano una coppia
così
affiatata che di sicuro non si sarebbero lasciati. E poi come
l’avrebbero presa
in paese che due ragazzi stavano insieme? Male. Malissimo. Franz poi
era ben
visto da tutti, di certo non poteva far sapere in giro di essere
“diverso”.
Rimasi
con un sospiro di aria gelida che
spirava nella mia testa. Gl’occhi persi a mirare
l’orizzonte dove le alte e
innevate montagne toccavano il cielo infinito e cristallino, ormai
sgombro
dalle nubi mattutine. La quiete era assoluta, si sentiva solo in
lontananza il
ronzio della funivia che portava in cima alla montagna.
Quelle
tonalità così pure erano
rispecchiate nei mie occhi celesti e cristallini, inumiditi dalle
lacrime che
non riuscivo più a trattenere. Mi portai subito le mani al
volto, e riscaldato
dai morbidi guanti di pile blu, mi immergevo
nell’oscurità che si creava in me.
Ero
troppo affezionato a Franz per poter
rompere qualsiasi tipo di rapporto ci fosse fra di noi, ma sapevo
benissimo che
continuare a vederlo felice con un’altra persona al suo
fianco mi faceva star
male.
Mi
asciugai le lacrime, mi alzai e
ripresi gli sci, sapendo che un altro minuto lì mi avrebbe
fatto crollare, e
scesi giù alla baita a metà monte.
Entratovi
vidi Franz e Claire che si
erano appena scambiati un bacio affettuoso, e appena mi notarono mi
fecero
cenno di sedermi al loro tavolo. Dopo quel bacio mi sentivo davvero a
pezzi, ma
anche leggermente furioso. Era possibile che non si fosse ancora
accorto che
ciò che provavo per lui andava oltre ad una
“semplice” amicizia?
Ordinammo
solo da bere per riscaldarci.
Franz prese un vin brulé e un po’ di strudel,
Claire prese solo una cioccolata
calda, ed io un bombardino con panna, mi serviva proprio qualcosa che
mi
tranquillizzasse.
Appena
il cameriere si allontanò,
nell’attesa che arrivasse l’ordinazione, chiesi a
Franz se potevamo parlare un
attimo in privato, e lui facendo cenno con la testa mi seguì
fuori dal locale.
Usciti ci accolse subito un vento freddo che mi fece rabbrividire
tutto. Ci
sedemmo su un muretto dove, con la neve caduta durante la serata, si
era creato
un soffice cuscino di neve. Per un paio di minuti rimanemmo in silenzio
alternando sguardi reciproci negli occhi dell’altro, nella
speranza di scrutare
i pensieri altrui, sguardi per terra e contemplazione astratta del
cielo
illuminato da un sole a picco. Quando che Claire uscì dal
locale per informarci
che erano arrivate le ordinazioni, e rientrò subito dopo, io
lo guardai dritto
nei suoi occhi ipnotici e dissi una semplice frase, forse un
po’ avventata,
forse ancora inopportuna, ma me la feci uscire di gola,
perché era ciò provavo:
“Franz, è stata una scelta diventare tuo amico, ma
innamorarmi perdutamente di
te è stato oltre il mio controllo, e non so più
cosa fare”.
Mi
guardò con aria perplessa, poi si
scrollò da quelle parole e tirandomi dietro il muretto, e
facendomi cadere mi
stampò un bacio caldo e morbido sulle labbra.
Ci
rialzammo subito dopo e tornammo
subito dentro come se nulla fosse successo, e tornato al tavolo si
avvinghiò
alla sua ragazza. Intanto cercavo di sbiancare il rossore che mi aveva
riempito
le guance, ancora intontito da quel bacio così inaspettato.
Forse
anche lui mi amava come lo amavo
io?