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Autore: Rachmawitz    30/12/2013    1 recensioni
Una semplice storia d'amore tra due giovani amanti, di cui testimoni saranno solo i monti, le foreste, la neve e le stelle che loro amano. Ambientata in un qualsiasi paese di montagna, magari al confine, negli anni '80. La storia seguirà le loro vicende, indagherà nei loro animi e nel loro passato che all'inizio sembrerà vuoto, e racconterà come la loro storia d'amore abbia superato i vari problemi che gli si sono presentati davanti.
Riusciranno ad uccidere l'incubo che ognuno di loro porta dentro di se?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il delitto dell'incubo 1

Il delitto dell’incubo

Capitolo 1

Le sue mani mi scorrevano fredde tra i capelli.

Cercavo di distogliere lo sguardo dai suoi bellissimi occhi verdi.

Aveva quel suo tipico sguardo da cucciolo che ti poteva stendere in un secondo.

Il suo respiro condensava istantaneamente nella gelida aria invernale, mentre le sue labbra, violacee per il freddo, si appoggiavano delicatamente sulle mie. Il calore di quel bacio era tale che sarebbe riuscito a sciogliere tutta la neve che c’era intorno a noi.

Quell’abete era ormai da un mese il nostro nascondiglio segreto che si ergeva solitario da una bianco e morbido manto di neve.

Franz era ogni giorno sempre più bello, con i suoi capelli biondo cenere che io adoravo accarezzargli e il suo sorriso meraviglioso. Ma ciò che più mi piaceva di lui erano i suoi occhi: verdi foresta, intensi e profondi. Ogni volta che li guardavo mi ci perdevo dentro.

Tutti i giorni ci vedevamo all’alba al nostro Abete, e dopo esserci coccolati per un po’, prendevamo gli sci e ci dirigevamo verso le piste.

Non so se la nostra relazione si potesse definire tale. Lui aveva una ragazza, ed era pure molto bella. Ed io non sapevo bene cosa realmente provassi per lui.

Ero confuso.

Agl’occhi degl’altri eravamo solo ottimi amici. Forse anche per lui era così. Ma per me c’era di più, io provavo qualcosa di … diverso rispetto ad una semplice amicizia.

Ogni volta che sentivo il suo profumo, immersi in quel materasso di neve, mi sentivo bene. Ogni volta che la sera ci mettevamo a mirare le stelle, distesi uno accanto all’altro, su quello che d’estate era il pascolo, lui mi avvolgeva con il  suo braccio caldo e forte, e mi tirava più vicino a se, finché non eravamo tanto vicini da toccarci con il naso, e poter respirare la stessa aria.

Quella mattina nevicava, ma il sole dietro le nuvole era ormai abbastanza alto da riuscire a far penetrare un po’ di luce da quella coltre di nubi. Come sempre mi lavai e vestii in fretta e furia pur di non ritardare al mio solito appuntamento con Franz. Ci misi un po’ a percorrere quei soliti 500 metri prima di arrivare all’Abete, di neve ne era dovuta cadere parecchia durante la notte.

Mentre arrivavo vidi che lui era già lì, ad aspettarmi, con la schiena appoggiata al tronco del nostro albero e con gli occhi rivolti verso il cielo. Quasi mi dispiaceva irrompere nei suoi pensieri che gli ronzavano in testa. Così rimasi ad osservarlo. Nella sua semplicità era stupendo. Poi dopo qualche minuto mi avvicinai senza farmi sentire e lo abbracciai da dietro, appoggiando la mia testa nell’incavo delle sue spalle. Franz, avvolgendo le mie mani con le sue si accasciò a terra e mi trascinò su di lui. I nostri visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro.

Guardando nei suoi occhi potevo leggere la sua anima.

In meno di un secondo mi stampò un bacio dolcissimo. Diventai subito rosso. Non solo per il bacio, ma anche perché mentre mi abbracciava fortissimo, il suo bellissimo sorriso mi faceva sentire felice.

Era così che passavamo tutte le mattine. Teneri sguardi, dolci effusioni, e silenzi in cui solo i nostri cuori si sentivano. Il nostro piccolo mondo di felicità era infrangibile.

Solo che era un piccolo mondo. Limitato solo alle poche ore del mattino.

E poi nulla. Dopo si tornava a quella che per gli altri era la normalità. Che mi lasciava vuoto. Ogni sentimento che potevamo provare tra noi due in privato svaniva.

Ero solo.

Arrivammo in cima al monte, pronti per scendere sulla pista, ma io in quel momento proprio non avevo voglia di passare del tempo con Franz e la sua ragazza, così quando iniziò a scendere gli dissi che li avrei raggiunti dopo.

Sciai fino a un gruppetto di pochi alberi leggermente al di fuori della pista, e levatomi gli sci mi appoggiai dietro al tronco di quello che era più in là, rivolto verso lo strapiombo che dava sulla bianca e lucente vallata, nella quale si vedevano qua e là piccole foreste di abeti, che dipingevano quel panorama con qualche macchietta di verde ogni tanto.

Ero saturo di pensieri. Ogni secondo che passavo con Franz e Claire mi ricordava che ero solo, e che tutto ciò che provavo per lui di sicuro non era corrisposto. Loro erano una coppia così affiatata che di sicuro non si sarebbero lasciati. E poi come l’avrebbero presa in paese che due ragazzi stavano insieme? Male. Malissimo. Franz poi era ben visto da tutti, di certo non poteva far sapere in giro di essere “diverso”.

Rimasi con un sospiro di aria gelida che spirava nella mia testa. Gl’occhi persi a mirare l’orizzonte dove le alte e innevate montagne toccavano il cielo infinito e cristallino, ormai sgombro dalle nubi mattutine. La quiete era assoluta, si sentiva solo in lontananza il ronzio della funivia che portava in cima alla montagna.

Quelle tonalità così pure erano rispecchiate nei mie occhi celesti e cristallini, inumiditi dalle lacrime che non riuscivo più a trattenere. Mi portai subito le mani al volto, e riscaldato dai morbidi guanti di pile blu, mi immergevo nell’oscurità che si creava in me.

Ero troppo affezionato a Franz per poter rompere qualsiasi tipo di rapporto ci fosse fra di noi, ma sapevo benissimo che continuare a vederlo felice con un’altra persona al suo fianco mi faceva star male.

Mi asciugai le lacrime, mi alzai e ripresi gli sci, sapendo che un altro minuto lì mi avrebbe fatto crollare, e scesi giù alla baita a metà monte.

Entratovi vidi Franz e Claire che si erano appena scambiati un bacio affettuoso, e appena mi notarono mi fecero cenno di sedermi al loro tavolo. Dopo quel bacio mi sentivo davvero a pezzi, ma anche leggermente furioso. Era possibile che non si fosse ancora accorto che ciò che provavo per lui andava oltre ad una “semplice” amicizia?

Ordinammo solo da bere per riscaldarci. Franz prese un vin brulé e un po’ di strudel, Claire prese solo una cioccolata calda, ed io un bombardino con panna, mi serviva proprio qualcosa che mi tranquillizzasse.

Appena il cameriere si allontanò, nell’attesa che arrivasse l’ordinazione, chiesi a Franz se potevamo parlare un attimo in privato, e lui facendo cenno con la testa mi seguì fuori dal locale. Usciti ci accolse subito un vento freddo che mi fece rabbrividire tutto. Ci sedemmo su un muretto dove, con la neve caduta durante la serata, si era creato un soffice cuscino di neve. Per un paio di minuti rimanemmo in silenzio alternando sguardi reciproci negli occhi dell’altro, nella speranza di scrutare i pensieri altrui, sguardi per terra e contemplazione astratta del cielo illuminato da un sole a picco. Quando che Claire uscì dal locale per informarci che erano arrivate le ordinazioni, e rientrò subito dopo, io lo guardai dritto nei suoi occhi ipnotici e dissi una semplice frase, forse un po’ avventata, forse ancora inopportuna, ma me la feci uscire di gola, perché era ciò provavo: “Franz, è stata una scelta diventare tuo amico, ma innamorarmi perdutamente di te è stato oltre il mio controllo, e non so più cosa fare”.

Mi guardò con aria perplessa, poi si scrollò da quelle parole e tirandomi dietro il muretto, e facendomi cadere mi stampò un bacio caldo e morbido sulle labbra.

Ci rialzammo subito dopo e tornammo subito dentro come se nulla fosse successo, e tornato al tavolo si avvinghiò alla sua ragazza. Intanto cercavo di sbiancare il rossore che mi aveva riempito le guance, ancora intontito da quel bacio così inaspettato.

Forse anche lui mi amava come lo amavo io?

 

  
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