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Autore: shaka    23/05/2008    3 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa è successo nei 10 anni in cui Sophie e Tom sono rimasti separati? Io si, perciò, ho deciso di avviare questa raccolta di one-shots. Si tratta di episodi di vita (in pratica dei missing moments) di vari personaggi, ambientati tra l'ultimo capitolo ed il prologo della mia prima fanfiction: "Imparando a volare".
Postata la nuova shot: Natale!! In ritardo, vero, ma se vi va di vedere che fanno Sophie ed il piccolo Alex (che ormai ha 6 anni)date un'occhio, magari ci sarà anche una sorpresa... Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono; Sophie e gli altri personaggi invece si. Questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro ed i fatti narrati sono di pura fantasia. Ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti relamente accaduti è da ritenrsi puramente casuale.

Detto questo...qualcuno di voi si è chiesto cosa fosse accaduto nei 10 anni di lontananza tra Sophie e Tom? Io si, e quindi ecco una raccolta di one-shots che narrano di alcuni missing moments relativi a quegli anni.
Ovviamente è consigliata la lettura di "Imparando a Volare"...


Sophie's flight


May: First obstacle

“Come hai detto?”
“Sono incinta.”
“Allen cavolo! Pensi di poterla prendere una decisione definitiva? Prima sei etero, poi gay e ora...metti incinta la mia migliore amica?!”
“Credo che tu non abbia capito bene.” osservò Sophie, cercando di non scoppiare a ridere.
“Già sorellina, mi sa che ti stai sbagliando: io non ho fatto nulla.” aggiunse Allen alzando le mani, come per sottolineare la sua innocenza.

Liz era letteralmente frastornata: aveva appena fatto ritorno dalla redazione, dove l'avevano costretta ad una lunghissima riunione, ed aveva sperato di potersi godere la pace che sembrava stranamente regnare in casa, quando Sophie l'aveva raggiunta in salotto e le aveva chiesto di seguirla in cucina perché doveva parlarle.
In cucina aveva trovato anche suo fratello, e sul suo volto aveva notato un'espressione seria e preoccupata, simile a quella di Sophie.
A quel punto, davanti al cestino del take-away cinese pieno di spaghetti di riso che l'amica le stava offrendo, il cervellino di Liz aveva cominciato a macinare informazioni.
Quando, infine, Sophie aveva sganciato la bomba era quasi cascata dallo sgabello per la sorpresa e poi il suo spirito da giornalista, abituato a scovare gli scoop, aveva fatto il resto.
In conclusione...Elizabeth si era convinta che suo fratello e Sophie le avessero confezionato un nipotino in gran segreto.

“Davvero Liz, non puoi pensare che io sia così tanto stupido! Senza offesa Sophie, se fossi etero ti sceglierei al volo per fare da madre alla mia prole, ma io sono convinto dei miei gusti!”
“Scusa Allen...non volevo offenderti, ma la nostra amica qui mi ha lasciato di stucco!” replicò Elizabeth versando al fratello della birra in segno di pace.
“Beh ammetto che anche io sono rimasto sconvolto oggi pomeriggio.” ammise il ragazzo, sollevando il bicchiere.
“Lo sapevi già?!” starnazzò Liz, rischiando di infilarsi le bacchette negli occhi.
Sophie alzò gli occhi al cielo...in effetti era stata fortunata ad avere due amici così però cavoli...non potevano essere un po' più...normali?
“Vedi Liz...oggi pomeriggio ho avuto la conferma ed Al è stata la prima persona che ho incontrato una volta tornata a casa. Ho dovuto dirglielo...ne avevo davvero bisogno.”
A quel punto Elizabeth cominciava a capire molte cose.

Anche Allen ebbe una sorpresa quando quel pomeriggio vide rientrare la padrona di casa alle quattro del pomeriggio.
Solitamente era l'ultima ad uscire dalla biblioteca e non rincasava mai prima delle sette di sera; quel giorno invece Sophie era tornata alle quattro e non aveva un bell'aspetto.
Vedendola così strana Allen insistette e la trascinò a prendere un gelato nel suo posto preferito: una gelateria a pochi isolati da Grosvenor Road.
Sophie, davanti ad una coppa di gelato al cioccolato, gli aveva raccontato tutto e lui l'aveva ascoltata, senza mai fermarla, prevedendo che, quando Liz lo avesse saputo, avrebbe sicuramente cercato di addebitargli la paternità...conosceva troppo bene le sue due donne preferite.

“Scusate ragazzi. Non dovreste preoccuparmi per me: prima mi infilo in questa situazione e poi vi faccio persino discutere e vi carico di un peso che non è nemmeno vostro. Davvero dovete scusarmi...” Sophie parlò rapidamente, lasciando trasparire tutta la sua ansia, e continuando a tormentarsi la fedina sul medio della mano destra.
“Scusa, ma questo cos'è? Un principio di pazzia, o gli sbalzi ormonali che cominciano a farsi sentire?” domandò Elizabeth, raschiando il fondo del cestino del take-away con le bacchette, alla ricerca di qualche spaghetto superstite.
Al annuì e intervenne per dare man forte alla sorella: “Cavolo Sophie, siamo cresciuti insieme, non puoi pensare una cosa del genere! Non ti lasceremmo da sola per nulla al mondo e, per inciso, io e Liz discutiamo su tutto, dovresti saperlo.”
Elizabeth prese la mano dell'amica e la strinse forte, sorridendole rassicurante; poi aggiunse “Qualsiasi sia la tua scelta io ed Al non ti lasceremo sola: su di noi dovrai sempre contare, ricordatelo, ti prego.”
Sophie si rilassò un po': per la prima volta, da quando quell'infinita giornata era cominciata, cominciava a pensare di potercela fare...

Aveva prenotato la visita una settimana prima, ma l'ansia era venuta a trovarla solo quella mattina. Prima era stata tranquilla e la sua razionalità l'aveva quasi convinta che doveva sicuramente trattarsi di un ritardo da stress o di qualche scompenso ormonale.
La mattina della visita, invece, si era svegliata con una strana sensazione che aveva cercato inutilmente di ignorare.
Le lezioni le erano scivolate davanti agli occhi senza lasciarle alcun ricordo: fortunatamente il suo fidato registratore l'avrebbe soccorsa.
Nel pomeriggio, invece che fermarsi a studiare in biblioteca come faceva di solito, si era diretta presso lo studio della ginecologa da cui aveva appuntamento.
La voce metallica che proveniva dall'alto parlante della sala d'aspetto aveva chiamato vari nomi e lei aveva continuato a sfiorare e girare la fedina d'argento finché...
“Miss Grosvenor, si accomodi.”
Il sangue le si era quasi gelato nelle vene e alzarsi dalla poltrona fu una cosa terribilmente difficile: nemmeno al suo primo test d'esame era stata tanto agitata.
La ginecologa aveva un viso dolce e rassicurante, ma la cosa non aiutò Sophie, che si limitò a rispondere a monosillabi alle domande che la donna le rivolse all'inizio della visita.
Mentre si sdraiava sul lettino Sophie pensò al bel volto, radioso e spensierato di Tom, ed il suo cuore traditore prima perse un battito, poi cominciò a farle male.
La tristezza ed il dolore non erano ancora passati e quel ragazzo le mancava come l'aria.
Solo la voce della dottoressa la riportò sulla Terra: “Confermo i suoi sospetti, Sophie. Direi che siamo circa alla tredicesima settimana, perciò è da poco entrata nel...”
“Quarto mese.” concluse Sophie, chiudendo gli occhi.
“Se lo ricorda bene questo concepimento.” rispose la dottoressa annuendo ed abbozzando un sorriso.
Non avrebbe potuto essere altrimenti: la sua rinascita tedesca, come la chiamava sua cugina Frida, era fin troppo impressa nella sua mente.
Sophie si aggrappò alla fedina con tutta la forza che le era rimasta, aspettando che la dottoressa le desse il permesso di alzarsi dal lettino.

“Allora è di Tom!?!” esclamò Liz, sempre più basita, svuotando d'un fiato il mezzo bicchiere di birra che le restava.
“Considerato che dopo la Germania non sono più uscita con un ragazzo...direi proprio di sì.” rispose Sophie, tamburellando il dito medio della mano destra sul tavolo della cucina.
“Dovresti dirglielo...” suggerì Elizabeth, cercando di non essere troppo invadente.
“Liz...” l'ammonì Allen.
“Lo so! Non sono affari miei, ma tanto so che se Sophie ha preso una decisione non sarò certo io a farle cambiare idea.”
“in effetti ci ho pensato a lungo,” Rispose Sophie “ma vedete: quando ci siamo detti addio lo abbiamo fatto per permetterci di vivere i nostri sogni e raggiungere i nostri obiettivi ed ora...mi sentirei un'egoista se gli chiedessi di prendersi questa responsabilità. Voglio dire che preferisco non metterlo in condizione di dover scegliere perché lo amo davvero tanto, e non potrei mai perdonarmi di avergli fatto perdere l'opportunità di avverare il suo sogno.”
Dopo una breve pausa la padrona di casa riprese a parlare, con voce più ferma e con una luce negli occhi che impressionò notevolmente i suoi amici.
“So che il mio può sembrare un discorso assurdo, ma se penso da sola a questo bambino è il male minore: ho i mezzi e gli amici sufficienti per farlo crescere bene e vorrei che Tom non la vivesse come un'imposizione. Sicuramente più avanti dovrò dirglielo, ma credo che per allora saranno cambiate molte cose e per Tom non sarà più un peso, ma un piacere, e io voglio che questo figlio sia per Tom una gioia, come lo sarà per me.”
“Sophie..però non pensi che potrebbe mancargli la figura paterna?” domandò Elizabeth, dopo qualche attimo di silenzio.
“Liz...guardati intorno: in questa casa abbiamo Al e altri quattro ragazzi, poi c'è mio padre e, secondo me, questo bambino, o bambina, ne avrà a sufficienza di figure paterne!” rispose Sophie, finalmente rincuorata dall'appoggio che i suoi migliori amici le avevano dimostrato.
“Però, anche se a Tom non lo vuoi dire, resta sempre un altro ostacolo: parlarne con i tuoi.” osservò Allen, alzandosi dallo sgabello e cominciando a sparecchiare.
“Si, infatti.” la risposta di Sophie venne interrotta dal campanello che prese a suonare d'un tratto. Alzandosi per aprire concluse la frase “Vi prego non mi lasciate sola proprio adesso: affrontare mia madre sarà durissima.”
I fratelli Harris si guardarono in faccia atterriti: la loro ospite era diabolica, dovevano ammetterlo, ma secondo entrambi era una mossa corretta quella di Sophie. Togliersi il pensiero il più presto possibile ed evitare inutili segreti era la filosofia della loro amica, e questo denotava di quale coraggio fosse dotata.

Il figlio, o la figlia, della nipote del Duca di Westminster e del chitarrista dei Tokio Hotel...con una notizia del genere l'avrebbero promossa a vice direttrice, pensò Elizabeth.
Peccato che Milady fosse anche la sua migliore amica, altrimenti...

“Come vanno gli studi, Allen?” esordì Sir Grosvenor, seduto comodamente sul divano del salone a sorseggiare del te.
Passarono la prima mezz'ora a chiacchierare degli studi di Allen e della carriera di Liz poi, quando suo padre le chiese che esame stesse preparando, Sophie decise di prendere la palla al balzo, dopo essersi assicurata che sua madre fosse ben seduta.
“Ehm vedi papà, credo che darò gli esami di giugno e luglio, poi però avrò bisogno di una pausa dalle lezioni...”
Mai interrompere chi sta facendo un discorso: suo padre, a quanto poteva notare, stava mettendo in pratica uno degli insegnamenti che le aveva inculcato sin da quando era bambina. Così Sophie si arrese a continuare la spiegazione.
“Non potrò seguire le lezioni perché sarò un po'...ingombrante, ma parlerò con i professori ed arriverò pronta agli esami di metà corso.”
Ora il suo discorso era concluso; per cui guardò negli occhi suo padre, aspettandosi delle domande.
Ad accontentarla fu però sua madre: “Sophie, cara, esattamente cosa significa che sarai ingombrante?”
In effetti non era il modo più adatto per riallacciare i rapporti con sua madre, cosa che Sophie cercava di fare da qualche mese ormai, però non c'erano altri modi per dire ai suoi che...
“Significa che a ottobre sarete nonni.”
Il silenzio calò nel salotto del numero 230 di Grosvenor Road...
Allen ed Elizabeth, che si sentivano davvero di troppo, continuavano a guardare Sophie, seduta alla loro destra, e poi i suoi genitori, alla loro sinistra; e poi di nuovo Sophie, e poi i suoi...ovviamente cercando, nel frattempo, di scomparire tra i cuscini del divano.

“L'uomo della chitarra, vero?” chiese Sir Grosvenor alla figlia alzandosi dal divano per raggiungerla.
Lei annuì, aggiungendo subito “Però lui non lo sa e vorrei aspettare a dirglielo. Ciò che mi serve ora e sapere che la mia famiglia è dalla mia parte.”
Se la reazione calma e pacata del padre la stupì le parole di sua madre la lasciarono letteralmente senza parole.
“Credo di avere ancora il numero della tua tata; se vuoi provo a chiederle se lavora ancora.”
Sophie aprì e chiuse la bocca parecchie volte prima di riuscire a soffiare un “Grazie, te ne sarei grata.”
“So che non è affar nostro Principessa, e hai già detto che vuoi aspettare, ma non credi che sarebbe opportuno avvisare questo ragazzo che sarà presto papà di una splendida creatura?”
Sophie scosse la testa e, come aveva fatto anche con Liz ed Allen, spiegò come la pensava.
“Ricordi che ti ho detto che era presto per dirti chi fosse, no? Beh, la verità è che sarebbe altrettanto presto per dirgli che sarà padre. Quella di lasciare la Germania è stata una scelta davvero sofferta, ma ho dovuto farlo perché avevamo le nostre vite davanti. Ora non voglio chiamarlo e dirgli che ho cambiato idea: penserebbe che sono debole e perderebbe fiducia in me e nel sentimento che ci lega. Ho la fortuna di potermi occupare di un bambino anche senza dover rinunciare al mio sogno e al mio futuro; se lo dicessi a lui, invece, rovinerei il suo sogno e forse arriverei anche a rovinare il nostro rapporto. Non sopporterei di vedere il nostro amore sciogliersi sotto il peso di recriminazioni e accuse reciproche solo perché io non ho avuto la forza di aspettare il momento opportuno.
Ho preso la mia strada quando sono salita sull'aereo per Londra, ed ora non posso essere tanto debole da tornare sui miei passi solo perché aspetto un bambino. E poi so di non essere sola e per questo posso solo ringraziarvi.”
Il lungo discorso di Sophie aveva riempito d'orgoglio il cuore del futuro nonno, e di lacrime gli occhi della nonna, costringendo quest'ultima ad una strategica ritirata per “ritoccare il trucco”.
Sophie aveva approfittato della sua assenza per parlare col padre.
“Papa, mi raccomando: Frida e Zia Lotte non dovranno sapere nulla, altrimenti il mio piano fallirebbe miseramente e mi ritroverei Tom alla porta nel giro di due ore.”
“Non ti preoccupare piccola, ne parlerò io con tua madre, ma aspetterò qualche giorno perché ora è così euforica che si dimenticherebbe ogni cosa.” rispose Sir Grosvenor, sorridendole.
“Sophie...” si intromise timidamente Allen “se così sicura che Tom ti raggiungerebbe e che si assumerebbe questa responsabilità?”
Sophie abbassò il volto per un attimo poi, quando lo risollevò, tutti notarono lo sguardo luminoso che i due fratelli Harris avevano già scorto qualche ora prima.
“Ne sono assolutamente convinta...il mio Angelo volerebbe da me...”

Liz se la ricordava ancora quella canzoncina che la sua migliore amica aveva canticchiato quando si erano ritrovate, dopo il rientro di Sophie dalla Germania:
“Wenn Nichts mehr geht, wird´ Ich ein Engel sein – für Dich allein, und dir in jeder dunklen Nacht erschein´,und dann fliegen Wir weit weg von hier, Wir werden uns nie mehr verlier´n…”


N.d.a.

Ben trovate!
Alla fine non sono ancora riuscita a salutare l'allegra combriccola in modo definitivo...
Ho riletto ultimamente le due storie, e mi sono accorta di aver lasciato alcune cose in sospeso, così ho incominciato questa serie di missing moments incentrati su “Imparando a volare”.
Qualche avviso importante:
– non ho idea di quante saranno queste one-shots e nemmeno su cosa verteranno, perciò approfittate di questa serie per scrivermi se vi sono rimasti dubbi o domande sui personaggi o sulle loro vicende, potrebbero essere interessanti spunti per nuovi missing moments;
– sappiate che sto scrivendo queste fanfic (che poi sono delle one-shots) in treno o in altri momenti morti simili. Purtroppo sono impegnata con gli esami e l'aggiornamento sarà lento.
– Tutte queste shots saranno ambientate nel periodo che passa tra quando Sophie lascia la Germania e quando lei e Tom si ritrovano nello studio; per il sequel ho già pronto lo schema ma mi manca una cosa abbastanza essenziale: il tempo per scrivere...qualcuno ne ha da vendere? Pago qualsiasi cifra :-D
E' la prima volta che mi cimento in una one-shot e, per una come me, abituata a dei capitoli lunghissimi, è stata una specie di prova...che dite? Superata? Spero davvero che questa idea vi piaccia e vi raccomando di dirmi cosa pensate di questa primo missing moment, ci contooooo.
Alla prossima!
  
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