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Autore: Rot94    31/12/2013    5 recensioni
- Com' è andata oggi la scuola? Che avete fatto di bello? -
La piccola gli rispose: - Oggi la maestra ci ha insegnato il nome di tutti gli stati d'America e io me li ricordo tutti, ma proprio tutti papà e poi ci ha anche fatto leggere delle poesie strane, però mi sono piaciute. Lo sai che la maestra mi ha fatto i complimenti perché sono molto brava e ordinata ed educata? -
Lui le sorrise e le disse: - Ma che brava che sei Charlotte, la più brava bambina del mondo – E le diede un bacio sulla guancia.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'ombra di un uomo si profilava lungo la porta in fondo al corridoio illuminato dalla fioca luce di una lampada, si faceva sempre più grande mano a mano che si avvicinava a passi stanchi e lenti la figura che la proiettava.
Entrò in bagno e si accostò al lavello mentre girava cautamente il rubinetto e un getto di acqua fresca scorreva silenzioso. Mise le mani a coppa sotto l'acqua finché non furono piene e poi le avvicinò al viso sciacquandosi gli occhi e la bocca. Rimase per qualche minuto con gli occhi chiusi crogiolandosi nella piacevole sensazione di purezza, respirando lentamente con il naso; le gocce d'acqua gli percorrevano il volto seguendone i lineamenti e arrivate alla punta del mento cadevano nel lavello con un gocciolio impercettibile. I pensieri si affollavano nella mente confusa come un lunghissimo film a cui era stato selezionato l'avanti veloce, le parole si accavallavano tra di loro mescolandosi in suoni indistinti e i ricordi emergevano senza alcun rigore logico o temporale.
Aprì gli occhi e fissò la sua immagine riflessa nello specchio. Un uomo di circa quarant'anni la cui fronte era solcata da leggere rughe che tendevano ad acuirsi quando era molto teso, gli occhi azzurri spiccavano timidamente dietro alle sottili palpebre e fissavano quella massa capelli biondi che si legavano tra di loro formando un intreccio disordinato.
Prese il pettine dal cassetto di un piccolo mobile bianco con un gesto meccanico e se lo passo tra i capelli arruffati cercando di dare un' aria il più possibile ordinata a quell'indomabile chioma. I suoi movimenti erano decisi, ma delicati nel districare ogni singolo ciuffo mentre con la mano provava ad appiattirli. Alla fine incurvò leggermente la bocca e rimise al suo posto il pettine, si lavò i denti e scese al piano di sotto.
Si diresse verso il telefono che si trovava sopra un elegante mobile di mogano posto al centro di una ampio e luminoso salotto dal quale si scorgeva l'azzurro di cielo e mare che si confondeva nell'orizzonte. Sollevò la cornetta e compose il numero dell'ufficio di sua moglie, ma fu la sua segretaria a risponderle: - Salve miss Porter, potrebbe passarmi mia moglie Angela? Grazie – Attese qualche minuto tamburellando le dita sulla gamba mentre si guardava intorno distrattamente finché la moglie non rispose: - Ciao tesoro, come stai?... Mi chiedevo se ti va di andare a cena fuori stasera... Ho prenotato un tavolo per tre in quel ristorante famoso in centro, sai quello con la grande insegna rossa... Ci penso io a riaccompagnare Charlotte tranquilla. E poi fanno la migliore aragosta della città... Perfetto, a dopo cara. Ti amo -.
Riagganciò e risalì con calma le scale. Si mise una giacca lunga scura sopra la maglia con il bavero alzato ed una sciarpa intorno al collo ed uscì di casa. Salì nella sua vecchia Citroen celeste e si diresse verso la scuola di sua figlia. La riconobbe subito nella massa di tumultuosi bambini che si affannavano per arrivare in fretta dai propri genitori. Le venne incontro sorridendo e la prese in braccio mentre lei gridava felice: -Papà! -
Mentre si avvicinava alla macchina con la piccola bimba in braccio le chiedeva: - Com' è andata oggi la scuola? Che avete fatto di bello? -
La piccola gli rispose: - Oggi la maestra ci ha insegnato il nome di tutti gli stati d'America e io me li ricordo tutti, ma proprio tutti papà e poi ci ha anche fatto leggere delle poesie strane, però mi sono piaciute. Lo sai che la maestra mi ha fatto i complimenti perché sono molto brava e ordinata ed educata? -
Lui le sorrise e le disse: - Ma che brava che sei Charlotte, la più brava bambina del mondo – E le diede un bacio sulla guancia.
- Posso baciarti anche io papà? - gli chiese la figlia.
- Ma certo - rispose lui.
La bimba gli diede a sua volta un bacio sulla guancia e gli disse: - Ti voglio bene papà -
- Anche io te ne voglio Charlotte - gli disse mentre la posava delicatamente sul sedile anteriore della macchina. Entrò dall'altro lato e riavviò il motore.
Tornati a casa versò del succo di frutta alla pesca in un bicchiere di vetro lungo e sottile e lo diede alla figlia. Dopo che ebbe finito di bere si mise in ginocchio di fronte alla bambina e le disse: - Adesso vai di sopra a sceglierti il vestito più carino e indossalo perché stasera papà vi porta a cena fuori a te e alla mamma -.
Il volto della piccola s'illuminò e rispose tutta eccitata: -Che bello, e ci saranno anche gli hamburger? -
Scoppiò in una fragorosa risata e poi le rispose: - Non credo, ma forse ci sarà qualcosa di meglio -.
- Meglio degli hamburger? - chiese la bambina spalancando la bocca in segno di stupore. - Allora è un posto speciale -.
- E un posto speciale, per questo devi farti bella - le disse con un sorriso.
- Va bene papà, vado - disse la bimba e si affrettò a salire le scale per andare nella sua cameretta.
Qualche ora dopo sentì la porta dell'ingresso aprirsi, sistemò il colletto del vestitino alla figlia e aspettò che la moglie salisse in camera sua per vederli. Quando entrò si lasciò sfuggire un esclamazione di stupore e disse: - Ma come siete eleganti -.
Lui indossava un completo nero con gilet e cravatta rossa mentre la piccola portava un piccolo abito color crema con un ciondolo d'oro a forma di cuore, regalo che la madre le aveva fatto alla nascita.
- Charlotte sei bellissima - aggiunse - E anche tu non sei male Patrick -.
- Tu sei stupenda, invece - le disse baciandola leggermente sulle labbra.
Lei mormorò un grazie e si diresse in bagno per prepararsi mentre Patrick portava la bimba in salotto. Dopo una mezz'ora scese le scale e nel vederla rimase senza fiato: - Sei bellissima -
- Grazie - gli rispose arrossendo leggermente. Indossava un abito lungo di cotone di colore nero che le lasciava le spalle scoperte, i capelli castano chiari erano raccolti in uno chignon e il trucco leggero esaltava i lineamenti delicati del viso. Nonostante fossero all'incirca coetanei lei sembrava molto più giovane in quella tenuta ed emanava come un aura luminosa intorno a sé.
Patrick si sentiva rincuorato solo a vederla e ogni volta che lei sorrideva lo pervadeva una sensazione di pace dei sensi mista ad una felicità irrazionale che partiva dalla punta dei piedi e, risalendo su per la colonna vertebrale, arrivava fino al cervello. Anche la piccola sembrava condividere le stesse emozioni del padre tanto che continuava sorridere e a ripetere: - Come sei bella mamma -.
Salirono tutti e tre in macchina e si diressero al ristorante. Appena arrivati Patrick scese dall'auto e si sistemò la cravatta, poi prese la moglie sottobraccio e la figlia per mano dirigendosi verso l'entrata del ristorante. Varcata la soglia si avvicinarono al maitre vestito di tutto punto che li accolse cortesemente: - Salve, ha prenotato un tavolo signor...? -
Patrick gli sorrise e rispose: - Jane -.
- Ah sì! - Esclamò il maitre controllando sul registro - Jane, un tavolo per tre. Seguitemi -.
Seguirono l'uomo nella enorme sala da pranzo illuminata da sfolgoranti lampadari in oro che proiettavano una luce quasi divina sulle decine di tavoli pieni di persone eleganti che consumavano il loro pasto con un innato savoir-faire. Le finestre altissime incorniciavano uno splendido panorama notturno filtrato dalle eleganti vetrate lucide come cristalli e dozzine di camerieri in divisa si aggiravano per la sala carichi delle più svariate pietanze. Charlotte osservava a bocca aperta quella miriade di impeccabili omini aggirarsi elegantemente e rapidamente tra le sedie intarsiate e i calici levati in brindisi discreti. Nell'angolo destro una piccola orchestra d'archi intonava una leggera melodia che accompagnava i commensali nei loro eccellenti discorsi e creava un atmosfera unica mentre un pianoforte si distingueva in prodezze mai eccessive con un tocco raffinato.
Il maitre si fermo di fronte ad un tavolo apparecchiato per tre ed esclamò indicandolo: - Ecco il vostro tavolo signori -.
- Grazie - rispose Patrick sorridendo all'uomo mentre questi faceva accomodare la moglie che lo ringraziava a sua volta.
Al centro del tavolo vi era un vaso pieno di fiori dal profumo intenso circondato da tre candele la cui delicata fiamma si piegava dolcemente quasi seguisse il ritmo della musica ovattata.
- Allora, come ti sembra? - chiese Patrick alla moglie sorridendo.
Lei gli sorrise a sua volta e gli rispose: - Non ho parole Patrick, questo posto è stupendo. Io... Non immagino quanto ti sarà costato...
Un cameriere versò del vino nei loro bicchieri e la invitò a bere: - Prova questo, dicono sia il miglior vino dello stato -.
La moglie sorseggiò elegantemente dal calice mentre la figlia giocherellava con le posate e disse: - E' buonissimo -.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto - le rispose Patrick bevendo anche lui qualche sorso dello scuro nettare.
- Tutto questo è troppo, tesoro. Non dovevi - gli disse lei.
- Angela, sono felice di passare una bella serata in compagnia delle due donne che amo di più al mondo e non mi costa nulla - asserì mentre accarezzava il volto della figlia. Non si sentiva mai così felice e sereno come quando vedeva quel visino dolce volgersi verso di lui e sentiva la sua voce chiamarlo. Le tirò una ciocca di capelli dietro le orecchie: erano biondi e ribelli come i suoi, dei riccioli dorati che impreziosivano il suo inestimabile tesoro.
Angela gli sorrise di nuovo. Amava quel suo sorriso, come le labbra sottili si incurvavano verso l'alto e i denti, così bianchi da risplendere, facevano capolino. Quando sua moglie gli sorrideva realizzava quanto fosse forte l'amore che provava per lei e la promessa di eterna fedeltà che si erano scambiati era legata a quel sorriso eterno. Ecco perché cercava sempre di renderla felice, così da poter sempre bearsi di quella visione eterea e istantanea.
Sorrise senza rendersene conto e abbassò lo sguardo verso il suo piatto vuoto.
- Ci amavi così tanto eppure non sei stato capace di fare nulla per salvarci - mormorò Angela con voce roca.
- Cosa?! - esclamò Patrick rivolgendosi alla moglie, ma quando alzò gli occhi vide il suo volto completamente coperto di sangue e inorridito iniziò a gridare: - Angela che ti succede? -
- Papà, aiuto - piagnucolò Charlotte che aveva iniziato a tossire sangue.
- Charlotte! - urlò voltandosi verso di lei.
Nessuno in sala sembrava accorgersi di nulla: tutti i camerieri continuavano a muoversi abilmente tra i tavoli mentre gli eleganti signori seduti discutevano tranquillamente di frivolezze.
- Qualcuno mi aiuti, vi prego - implorò Patrick, ma nessuno gli dava retta come se fosse diventato invisibile.
Il tavolo si era completamente ricoperto di sangue che si mescolava al vino uscito dal bicchiere che aveva rovesciato, mescolandosi in un torbido fluido indistinto e gocciolava sul pavimento lentamente con un rumore assordante. Il gorgogliare della figlia in preda agli spasmi copriva il suono della musica che ora sembrava un lugubre canto di morte mentre il corpo della moglie cadeva a terra privo di vita.
- Angela! - continuava a gridare Patrick.
Anche la piccola Charlotte cadde dalla sedia sbattendo il viso sul pavimento di marmo brillante che iniziò a ricoprirsi di sangue caldo e denso. Il pavimento si fece rosso in un batter di ciglia e mentre osservava inorridito le sue mani impregnate del sangue della sua stessa famiglia vide le loro figure sbiadirsi. Batté le palpebre e vide le unghie scarlatte dei loro piedi che lo ipnotizzavano, la testa gli prese a girare e all'improvviso tutto si fece buio.
Patrick si svegliò madido di sudore sul suo divano nell'ufficio dei suoi colleghi al CBI. Respirava lentamente cercando di calmare il cuore che gli batteva a mille e chiudeva gli occhi per scacciare la visione orribile dei corpi privi di vita della piccola e di sua moglie. Si sforzò di ricordare la felicità che aveva provato a tavola o mentre si preparava con la figlia, ma alla fine si rese conto che non era stato altro che un sogno.
Ripensò al sorriso di Angela e i suoi occhi divennero lucidi. Una lacrima corse giù per la sua guancia fino a scivolargli sotto il mente e piano piano non riuscì a fermare i singhiozzi. Si mise un mano sul volto e pianse tutto il dolore che aveva in corpo, tutto quel senso di colpa che non l'avrebbe mai abbandonato e tutto il vuoto incolmabile che avevano lasciato.

  
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