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Autore: ___Arwen    31/12/2013    3 recensioni
Kate Foster non è mai stata una brava studentessa, una delle ragazze più popolari della Marbol High.
Non ha mai capito nulla dell'algebra, fisica e chimica, e lo studio, per lei, può benissimo andare a farsi fottere.
La vita di Kate è incasinata, ma lei ha un piano ben preciso. In fin dei conti tutto sembra andar per il verso giusto, almeno fin quando un certo Thomas Waker, non decide di rovinarle i piani.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Alzarsi presto la mattina per andare a scuola, per me, è sempre stata l’impresa più ardua di sempre. Riuscire a non svignarmela prima del suono della campanella, la seconda. Ogni giorno lottavo contro lae pigrizia ed il menefreghismo, però ogni tanto riuscivano il buon senso ed il mio lato responsabile ad avere la meglio. Ed oggi, era uno di quei giorni. Dai Kate, fatti coraggio.
Gettai la cicca della mia Merit a terra, calpestandola subito dopo con il piede.
Superai il cancello che delineava il perimetro della struttura. Ora non potevo più tirarmi indietro.Odiavo quel posto. Odiavo tutto della Marbol High School: i professori, le materie, i compagni della classe e non. Odiavo spendere tempo della mia vita a studiare la storia, imparare a risolvere disequazioni. Però dovevo resistere. Stavo all’ultimo anno. Dalla libertà mi separavano solo altri otto mesi. Altri otto mesi Kate, altri otto mesi e poi sarai libera. Iniziai a salire le scale, ma non sapendo come al solito il mio orario, controllai sulla mia fedele agendina nera.
Aula 13: storia. Due pesantissime ore di storia; Entrai in aula, gettai sull’ultimo banco dell’ultima fila il mio zaino, poi uscii di nuovo, girovagando tra i corridoi con trenta centesimi in mano necessari per il caffè. Inserii i soldi nel distributore, e presi il bicchiere che tutto sembrava contenere del caffè. Sembrava di più una brodaglia calda, ma la mandai giù velocemente. Quando rientrai in classe, i banchi erano quasi tutti occupati. Le ragazze, con cui non avevo mai legato più di tanto, conversavano tra di loro, così come i ragazzi.
Tutti tranne uno. Mike.
Si era seduto vicino a me, e sorrisi per questo. Era l’unico ragazzo con cui avevo instaurato un legame sincero. Lui era diverso dagli altri ragazzi. Era intelligente, simpatico. Potevo riferirgli tutto quello che facevo, non mi giudicava mai. Mike era un ottimo amico.
Ripassava ansioso l’argomento del giorno di storia, sfogliando le pagine freneticamente.
Mi avvicinai a lui, abbracciandolo da dietro. Si girò e sorrise.
-Forse non prendo un due- disse ridacchiando. -Quattro?- suggerii io. -Boh- rispose. –Mi manca questo pezzettino.- Disse, indicando un paragrafo di storia ancora da studiare. -Studia, così dopo me lo spieghi. Anche io non lo so- Mike ruotò gli occhi, sorridendo. Dopo aver sentito la spiegazione di Mike, riuscii a memorizzarmi qualcosa.
Per fortuna però la prof. decise di spiegare, e anche se eravamo sollevati per aver scampato un brutto voto, diventammo completamente preoccupati quando realizzammo quale materia ci fosse dopo storia. Letteratura inglese. Due ore. Professor Thomas Waker.
Waker era uno dei professori della Marbol High, più temuto dagli alunni per i voti bassi, per la sua rigidità durante le interrogazioni, ma allo stesso tempo, il più affascinante per i suoi modi di spiegare. Ed era proprio per questo che l’odiavo, ma allo stesso tempo, l’ammiravo.
Quando la campanella suonò, la professoressa di storia uscì dall’aula. Waker, puntuale come al solito, prese il suo posto. Quando entrò, salutò la classe, per poi sedersi dietro la cattedra. Posò la sua pila di libri su di essa, aprì il suo registro personale, copiò i nomi degli assenti, e quando terminò, aprì il suo libro. Stava decidendo se interrogare o meno, ed io, per l’ansia stringevo tra le dita la penna, mordicchiando di tanto in tanto il tappino. Non volevo prendere un altro due. Guardavo il prof. Oggi indossava una camicia bianca con sottili righe azzurrine verticali. Jeans e scarpe scure. I capelli ondulati, neri, tirati indietro. Labbra sottili, e due occhi celesti che adesso, mi scrutavano proprio come i miei stavano facendo. Distolse lo sguardo, e si alzò, per sedersi sulla cattedra come al suo solito. -Allora… Siamo arrivati all’Umanesimo, chi mi vuol dire cosa accadde in Inghilterra in questo periodo?- Di conseguenza alla sua domanda, tutti gli occhi degli alunni si concentrarono sul libro. Tutti l’evitavano. -Chiamo io?- chiese il prof. che non ottenne risposta. –Va bene…Olly Evans- alzai lo sguardo sollevata. Ero salva. -E Kate Foster- Ecco. Non più.
-Foster, inizi pure.- disse il prof, incrociando le braccia al petto, guardandomi dritto negli occhi.
-Prof… Io non ho studiato.- Ammisi. Era meglio un due indolore. Ammassare frasi senza senso era inutile, con Waker.
-Come al solito, no?- rispose lui.Non risposi. Non studiavo mai, ed il prof. ormai lo sapeva bene, non era una novità.
-Evans lei ha studiato?-
-Si prof-
-Perfetto, inizi pure.-
Appena Olly iniziò a parlare, io mi accasciai contro il banco, con il viso rivolto verso Mike. -Che sfiga oh.- disse.
-Figurati se non chiamava a me. Ormai mi ha puntato. Da quando ha scoperto che me ne frego altamente della letteratura inglese, già dall’anno scorso, non fa altro che interrogarmi.
-Kate..-
-Lo odio.. Davvero-
-Kate..- disse, dandomi una gomitata.
-Ahi, ma che fai?!- Lui non rispose. Guardò prima a me, poi verso sinistra, e poi di nuovo me. Mi sedetti composta, e guardai anche io verso sinistra: il prof. mi stava fulminando con lo sguardo. -Se non vuole ascoltare, è pregata di uscire fuori.-
Scossi la testa.
-Allora è pregata di ascoltare, chiaro?- Annuii. L’interrogazione di Olly durò quasi una mezz’ora. Per tutto il tempo rimasi dritta, in silenzio, con gli occhi fissi su di lei. Non perdevo neanche una parola, una sua lettera. Così con il prof: ascoltavo le domande che poneva ad Olly, guardavo le sue mani che muoveva veloci, e i suoi occhi celesti come i miei.
Quando terminò l’interrogazione, iniziò a spiegare. Ascoltare la spiegazione, per intero, era un’impresa impossibile quasi quanto alzarsi presto la mattina. Infatti, dopo una decina di minuti, la lezione sembrava diventar sempre più noiosa, e le palpebre sempre più pesanti. Alla fine poggiai la testa sul banco e chiusi gli occhi, addormentandomi. A svegliarmi fu il suono della campanella. Le due ore erano passate. Quando riaprii gli occhi, gli altri stavano ascoltando il prof che ripeteva le pagine da studiare per la prossima volta, mentre preparavano le borse.
Pian piano tutti uscirono dall’aula, e salutarono il prof.
-Mike adesso dove dobbiamo andare?-
-In palestra- rispose, prendendo la borsa a posto mio, per velocizzare l’uscita dall’aula. Voleva andare a fumare, era scontato. –Perfetto- risposi sorridendo. -Foster può aspettare un secondo?- a parlare era stato Waker, mi fermai di colpo e mi girai verso di lui. -Ci vediamo in palestra- dissi a Mike, che velocemente si allontanò. Waker si avvicinò, porgendomi il suo registro. –Può mantenere un secondo?-
Presi il registro, e nel frattempo, lui si mise il cappotto. –Grazie-
-Prego- dissi sorridendo, alzando un solo angolo della bocca.
-Dormito abbastanza in classe?- chiese d’un tratto.
Stava per iniziare il suo solito rimprovero.
-Più o meno.-
-Foster quand’è che avrà intenzione di studiare!?- chiese, alzando la voce. Abbassai lo sguardo: era una domanda senza risposta.
-Foster-
-Prof.. Io non lo so..- ammisi infine.
-Può provarci almeno? Stiamo a novembre, ed io ancora non ho sentito un argomento, un paragrafo, una frase detta da lei. Non può continuare così! Questa storia dura da due anni ormai!- Disse severo, alzando le braccia al cielo, stava per scoppiare.
Si appoggiò contro la porta, e sbuffò. Ci guardammo negli occhi, ed io distolsi subito lo sguardo.
-Domani la interrogo.-
-Cosa?!- spalancai gli occhi, coprendomi subito dopo il viso con le mani. –Ma non è…-
-Giusto?!- intervenne Waker. –Cosa non è giusto? Riferirle che sarà interrogata, avendo lei così il tempo per studiare, o il semplice fatto di essere interrogata le da fastidio?- chiese Waker, incrociando le braccia al petto.
-Nessuna delle due- risposi, incrociando le braccia al petto a mia volta. Il prof. ruotò gli occhi, e si avvicinò a me. -E allora perché?!-
-Non posso.- dissi in fretta. Guardandolo dritto negli occhi.
-Posso sapere il motivo?!-
Lavoro. Ecco il perché. Ma non trovai il coraggio per dirlo, così abbassai lo sguardo e rimasi in silenzio.
-Da 373 a 377. Libro piccolo.- Sbuffai. -Più ripetizione-
Alzai lo sguardo, stavo quasi per ribellarmi, quando lui mi precedette. –Ogni parola che dirà, sono altre pagine da studiare. Non le conviene provare anche solo provare a lamentarsi, Foster.- disse, sorridendo vittorioso.
-Okkei.- dissi debolmente. Lo odio.
-Allora a domani, Foster.-
-A domani- risposi, aggiungendo mentalmente un “Purtroppo”

Quando entrai in palestra, tantissimi occhi erano puntati su di me. Non si sentivano le solite grida, i lamenti, le risate. C’era solo uno strano silenzio.
Tutta la classe si era radunata intorno alla Brown. –Eccola prof!- disse una voce del gruppo, che non riuscii ad identificare. Mike, venne verso di me per spiegarmi la situazione.
-La prof ti ha messo un rapporto. Volevo avvisarti, ma il cellulare stava nello zaino, e non mi ha fatto uscire..-
-Non fa niente Mike- risposi sorridendogli.
Insieme andammo vicino alla prof.
-Prof.. Scusate per il ritardo-
-E’ entrata un quarto d’ora dopo il suono della campanella! Le sembra un comportamento normale?!- gridò, portandosi le braccia al petto.
-Non avevo visto che era passato già così tanto tempo- ammisi. Infondo era la verità.
-E si può sapere dove è stata per tutto questo tempo?! In bagno a fumare?!-
No, ma... Mi sarebbe piaciuto...
-Stavo fuori l’aula 13, parlavo con il professor Waker del mio rendimento scolastico- dissi, senza timore, facendola alterare ancora di più.
-Ah si? Beh, allora non sarà un problema se andiamo insieme a chiedergli conferma, no?-
-Nessun problema- dissi sorridendo.
-Ragazzi restate in palestra. Torniamo subito-
Io e la Brown, andammo in aula professori a cercare Waker. Lì non ci stava, infatti, avendo un’ora di spacco, stava in un’aula libera a controllare delle carte. Non ci mettemmo molto a trovarlo. La Brown bussò, e attirò la sua attenzione.
-Possiamo entrare un attimo?- chiese la Brown, con una calma e una dolcezza, che proprio non gli appartenevano. Che falsa odiosa stronza.
-Certo.- rispose Waker, emulando la sua stessa calma. –Ditemi.- Io e la Brown entrammo nell’aula fortunatamente vuota, e ci posizionammo di fronte a lui. Anche Waker si alzò.
-Professore, la signorina Foster è entrata in palestra quindici minuti dopo il suono della campanella, ed ha affermato che per tutto il tempo, ha parlato con lei fuori l’aula 13. E’ vero?- Chiese la Brown che pendeva letteralmente dalle labbra di Waker. Ho ragione io strega e ora ne avrai la conferma. -Assolutamente no.- Sorrisi vittoriosa.. Poi realizzai. Aveva detto no. -Cosa?!- urlai. –Ma non è assolutamente vero! Stavamo fuori l’aula 13!- la rabbia stava crescendo dentro di me, me lo sentivo, avrei distrutto l’intero edificio.
-Foster ma come osa rispondere così ad un professore!- urlò la Brown. –Ti sospendo!-
-No! Io ho detto la verità!- urlai sovrastando la Brown, poi mi rivolsi a Waker.
–E’ lui che sta mentendo!- urlai.
-Io? Foster la smetta, si sta rendendo solo ridicola- rispose Waker con naturalezza.
-E’ uno stronzo!- urlai, sbattendo le mani contro il petto di Waker. -Ma come si permette!!- urlò la Brown, afferrandomi per il polso per allontanarmi da Waker. –Adesso sì che la sospendo!-
-E forza! Cosa aspetta!?- urlai. A separci fu Waker, posizionandosi al centro, dandomi le spalle.
-Professoressa, lasci fare a me.- Waker si girò, e mi sorrise beffardo. -Foster, la smetta-
A quelle parole strinsi i pugni, infilzandomi con le unghie il palmo della mano. Giuro che l’uccido. –Se chiede scusa adesso, cercherò di non farle avere una sospensione.-
-Non mi scuserò mai!- ringhiai. Sbattei di nuovo le mani sul suo petto. Lui afferrò il mio polso destro.
-No, no, no… Così non si fa.- rispose alzando un sopracciglio. Poi si rivolse alla Brown.
-Professoressa, niente da fare. Comunque direi niente sospensione, mi sono appena ricordato che domani la devo interrogare: deve essere presente in classe.-
Guardai Waker, sorrideva vittorioso. Probabilmente l’idea di mettermi un altro due gli allettava maggiormente.
-Stronzo..- sussurrai, liberandomi dalla sua stretta.
-Come?- mi chiese, guardandomi dritto negli occhi.
-Mi dispiace, non posso esprimermi liberamente, quindi deve rimanere nel dubbio.- risposi, sorridendo da stronza.
A quel punto, s’intromise la Brown. –Va bene allora, però un rapporto non glielo toglie nessuno.-
-E’ più che meritato.- affermò Waker. -Così da adesso in poi si ricorderà di non mentire più, di entrar puntuale in classe, di non rispondere mai più ad un professore-
-Certamente, ma soprattutto di rispettare d’ora in poi le consegne, no? Foster?- La Brown sembrò non capire il perché di quest’ultima frase, ma io capii benissimo. Stronzo. Per questo!? Per questo non mi ha difeso?! Perché sono sempre impreparata nelle sue ore?! …Bene.. Sto iniziando ad odiarlo ancora di più. Prima di scoppiare, dissi a entrambi: -Posso andare adesso?!-
-Vengo con lei, Foster.- disse la Brown. Poi rivolse la sua attenzione a Waker.
–Grazie mille per il suo aiuto, Thomas.-
Thomas? Che lecchina.
-Di niente- rispose “Thomas”, avvicinandosi verso la porta. Aprì, e ad uscire per prima fu la Brown, poi io.
-Arrivederci Marie, arrivederci Foster-
-Arrivederci- disse “Marie”. Sbuffai e non risposi. Stavo per andarmene quando –Foster?- Mi girai, ruotando gli occhi. –Si?-
-Arrivederci, e mi raccomando, studi per domani.-
Presi un respiro profondo. Kate, cerca in tutti i modi a trattenerti dall’alzare il dito medio. Sorrisi. ..Che attrice che sono.. –Certamente, professore. Arrivederci.-

Quando tornammo in palestra, mi fiondai in bagno, con l’ultima sigaretta. Disubbidendo all'ordine della Brown di correre lungo tutta la palestra.
Che si fotta lei, Waker e l’interrogazione. Fanculo tutti. Persino Mike, che cercava di far tutto per risollevarmi il morale.

Quando ritornai a casa, Rose, mia madre, era intenta a cucinare, mentre Matt, il suo nuovo compagno aspettava seduto a tavola.
-Ciao Kate, com’è andata?- chiesero in coro.
Ho preso un due, un rapporto, per poco non prendevo una sospensione e ho finito le sigarette.
-Bene… Come al solito-
Salii di sopra, in camera e gettai borsa e cappottino sul letto. Lavai le mani e riscesi di sotto, trovandomi davanti agli occhi, la scenetta disgustosa di Matt e mia madre che si baciavano.
-Che si mangia?- chiesi, per separarli. I due si staccarono, e mamma mi sorrise imbarazzata.
-Pollo con le patate, e insalata.-
-Ottimo!-
Divorai praticamente il pranzo, dopo di che, ritornai in camera mia.
Mi gettai sul letto, e chiusi gli occhi. Mille pensieri si affollavano nella mente.
Dovevo studiare, ma.. La tv.
…La Brown.. Chi si credeva di essere?! Una misera professoressa di ed. fisica, ecco cos’era…
…Waker. Lo odiavo. Sicuramente…
…Non ce la facevo più.
Dovevo far qualcosa, vendicarmi. Fargliela pagare. Ma come?! Presi il cellulare, e composi un messaggio.
A: Mike.
Mi devi aiutare, Mì.

La risposta non tardò ad arrivare:

Da: Mike.
Cos’è successo? Dimmi e cercherò di aiutarti in qualche modo. Anzi, adesso ti chiamo.

In un lampo il cellullare iniziò a squillare, e risposi alla chiamata di Mike.
Gli spiegai tutto quello che era successo, il rapporto, la bugia di Waker per vendicarsi dei miei impreparati, la scampata sospensione. L’interrogazione stabilita di domani, la mia voglia di vendicarmi.

-Per questo in palestra ero nervosa: neanche con te avevo voglia di parlare. Mi dispiace Mike.-
-Non ti preoccupare Kà. Comunque dimmi, hai già pensato a come vendicarti?- mi chiese.
-No- risposi amaramente. –E’ in questo che mi devi aiutare.
Mike stette per molto tempo in silenzio. Poi rise.
-Perché ridi?- gli chiesi.
-No.. Avevo solo pensato a una possibile soluzione, ma.. Penso sia meglio di no.- disse ridacchiando.
-Dimmi!- risposi già pregustando una possibile vendetta.
-E’ una pazzia, ma…- sospirò, poi riprese a parlare.
–Fai in modo che quello stronzo di Waker s’innamori di te.-
-Cosa?!- scoppiai a ridere. –E’ davvero una pazzia-
-Ma potrebbe funzionare..- rispose Mike.
-Ci devo pensare Mì- risposi.
-Lascia fare a me.-

La telefonata con Mike finì con quell'ultima frase.
"Lascia fare a me"
Non riuscivo a pensar ad altro, ma soprattutto non riuscivo a capire in che modo sarei riuscita a vendicarmi, se avessi fatto innamorare Waker di me.
Mike aveva di sicuro elaborato un piano: dovevo fidarmi.

Alla fine decisi anche di studiare.
Da pagina 373 a 377.
Che si fotta la ripetizione.
Riuscii a memorizzarmi qualcosa di ogni paragrafo: Henry VIII, Thomas More, Bloody Mary.
Tralasciando qualche data, sintetizzando i concetti.
Studiai fin quando il cellulare, non iniziò a squillare.
Guardai lo schermo, era Jack.
-Hei Jack- ... -Si dimmi- ... -Certo, e a che ora?-  ... -Perfetto, a dopo-
Terminai la chiamata e sospirai.
Dovevo andare a lavoro prima visto che Lucy, una delle cameriere, aveva deciso di assentarsi. Dovevo fare anche il suo turno il che equivaleva tre ore in più di lavoro.
Amareggiata sfogliai velocemente le pagine ancora da studiare, ero fottuta.
Chiusi il libro, e velocemente presi la borsa da lavoro, e uscii di casa salutando mia madre e Matt con un misero ciao.


Angolo autrice:
Ciao :)
Volevo solo dire che questa storia l'ho già pubblicata una volta, ma devo ammettere che non mi soddifava più, e quindi ho deciso di riscriverla cambiando certe cose.
Per chi già la leggeva mi dispiace, l'ho tolta senza avvisare, e per problemi non ho potuto trascriverla prima.
Spero che vi continuerà a piacere, e mi raccomando, fatemi sapere!
Un bacio.
  
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