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Autore: naley3gwain46    01/01/2014    11 recensioni
Destiel scritta per un prompt sulla speranza e su come il destiel possa diventare canon .. Cas e Dean sono nel bunker Dean è ubriaco e disperato,kevin è morto, sam è andato.. Cas cerca di aiutarlo...la storia è dal punto di vista di Cas...
Le urla di Sam,o di quello che una volta era Sam, squarciano il silenzio e non riesco a rimanere indifferente.
Ripenso a quando la sofferenza umana mi lasciava impassibile e mi chiedo come fosse possibile.
Ogni grido si ripercuote su di me e mi ferisce, in un modo che non capisco appieno, non sono ferite reali, fisiche, ma fanno comunque male, che siano ferite dell’anima?
Ma gli angeli non hanno un’anima mi dico.
E adesso io sono di nuovo un angelo.
Anche se non sono più sicuro neanche di questo.
Non sono più sicuro di niente ultimamente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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*** Buon anno mishamigos XD .. come cominciare al meglio l'anno nuovo se non con una storia destiellosa? perciò ecco il mio regalo di buon anno per voi  ..allora la storia è stata scritta su richiesta di Vale con lo scopo di convincerla che il destiel può diventare Canon..... a tal punto io c ho messo pochissimo di mio .. tutti i ricordi e le frasi usate sono per la maggiro parte veramente uscite dalla bocca dei protagonisti.. per me loro davvero si sentono in questo modo.. non dico di più vediamo se ti ho convinta.. il prompt si incentrava sulla speranza e perciò speriamo di non essere uscita fuori tema non so tanto scrivere su richiesta XD.. ps:nessuno mi appartiene povera me e non ci guadagno niente sono povera per l'appunto ho parlato troppo enjoy this***






 
Le urla di Sam,o di quello che una volta era Sam, squarciano il silenzio e non riesco a rimanere indifferente.  
 
Ripenso a quando la sofferenza umana mi lasciava impassibile e mi chiedo come fosse possibile.
 
Ogni grido si ripercuote su di me e mi ferisce, in un modo che non capisco appieno, non sono ferite reali, fisiche, ma fanno comunque male, che siano ferite dell’anima?
 
Ma gli angeli non hanno un’anima mi dico.
E adesso io sono di nuovo un angelo.
Anche se non sono più sicuro neanche di questo.
 Non sono più sicuro di niente ultimamente.
 
Crowley sa fare bene il suo mestiere, ma ci sta impiegando più di quanto abbia previsto.
È tutta la notte che va avanti così.
Galadrieel sta opponendo più resistenza di quanto avessi pensato.
Ho proposto io a Dean di servirci di Crowley, è l’unico che conosca comunque, in grado di separare un angelo dal suo tramite.
 E’ la nostra unica possibilità.
 
Le urla continuano e non posso fare a meno di ritrovarmi a pregare che tutto finisca al più presto.
O meglio, a sperare, che tutto finisca al più presto.
A sperare che il nostro piano funzioni.
Perché pregare, a questo punto, so per certo, sarebbe controproducente.
 
Ci si aggrappa alla speranza allora.
 
La speranza, un sentimento così  tipicamente umano.
Molto simile alla fede per certi versi.
Quasi un istinto.
Sicuramente necessaria per la sopravvivenza.  
 
Dean gira per la stanza, avanti e indietro.
Mi ricorda un leone in una gabbia.
 
Si siede di fronte a me con lo sguardo basso.
Da quando sono qui, evita se può, di guardarmi negli occhi.
 
Non so riconoscere le emozioni umane molto bene e nonostante conosca Dean Winchester da tempo, spesso ho difficoltà a comprendere  le motivazioni del suo comportamento. 
Ma stavolta so il motivo del suo atteggiamento.
 Posso immaginare cosa sta provando.
Lo riconosco sul suo volto perché è un sentimento che non mi lascia mai.
Lo vedo riflesso ,sul mio di volto, ogni volta che mi guardo in uno specchio.
Colpa.
E il suo senso di colpa questa volta probabilmente ha un nome e una faccia.
“Kevin”.
 
Lo sto osservando senza parlare da un po’.
In un'altra situazione mi avrebbe imposto di finirla con una delle sue battute sarcastiche, che fatico sempre a capire, ma che sembrano tanto divertirlo.
Ma non stavolta.
Sento che sta volta è diverso.
 
Vorrei dire qualcosa di carino, qualcosa di consolatorio, qualcosa di tipicamente umano, ma non mi viene niente, non sono bravo con i sentimenti o con le parole.
La cosa del conforto e dell’empatia non mi riesce per niente bene.
Nella mia precedente esistenza non avevo bisogno di tante parole mi limitavo a seguire gli ordini.
Sono sempre stato un tipo d’azione, ero un soldato del resto, una macchina da guerra.
Rifletto e giungo alla conclusione che probabilmente, dotarci di empatia, per il nostro creatore sarebbe stato di intralcio.
 
E comunque di cosa gli dovrei parlare.
Di cosa dovrei convincere Dean?
Che andrà tutto bene?
E chi convincerà me?
Dovrei parlargli di speranza?
Da quello che posso vedere riuscirei solo a peggiorare le cose.
 
Si versa un bicchiere di whiskey.
E lo butta giù in un colpo solo.
Se ne versa un altro, la bottiglia è quasi vuota ormai.
 
Ancora un urlo e la presa di Dean sul bicchiere si fa più forte.
La pressione è talmente tanta che il bicchiere esplode e il suo contenuto si riversa tutto sul tavolo.
-Porca puttana!- esclama.
Il vetro gli ha tagliato la mano e il sangue gocciola sul pavimento.
-Dean posso guarirlo..- gli dico.
-Non è niente-esclama.
 Si alza ed esce dalla stanza.
 
Il  suo senso di colpa gli impedisce di farsi aiutare.
Impedisce a me di aiutarlo.
Cosa ho ucciso a fare per questi poteri se non mi permette di aiutarlo in quello che posso?
Cosa ci faccio qui se non mi lascia fare quello che so fare?
Mi fa sentire inutile.
Mi fa sentire frustrato.
Mi  fa sentire impotente.
Mi fa sentire arrabbiato.
Le emozioni umane mi dominano ormai.
Nonostante quello che ho fatto mi sento ancora, per la maggior parte, un essere umano.
Cerco di capire perché sono così arrabbiato.
Qual è il motivo?
Forse perché dovrei essere là fuori a combattere la mia guerra?
Ma Dean ha chiamato.
Protesta una voce remota nella mia testa.
Non è certo questa la guerra che  dovrei combattere, mi dico.
Ma Sam era nei guai e Dean ha chiamato.
 Ancora quella voce che cerca di giustificare il mio comportamento a me stesso.
Come la chiamano gli umani?
Coscienza?
Non è qui che dovrei essere, una parte di me ne è convinta.
Eppure rimango qui e do ascolto all’altra parte.
Gli angeli, i miei fratelli, hanno bisogno di me.
Ma Dean ha chiamato.
Insiste quella voce.
 
Realizzo che adesso è Dean che ha bisogno di me.
 
Questo pensiero fa affiorare un ricordo.
Il volto di Dean coperto dal fango e dalle ferite del Purgatorio.
I suoi occhi sinceramente contenti di avermi ritrovato.
“Ho bisogno di te” aveva detto.
Al primo ricordo ne segue subito un secondo.
Noi due nella cripta.
La voce di Dean, il suo volto coperto di sangue.
“Ho bisogno di te” aveva detto ancora.
In entrambe le occasioni gli ho voltato le spalle.
Non intenzionalmente di certo.
Non facevo mai del male a Dean  intenzionalmente.
In entrambe le occasioni infatti avevo fatto quello che allora avevo ritenuto più giusto.
Espiare le mie colpe, proteggere la tavoletta.
Non pensavo o non mi importava che le mie azioni si ripercuotessero negativamente su qualcun altro?
Solo ora riesco a capire quanto possa ferire il sentirsi respinti, il sentirsi abbandonati da coloro di cui ci si fida  di più.
“Non puoi restare” mi aveva detto Dean solo pochi giorni prima.
E finalmente avevo capito perché l’ultima volta si era così arrabbiato.
Avevo capito quanto si sta male a sentirsi soli, a sentirsi messi da parte.
A sentirsi traditi da quelli che dovrebbero stare dalla tua parte, che dovrebbero aiutarti a cavartela.
Soprattutto quando non hai nessun altro su cui contare.
Soprattutto quando non hai  nient’altro.
Nel mio breve viaggio da umano ho infatti imparato che la solitudine può uccidere un uomo tanto quanto la fame o la sete.
Perciò non posso abbandonare Dean.
Non di nuovo.
Non ora che so cosa questo comporterebbe.
Non adesso che non ha più nessuno.
Non adesso che è solo.
Non potrei neanche se volessi.
Questa volta non vado da nessuna parte.
Questa volta ho deciso di restare.
Anche se questa decisione comporta stare qui seduto ad un tavolo immobile ad aspettare.
Anche se questa decisione comporta stare qui fermo, non ad agire come un angelo, ma a sperare come un umano.
 
 Dean rientra nella stanza con in mano un altro bicchiere e un'altra bottiglia, si risiede al tavolo.
Ha fasciato malamente la ferita.
Si versa il contenuto rimasto nella precedente bottiglia.
E butta giù il liquore.
 
Ho perso il conto delle bottiglie e dei bicchieri da un po’ così stupidamente domando:
 
-Credi che sia saggio continuare in questo modo Dean?-
 
Alza lo sguardo dal tavolo e mi guarda in faccia dopo tanto tempo.
 
Il suo volto è stanco i suoi occhi verdi cerchiati e lucidi mi fissano.
 
-Saggio dici Cas?- ride una risata piena di amaro sarcasmo.
 
Si passa una mano sul volto nel solito modo, un gesto che gli ho visto fare tante volte quando cerca di spiegarmi qualcosa che proprio non riesco a capire.
 
Da qualche parte sotto tutto quel peso, fatto di colpa e di dolore, c’è ancora il solito Dean penso.
 
-Ti sembro una persona saggia Cas? Pensi che una persona saggia avrebbe creato questo casino? – allarga le braccia per indicare quello che abbiamo intorno.
 
 Lo sapevo, sarei dovuto stare zitto.
 
Era una granata pronta ad esplodere e io come uno stupido avevo innescato il timer.
 
-il Saggio Dean Winchester –continua ridendo -ha consegnato suo fratello nelle mani di un fottuto angelo del cazzo..- La sua voce era salita di tono.
 
-Dean..- provo a dire qualcosa.
 
-il Saggio Dean Winchester  ha trascinato lui.. e tutti quelli che si fidavano di lui, che contavano su di lui ..nella merda più nera- conclude sarcastico.
 
-Dean non..- riprovo a dire qualcosa ma non mi lascia finire.
 
-Non cosa?.. Cosa Cas? ..Non è stata colpa mia?- ride ma non c’è allegria nei suoi occhi.
 
Mi perdo a riflettere, su quanto a volte, quello che gli umani esprimono e come lo esprimono, sia in realtà, l’esatto opposto, di quello che provano.
 
Il sarcasmo era l’arma preferita di Dean.
 
-E di chi è stata la colpa Cas?-continua implacabile -di Sam? Sammy era disposto a morire a sacrificare se stesso per mettere fine a questo schifo.. di chi è la colpa Cas? ..di Kevin?.. Che colpa aveva Kevin Cas se non quella di conoscere me? Di fidarsi di me? Lui si fidava di me Cas e io l’ho deluso.. io l’ho tradito.. io l’ho ucciso.- conclude sputando fuori tutta la sua rabbia e il suo senso di colpa.
 
Afferra la bottiglia vuota e la lancia con tutta la sua forza contro il muro.
 
Il vetro si infrange in mille pezzi.
 
Fissando  tutti quei pezzi di vetro sparsi sul pavimento, che prima erano stati un'unica bottiglia, non riesco a smettere di pensare all’anima di Dean.
L’anima di quell’uomo giusto che avevo salvato dall’inferno.
Anche l’anima di Dean una volta doveva essere stata tutta intera, solida e compatta come quella bottiglia.
Aveva subito diversi urti negli anni questo era vero e magari si era un po’ ammaccata, ma comunque era rimasta intera.
Fino a che Galadrieel non lo aveva ingannato.
Fino a che Galadrieel si era fatto passare per un altro e lui se l’era bevuta.
E’ colpa sua, è questa la sua ferma convinzione.
È tutta colpa sua.
A causa del suo egoismo e della sua arroganza Galadrieel ha ucciso Kevin.
A causa del suo egoismo e della sua arroganza Galadrieel si è preso Sam.
E adesso l anima di Dean è in pezzi .
Dean ha sbattuto contro un muro.
Dean è spezzato.
Dean adesso è spezzato in tanti piccoli pezzi ,come quella bottiglia, e non so se sono in grado di tenerlo insieme.
 
Non so se ne sono capace.
 
In passato lui ha sempre fatto questo per me.
 
Mi ha tenuto insieme, ha tenuto insieme i miei pezzi.
Ogni volta che andavo in pezzi, e mi succedeva spesso, le parole di Dean erano in grado di farmi tornare in me, di farmi ragionare, di farmi trovare un motivo per andare avanti e per non lasciarmi andare.
Dean  era in grado di farmi reagire.
Dean era in grado di restituirmi la Speranza.
 
Quindi provo a dire qualcosa.
 
È il mio turno adesso.
 
È il mio turno di restituire speranza a Dean.
 
-Non è stata colpa tua, Galadrieel ha ucciso Kevin, non tu.. e noi gliela faremo pagare per questo- gli dico convinto.
 
Conosco Dean e so che vuole vendetta e anche io la voglio.
Quell’ angelo aveva ingannato anche me, e anche se non ero legato al giovane profeta da un profondo affetto, come lo erano Dean e Sam, ero fermamente convinto che la sua morte meritasse giustizia.
 
Dean si alza e viene verso di me, mi afferra il trench con rabbia, mi guarda fisso e avvicina la sua faccia alla mia:
-Smettila di dire stronzate! Smettila di trovare una scusa.. smettila di cercare di farmi stare meglio non funzionerà! ..Io l’ho portato qui, io ho mentito a Kevin .. ho mentito a Sam e ho mentito anche a te…tutto questo è solo colpa mia- mi urla contro.
 
Non capisco il suo comportamento sto cercando di aiutarlo.
Eppure mi urla contro.
 
-Vuoi farmi stare meglio? Restituiscimi  Kevin Cas!.. Riportalo indietro..- il suo urlo si trasforma in supplica- ti prego Cas ..ti prego..riportalo indietro ..ti prego…- i suoi occhi si velano di lacrime.
 
Non potevo farlo.
Sapeva che non potevo farlo.
C’avevamo provato e non aveva funzionato.
Mi aveva chiesto di riportare Kevin indietro ma i miei poteri non avevano funzionato.
Non ero abbastanza forte.
 
-Mi dispiace Dean..- è tutto quello che posso dire.
 
Vuote scuse senza senso è tutto quello che gli posso offrire.
 
Dovrei rimettere insieme i pezzi invece non faccio altro che peggiorare la situazione.
 
Dean allenta la presa sul trench e si allontana.
 
Mi da le spalle mentre si versa un altro bicchiere.
 
Non vuole che lo veda.
Non vuole che lo veda andare in pezzi.
Ma è troppo tardi.
 
-Già ..ti dispiace.. come sempre..-ripete Dean di schiena, senza guardarmi negli occhi, la sua voce assume un tono canzonatorio.-potessi avere un dollaro ogni volta che ti sento ripetere questa frase ora sarei un fottuto Bill Gates!-
 
Non ho capito pienamente quello che intende ma so che ce l’ha con me.
 
-Dean la grazia che ho rubato non è abbastanza forte per riportare in vita i morti te l’ho detto ..-tento di spiegargli ma lui non pare sentire ragioni.
 
-già.. me l’hai detto .. –continua  - come mi avevi detto che potevo fidarmi del tuo amico piumato, Ezechiele..-ribatte e la sua voce è sarcastica e carica di rancore.
 
Finalmente capisco.
 
Non solo è arrabbiato con se stesso è arrabbiato anche con me a quanto pare.
 
Non solo incolpa se stesso, incolpa anche me.
 
-Non sapevo non fosse Ezechiele.. non ti avrei mai detto di fidarti di lui altrimenti.. lo sai..- gli spiego risentito e confuso.
 
Sapeva che non l’avrei mai fatto.
 
No, concludo non è arrabbiato con me per questo.
Sento che c’è dell’altro.
So che non è questo il motivo della sua ostilità nei miei confronti.
 
Continuo a fissarlo sperando che parli, che spieghi, ma continua a versarsi da bere in silenzio dandomi le spalle.
 
Davvero non capisco.
 
Sente il mio sguardo insistente su di lui.
I miei occhi fissi sulla sua schiena.
 
-Cristo Cas smettila di fissarmi!- sbotta all’improvviso.
 
-Non hai qualcosa di più importante da fare che stare qui a guardarmi? Stavolta non devi correre da nessuna parte? Nessun emergenza angelica o robaccia del genere? Se non sbaglio c’è una guerra in corso.. su va ..corri a salvare i tuoi fratelli hanno bisogno di te…qui non puoi fare niente per me- conclude.
 
Ancora quella frase.
Ancora quella parola “bisogno”.
 
-Credo che tu ce l’abbia con me per qualche ragione Dean e vorrei conoscerne il motivo.- chiedo non ho intenzione di mollare.
 
-Davvero vuoi saperlo?-mi chiede.
 
-Si- gli dico.
 
-Credo che tu me lo debba! – dico.
-Quello che è successo con Sam non è stata colpa mia.. non sono state le mie decisioni che ti hanno portato qui non ho deciso io di mentire.  Hai mentito a Sam. Hai mentito a Kevin..Hai mentito a me-gli sto gridando contro ma non sono consapevole del perché.
Non avrei dovuto dirlo e me ne penso subito infatti ma sono stanco di essere trattato così.
 Sto cercando di aiutarlo perché non lo capisce?
 Perché deve rendere tutto così difficile?
 
Sto cercando di rimediare ai miei sbagli.
 
Ancora non mi guarda.
 
 Che stavolta sia lui a non capire?
 
-Mi hai chiesto tu di andare via..io ho solo fatto come mi hai chiesto-replico indignato –tu hai detto che non potevo stare qui, tu… mi hai buttato fuori ..mi hai tenuto alla larga e in disparte ..mi hai abbandonato a me stesso ..non avevo nessuno Dean ..non avevo niente..ero solo completamente solo .. travolto dalle emozioni, impotente ed esposto e tu mi hai abbandonato..- le parole mi vengono fuori da sole e proprio mentre le dico all’improvviso realizzo che anche io sono arrabbiato con lui, realizzo quanto il suo comportamento in realtà mi abbia profondamente ferito e deluso.
Realizzo che mi aspettavo di più, che mi aspettavo di meglio da Dean.
 
Dean alle mie parole si gira e finalmente mi guarda.
 
Il suo sguardo è intenso, gli occhi resi lucidi dall’alcol o dalle lacrime non so dirlo con certezza.
 
-Tu non c’eri..-dice soltanto.
 
Non capisco gli ho appena detto che mi ha mandato via, logico che non ci fossi.
 
Lo deve leggere sul mio volto.
Perché sorride.
 
Il mio disorientamento e la lentezza nel capire le sue affermazioni lo ha sempre divertito.
 
Ma non è questo il caso.
Non è un sorriso di scherno.
Sorride di consapevolezza.
Sa che dovrà spiegarsi meglio per farmi capire.
Sa che dovrà spiegarmi le cose nei dettagli, non tralasciando nulla, come si fa con i bambini, se vuole che io capisca, che io comprenda veramente quello che vuole dire.
È sempre stato il suo compito quello di spiegarmi i sentimenti, di spiegarmi la vita.
È sempre stato il suo compito quello di spiegarmi l’umanità.
Quell’umanità che cerco disperatamente di capire e di fuggire in egual misura.
 
È  parecchio ubriaco ormai, e mentre le urla di Sam continuano come una macabra colona sonora a rompere il silenzio, si avvicina. Barcollando si siede sulla sedia accanto alla mia.
Mi viene vicinissimo.
Sento l’odore del whiskey.
Fissa i suoi occhi verdi nei miei.
Infrangendo la regola degli spazi personali ,regola da lui stesso fissata parecchi anni fa.
Il suo sguardo è stanco.
I suoi occhi ne hanno viste tante in tutti questi anni.
E all’improvviso penso che non vuole più combattere, all’improvviso realizzo che Dean si è arreso.
Dean è stanco.
Basta sarcasmo.
Basta ironia.
È stanco di lottare.
Ed è stanco di lottare anche con me.
E quindi cede.
 
-Tu non c’eri Cas..- ripete solamente non c’è più rabbia nella sua voce solo dolore- dov’eri?..- anche se non capisco a cosa si riferisce le sue parole scavano un solco nella mia anima, sono parole sincere ed esprimono sofferenza  abbandono e delusione.
 
Li riconosco perchè li ho provati anche io.
 
-Sam aveva bisogno di te..- continua i suoi occhi fissi nei miei- io avevo bisogno di te.. ma tu hai seguito Metatron .. ti avevo chiesto di aspettare ..ma tu non mi hai ascoltato..non hai avuto abbastanza fiducia in me.. hai preferito dare ascolto a lui piuttosto che a me .. noi avevamo bisogno di aiuto e tu non c’eri.. perché?.. Sam stava morendo… io ti ho chiamato .. io ho pregato..avevo detto che non  mi importava che avrei lasciato correre ..ma non sei venuto ..  certo perchè non potevi ..ma se tu fossi rimasto?.. se  solo tu ti fossi fidato di me?.. se solo tu mi avessi dato ascolto?.. allora tu saresti stato li… al mio fianco.. e nessun angelo avrebbe posseduto Sam.. insieme avremmo trovato un'altra soluzione .. e forse Kevin sarebbe ancora vivo.-  dice ma si è già pentito di quello che ha detto.
 
La sincerità è un arma a doppio taglio e lo sa.
 
Si sente vulnerabile esposto.
 
Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta e si allontana di scatto.
 
Distoglie lo sguardo.
 
È abbastanza ubriaco per dire la verità, ma non abbastanza forse da accettarne le conseguenze penso.
 
Non vuole sapere quello che ho da dire, non veramente, che abbia paura della risposta mi domando?
 
Mi domanda “perché” mi dico.
 
Non so se dovrei rispondere alla domanda o se in realtà non sia necessario, perchè lui è convinto di conoscere già la risposta.
 
Volevo fare la cosa giusta ma avevo di nuovo sbagliato, non avevo considerato quanto questo si sarebbe ripercosso su Dean, su Sam, sull’umanità intera, pensavo di aiutare, di rimediare ai miei precedenti errori ed era quello che contava, era quello che mi importava.
 
Ma a che sarebbe servito ripeterlo sa già la risposta.
 
È convinto di saperla.
 
Credo che avessi bisogno di dimostrare qualcosa.
 
Ma a chi?
Agli angeli?
No non agli angeli penso.
 
Volevo dimostrare qualcosa a Dean.
 
Volevo dimostrargli che potevo farcela, che potevo aggiustare le cose anche per loro.
Che ero in grado di fare qualcosa di buono.
Che avevo lo stesso suo coraggio nell’affrontare le prove, che ero disposto a sacrificarmi per migliorare la situazione.
 
Non sto rispondendo, non dico niente.
 
Il mio silenzio forse lo ferisce ancora di più di una qualsiasi risposta, perché forse pensa che non mi importi.
 
E all’improvviso realizzo Dean pensa che non mi importi.
 
 Che sia uguale per me essere qui o ad aiutare in un altro luogo, che non faccia alcuna differenza.
 
-Lascia stare Cas, sono solo ubriaco- si schernisce con un falso sorriso guardando altrove -hai fatto quello che hai dovuto, quello che ritenevi giusto, come ho fatto io.. siamo stati fregati entrambi.- conclude e di nuovo si volta dandomi le spalle.
 
Credo che ormai qualsiasi cosa dica non renderà felice Dean.
Non ora.
Non dopo quello che è accaduto.
 
Perciò afferro il suo braccio e lo costringo a voltarsi e dico solamente:
 
 
-Dean sono qui adesso!-
 
Perché non posso cambiare il passato.
Non posso cambiare quello che ho fatto.
E non posso costringere Dean a sperare nel futuro se neanche io ci riesco.
La speranza è un lusso che quelli come noi non si possono più permettere.
Quante volte l’abbiamo riposta nelle persone sbagliate?
Quante volte l’abbiamo vista svanire come polvere sotto i nostri occhi?
La speranza riguarda le persone che credono nel futuro.
Ma le persone come me e Dean potrebbero non avere un futuro.
Tutti i giorni potrebbe essere l’ultimo per noi.
La vita che viviamo, le cose che affrontiamo ci mettono di fronte alla possibilità concreta che per noi non ci sia alcuna speranza.
Nessuna speranza.
Nessun futuro.
Nessuna via d’uscita.
Nessuna salvezza.
 
E allora realizzo che posso solo aiutarlo a vivere il presente.
 
Realizzo che aiutare Dean è più importante di qualsiasi altra battaglia per me.
 
All’improvviso realizzo che non è solo Dean ad aver bisogno di me, ma che sono io  ad aver bisogno di lui.
 
Realizzo che rimango qui non perché non posso andarmene ma perché non voglio andarmene.
 
Perché ho bisogno di Dean.
 
Ho bisogno di essere importante per lui.
Ho bisogno di fargli sapere che ci sono.
Ho bisogno di fargli sapere che stavolta non vado da nessuna parte.
Sono qui.
Sono qui per lui.
 
Nonostante le sue battute.
Nonostante i suoi commenti.
Nonostante i suoi lamenti.
Io resto.
 
Ho bisogno di restare.
 
-Sono qui adesso!- gli ripeto convinto.
 
Lo stringo a me e lo abbraccio.
 
 Proprio come lui ha fatto con me quella volta in purgatorio.
 
È un gesto semplice.
 
Mi viene d’istinto.
 
Lui è sorpreso e impacciato all’inizio ma poi si abbandona all’abbraccio.
 
Avvolge le sue mani intorno alla mia schiena e mi stringe a se.
 
Sento la sua guancia contro la mia.
 
E poi senza lasciarmi andare, appoggia la sua fronte alla mia.
 
Un gesto inaspettato.
 
 Posso vedere da vicino i suoi occhi verdi, perdermici dentro, posso contare tutte le sue piccole lentiggini.
 
Siamo cosi vicini, sempre più vicini.
 
I nostri nasi si sfiorano.
 
Le nostre labbra si toccano.
 
Le nostre lingue si intrecciano.
 
E quando già è troppo tardi mi accorgo che sto baciando Dean Winchester.










**è dedicata a R e S che hanno sopportato i miei scleri alle 3 di notte vi voglio bene paperelle**
***allora vi è piaciuta? spero di si.. fatemi sapere quello che ne pensate.. mi raccomando commentate eh!
xoxo destieladdicted***
  
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