Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides
Segui la storia  |       
Autore: 7_12_2013_bvb    01/01/2014    2 recensioni
...pochi minuti dopo mi trovo d'avanti un ragazzo vestito tutto di nero con le labbra sbafate da rossetto, tracce di matita nera sugli occhi e con un odore marcato di sigarette.
Alzai di poco gli occhi e poi tornai a fissare le punte delle mie Converse rovinate.
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Ashley Purdy, Cristian Coma, Jake Pitts, Jinxx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 1 Mi chiamo Grace e ho 14 anni, odio il mio nome perché significa dono di Dio ed io sono atea.
Ascolto musica rock, alternative rock, metal, ecc.
Abito a Windsor nell'Ontario e frequento la St. Joseph's Catholic High School da qualche mese, nella mia famiglia non ho voce in capitolo,
infatti, mi hanno costretta ad iscrivermi ad un istituto superiore cattolico.
Io non appartengo a tutto quel mondo; ricordo ancora il mio primo giorno là dentro:
tutti erano così apparentemente perfetti, le ragazze avevano uno strato superficiale di trucco e vestivano molto graziosamente con delle ballerine dove erano accentuati dei tacchi,
 mentre, i ragazzi indossavano un paio di jeans, una camicia bianca e una cravatta, poi arrivai io, rossetto rosso e eyeliner nero accentutati,
capelli neri e folti che coprivano un occhio, con dei jean attillatti, Converse, maglia a maniche corte dei Black Veil Brides e una giacchetta da uomo che mi era stata regalata.
Quella scuola insegna ad accettare tutti ma nessuno aveva mai visto una come me e così era inevitabile non tenermi gli occhi addosso e dire miliardi di cattiverie sul mio conto.
Circa una settimana dopo già ero soprannominata come l'incarnazione del diavolo e la preside aveva contattato i miei genitori chiedendo loro di farmi andare a scuola con più cura,
ma non ci riuscirono a farmi cambiare, anzi, nenache ci provarono, andarono avanti con schiaffi da parte di mia madre e duro lavoro da parte di mio padre, ma ci ero abituata quindi non funzionò, neanche questa volta.
...
Giusto un mese dopo tutti mi odiavano, nessuno ci teneva a parlarmi e la mia media scolastica era delle peggiori; i professori non sapevano più dove mettersi le mani con me, rifiutavo ogni loro aiuto e fui mandata più volte in presidenza,
oramai per me quell'ufficio era qualcosa di familiare: le pareti bianche e monotone con qualche quadro di autori importanti che raffiguravano la morte di Gesù e mobili sul marrone che avevano preso polvere.
I giorni passarono e nulla di ciò che succedeva era nuovo per me: un votaccio a scuola e subito in presidenza, poi quando tornavo a casa c'era mia madre ad aspettarmi all'entrata pronta per sfogare su di me tutte le sue frustazioni,
mentre, il pomeriggio era il turno di mio padre, dovevo allenarmi con i ragazzi, con gli adulti e prima di andare a casa dovevo tenere una lezione con lui...perché io non l'ho detto ma pratico la scherma, non mi piace raccontarlo
perché sà di uno sport rinomato e costosissimo, invece, per me è solo continuare ciò che hanno costruito i miei antenati fino ad ora dato che la nostra scuola ha molta fama nel mondo.
...
Mancava solo un giorno al Natale e la mia scuola era più cristiana che mai, ma, per mia fortuna, non c'erano le lezioni, infatti passai la maggior parte del tempo in palestra perché era l'unico posto vuoto.
Suonò la campanella e mi sbrigai ad uscire perché non volevo essere presa di mira dagli occhi dei compagni che mi guardavano con disprezzo, quel giorno proprio non me ne andava.
M'incamminai, come sempre, verso casa ma quel giorno ero stanca come non lo ero stata mai e, dato che m'avrebbe aspettata mezz'ora di camminata, decisi di fermarmi un po' in un bar qualche metro dopo la scuola.
Quel posto era l'unica via di fuga da quella città che era così apparentemente perfetta; conoscevo il barista perché ogni mattina mi fermavo lì per prendere il mio solito caffé che sostituiva la colazione e lui, essendo un seguace dei Nirvana,
degli Slipknot e di altri gruppi che seguo anche io, ogni mattina si faceva trovare seduto lì con me a parlare di musica.
Appena entrai i suoi occhi s'illuminarono, credo che quando c'ero io quel bar riprendeva vita come i vecchi tempi, perché lui mi raccontava che quando ancora non ero nata, molti ragazzi si trovavano lì il pomeriggio per fumarsi una sigaretta e ascoltare qualche canzone.
lui.-Che ci fai quì?
io.-M'aspetta una lunga camminata per andare a casa e oggi sono troppo stanca quindi ho deciso di fare una pausa, tanto i miei genitori oggi tornano tardi, sono andati a fare la spesa come ogni anno e, anche se promettono di esserci per pranzo, tornano sempre per la sera.
lui.-Mhh capisco, se vuoi posso farti accompagnare a casa da mio figlio, dovrebbe tornare a minuti.
io.-Non sapevo che avevi un figlio e comunque volevo chiederti se potevi darmi qualcosa da mangiare, ma nulla di cioccolata o cose simili, solo frutta, non voglio ingrassare e poi non ho tanta fame.
lui.-Beh, mi spiace, ma non ho nulla però se vuoi posso farti preparare qualcosa da mia moglie, puoi pranzare con noi tanto sei di famiglia per me.
io.-Non vorrei mai disturbare, significa che aspetterò la cena, non c'è problema.
lui.-Come puoi disturbare? Te non disturbi, anzi, mia moglie sarebbe felicissima di conoscerti, sai parlo spesso di te.
io.-Ho paura che mi giudichiate come fanno tutti gli altri.
lui.-Sta tranquilla piccola non siamo i tipi.

Ero tentata di scappare, come sempre.
Sentivo che qualcuno stava cercando di rompere la bariera che avevo creato tra me e il mondo esterno senza che io avessi dato loro il consenso.
Non volevo accettare ma lo feci, contro la mia volontà.

Poco dopo mi trovavo seduta a capotavolo con lo stomaco sottosopra e quattro occhi puntati su di me.
lui.-E comunque il mio nome è Roberto Rossi, sono un italiano e lei è mia moglie Clara.
io.-Io sono Grace.
lui.-Grace dobbiamo aspettare nostro figlio che, come al solito, è in ritardo.
Clara.-Quel figlio che fine farà, sempre la solita storia.

I loro nomi mi sembravano bizzarri ed ero curiosa di sapere quale era il nome del loro figlio.

Abbiamo aspettato circa un quarto d'ora poi una macchina si ferma bruscamente sotto casa e pochi minuti dopo mi trovo d'avanti un ragazzo vestito tutto di nero con le labbra sbafate da rossetto, tracce di matita nera sugli occhi e con un odore marcato di sigarette.
Alzai di poco gli occhi e poi tornai a fissare le punte delle mie Converse rovinate.
Roberto-Si può sapere dove eri? Sempre la stessa storia.
lui.-Non rompere i coglioni lo so io dove ero.
Clara.-State calmi che abbiamo ospiti.

Il ragazzo si girò verso di me, mi squadrò per bene e poi se ne andò in camera sua sbattendo la porta e Roberto tornò giù al bar.

Clara.-Scusali, è sempre la stessa storia.
io.-Non vi assomiglia per niente.
Clara.-Ma che stai dicendo? E' mio figlio.
io.-Mi stai mentendo.
Clara.-Non posso avere figli così ne abbiamo adottato uno, si chiama Castiel Bennet. Cosa vuoi da pranzo?
io.- Prendo quella mela, non preoccuparti per me avete già fatto tanto.
Clara.- Ma non puoi mangiare solo quello.
io.- Tranquilla, ora vado, grazie.

Me ne andai, non sopportavo quel clima, ogni silenzio era una lama conficcata in pancia.
Mi misi le cuffie e, mentre la musica cercava di pulire via tutte le mie ansie, divorai la mela.
Stavo camminando tranquillamente quando mi fermai, era come se le mie gambe per una volta volessero percorrere un'altra strada.
Mentre decidevo cosa fare, passò un autobus che portava al centro, senza rimpianti lo presi.
Dopo un quarto d'ora arrivai e la prima cosa che feci fu quella di trovare una tabaccheria che vendesse le sigarette anche ai minorenni, dopo aver girato per un'ora, ne trovai una in un angolo.
io.-Mi darebbe un pacchetto di Marlboro rosse da 10?
x.-Ecco a lei.

Stavo camminando per la strada con una sigaretta in mano quando una macchina mi si ferma accanto e qualcuno da la dentro mi chiama.
Mi giro sperando che non fossero i miei genitori, ma in realtà era lui, Castiel.
Cosa voleva da me?
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides / Vai alla pagina dell'autore: 7_12_2013_bvb