SCELTA DECISIVA
Legenda:
" " = pensato
- - = parlato
**
Respiri affannosi, solo quelli si
udivano da
qualche secondo.
Il terreno brullo si estendeva per
centinaia di
metri in tutte le direzioni, disseminato di buche.
Plic… Plic…
Gocce di liquido scarlatto, che
erano state
versate da entrambe le parti, tingevano di rosso i pochi fili
d’erba
sopravvissuti.
Naraku, ferito in vari punti del
corpo li
guardava, il viso privo del ghigno derisorio che lo accompagnava
solitamente.
I tre umani erano stremati.
Il monaco giaceva in ginocchio, i
pezzi del suo
bastone sparpagliati davanti a lui ormai inutilizzabili. Il sangue
sgorgava
copioso da una ferita sul braccio destro e altro ne usciva da tagli
più o meno
profondi disseminati per il corpo.
La sterminatrice era inchiodata al
suolo dal
corpo del demone lupo. Svenuti, entrambi erano feriti alle gambe, anche
se il
lupo era più grave.
Altro sangue le macchiava la
schiena, dove una
scheggia del masso, che prima aveva colpito, vi si era conficcata.
L’Hiraikotsu
spuntava dal terreno qualche metro più avanti, la parte
superiore tranciata per
un terzo.
La giovane del futuro,
benché ancora cosciente,
riportava una profonda ferita al fianco che aveva mancato di poco il
polmone.
L’arco in mano, l’unica freccia rimastale adagiata
di fianco al corpo in attesa
di essere scagliata.
Il mezzo demone era in piedi, gli
occhi d’oro
fuso incollati a quelli rossi dell’avversario in attesa di
una sua mossa.
Nemmeno lui era stato risparmiato, le molte ferite sanguinavano, i
capelli
argentati chiazzati di scarlatto a causa di un taglio profondo che gli
solcava
la schiena. La zanna alzata in posizione di guardia.
Benché non volesse
ammetterlo anche il Signore
dell’Ovest era provato da quello scontro che andava avanti da
prima dell’alba.
Il sangue gli macchiava le vesti e
una ferita
profonda, che partiva dallo zigomo destro e giungeva poco distante
dalle
labbra, gli deturpava il volto. La spada giaceva, temporaneamente,
lungo il
fianco.
Naraku si teneva il braccio
sinistro ferito, mentre
una sensazione che non avvertiva da molto tempo gli si propagava per il
corpo:
dolore. Senza il potere rigenerativo della shikon aveva poche
possibilità di
eliminare tutti quegli avversari, senza contare che il più
pericoloso era privo
di ferite che potessero ostacolarlo nel combattimento.
Nonostante la sfera fosse stata
completata non
poteva servirsene a causa di quella ningen insolente; se quella stupida
non
avesse colpito la sfera con il suo boomerang d’osso, proprio
quando l’ultimo
frammento si era ricongiunto ad essa, a quest’ora avrebbe
già decretato la
parola fine a quel noioso scontro.
Il piccolo demone volpe osservava
impotente ciò
che avveniva, nascosto dietro una roccia, mentre sentiva giungere fino
a lui i
mugolii di dolore del demone gatto, che giaceva poco distante dal suo
nascondiglio.
Un lieve vento mosse i capelli
d’oro bianco di
Sesshoumaru. “Questo è per te” un
pensiero fugace, immediatamente represso in
fondo alla mente, ma l’immagine di un sorriso contornato da
petali di fiori si
fece spazio prepotentemente.
Un passo dietro l’altro,
si mosse in una veloce
corsa mentre preparava Tokijin per un attacco.
Un altro solco ferì il
terreno, ma il mezzo
demone dagli occhi scarlatti si scansò in tempo per evitare
il colpo, che gli
lacerò ulteriormente gli abiti. Un’ombra lo
raggiunse alle spalle ed alzò una
barriera appena in tempo per fermare il fendente di Tessaiga.
Un ulteriore pezzo
d’armatura si frantumò a causa
dello spostamento d’aria demoniaca che aveva causato.
Un ennesimo Kaze no Kizu gli fu
rivolto contro
mentre la barriera si dissolveva, non riusciva più a
mantenerla per molto
tempo. Scansò a destra, ma si ritrovò dritto tra
le fauci di Sesshoumaru, che
non aspettava altro. Un potente fendente si librò
nell’aria, sollevando
ciottoli e sassolini che venivano disintegrati dall’onda
d’urto, un'altra
ferita al braccio sinistro si scavò la via attraverso la sua
carne fino ad
arrivare all’osso e scalfirlo soltanto.
“Dannazione! Di questo
passo non riuscirò ad
eliminarli!” li squadrò per qualche secondo, era
in difficoltà. Messo alle
strette da un gruppo di mocciosi che aveva ingannato e umiliato
miliardi di
volte. Com’era possibile che lui,il Grande Naraku, si
trovasse in quella
situazione? Che senza il potere della shikon non valesse niente?
“Sciocchezze, vi
farò pentire della vostra
sciocca presunzione, e allora alla fine chi riderà
sarò sempre io.”
Aveva ancora un asso nella manica,
una tecnica
appresa dall’ultimo demone che aveva inglobato. Una creatura
inferiore, ma
quella sua capacità potrebbe essere decisiva.
Spostò gli occhi lungo
lo spiazzo creato dal loro
combattimento. Tsk, il demone lupo era da scartare, conciato com'era
non
sarebbe stato di nessuna utilità.
I tre ningen, per quanto forti,
erano semplici
umani, e con ferite del genere sarebbero morti in un paio di giorni.
Senza
contare che Sesshoumaru li avrebbe fatti fuori senza esitazioni.
Lui, lui era troppo in forze. Nel
suo stato
attuale ci avrebbe messo troppo tempo e probabilmente non sarebbe
riuscito a
controllarlo, o soltanto a sopraffarlo.
Il mezzo demone, ecco lui faceva al
caso suo. Non
avrebbe fatto molta resistenza, e per quanto Sesshoumaru fosse
insensibile,
probabilmente non sarebbe riuscito a decidersi. Sì, era
perfetto. Doveva solo
aspettare il momento adatto.
Un altro attacco gli
arrivò da quella parte,
questa volta un Kongosoha. Lo scansò velocemente
aspettandosi un attacco anche
da parte del Signore dell'Ovest, ma questi sembrava intenzionato a non
muoversi. Forse voleva aspettare che lui abbassasse la guardia.
Il ghigno ricomparve sul suo volto.
"Perfetto, ti ringrazio Sesshoumaru. Tu non lo sai, ma stai facendo il
mio
gioco."
Velocemente il suo corpo
iniziò ad emettere
un'aura velenosa, che però, invece di spandersi verso gli
avversari, lo
circondò fino a coprirlo del tutto.
Era tutto perfetto, ora non doveva
far altro che
attuare il suo piano. Osservò l'hanyou con occhi malefici,
mentre il ghigno
sulla sua faccia si allargava. Iniziò a muoversi.
Il miasma emanato da Naraku lo
avvolse in una
nube soffocante, non riusciva a muoversi ne a respirare, sembrava che
quella
nebbia velenosa gli entrasse nel corpo attraverso le ferite. Una volta
che
l’aura velenosa si fu dissolta, del demone dagli occhi rossi
non c’era più
traccia, era scomparso.
L’hanyou
rinfoderò la spada e lentamente si
diresse verso Sesshoumaru, sembrava che ogni passo gli costasse una
fatica
immane.
-…imi…- un
bisbiglio talmente lieve che neanche
il sopraffino udito del Signore dell’Ovest riuscì
a percepire. Era lì, davanti
a lui, il fiato corto e il capo rivolto verso il basso, non li
separavano più
di venti centimetri.
-Uccidimi- ripeté, il
tono appena un po’ più alto
di prima. Gli occhi dello youkai rimasero tali, immutati nonostante la
richiesta strana, bloccati in quella salda morsa di gelo.
Il mezzo demone alzò il
capo, guardandolo.
-Ti prego…Uccidimi- era
una richiesta. I suoi
occhi, di solito così vivi, non trasmettevano nessun
sentimento iracondo.
Incatenati in quelli del fratello trasmettevano solo sofferenza, mentre
le
labbra formavano quelle parole; una preghiera rivolta
all’unico che potesse
farlo.
Non avrebbe chiesto a nessun altro
di farlo, tra
i presenti.
I suoi compagni di viaggio non ne
sarebbero stati
in grado ed il senso di colpa li avrebbe perseguitati a vita, sempre se
sarebbero sopravvissuti. Inoltre erano ningen, non si sarebbe mai
umiliato
tanto da farsi uccidere da semplici umani, il suo orgoglio non glielo
permetteva.
Per quanto riguardava il lupo
rognoso, a lui non
l’avrebbe permesso. Non sopportava l’idea che un
lupo più debole di lui
decidesse delle loro vite.
L’unico a cui poteva
chiederlo era lui. Era il
solo che non avrebbe esitato a farlo, era l’unico a cui lo
avrebbe permesso.
Ormai aveva compreso la differenza di potere che li divideva,
chissà, forse se
avesse continuato a vivere tra qualche tempo sarebbe riuscito a
superarlo.
Questi pensieri non stavano a
significare che
aveva rinunciato, ma solo che aveva capito la supremazia del fratello.
Aveva
compreso che il suo orgoglio non avrebbe accettato che qualcun altro
assolvesse
a quel compito.
-Ti prego…Uccidimi-
A quelle parole gli occhi del
Signore dell’Ovest
si sgranarono lievemente, mentre il braccio si portava lentamente verso
Tokijin. Una mossa
decisa e la spada
trapassò il petto del mezzo
demone, infilzandogli il cuore.
Quegli occhi del colore del sole
ora lo
guardavano con gratitudine, mentre un sorriso gli increspò
le labbra.
-Grazie-
Gli occhi di Sesshoumaru si
sgranarono di nuovo,
per la seconda volta in un unico giorno, mentre sfilava Tokijin dal
corpo del
fratello.
-INUYASHAAA!!!- il grido della
donna si levò alto
nell'aria, mentre il corpo di Inuyasha cadeva a terra con un tonfo.
"Ecco, forse lei mi
mancherà" un ultimo
pensiero mentre volgeva gli occhi verso la giovane dai capelli neri,
prima che
la vista gli si sfocasse e fosse costretto ad abbassare le palpebre,
per
sempre.
Una densa nube violastra
iniziò ad uscire dal
corpo ormai privo di vita, fino a prendere consistenza e ad assumere
l'aspetto
di Naraku.
-Stupido mezzo demone, a causa tua
ora non ho
altra scelta...- "dovrò combatterlo". Volse gli occhi
scarlatti verso
il Signore dell'Ovest, che era rimasto lì, immobile, con la
spada bagnata del
sangue del fratello ancora alzata. Nonostante lo tenesse sott'occhio
non riuscì
a vederlo mentre si posizionava davanti a lui.
Il suo braccio si mosse in una
serie di fendenti
fulminei, Naraku non riuscì a scansarli. Il corpo
dell'hanyou venne fatto in
decine e decine di pezzi, che si sparpagliarono per il terreno,
dissolvendosi
in polvere viola. Naraku era finalmente morto.
Sesshoumaru si avvicinò
ad Inuyasha, allungò la
mano e gli sfilò Tessaiga dal fianco. Un velo di tristezza
aveva scacciato la
solita morsa gelida dai suoi occhi. Gli diede le spalle e si
incamminò,
lasciandoli lì; ora la sua battaglia era finita.
Tessaiga stretta in pugno, l'aura
che avrebbe
dovuto essergli intollerabile non si avvertiva più, non
faceva tante storie a
farsi portare da lui. Probabilmente ora stava facendo quello che per
lui era
impossibile: stava piangendo.
Sesshoumaru non riusciva a
piangere, non vi era
riuscito quando era morto suo padre, nè quando era morta
Kagura, e nemmeno
adesso. Lui non era come Inuyasha, non riusciva ad esternare i propri
sentimenti, li aveva sempre ritenuti frivoli ed inadatti a youkai
potenti come
lui.
Questa era la pena che si era
autoinflitto, una
calma glaciale che non riusciva a vincere, unico dettaglio che rivelava
il suo
stato d'animo era il velo di tristezza che non se ne voleva andare da
quegli
occhi ora cupi.
Si fermò di colpo,
alzando Tessaiga di fronte al
suo viso. Non aveva intenzione di utilizzarla, anche perchè
lei non glielo
avrebbe permesso, stanca di dover piangere per la scomparsa prematura
dei
propri padroni.
-Lo aspetteremo- due parole cariche
di speranza
che li avrebbero consolati entrambi.
La spada ora era al fianco della
sorella,
accompagnava l'unico parente di sangue dei suoi padroni rimasto.
Cercava
conforto in quella vicinanza, ma lui era troppo differente da entrambi,
il suo
carattere ermetico ed il comportamento glaciale non riuscivano a lenire
la sua
sofferenza, e non le permettevano di fidarsi di lui.
Per quanto lo riguardava aveva sempre mantenuto la sua
promessa, lo stava
aspettando e mai una volta la estrasse dal fodero.
La spada era al fianco della
sorella,
accompagnava l'unico parente di sangue dei suoi padroni rimasto, ma non
gli
donò mai i propri poteri.
*****
Non voleva crederci, non poteva
credere di aver
visto davvero quello che aveva visto, eppure era reale, questa volta
non era un
sogno.
Un grido le uscì dalla
gola, lenendole i timpani
e ferendo l'aria.
Lui si era girato, guardandola con
quegli occhi
stupendi, che andavano piano piano spegnendosi. Eppure stava
sorridendo. Non
riusciva a capire il perchè.
" Stai morendo, come fai a
sorridere?"
Ecco, aveva toccato il punto. Stava morendo.
I momenti più
significativi del tempo passato
insieme le passarono alla mente, ora capiva come lui si era sentito
quando
aveva appreso della morte di Kikyo. Kikyo, probabilmente era per lei
che
sorrideva, ora sarebbero potuti stare insieme.
Non si accorse di niente,
né della morte di
Naraku, né del fatto che Sesshoumaru
se
ne era andato portando via Tessaiga.
In quel momento, la cosa
più saggia da fare era
cercare un villaggio per trovare soccorso, le loro ferite erano
piuttosto
gravi. Lo sapeva, eppure non riusciva a muoversi da lì,
inginocchiata a terra
osservava Inuyasha, se non fosse stato tutto coperto di sangue poteva
sembrare
addormentato.
Dopo minuti che parvero ore, quando
sentì
giungere dalla sua sinistra un debole gemito di Koga, si riscosse un
poco. Si
avvicinò al corpo di Inuyasha gattonando, temeva che le
gambe non l'avrebbero
retta. Allungò una mano, toccandogli il viso rilassato e
togliendo un po' di
sangue secco. Si spostò verso il collo, sfiorando con due
dita il rosario che
lo avvolgeva. Con la mano sinistra gli sollevò un poco il
capo, mentre con la
destra glielo sfilava. Lo avrebbe tenuto come ricordo di uno stupido
hanyou
che, con la sua testardaggine e il suo carattere irascibile, le era
entrato nel
cuore.
Sentiva le lacrime avvolgerle
prepotentemente le
iridi color caffé, e lottare per uscire. Ma a quanto pare
persero la battaglia,
perchè non ne sfuggì neppure una. Era strano, con
tutte le volte che lo aveva
fatto, ora che ne aveva bisogno non ci riusciva. Dopo tutto
ciò che aveva
passato probabilmente era cresciuta, eppure le faceva male non riuscire
a
versarne nemmeno una.
Una
settimana dopo, tornati al villaggio della vecchia Kaede,
celebrarono il
funerale di Inuyasha.
La pira ardente illuminava a giorno
le
abitazioni, mentre il calore emanato dalle fiamme riscaldava la fredda
aria di
marzo. Nonostante il tepore fosse gradevole, cinque spettatori, di quel
triste
spettacolo, non riuscivano a goderselo.
Miroku le aveva spiegato il motivo
del gesto di
Sesshoumaru, dato che lei non lo riusciva a capire. Eppure non riusciva
a
scacciare quel senso opprimente di gelo che le coglieva il cuore ogni
volta che
lo rammentava.
Inuyasha era morto per salvarli.
Col rosario avvolto al polso
sinistro osservava
il fuoco ardere e consumare lentamente quel corpo che la veste di
Hinetsumi,
avendo perso ormai il potere demoniaco, non riusciva più a
proteggere dalle
fiamme.
Le sue ceneri. Avevano deciso di
seppellirle
sotto il Goshimboku, invece di seguire la tradizione e spargerle nel
fiume.
Dall'alto della collina, anche Koga osservava quella pira bruciare nella notte, portandosi via un grande rivale ed un grande amico. Una lacrima gli solcò la guancia mentre si allontanava da quel luogo, per una volta senza correre. Il capo alzato a rimirare la luna piena, camminava distrattamente, mentre un arcobaleno di luna gli indicava il sentiero.
DISCLAIMER: i personaggi non mi appartengono ma sono di proprietà di Rumiko Takahashi. Questa storia non è scritta con alcun scopo di lucro.
Forse in questa fic ho reso Inu un po' OOC e mi dispiace, ma mi dispiace soprattutto avergli fatto fare questa fine.
Mi rendo conto che forse la storia risulta un po' strana e di difficile comprensione, oltre che orrenda e scritta ancora peggio, quindi se qualcuno ha qualcosa da chiedere e che non gli è chiara faccia pure, io sono a disposizione.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo tentativo, probabilmente riuscito male, di scrivere qualcosa anche su InuYasha.
Ci risentiamo, forse, con il prologo.