Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: ringostarrismybeatle    01/01/2014    1 recensioni
“Che succede?”
Paul lo guardò nuovamente, con il respiro leggermente affannato e il cuore che non riusciva più a sopportare quella pressione. Cercò le parole giuste, ma capì che doveva essere diretto.
“John..”
Abbassò ancora una volta lo sguardo, ma si rese conto che in quel momento avrebbe dovuto guardare il compagno negli occhi. Prese un ultimo respiro, tornando a fissarlo.
“Io non ce la faccio più.”
“Non capisco.”
“Non ce la faccio più a restare con te, John.”
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Paul si ritrovò per l’ennesima volta con il viso premuto sul cuscino, mentre John lo teneva giù con forza e terminava violentemente dentro di lui. Il più grande gridò, sentendosi finalmente libero. Si lasciò cadere esausto sul corpo di Paul, ancora ansimante sotto di lui. Rimasero così per un altro minuto, senza aggiungere nulla, anche se in realtà avrebbero avuto molte cose da dire. O meglio, Paul le avrebbe avute.
Da quanto tempo non provava più nulla con John? Da quanto tempo il sesso con lui era diventato così banale? E da quanto tempo aveva deciso di abbandonare la propria felicità pur di restare con lui?
John si alzò lentamente, iniziando a rivestirsi. Canticchiò leggermente un motivetto del loro ultimo album, “Let It Be”, avviandosi verso la porta. Ma fu fermato dalla voce di Paul.

“John, aspetta.”

Si voltò verso di lui, con uno sguardo vago, ma subito dopo sorrise.

“Dimmi.”

Paul lo guardò, con il cuore che batteva sempre più forte. Era arrivato il momento.

“John, dobbiamo parlare.”

Il sorriso di John sparì in un secondo dal suo viso. Non gli piacevano quelle parole, non gli erano mai piaciute. Portavano guai, portavano tristezza. E lui non era pronto ad essere di nuovo triste. Non ora che aveva Paul, da sette lunghi anni.

“Adesso?”
“Adesso, John.”

Deglutì lentamente, annuendo al compagno. Paul si alzò dal letto, coprendosi solo con i propri pantaloni. I due si avviarono verso la cucina, per poter parlare in pace. Si sedettero silenziosamente su due sedie intorno al tavolo.

“Allora?”

John era impaziente, non poteva aspettare ancora. Cosa doveva dirgli Paul di così serio? Di solito i due, dopo essere stati a letto, si concedevano un po’ di tempo per coccolarsi, o per parlare tranquillamente tra le coperte. Ma non era quello il caso. Gli occhi di Paul erano troppo seri, troppo presi a guardare una qualunque cosa che non fosse John. Non aveva il coraggio di parlare, non aveva il coraggio di dire quale fosse il problema.

“Paul?”

Il ragazzo sembrò risvegliarsi in quel momento. Si voltò di scatto verso John, con uno sguardo perso.

“Sì..”

Si concentrò su ciò che avrebbe dovuto dire al compagno. Non serviva più pensare a quelle flebili scene che stava utilizzando per non arrivare al peggio. Aveva provato a riportare alla mente il loro primo bacio, i loro momenti più importanti, ma niente di tutto questo riusciva a colmare il vuoto che sentiva dentro.

“Che succede?”

Paul lo guardò nuovamente, con il respiro leggermente affannato e il cuore che non riusciva più a sopportare quella pressione. Cercò le parole giuste, ma capì che doveva essere diretto.

“John..”

Abbassò ancora una volta lo sguardo, ma si rese conto che in quel momento avrebbe dovuto guardare il compagno negli occhi. Prese un ultimo respiro, tornando a fissarlo.

“Io non ce la faccio più.”
“Non capisco.”
“Non ce la faccio più a restare con te, John.”

Il ragazzo, in quel momento, pensò di morire. Sentì il cuore accelerare di colpo, senza mai un accenno di calma. Continuò a guardare gli occhi di Paul, che al contrario dei suoi sembravano così tranquilli, così perfetti. Sentì le labbra tremare leggermente, mentre le parole faticavano per uscire.

“Ma cosa dici?”
“La verità. Mi dispiace.”

John si alzò di scatto dalla propria sedia, avvicinandosi a Paul. Il ragazzo ebbe paura. John avrebbe potuto picchiarlo, avrebbe potuto ucciderlo. E per lui sarebbe stato impossibile contrastarlo. Ma non accadde. John si gettò di colpo davanti a lui, cadendo in ginocchio e prendendo le sue mani.

“Perché mi stai dicendo questo?”
“È quello che sento da un po’ di tempo.”
“Da un po’ di tempo? Da quanto?”
“Non so, John. Qualche mese.”
“Che cosa? Dimmi che stai scherzando. Ti prego.”
“Non posso. Ho lasciato correre per troppo tempo.”
“E adesso che vorresti fare?”

Paul lo guardò seriamente, senza aggiungere nulla. Ma John capì. Iniziò a scuotere la testa, stringendo ancora le mani del compagno.

“No. No, Paul, no. Non puoi andartene.”
“Non posso restare qui, John.”
“Sì, puoi. Vedrai, sarà tutto diverso. Io farò di tutto per farti stare bene come prima, io recupererò tutto.”

Paul cercò di sorridere, ma fu solo un sorriso carico di tristezza.

“No, John. Non potrai mai recuperare tutto il tempo che hai perso.”
“Non puoi dire sul serio. Non puoi dirmi che vuoi finirla qui.”
“Te lo sto dicendo. Mi dispiace, mi dispiace davvero. Non avrei mai voluto niente del genere.”

Fu in quel momento che due piccole lacrime iniziarono a scendere fino a posarsi sulle guance di John. I suoi occhi lucidi guardarono quelli di Paul come per supplicarli. Ma il ragazzo non rispose. Accarezzò lentamente il suo viso, asciugando le lacrime, mentre John godeva ancora di quel lieve tocco.

“Non posso perderti.”
“John..”
“Non voglio farlo. Voglio averti solo per me.”
“John. Mi hai perso mesi fa.”

Quelle parole arrivarono con un’immensa pesantezza sul cuore di John. Era come una coltellata, come un pugno in pieno stomaco, come una fucilata nel petto. Paul non apparteneva più a lui da mesi, e lui non se n’era mai accorto.

“Non dire così, ti prego.”
“Cosa dovrei dire, John? Sono sincero.”

Paul si bloccò per un secondo. Ripensò a quelle ultime parole. “Sono sincero”. Lo era davvero? Lo era sempre stato? Forse c’era altro da dire a John. Forse avrebbe dovuto davvero essere sincero fino in fondo.

“John..”

Il ragazzo alzò il viso per guardarlo, ma Paul ricambiò quello sguardo solo dopo qualche secondo. Prese un respiro profondo, preparandosi a dire ciò che mai avrebbe pensato di rivelare.

“John. Io ti ho tradito.”

Una seconda coltellata, ancora più forte della prima, raggiunse il petto di John. Troppe dichiarazioni, troppe parole. Troppo dolore nello stesso giorno. Paul lo aveva tradito? Quando? Con chi? Con una ragazza o con un ragazzo? Perché lo aveva fatto?
Abbassò lo sguardo, sentendo le mani di Paul che restavano delicate sul suo viso.

“John..”
“Perché?”

Ci fu un momento di silenzio tra i due, scandito solo dalle carezze del più piccolo sulla pelle liscia di John. Stava cercando di tranquillizzarlo, di far sentire un certo contatto tra loro.

“Perché l’hai fatto?”
“Non lo so. È successo solo una volta. Mi sentivo così abbandonato da te. Mi sentivo solo, John.”
“Ti ho fatto sentire solo, Paul? L’ho mai fatto?”
“Sì, John. Tante volte. Troppe.”
“Ed era un buon motivo per tradirmi?”
“No. Non avrei dovuto, lo so. Ma mi sentivo solo. E così l’ho chiamato.”
“Allora è un ragazzo.”

Paul trattenne il respiro per qualche secondo, prima di tornare a parlare.

“È George.”

John spalancò la bocca davanti a lui. Anche le carezze di Paul ora si bloccarono. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare. Gli aveva appena rivelato qualcosa di immensamente grande, più grande di lui. Ma sentiva di doverlo fare. Era quello il momento ideale, forse l’unico. Lo stava lasciando, e rivelargli tutto era l’unica cosa che restava da fare.

“Che cosa?”
“Sono stato con lui. Con George.”
“Ma che cosa stai dicendo?”
“Mi dispiace. Spero che riuscirai a perdonarmi. Anche se so che ti sto chiedendo molto.”

John appoggiò il proprio viso sulle gambe del compagno, ancora seduto sulla sedia di legno della cucina. Pianse tutte le proprie lacrime su di lui, sentendo le sue mani accoglienti passare tra i suoi capelli.

“Perché lui?”

Paul sentì i suoi occhi farsi leggermente lucidi. Sentire John parlare in quel modo, con la voce tremante e rotta dai continui singhiozzi, gli faceva male. Provò ad immaginare come potesse sentirsi. Come aveva potuto fargli una cosa simile? Era vero, con John le cose non andavano bene da un po’, ma Paul non aveva mai fatto niente per farle cambiare. Non gli aveva mai detto nulla, innanzitutto. Non gli aveva mai detto che le cose per lui erano diverse ora. John avrebbe potuto cambiare i propri modi di fare, avrebbe potuto dedicargli più attenzioni. Invece Paul non aveva fatto nulla. Si era limitato a stare in silenzio, per non far soffrire il compagno. Si era gettato tra le braccia di un altro, tra le braccia di George, il loro migliore amico. Solo perché sembrava l’unica certezza rimasta in quel momento. Per non far soffrire John, alla fine aveva peggiorato tutto.

“Perché c’era. Era sempre lì, per me. Perché volevo sfogarmi in qualche modo, senza far stare male te. Ci era sembrata la cosa più giusta, in quel momento.”
“Ma è stato solo un bacio, vero?”

Paul provò a rispondere, ma le parole gli morirono in gola. Il ricordo della propria pelle su quella di George, mentre i due si baciavano e si stringevano tra le coperte, era stato troppo forte. Era arrivato all’improvviso, come per voler rompere un equilibrio già di per sé precario. Il ragazzo riuscì solo a sospirare, cercando di non fare rumore, ma John aveva osservato ogni minima mossa del suo viso. Ed aveva capito.

“Sei stato a letto con lui?”

Silenzio. Durato forse solo qualche secondo, ma apparso ad entrambi come un’eternità.

“Mi dispiace.”
“Paul, voglio sentirtelo dire. Sei stato a letto con lui?”

Paul lo guardò, iniziando a sentire anche le proprie guance rigarsi di lacrime. Fu un sussurro, un misero respiro in quella disperazione.

“Sì.”

John si portò una mano alla testa, che stava ora girando vorticosamente, senza sosta. Cercò di allontanare un’idea che si stava formando nella sua mente. Un’idea tremenda, che mai avrebbe voluto neanche considerare. L’idea di Paul, il suo Paul, tra le braccia di un altro ragazzo. E non un ragazzo senza volto. Non uno sconosciuto qualunque. Tra le braccia di George, il loro amico, il loro compagno di band. L’idea di Paul che, senza esitare, si lasciava baciare da una persona diversa da John, che si lasciava spogliare e gettare su un letto, senza dire nulla. E su quale letto, poi? Su quello di Paul? Su quello di George? E quando? John voleva sapere qualcosa. Aveva paura di chiedere, ma aveva bisogno di sapere.

“Quando è successo?”
“Quest’estate. Cinque mesi fa.”
“Ad agosto?”
“Sì.”
“Dove?”
“A casa mia.”

John lo guardò con gli occhi sbarrati.

“A casa tua? Sul tuo letto?”
“Sì, John.”
“E tutte le volte che sono venuto da te? Tutte le volte in cui ho dormito lì, con te? Non hai mai pensato di dovermi dire cos’era accaduto su quelle lenzuola?”
“Non sapevo cosa fare. Mi sono pentito subito di averlo fatto, e ho deciso di chiudere lì quella storia. Con lui, con te, con me stesso. Ho cancellato tutto, ho provato a non pensarci più. Ma da quella volta non sono stato più lo stesso.”
“Allora è stato quello il momento in cui ti ho perso?”
“No, John. Tu mi avevi già perso. Altrimenti non avrei mai pensato ad un altro.”
“Che cosa ho sbagliato?”
“Non lo so, John. Abbiamo passato sette anni insieme, pensavo di poter accettare ogni cosa di te e del tuo carattere. Ma non è stato così. Ho iniziato a capire che non era più come le prime volte. Diventava tutto più scontato, John. Tutto più vuoto.”
“È normale che sia così. Niente rimane com’era inizialmente. Sta a noi rendere tutto comunque speciale.”
“E tu non ci sei riuscito. Io ho cercato per anni di tenere in piedi questa relazione, mentre tu ti affidavi solo alla tua personalità. Tu eri speciale, John. Tu sei speciale. Ma non facevi altro. Ti limitavi a farmi impazzire con il tuo sguardo, con il tuo sorriso. Ma nient’altro. Hai mai fatto qualcosa per tenerci insieme? No. È sempre spettato a me.”

John abbassò il viso, continuando a versare lacrime e a singhiozzare rumorosamente.

“Non pensavo di sbagliare. Sono fatto così, non sono fatto per tenere insieme le persone. Evidentemente è stata tutta colpa mia.”
“No..”

Paul si affrettò a contraddirlo. Non poteva essere stata solo colpa sua. Scese dalla sedia, mettendosi in ginocchio davanti a lui. Ora erano faccia a faccia, mentre Paul continuava a tenere il suo viso tra le mani.

“Gli errori si fanno in due, John. È stata anche colpa mia. Avrei potuto fare di più. Avrei potuto evitare di tradirti. È stato totalmente sbagliato. Non lo rifarei mai.”
“Ami più lui di me?”

Paul lo guardò incredulo. Non poteva immaginare che John avesse pensato una cosa simile.

“John.. Ma cosa dici? No, certo che no.”
“E allora perché mi hai tradito?”
“Non per questo motivo, John. Io non lo amo, io amo te.”

Si guardarono ardentemente negli occhi, con le lacrime a bagnare le guance.

“Che cosa?”
“Ho detto.. Ho detto che ti amo, John.”
“Mi ami?”
“Sì, certo.”
“Non me lo dicevi da molto.”
“Pensavo di averlo dimenticato. Pensavo di non provare più nulla. Solo ora mi sono reso conto che non è così.”

Lo guardò ancora, senza staccarsi da lui. Provò a sorridere timidamente, facendo venire fuori una risatina leggera.

“Io ti amo, John. Io ti amo.”
“Anch’io ti amo, e lo sai.”
“No, non lo so.”
“Non serve che io lo dica. È la cosa più naturale di questo mondo.”

Paul si avvicinò leggermente, smettendo di accarezzare le guance umide di John, ma prendendo il suo viso tra le mani con delicatezza.

“E adesso?”
“Adesso ti amo. Più che mai.”
“John. Io ti ho tradito.”
“No, non è mai successo. Per me non è mai successo. Dimentichiamolo. Ma tu resta qui. Sono pronto a perdonarti. Ma solo se tu perdoni me e rimani qui. Per sempre.”

Paul lo guardò negli occhi. Quegli occhi che tanto amava, che tanto l’avevano fatto sognare.

“Ti prego.”

Ma cosa stava facendo? Perché voleva scappare da John? Stava sbagliando, stava sbagliando tutto. John era l’unico per lui. Era l’unica certezza della sua vita. Non poteva scappare. Non voleva. E questa volta non stava rimanendo per il suo compagno o per il bene del gruppo. Stava rimanendo per se stesso.

“Ti perdono.”
“Io ti ho già perdonato, Paul. Prima ancora che tu mi facessi del male.”
“Non sei costretto a farlo, John. Puoi odiarmi, avresti tutte le ragioni del mondo per farlo.”
“Ho tutte le ragioni del mondo per amarti. Per dimostrarti che sei la persona più bella che mi sia mai capitata. Per farti sentire la mia principessa, come prima. Per farti provare di nuovo emozioni uniche.”

E Paul riuscì finalmente a sorridere. E fu un sorriso sincero, felice, spensierato. Libero. Libero di amare ancora quel ragazzo che per lui significava tutto. Lo amava, sì.
E quando le loro labbra finalmente si incontrarono, i due sentirono i loro cuori intrecciarsi, mentre le loro lacrime si mescolavano e i due finivano a terra, stretti in un abbraccio senza precedenti.




Allora, innanzitutto.. Buon anno a tutti :) Inauguro subito il 2014 :D

Occhei, in questi giorni estremamente fruttuosi la mia mente ha prodotto questa oneshot, leggermente più complessa, diversa dal mio solito genere :) Spero che piaccia comunque, e ringrazio come sempre tutti quelli che la leggeranno :) Sono solo all'inizio, ma già mi state dando moltissime soddisfazioni :)

Grazie, come sempre, a Kia85 per il supporto. E al mio compagno, che c'è in ogni momento della mia vita.

Peace&Love,

ringostarrismybeatle
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: ringostarrismybeatle