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Autore: YanginRuya    01/01/2014    1 recensioni
Chi dice che alzarti tardi una mattina non possa migliorati la vita? E se qualcuno, come te, ma che non ha
nulla a che fare con te, si alzasse tardi e scoprisse qualcosa d’interessante?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Una mattina particolare'
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7:30, l’orologio segnava le sette e trenta. Era tremendamente in ritardo, come sempre.
Una ragazza con corti capelli neri, saltò letteralmente giù dal letto e nel giro di dieci minuti era lavata e vestita.
Prese un casco nero, con il disegno di nove code di volpe che partivano dalla base del collo con le punte a contornare la visiera scura, due mazzi di chiavi lì vicino e uscì di corsa chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver ridato un saluto verso l’interno, per dirigersi verso il suo impiego mattiniero.

Meno di dieci minuti dopo era arrivata nei pressi dell’edificio scolastico per parcheggiare la sua moto il più lontano possibile dalla struttura; mise il casco nell'apposito sacchetto e si avviò verso l’entrata.
Pochi passi e la mora incrociò una sua compagna di classe.
- ’giorno Gabry – salutò la ragazza.
- Ciao Marty – rispose l’altra; “Per fortuna non mi ha visto scendere dalla moto”.
Insieme, chiacchierando, si diressero verso il liceo per arrivare prima in palestra dove si sarebbero svolte le prime ore di quella giornata, e continuando a discutere delle varie materie aspettarono l’arrivo degli altri compagni e del professore per iniziare la lezione.

A causa del ritardo, Gabriella aveva scordato il suo cambio, e grazie al fatto che il suo professore fosse a conoscenza della sua situazione, poté concedersi un pisolino.
La sensazione che qualcuno la stesse osservando, la fece scattare sul posto e automaticamente portò una mano sulla sacca che aveva davanti, fermando quella di un ragazzo che la stava aprendo.
- Accidenti a te! Mi hai fatto venire un colpo! – esclamò ironico il ragazzo portandosi la mano libera all’altezza del cuore per enfatizzare la sua affermazione.
La ragazza ci mise un po’ a focalizzare bene quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi e quando ci riuscì, rafforzò la presa sulla mano del ragazzo, con fare minaccioso.
- Edoardo – sillabò poi tra i denti – Che cosa stai facendo? – chiese quasi ringhiando.
- Volevo solo vedere il tuo casco, non sapevo avessi una moto! – ammise tranquillo togliendo la mano dall’involucro.
- No – esclamò lei secca, senza ammissioni di repliche.
Edoardo, con sguardo deluso, si allontanò tornando a “giocare” con i suoi amici; la ragazza sospirò delusa, per poi nasconde meglio il casco sotto il suo giubbotto di pelle nero.
Terminate le due ore di educazione fisica, Gabriella e compagni lasciarono la palestra per dirigersi in classe, dove passarono una “tranquilla” ora di diritto.
Giunta la ricreazione, quasi tutti gli alunni maschi e una gran parte di ragazzine, sembravano in subbuglio per qualcosa avvenuto nelle ore precedenti; ragazzi eccitati scattavano da una parte all’altra dei corridoi con i loro cellulari alla mano per mostrarlo ad altri estasiati.
- Che succede? – chiese una ragazza di nome Francesca, compagna di classe di Gabriella, a un loro compagno che stava entrando in classe in quel momento.
- Guarda qua! – esclamò lui cominciando a mostrarle delle foto sul cellulare.
- È una moto? – ammise lei confusa.
- Non è una semplice moto – esclamò lui adirato – È Ruya! – continuando a riguardare le foto tornando in corridoio.

Quella mattina, un ragazzo si era alzato tardi, e costatando che non avrebbe fatto in tempo per entrare in orario, decise di prendersela con comodo.
Uscendo di casa si bloccò: nel parcheggio davanti alla sua porta, era parcheggiata una Yamaha verniciata principalmente in nero, con qualche sfumatura rossa, soprattutto sulla parte anteriore e il nome Ruya scritto
in dorato su entrambe le fiancate.
Subito aveva scattato delle foto per pubblicarle su facebook e inviarle a tutti i suoi amici, affermando di aver trovato, probabilmente, un fan sfegatato del grande Xander, stella emergente a livello mondiale di motocross estremo, che aveva appunto dato nome alle sue moto una Ruya e BabyKitsune.

- Ei! È qui vicino! – gridò qualcuno nel corridoio.
Dopo “un’accurata” ricerca, i vari ragazzi erano riuscii a scoprire che la moto fotografata si trovasse non molto lontano dalla loro scuola, poi si “scatenò” un putiferio, che fu placato dal suono della campanella.
- È veramente Xander – affermò qualcun altro.
La foto più bella era stata messa come immagine del profilo della pagina facebook del loro istituto, e tra i tanti, era comparso il commento da parte dell’account ufficiale di Xander che cito: [ Se trovo delle impronte vi passo sopra! ], ma ciò che aveva scatenato la “folla”, era che il commento fosse stato inviato dal loro istituto.
Finita la ricreazione, le lezioni ripresero, con un po’ di difficoltà, ma ripresero.
Nella classe di Gabriella era ora buca, e dopo la minaccia esplicita di una supplenza, la classe si trovava in “silenzio” a divertirsi.
A un certo punto, Gabriella uscì dall’aula per rispondere a una chiamata.
- Pronto?
- …
-Si
- …
- Era un’emergenza!
- …
- La moto è mia!
La ragazza era così concentrata che immediatamente non si accorse della porta socchiusa dietro di lei e che Edoardo stesse origliando la sua conversazione.
- Dai! Non è successo niente di grave!
- …
- Sì, ok. Quand’è la prossima competizione?
- …
- Questo weekend? – chiese shoccata – Ma la prossima settimana è Natale?
- …
- Ok, fammi avere il pezzo nuovo per BabyKitsune prima della partenza oppure scordati la mia partecipazione.
La ragazza chiuse la chiamata sbuffando adirata, notando con la coda dell’occhio la porta chiudersi, per poi sospirare afflitta.
All’uscita da scuola, nessuno escluso, fece un salto ad ammirare di persona l’oggetto della loro agitazione mattiniera.

La classe di Gabriella aveva il rientro, ma lei rimaneva solo un’ora e all’uscita vi era la madre ad aspettarla per portarla a ripetizione.
- Dovevi proprio prendere la moto? – le chiese la madre appena fu salita in auto.
- Jack non si è arrabbiato – ed era vero – Sta’sera la riporto a casa, tranquilla – rispose la ragazza.

Il piano di recupero della sua moto non era tanto complicato: si sarebbe avvicinata, avrebbe preso la moto e se ne sarebbe andata; confidando nel fatto che nessuno avrebbe creduto che lei fosse Xander.
Si stupì da morire invece, quando ad aspettarla, trovò il suo compagno di classe spione; sospirò per l’ennesima volta in quella giornata, attirando l’attenzione di Edoardo che la guardò impassibile.
Gabriella estrasse il casco dal sacchetto poggiandolo in equilibrio sulla nuca.
Mentre si avvicinava alla moto, prese le chiavi da una tasca del giacchetto di pelle per aprire il sotto sella per depositarci il sacchetto coprendo un casco rosso.
- Ciao – lo salutò poi curiosa della sua presenza e in’attività.
- Ciao – rispose lui atono continuando a fissarla.
- Perché non ce l’hai detto? – chiese lui come sofferente fermandola dall’accendere il motore.
- Senza considerare la burocrazia che me lo impediva? – lui annuì – Non siamo molto uniti come classe – ammise lei tristemente, per poi scendere e riaprire il sedile.
- Ti do un passaggio – affermò passandogli il casco rosso e mettendo in moto.
- Non si capisce che modello è! – disse curioso chiudendo il laccio, gli andava a pennello.
- Sei te che non te ne capisci, comunque è un’R1 – lo informò aspettando che salisse.
- Non dovresti avere ventidue anni per guidarla? – domando ancora accomodandosi sul sellino posteriore.
- Fare motocross è veramente utile! – ammise lei sorridendo – Con i brevetti e i contatti giusti posso guidare una moto fuori dalla mia portata.
- Senti – continuò lui – sono appena uscito dalla palestra e ho una fame allucinante ed è quasi ora di cena…che ne dici di fare un salto al Mc?
- Offri tu? – chiese lei.
- …si – le rispose stringendo leggermente per farle capire che era pronto.
- Ok – sentenziò partendo.

Quando arrivarono un quarto d’ora dopo, Gabriella parcheggio in un punto strategico che grazie all’oscurità della sera, nascondeva perfettamente la sua moto, e con i caschi sotto braccio si diressero all’entrata.
Edoardo fece per aprire la porta ma si fermò improvvisamente.
- Non sto con te perché sei famosa – ammise lui serio.
- Ma noi non stiamo insieme – controbatte lei canzonatoria.
- Tra poco sapranno tutti chi sei veramente e ti vorranno tutti per loro! – cominciò guardandosi i piedi – Ma io ti amo da prima di loro e non accetto che ti portino via di me! – continuò serio – E non mi importa se non ti importa nulla di me, IO farò TUTTO ciò che mi è permesso dalla legge per farti innamorare di me – concluse aprendo la porta.
- Ok – affermò lei sorridendo seguendolo dentro.
Edoardo annuì deciso, non sapendo che anche Gabriella era innamorata di lui da qualche tempo, convinto che lo aspettasse una lunga lotta.
I due ragazzi ordinarono, mangiarono e chiacchierarono come una qualunque coppia.
Finito il pasto, la ragazza accompagnò il suo nuovo “ragazzo” a casa, dandosi appuntamento per il giorno seguente a scuola, dove avrebbero meglio chiarito la loro situazione.
Prima di allontanarsi però, Edoardo fece una cosa inaspettata: approfittando che Gabriella si fosse tolta il casco, le diede un veloce bacio casto sulle labbra, per poi dirigersi imbarazzato verso la porta ed emettere un sonoro – Ciao – prima di chiudersi la porta alle spalle.
- Ciao – rispose al vento imbarazzata la ragazza, prima di rimettersi il casco e tornare finalmente a casa.
  
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