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Autore: Ambros    02/01/2014    10 recensioni
-Tu non sei Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio. Tu sei Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, sfigato. Sei Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, frocio.
E allora quelle parole se ne restano lì, e le ripetono, le ripetono, finché non diventi quel nome per tutti.
E quando per un intero liceo diventi lo sfigato, il finocchio, allora fanculo i fatti. Sono le parole che ti fregano.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le parole pesano.

                                                                                                                                                       Ad S., perché sopporta i miei scleri 23 ore e mezzo su 24. Mezz'ora la lascio dormire, se no diventa sfruttamento minorile.

Se c’è una cosa che Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, ha imparato, è che le parole pesano.
E fanculo a tutti quelli che sono i fatti che parlano, non le parole, perché vuol dire che non hanno mai avuto una parola incastrata nella gola, che non te la riesci a togliere di dosso perché te l’hanno incisa nella pelle, e quando mai sarai abbastanza forte da cancellarla?
Fanculo, perché sono le parole che ti fregano, che rimangono sospese nell’aria sopra la tua testa, e tu sei lì che pensi “Allunga una mano e prendile”, ma non ce la fai mai, perché sono parole, non le puoi prendere, le puoi solo guardare, e magari sperare che se ne vadano; ma poi lo capisci: sono parole, dove vuoi che vadano?
E allora se ne rimangono lì, a pesarti sulla testa e sui polmoni, e ti rubano l’aria e ti rubano i pensieri, e tu diventi quelle parole, perché che altro puoi fare? È così che gli oggetti acquistano un determinato nome; lo ripetono, lo ripetono finché non cominciano ad usarlo tutti, e allora l’oggetto diventa il nome, il nome diventa l’oggetto. E troppo tardi ti rendi conto di essere diventato un nome.
Ma non un nome qualunque; no, tu sei diventato un’offesa.
Tu non sei Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio. Tu sei Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, sfigato. Sei Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, frocio.
E allora quelle parole se ne restano lì, e le ripetono, le ripetono, finché non diventi quel nome per tutti.
E quando per un intero liceo diventi lo sfigato, il finocchio, allora fanculo i fatti. Sono le parole che ti fregano.
Se c’è una cosa che Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, sfigato e frocio, ha imparato, è che le parole pesano.


Se c’è una cosa che Blaine Anderson, sfigato e frocio – e chi se ne frega se ha 17 o 40 anni, se è di Westerville in Ohio o di Luanda in Angola, perché è sfigato e frocio, e tanto basta – ha capito, è che essere te stesso ti frega tutte le volte.
Perché è quello il problema, no? Se lui non fosse davvero sfigato e frocio, nessuno lo chiamerebbe in questo modo.
I suoi genitori non lo guarderebbero in quel modo quando sono a tavola, non si raccomanderebbero con lui di non parlare della sua sessualità di fronte ad amici e parenti – e lui lo vorrebbe urlare, perché diavolo dovrebbe parlare della propria sessualità di fronte ad amici e parenti? “Sì, ciao nonna, tutto bene, te l’ho detto che sono finocchio?” “Signora Collins, che piacere! Sa che quasi quasi mi porto a letto suo marito?” – non si vergognerebbero di lui. E magari non desidererebbero aver avuto un solo figlio.
E a scuola non lo chiamerebbero in quel modo. Lui non sarebbe quei nomi, quelle offese.
Giusto? Se lui fosse normale, non succederebbe niente di tutto quello.
E magari lo sfiora il pensiero, che magari sono loro che sbagliano, e non c’è niente che non vada in te, e tutti dovrebbero poter essere loro stessi, ma poi le senti di nuovo, ti rimbombano nelle orecchie, ti prendono la gola quelle parole, e quando ti guardi allo specchio non sei tu, non hai i capelli scuri e gli occhi tutto sommato di un bel colore rassicurante, tu sei sfigato e frocio, ce l’hai scritto in faccia, non lo vedi?, al posto di quelle labbra piene che dovresti sorridere di più, perché quando sorridi illumini tutto quello che ti circonda.
E quindi sì, tu sei Blaine Anderson, sfigato e frocio. Ma è solo colpa tua.


Se c’è una cosa che Blaine Anderson, sfigato e frocio, ha intuito – e non gli ci è voluto nemmeno molto, a dire il vero, è sfigato e frocio, non stupido – è che il liceo è una piramide.
Gli ci è voluto ancora meno per intuire che lui, di quella piramide, non fa nemmeno parte.
Ed è solo colpa sua, perché se lui non fosse così magari sarebbe entrato nei Cheerios, magari sarebbe diventato popolare, magari non sarebbe quei due nomi, magari potrebbe guardarsi allo specchio e vedersi davvero.
Come quel ragazzo.
Lo conoscono tutti, è famoso quanto la sua storia, ed è una cosa sciocca, davvero, perché essere famosi al liceo è come un giro sulle giostre: dura cinque minuti e poi ti viene pure da vomitare. Ma lì per lì non ci pensi, perché essere famoso al liceo ti salva il culo, diciamocelo, che se sei famoso puoi avere anche tre occhi e nessuno osa toccarti.
Come Kurt Hummel.
Tutti lo sanno che Kurt Hummel è gay. E Blaine Anderson pensa che comunque sarebbe difficile non capirlo. Con la sua pelle curata e marmorea, i vestiti stretti quando non indossa la divisa dei Cheerios, i capelli sempre perfettamente in ordine, la voce cristallina e quel modo di camminare che Blaine Anderson, personalmente, apprezza non poco. Perché sì, è frocio, quindi gli piacciono i ragazzi e il modo in cui camminano. Bella scoperta.
Ma Kurt Hummel è il capitano dei Cheerios, e nessuno osa toccarlo.
Nessuno lo spinge contro gli armadietti, a lui le parole non rimangono incastrate in gola, non gli pesano sulle spalle – cammina sempre così dritto, lui, con un’aria così fiera.
Quindi Kurt Hummel è in cima alla piramide, insieme ai giocatori di football, e Blaine Anderson vuole quasi ridere quando ci pensa, perché è davvero ridicolo, no?
Ma poi ci riflette bene; no, non è ridicolo.
Sfigato e frocio, è lui. È colpa sua, se non fosse così anche lui sarebbe in cima alla piramide, e non sul fondo, o più giù del fondo.
Ed eccole di nuovo, le parole. E fanculo ai fatti.


Se c’è una cosa che Blaine Anderson, sfigato e frocio, che ha la gola piena di parole, non ha mai dimenticato, è la volta in cui Kurt Hummel gli ha parlato.
E tutte le volte che sono seguite.
Non perché fosse ricoperto per l’ennesima volta di una granita ghiacciata e viola – e come diavolo facevano ad essere viola, quelle granite? – che gli stava colando lentamente dietro la maglia, lungo la schiena, facendolo rabbrividire, e gli stava entrando lentamente negli occhi e Dio, negli occhi bruciava. Chissà che diavolo di roba chimica c’era, in quelle granite, che gli faceva bruciare gli occhi in quel modo.
Fu perché Kurt Hummel lo vide.
Di solito, nei corridoi del liceo, se sei ricoperto di un liquido gelido e colorato, tutti ti evitano, perché sanno cosa vuol dire: sei sul fondo, tanto vale che tu ci rimanga senza trascinarci nessun altro.
Ma non Kurt Hummel.
Lui si fermò, in quel corridoio, lasciò che tutte quelle ragazze in divisa lo superassero, e guardò proprio lui.
Guardò lo sfigato e il frocio coperto di granita – fantastico, da quel momento sarebbe stato lo sfigato frocio coperto di granita.
Non disse niente Kurt Hummel, 18 anni, Lima, Ohio, capitano dei Cheerios; si limitò a prendergli una mano evitando accuratamente il liquido freddo che gli si stava appiccicando addosso e non faceva altro che schiacciargli ancora di più quelle parole sulla pelle, lo portò in bagno e gli ripulì il viso con un panno bagnato.
Blaine Anderson, sfigato frocio ricoperto di granita, si chiese se non gli si fossero cancellate di dosso un po’ di quelle parole, se Kurt Hummel, capitano dei Cheerios, non fosse riuscito ad affogarle con l’azzurro incredibile dei suoi occhi; ma poi si diede dello stupido, e si vergognò, perché lui era quello che era, ce l’aveva inciso sulla pelle, e non poteva mettersi a nudo a quel modo, perché le parole te le incidono coi coltelli, e se non hai una corazza fanno anche più male.
Quella volta Blaine Anderson, il fondo del fondo della piramide, scappò dal bagno senza avere il coraggio di dire niente.
Ma quando sei solo un mucchio di carne con delle parole incise addosso, quale coraggio vuoi avere?
Quella non fu l’unica volta che Kurt Hummel, punta di diamante della piramide, parlò con Blaine Anderson, mucchio di parole insignificanti che non facevano altro che mescolarsi sempre di più – è l’entropia, d’altra parte, è scienza che la tua vita sia un casino, che tu sia un casino che cammina –; Kurt Hummel, capitano dei Cheerios, cominciò a cercarlo.
Scrutava i corridoi senza prestare attenzione a quello che gli dicevano le altre ragazze, 17 e 18 anni, Lima, Ohio, perfette, perché lui voleva solo rivedere quegli occhi – perché lui aveva visto gli occhi, non le parole, e Blaine Anderson, casino ambulante, aveva due occhi capaci di illuminare il mondo, quindi certo che li stava cercando.
Li rivide qualche giorno dopo, come li aveva visti la prima volta, rossi per la granita che l’aveva appena colpito in pieno viso – ma stavolta la granita era azzurra, e meno male, così si intonava alle sue scarpe meglio di quella viola.
Lo prese di nuovo per mano, lo portò di nuovo in bagno; lo ripulì di nuovo – altre parole che sbiadiscono – e stavolta Blaine Anderson, quello con gli occhi luminosi, non scappò. Ebbe il coraggio di restare, perché forse quelle parole non erano così brutte, forse si poteva far finta di non vederle, solo per un po’.
Ma poi Kurt Hummel, il ragazzo forte e perfetto, gli sorrise, “Sono solo degli idioti” gli disse “Degli idioti ignoranti che non devono farti vergognare di ciò che sei” e Blaine Anderson, casino ambulante con le parole incastrate in gola, avrebbe voluto dirgli che a volte avrebbe preferito essere un idiota ignorante, perché visto da fuori sembrava facile e indolore, ma un piccolo sorriso gli distese le labbra, sorprendendo persino lui – quel sorriso avrebbe dovuto far male per tutte le parole che aveva incise sulla pelle, ma no, non gli fece male, lo fece sentire leggero – e Kurt Hummel, il ragazzo bello che non badava alle parole, lo osservò un attimo attentamente e gli disse “Dovresti sorridere di più, perché quando sorridi illumini tutto quello che ti circonda.”, e poi si morse le labbra, perché forse non avrebbe dovuto dirlo davvero ad alta voce – le parole pesano.
Ma Blaine, il casino ambulante con gli occhi belli e il sorriso luminoso, sorrise ancora di più, e mormorò un “Grazie” abbassando lo sguardo, perché le parole pesano, e dire “grazie” è come lasciarsi cadere un macigno sul petto, che se qualcuno non lo afferra rischi di soffocare.
“È la verità” disse semplicemente Kurt Hummel, 18 anni, Lima, Ohio, immune alle parole.
E il macigno gli si spostò dal petto.


Da allora Blaine Anderson, frocio e sfigato, occasionalmente coperto di granita, e Kurt Hummel, capitano dei Cheerios che aveva visto la sua bocca e non le parole che vi erano incise, erano diventati amici.
In un modo strano, che non ti avvicinare troppo perché potresti vedere le parole che ho incise tra le pieghe dello stomaco, che sono quelle che bruciano di più e che voglio aiutarti, perché io non ho paura ed ero esattamente come te e non è giusto, non è giusto, non è giusto e sono loro che sbagliano, sono loro che non capiscono, tu vai bene così come sei e che è difficile crederci quando sei un mucchio di parole incollate alla carne con della granita viola.
Diventarono amici in un modo strano, che ti cerco ma non lo dico, perché le parole pesano, che se lo dici ad alta voce poi la vita ti sente, che ti aspetto la mattina e dopo le lezioni, perché vederti mi fa stare bene, ma non te lo posso dire perché le parole pesano; io lo so, le ho incise addosso.
Forse, ad un certo punto, diventarono più che amici, che non sopporto che ti tirino le granite addosso, perché amo i tuoi occhi, che quando sono con te le parole pesano meno, forse nemmeno ci sono più.
Ma forse bisbigliarono a voce troppo alta, perché la vita li sentì; volle riappropriarsi di quella carne tenuta insieme dalla granita – stavolta furono molte granite a colpirlo, viola e azzurre – perché “Non devi osare fartela con il frocio dei Cheerios solo perché te lo puoi scopare.”
E Blaine Anderson, il casino ambulante con gli occhi belli e il sorriso luminoso, tornò in un attimo ad essere Blaine Anderson, frocio e sfigato che aveva una cotta per Kurt Hummel ma non glielo poteva dire, perché lui era in fondo alla piramide, pure più giù, ed era colpa sua. Sua e del suo essere così. E poi perché le parole pesano. 


Se c’è una cosa che Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, frocio e sfigato, non ha mai capito, è come ci sia arrivato, a quella festa.
Una stupida festa di quelle che bevi finché non ti scordi che questa è solo una giostra, e che quando scendi vuoi solo vomitare.
Si ritrovò semplicemente lì, a sedere lontano dalla folla, da tutti quei corpi che si agitavano nella speranza vana di trovare un ritmo, un ordine – ma l’entropia vi frega sempre.
Lo vide immediatamente, bello e perfetto come sempre, Kurt Hummel, un ragazzo che era stato suo amico e forse qualcosa di più, finché Blaine Anderson, frocio e sfigato, non era diventato anche codardo; qualcosa gli si agitò nel petto, che adesso ti alzi e vai, perché è la tua vita, cazzo, è la tua vita, e tu la passi a preoccuparti delle parole e è così bello che ti fa venire voglia di inventare una parola nuova solo per descrivere quell’emozione che gli illumina il viso quando sorride e ti ha cercato così tante volte, perché ti sei comportato come un codardo? e nei suoi occhi potrei perdermi per sempre, e chi se ne frega se è una cosa sdolcinata.
E Blaine Anderson, sfigato e frocio, si alzò, trascinandosi dietro il peso di tutte quelle parole, e raggiunse Kurt Hummel, il capitano dei Cheerios, che lo guardò in silenzio, come se stesse aspettando qualcosa.
Blaine Anderson, il ragazzo con le parole incastrate nella gola, non lo fece aspettare a lungo; fece incontrare le loro labbra, e ogni parola morì in quel bacio, cancellandosi per sempre dalla sua pelle; fu un bacio di quelli che te li ricordi tutta la vita, perché è disordinato e incerto, ma poi ti toglie il fiato perché è suo.
Morirono e rinacquero, con quel bacio.
Non esistevano più Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, il casino ambulante con gli occhi belli e il sorriso luminoso, frocio e sfigato, con troppe parole incastrate nella gola, e nemmeno Kurt Hummel, 18 anni, Lima, Ohio, capitano dei Cheerios, ragazzo perfetto immune alle parole.
C’erano solo Blaine Anderson e Kurt Hummel, che non sono delle parole, perché le parole pesano, mentre loro erano solo un’emozione, e quella non pesa.
Quindi fanculo i fatti, e fanculo le parole. Ben vengano i baci e le emozioni, che quelli non ti si appiccicano addosso con la granita.


Se c’è una cosa che Blaine Anderson, 17 anni, Westerville, Ohio, sa, è che le parole pesano. Solo se tu vuoi che sia così.
 
*****

Note:
Intanto complimenti se siete sopravvissuti fin qui.
Qualche spiegazione è d'obbligo:
Questa OS è nata stanotte (ho finito di scriverla alle 4, tipo) perché mia sorella mi ha detto che avrebbe voluto leggere una storia sui due ragazzi in discoteca dal video "Firework" di Katy Perry (
http://www.youtube.com/watch?v=QGJuMBdaqIw 1:38-2:15, più o meno). E io non so assolutamente da dove sia venuta fuori tutta questa cosa.
Quindi, prima di tutto, sappiate che è un esperimento molto vago e spontaneo.
Quindi fatemi sapere se è riuscito bene o è una schifezza, accetto qualsiasi tipo di critica!
Un bacione, buon anno nuovo! <3

 
  
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