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Autore: Angel_24    02/01/2014    6 recensioni
John si alzò a fatica dal divano di Harry, facendo leva sul bastone da passeggio per tirarsi in piedi. Da qualche giorno la gamba sinistra aveva ripreso a fargli male, molto spesso camminare era una vera e propria sfida.
Si diresse zoppicando verso un mobile scuro e da esso estrasse della carta da lettera e una busta, prendendo poi da un cassetto una stilo nera e si sedette al tavolo della cucina.
Caro Sherlock...
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John si alzò a fatica dal divano di Harry, facendo leva sul bastone da passeggio per tirarsi in piedi. Da qualche giorno la gamba sinistra aveva ripreso a fargli male, molto spesso camminare era una vera e propria sfida. 
Si diresse zoppicando verso un mobile scuro e da esso estrasse della carta da lettera e una busta, prendendo poi da un cassetto una stilo nera e si sedette al tavolo della cucina.


Caro Sherlock,
è passata una settimana dalla tua scomparsa, dalla tua morte. Non riesco a capacitarmi del fatto che tu non ci sia più e questa
lettera non ha alcun senso, ma non ho la minima idea di come sfogarmi considerando il fatto che tutti mi ripetono "E' successo,
ci dispiace, ma devi fartene una ragione".
Non entro al 221B da quel giorno, da quando sei venuto a mancare, non credo che riuscirei a sopportare il peso dei ricordi che sto
cercando in tutti i modi di sotterrare perchè non continuino a far male, ma sto ricevendo scarsi risultati. Ho comunque chiesto a Mrs.
Hudson di mantere tutto in "ordine" com'era e di pulire di tanto in tanto. Mi ricordo ogni centimetro di quella stanza, ogni libro,
ogni inutile cianfrusaglia che ti apparteneva e, purtroppo per me, ogni conversazione avvenuta lì dentro.
Mi manchi, Sherlock, e anche se non leggerai mai questa lettera ho bisogno di scrivere queste cose che non sono mai riuscito a dire.


- Una lacrima cadde sul foglio e John cercò di asciugarla per non danneggiare la carta, poi riprese a scrivere-

Per ora sono ospite da Harry, ma spero presto di trovarmi una nuova casa, anche perchè non mi sento completamente il benvenuto.
Cerco di portare avanti la mia vita e tutto sommato sta andando bene, ma non ci riesco. L'idea che il mio migliore amico, tu, sia morto...
Non rieso a capacitarmene, non è possibile che sia successo. Sapevo che sotto a quell'arroganza e quel menefreghismo c'era un lato
umano nascosto anche in te, ma non immaginavo tanta fragilità. Avresti potuto dirmelo, sai? Non ti fidavi abbastanza di me? La cosa
che mi intristisce davvero è che non avrò mai risposta a queste domande (e, se fossi ancora vivo, probabilmente non mi avresti detto
nulla comunque).  


- Un sorriso triste apparve sulle labbra di John, ripensando con quanta facilità Sherlock evitava le sue domande, poi abbandonò il pensiero e dopo aver rigirato la penna per un paio di volte nella mano, si riconcentrò -

Una cosa che mi ha sempre entusiasmato stando con te era la tua capacità di ragionamento, mi sono continuamente  chiesto cosa ti
passasse per la mente quando risolvevi un caso o semplicemente osservavi una persona, o semplicemente quando osservavi me. Mi
sentivo quasi nudo a parlarti, mi pareva di essere scannerizzato dal primo capello fino alla punta delle scarpe senza poter nascondere
nulla e, a dirla tutta, non ho mai provato a nasconderti niente; cercavo di essere un libro aperto per te. Al contrario tu eri più...uno scrigno
sigillato, non ho mai capito i tuoi pensieri, non sono mai riuscito a prevedere cosa avresti fatto, e forse era per questo che adoravo la tua
compagnia. Da quando ci siamo conosciuti la mia vita era cambiata, mi sembrava di essere stato catapultato di nuovo in guerra, ma questa
volta a combattere ero io ed era tutto fantastico. Ora non so cosa fare. Non voglio fare la vittima, ma mi sento...inutile, non riesco a capire
cosa potrei fare nella vita, il mio unico scopo era starti accanto e darti una mano (per quanto possibile) a risolvere i casi. Era difficile però,
molto, era una sfida ardua ogni giorno, non è la cosa più semplice a questo mondo starti accanto, sai? Oltre al fatto che non ti si può
nascondere nulla, mi sembrava di vivere da solo di tanto in tanto, come se in quell'appartamento fossi solo.
Ma tu c'eri e io lo sapevo. Ora non ci sei, e non so più niente.
Forse ciò che mi mancava era anche una minuscola dimostrazione di affetto da parte tua, ma ehi, tu sei eri Sherlock Holmes, umanità bandita!


- Ridacchiò, gli sembrava ancora di sentire tutti i suoi commenti sarcastici sull'amore e argomenti simili, per quanto fossero acidi gli mancavano -

La gamba ha ripreso a far male, ieri sono stato costretto a rimanere a letto, non riuscivo nemmeno a spostarla di un millimetro.
Non so quale sia la causa, ma il mio vecchio bastone da passeggio è tornato e mi fa compagnia, almeno lui... Spero di tornare a
camminare come prima, mi annoia portare in giro questo pezzo di legno. Che poi, ripensandoci bene, non so nemmeno cosa mi fece
passare il dolore la prima volta, ricordo solo che lo lasciai in un ristorante per correrti dietro e non perderti di vista.
Sono quasi sempre in casa da solo, ognuno qui ha un lavoro mentre io mi sono assentato per qualche tempo, ma è una solitudine
diversa da quella in cui mi trovavo quando eravamo al 221B, perchè anche se tu non emettevi un fiato, ero consapevole che il mio
migliore amico era nel suo palazzo mentale, perso chissà dove in ragionamenti che non ho mai capito e mai capirò.
Qui sono completamente solo.
Sento come un vuoto, proprio al centro del petto, è incolmabile e penso che sia tu la causa. Mi manchi, questa è la verità.
Mi manca la tua strafottenza, il tuo modo così apatico di scherzare, quei sorrisi (veri) rarissimi che ti facevano brillare gli occhi ogni
volta che un indizio ti si presentava davanti o alla risoluzione di un caso, mi manca correre come un idiota per le strade di Londra verso
una meta che neanche conosco, mi manca osservarti mentre pensi con le mani sotto al mento, mi manca sentire il suono del tuo violino...
Adesso, ogni volta che un violino suona piango, è inevitabile. Immagino il tuo commento se fossi qui, probabilmente diresti "Le emozioni
non portano a nulla di buono, distraggono!", ma per una volta ti sbagli, detective, le emozioni possono essere importanti, molto importanti.
Sono fortemente convinto che tu fossi un grande attore, non ci credo che non hai mai sentito niente verso qualcuno, ma ovviamente anche
questo non verrò mai a saperlo. Le emozioni, comunque, nel caso ti possa interessare, sono il più grande indizio che si possa trovare in una
persona, forse è per questo che non ti capivo appieno, non vedevo le tue emozioni se non la gioia provocata da indizi e simili. 
Avrei pagato milioni (se solo ne avessi) anche per un tuo abbraccio, sai? Un abbraccio dà calore, consola, è un modo per provare a qualcuno
che ci sei, lì, in quel momento e sempre. Un abbraccio può darti serenità, può farti sentire le emozioni altrui, riesce a farti sentire i battiti del
cuore di qualcuno, qualcosa di vivo e reale. Un abbraccio è dire "Ehi, sono qui e ti voglio bene",
e ehi, sono qui e ti voglio bene, anche se ormai poco importa.
Non sono mai riuscito a dirtelo a voce, ero imbarazzato dal tuo schermo di pura neutralità e non sapevo come avresti reagito, temevo che ti
allontanassi o, peggio, che non dicessi nulla a riguardo e cambiassi direttamente discorso. 
Credo che sia arrivato il momento di scrivere la parte più importante di tutta questa lettera, non la leggerai mai perciò posso tranquillamente
aprirmi come non ho mai fatto con te...
Mi piaci, Sherlock. Come amico, come persona; ti ho sempre ammirato e ancora adesso adoro ogni tuo aspetto, dal modo di pensare al più
piccolo riccio che ti si posava sulla fronte. Ammettiamolo, un po' di attrazione tra noi era presente, sbaglio forse? Io non credo,
solo pensando a quante persone ci scambiavano per fidanzati. Non penso che tutti gli amici vengano scambiati per fidanzati, quindi forse
qualcosa, anche di minuscolo, tra noi c'era, e mi rendo conto solo ora di quanto sono stato stupido a non dirtelo subito.
Avrei un peso in meno sullo stomaco, non continuerei ogni giorno a chiedermi cosa mi avresti detto in seguito alla confessione, e posso
assicurare che è una domanda straziante, se si pensa che la risposta non arriverà mai...
Sembra quasi uno di quegli amori da adolescenti, il tira e molla, tutti che si accorgono della situazione esclusi i due interessati... 
Forse scriverò altre lettere, ma non ne sono del tutto certo perchè in fin dei conti non ha alcun senso, a meno che un ficcanaso
non decida di aprire la busta.
Ho sempre creduto in te, Sherlock. Ho sempre creduto nel tuo lato umano e sempre ci crederò.
Addio,

                                                                                                                     
                                                                                                                                                    Il tuo amico John Watson



Piegò la lettera e la ripose con cura nella busta per poi chiuderla. Non aveva bisogno nè di francobollo nè di indirizzo, inviarla per posta non aveva di certo senso, come tutto il resto alla fine, pensò John. Guardò l'orologio, erano le 15.03 di sabato ed entro le 15.30 sarebbe arrivato al cimitero. Si era imposto di andare lì tutti i sabati, alle 15.30, con qualcosa da lasciare sulla tomba di Sherlock e questa volte era la lettera.
Si alzò di nuovo e barcollando leggermente raggiunse l'attaccapanni da dove prese il cappotto, poi uscì e aspettò il taxi.
 

Una volta arrivato al cimitero si guardò intorno come se non volesse che qualcuno lo guardasse in un momento di tale fragilità. Si appoggiò di peso con la mano sinistra sul bastone e tirò su col naso, facendo scorrere lo sguardo dalla tomba di Sherlock alla lettera che stava accarezzando con il pollice destro. Gli occhi gli si inumidirono, guardò in basso chiudendoli poi li riaprì guardando verso l'alto, sussurrando un "Perchè?". Poi si avvicinò lentamente e appoggiò la lettera ai fiori che lui stesso aveva portato la settimana precedente, si fermò ad osservare il suo nome, che considerò scritto fin troppo in piccolo per la magnificenza di quell'uomo.
Si voltò con dispiacere e tornò a casa.


Passarono pochi minuti, giusto il tempo di aspettare che John lasciasse il cimitero e Sherlock sbucò da un grosso pino qualche metro più in la. Raccolse velocemente la lettera con un angolo della bocca rivolto verso l'alto: era un sorriso? Per John?
   
 
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