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Autore: Artemis00    25/05/2008    5 recensioni
Matt ha un mucchio di problemi e nei momenti bui trova conforto nella figura consolatrice di Mello. Ma comincia forse a darlo per scontato. E Mello... da chi trova conforto?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dormiva

Dormiva.

Dormiva di un sonno disturbato.

Un sopracciglio aggrottato, aria infastidita sul volto.

Immobile.

All’improvviso, pare quasi che da sotto l’occhio destro scenda una lacrima. Ma potrebbe anche essere solo un’impressione. Perché Mello non piangeva da quando aveva tre anni.

Ma ciò non significa che non sentisse il dolore, anzi, il peso delle sue frustrazioni si triplicava nel suo petto, togliendogli respiro, appetito, ore di sonno… voglia di vivere.

Non piangeva mai, Mello. Nemmeno con se’ stesso era abbastanza in confidenza da concedersi il lusso di leccarsi le ferite.

E di punto in bianco, con un prolungato gemito, la porta si aprì di scatto, si richiuse sbattendo, e una figura si buttava addosso a lui scuotendolo da ogni torpore.

- Matt.

Voce neutra. Non aveva neanche il coraggio di farla sembrare annoiata.

- Mi ha tradito!- Matt piangeva sempre, invece, oh, se piangeva. Mello si voltò disgustato. Perché lui non poteva piangere?

Guardò il calendario.

Sgranò gli occhi.

Era il suo compleanno, ma sembrava che l’amico fosse troppo preso dai propri problemi per accorgersene.

- Ti ha tradito?

Raddoppiò la velocità dei singhiozzi, facendo segno di sì con la testa. Parlò ancora, parlò tanto, tanto, tanto, per ore forse, e stette altrettanto tempo in silenzio, a guardare il muro con gli occhi rossi. Mello gli porgeva i fazzoletti. Non registrò quasi nulla. Aveva ascoltato fin troppo in passato.

Il rosso si alzò in piedi, senza preavviso.

- Io… adesso vado.

- Okay.

Sentì i suoi passi allontanarsi, lo sentì uscire.

Chiudere la porta.

Sospirò e si disse, a bassa voce:

- Tanti auguri Mello.

 

Dopo essersi lavato e vestito, anche lui lasciò la propria stanza.

Camminava curvo, approfittando dei corridoi deserti, curvo, curvo sotto il peso dei suoi problemi. Matt si sfogava con lui e in lui trovava sostegno. Ma chi era da sostegno per Mello? Non certo Matt. Matt lo invidiava, lui era così bello, intelligente, forte. Matt non sentiva il proprio migliore amico come un umano, lo sentiva come una guardia del corpo, come un padrone, come uno schiavo. No. Mello era fondamentalmente solo.

Gli si spezzava il respiro.

Quanto poteva reggere ancora? Quante volte era stato sul punto di fare scenate isteriche e tanti saluti? Quante volte avrebbe voluto sputare sul maledetto foglio in bacheca che rivelava il suo ennesimo fallimento contro Near?

Perché Near?

Perché per quanto studiasse, si sforzasse di stare attento, di non fare errori, Near era sempre un passo davanti a lui?

Strinse le labbra, frustrato.

Oh, ma questi sono problemi certamente esigui di fronte ad un drammaticissimo tradimento,  vero Matt? Vi è anche un’unità di misura per i tormenti? Tormento da sbuffo, tormento da bestemmia, tormento da pianto, tormento da singhiozzo, fino ad arrivare alla disperazione, l’autolesionismo, la pazzia e la morte?

“Il dolore è relativo, Matt” aveva tentato di spiegargli “quello che per te non è importante, potrebbe esserlo per… altri…” non aveva il coraggio di dire: “per me.”

“Sì, sì… ma sa cosa mi ha detto quella volta che io…”

 

Apatia totale, buio dentro di se’.

Per strada incontrò Linda. Un sorriso forzato. Le disse che andava a studiare. Non era vero. La verità è che Mello aveva deciso di mollare tutto. Di smetterla di rincorrere il coniglio. Di smetterla di sognare. Mello si arrendeva, e nessuno era lì per dirgli che faceva bene, male, a consolarlo, a spronarlo, ad ascoltarlo almeno.

Linda lo oltrepassò augurandogli di fare del suo meglio. Nemmeno lei si era ricordata che giorno fosse.

La mattina passò, il pranzo anche.

Tutti gli sembravano fantasmi, tutti gli erano estranei.

Chi era lui?

Non lo sapeva.

Non ricordava il suo nome.

La sua era una non-esistenza. Aveva sempre avuto uno scopo, aveva fallito, l’aveva cancellato nel giro di una notte, un pensiero col quale si era svegliato e che Matt aveva reso più vivido in lui. Un fantasma di se’ stesso. Mello non era mai esistito se non come proiezione nelle menti altrui.

Nessuno gli fece gli auguri per il compleanno.

A che scopo?

Non era mai nato e non era mai vissuto.

Matt era tornato con la sua ragazza, si baciavano piano in un angolo. Linda disegnava sulla scrivania. Smise di piovere, la pioggia lo distraeva dagli schiocchi delle labbra del suo migliore amico e di una ragazzina qualunque, o dal rumore ossessionante delle matite colorate.

Anche la pioggia aveva smesso di battere per lui.

Poggiò la fronte sul vetro e si accorse di essere solo nella stanza.

Gli altri erano andati fuori a vedere uno stupido arcobaleno. Il sole era tornato, e brillava ironico al suo cupo e delirante tormento.

Rifletteva il vetro i suoi occhi. Riflettevano le pozzanghere il cielo. Rifletteva Mello e si accorgeva che la nausea che sentiva non era provocata dall’essere secondo, ma dal suo feroce desiderio di essere il primo, che l’aveva avvelenato, e che senza di esso smetteva di esistere sia come aspirante numero uno che effettivo numero due. Era solo… Mello?

Ma Mello… chi era…?

 

- Buongiorno Mello.

Gli ci volle qualche secondo per recepire queste parole.

Si voltò.

“che vuoi?” avrebbe voluto rispondere. Serrò la mascella. Non lo fece. Si limitò a guardarlo.

Near si attorcigliava come al solito un ciuffo attorno al dito, forse chiedendosi perché mai non avesse la cioccolata, perché mai non fosse fuori anche lui, perché mai avesse gli occhi così vuoti e l’espressione di un automa.

Chiedendosi chi fosse, forse?

Restarono a fissarsi qualche minuto.

Poi Near parlò ancora, stringendosi nelle spalle.

- Ah, oggi è il tuo compleanno. Auguri.

Fulmineo Mello gli dette un ceffone.

L’altro, un po’ stupito, si ritrovò con il volto girato verso il muro a lato.

Non era stato forte, ma veloce.

Near lentamente guardò il suo ex rivale.

Mello ansimava un po’, gonfiando il petto magro, con gli occhi sgranati e umidi, le labbra semi aperte. Stringeva i pugni. Le ginocchia cedettero e cadde a terra, lasciando che le lacrime scendessero dopo tanto tempo lungo le sue guance di adolescente.

Perché Near, che era la causa di tutto?

Perché Near?

Perché solo lui?

Ma chi era? Perché!

- perché?- chiese con calma il più giovane.

Non vi fu risposta. Indeciso sul da farsi, Near si accoccolò accanto a lui, tormentandosi ancora una ciocca di capelli.

- Dai… smettila…- non l’aveva mai visto così.

- Non mi hai fatto male…

- Hai fatto male tu, a me.- ribattè per la prima volta Mello, con voce soffocata.

- Non capisco.

Il biondo alzò il viso.

- Non capisci? Strano. In genere capisci più di tutti, più di chiunque, più di me.

Silenzio.

Mello aveva smesso di piangere e Near gli carezzava piano i capelli, tentando di non essere invadente.

- Near…

- Sì?

- Hai già baciato qualcuno?

L’altro lo guardò confuso.

- No, ma cosa c’entra?

Mello gli prese il mento con una mano e guidò le labbra di Near sulle proprie, baciandole castamente, sentendole piacevolmente calde e morbide.

L’aveva lasciato fare. Era solo un bacio. Che gl’importava?

- E questo…?

- Io adesso per te sono qualcuno.

- Come..?

- Io sono quello che ti ha dato il primo bacio.

Near non ci mise molto ad afferrare il discorso.

- Era questo il problema? Volevi essere qualcuno per me?

- Qualcuno per qualcuno- corresse Mello arrossendo un poco.

Il più piccolo poggiò la testa sulla spalla del più grande, lasciando per la prima volta i propri capelli.

- Tu per me sei sempre stato qualcuno, Mello.

 

La ragazza di Matt si aggrappava a quest’ultimo.

Matt si aggrappava a Mello.

Mello trovava di nascosto conforto tra le braccia di Near.

Perché se li avessero scoperti, sarebbe diventato “quello che ha una relazione con Near”

Sì, voleva essere qualcuno per tutti.

Ma non era più così importante.

  
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