Crossover
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Autore: Darik    03/01/2014    0 recensioni
Doveva essere solo una gita, studio unito a divertimento, ma in agguato c'è qualcosa che ha nella loro casa la porta d'accesso al nostro mondo, e il suo regno nel bosco che le circonda.
Cross over tra Magister Negi Magi e Evil Dead-La casa.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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4° Capitolo
I resti di Akira, che ancora si muovevano, furono avvolti dentro un lenzuolo che fu poi trascinato fuori dalla casa.
Yuna e Shizuna, sotto lo sguardo silenzioso della Ako demoniaca, uscirono dal soggiorno e tornarono nella stanza di Makie, che continuava a dormire.
Si sedettero sul letto e fu allora che Akashi scoppiò in un pianto dirotto, mentre la docente la abbracciò tentando di confortarla.
“Ho paura, professoressa, ho tanta paura!”
“E’ una situazione orribile, lo so. Purtroppo quello che abbiamo dovuto fare era necessario. Nessuno te ne farà una colpa, vedrai”.
“Akira… Akira…”, singhiozzò l’altra.
Shizuna pensò cupamente al Necronomicon, rimasto nella cantina.
Forse in quelle pagine c’era anche la soluzione, un modo per cacciare quelle presenze infernali, però sapeva che non potevano servirsene, dato che non conoscevano il sumerico.
L’unica soluzione possibile sembrava attendere i soccorsi, ma considerando cosa era successo in una sola notte, sarebbero riuscite a resistere?
E quanto tempo ci avrebbero messo al Mahora per capire che era accaduto loro qualcosa?
Non potendo fare altro, lasciò che Yuna si sfogasse ancora, e nel frattempo andò nel bagno per ripulirsi dal sangue, sia rosso che verde, sul volto e applicarsi dei cerotti sui profondi graffi. Dopodiché tornò nella camera e fece adagiare la ragazza sul letto invitandola a cercare di dormire.
Ci avrebbe pensato lei a fare la guardia, si sedette davanti ad un muro in modo da avere la visuale di tutta la camera e imbracciò il fucile.
Yuna pianse in silenzio ancora per un po’, però alla fine stanchezza e stress della giornata si allearono, perciò finì per addormentarsi.
E nonostante la sua determinazione, anche Shizuna cominciò ad essere preda del sonno, sentendo le sue palpebre farsi sempre più pesanti.
Non avrebbe voluto addormentarsi, ma sapendo quanto fosse infido quel nemico, prese la precauzione di spostare un mobile mettendolo di traverso in modo che sbarrasse la porta e cambiò posizione per poter avere la finestra, pur ben chiusa, sotto tiro nel caso qualcuno, anzi qualcosa, avesse tentato di fare irruzione.
I minuti passarono, in un silenzio quasi irreale ma anche in qualche modo rilassante, finché l’insegnante adagiò la testa sul fucile che imbracciava, e restò immobile.

****

Correva, correva a più non posso nel bosco, sentendo foglie secche e pietre pungerle i piedi nudi, tante piccole punture di spillo che aumentavano sempre di più fino a diventare quasi insopportabili.
Anche la sua vestaglia bianca veniva come dilaniata da rami pendenti e cespugli spinosi quando ci passava vicino.
Eppure sapeva che doveva resistere, perché Esso era dietro di lei.
Non lo aveva visto, non lo aveva mai visto, ma sapeva, sentiva che c’era, quella orrenda creatura proveniente dai recessi più profondi dell’inferno, mostruosità oltre ogni limite, dal tocco mortifero, dall’odore fetido come di mille tombe putrefatte.
Eccolo che distruggeva rami e abbatteva alberi pur di raggiungerla, eccolo passare sopra rocce e pietre che avrebbero dovuto ringraziare di essere tali, perché così potevano sfuggire a quel male puro.
Sentiva che non ce la faceva più, mentre Esso aveva tutta la forza necessaria, sempre, era instancabile, miliardi di anni di malvagità e corruzione lo alimentavano.
Come alimentavano i suoi accoliti, della stessa corrotta natura ma più piccoli, che pasteggiavano con gli avanzi del loro padrone e ne volevano sempre di più.
La stava per prendere, sentiva sempre più forte il rumore della vegetazione divelta dietro di lei, rumore accompagnato da un ruggito indescrivibile, capace di far cedere all’istante qualunque mente.
Proprio allora il terreno sprofondò sotto i suoi piedi, erano come sabbie mobili, gridò disperata tentando di uscirne ma un braccio sbucò da quella terra molliccia, l’afferrò per il collo e la trascinò giù.
Si ritrovò immersa nel buio totale, si agitò freneticamente, poi si accorse che non stava soffocando e aveva anche smesso di affondare.
“Donna, ascoltami…”
“Chi-chi è?!”
“Riconosci la mia voce…”
Sforzò la sua memoria e le sembrò di ricordare.
“P-professor Knowby!”
“Sì, sono lui, o meglio, la sua anima”.
“Se è davvero lei, allora ci aiuti, la prego!”
“Non posso aiutare nessuno, perché sono anche io in pericolo. Quando lessi quel libro maledetto, immaginavo che qualunque cosa avessi risvegliato, mi avrebbe perseguitato per sempre e così è stato. La mia anima ora sta per essere divorata dai demoni di Candor, e sto usando le mie ultime forze per avvertirvi: la nostra ultima speranza è distruggere il Necronomicon. Esso è la porta tramite la quale quegli esseri infernali sono giunti qui, ed è anche la loro ancora nel nostro mondo. Devi distruggerlo”.
“Distruggerlo? Però… non c’è modo di salvare le mie allieve?”
“Essere posseduti da quei mostri equivale ad essere morti, tuttavia puoi salvare le loro anime, inclusa quella della mia povera e dolce moglie Henrietta. Tutte loro in questo momento soffrono tormenti indicibili e rischiano di restare così per l’eternità”.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
“Salva le vostre vite e le anime di quelle ragazze, di mia moglie e la mia. Distruggi il Necronomicon”, ripeté la voce fino a diventare un eco lontano.

****

Shizuna aprì gli occhi all’improvviso, si accorse di aver pianto, ma soprattutto ricordava molto bene il sogno.
Eppure un’altra cosa attirò la sua attenzione: Yuna era scomparsa, mentre Makie dormiva ancora.
Si alzò con uno scatto, temette che fosse stata presa anche lei, poi vide sul letto un foglio di carta e lo lesse:
“Professoressa, arrivati a questo punto ho deciso che devo fare qualcosa. Penso di poter trovare una strada che ci permetta di lasciare questo luogo maledetto e sono andata a cercarla, la prego di non seguirmi, quando si sarà risvegliata sarò ormai lontana e lei deve badare a Makie. Mi rendo conto del pericolo, per questo sono andata via di nascosto, così, se mi succederà qualcosa, non dovrà ritenersi responsabile. Spero che ci salveremo tutte”.
Shizuna lesse e rilesse quel foglio, le mani le tremarono con forza.
“Stupida, irresponsabile, generosa e coraggiosa ragazza!”
Forte fu la tentazione di correrle dietro, però si fermò a riflettere: con tre vite e quattro anime da salvare, bisognava prendere la decisione più vantaggiosa, anche se crudele, ed era una sola.

“Makie, stai bene?”
“Insomma, la testa mi fa un gran male”, rispose Sasaki tenendosi le mani sul capo.
“Mi dispiace averti svegliata, cara, ma è necessario. Hai capito cosa devi fare?”
“Sì, anche se ho tanta paura!”
“Pure io cara, credimi, comunque è una cosa che devo fare, per salvarci tutti”.
Erano nel capanno, dove l’insegnante aveva portato l’allieva rimasta e le aveva raccontato tutto, con due sole omissioni: ora Makie credeva che Akira fosse andata a cercare aiuto con Yuna, e che distruggendo il Necronomicon, Ako sarebbe tornata normale.
“Mi dispiace averti mentito, Makie, ma una situazione troppo disperata può smorzare la voglia di reagire. Dopo che ci saremo salvate, potrai pure odiarmi”.
Aiutata dalla ragazza, Shizuna ultimò i preparativi: dopo essersi legata i lunghi capelli in una coda di cavallo, usando delle corde e una piccola catena si legò saldamente la motosega sull’avambraccio destro e la collaudò accorciando il fucile da caccia per trasformarlo in un più pratico ed efficace canne mozze.
“Quando li ascoltai per caso, non avrei mai pensato che mi sarebbero serviti i consigli che Mana diede una volta al club di tiro al bersaglio”.
Dopo aver sistemato il fucile nel suo fodero, recuperato dal capanno e legato alla schiena della donna con un incrocio di cinghie, riempitesi le tasche di cartucce, e sistematasi , infine, una piccola sacca a tracolla per portare il libro senza ingombrarsi ulteriormente le mani, Shizuna era pronta all’azione.
Makie contemplò meravigliata la dolce professoressa diventata una donna d’azione da videogame o film horror e annuì convinta.
“Resta qui, e tieni pronta quella tanica di benzina per bruciare il libro, anche se spero di riuscire a distruggerlo sul posto”.
Chiuso il capanno mettendo il catenaccio all’interno, Shizuna si avviò verso la cantina dove era stata rinchiusa Ako, per recuperare il Necronomicon.

  
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