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Autore: potters_continuous    03/01/2014    1 recensioni
"Doveva comunicare a suo padre che, da sette mesi a quella parte, lui e Blaine avevano deciso di arricchire la loro relazione comprendendo in quest'ultima anche un certo Sebastian Smythe. Sì, esattamente quello che durante l'ultimo anno di liceo aveva tentato di farli lasciare ed era finito per accecare Blaine. E sì, adesso vivevano tutti e tre insieme.
Era fottuto. "
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Qui si respira ansia.... 
Personaggi: Blaine Anderson; Kurt Hummel;Sebastian Smythe; Burt Hummel.
Paring: Blaine/Kurt/Sebastian.
Rating: Giallo. 
Genere: Comico; Generale. 
Avvertimenti:  Slash; Established Triangle.  
Beta: Tanti baci a Nori!
Note: Storia totalemente random che ho partorito in montagna con solo Rai 3. Perdonateci per essere sparite per un po', ma la scuola ci odia e noi odiamo lei. Se i miei Seklaine dovessero piacervi, potrei, ma non prometto nulla, scrivere qualche altra OS su di loro.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
P.s.- Se qualcuno stesse ancora aspettando l'epilogo della mia storia "Tanto piovve che nacque un fungo..." credo, purtroppo, che non arriverà mai. 
Baci, Potters. 
 



Kurt fissò le sue mani arpionate al volante della macchina di Blaine, nella stupida convinzione che quello fosse il metodo migliore per far sì che smettessero di tremare.
Non ricordava di essere mai stato tanto nervoso in vita sua e, anche se probabilmente aveva tutte le ragioni per esserlo, avrebbe preferito arrivare vivo all'areoporto di New York.
Un istante dopo aver parcheggiato, si accorse che mancava ancora mezz'ora prima che il volo di suo padre atterrasse; pensò che magari una camomilla l'avrebbe aiutato a ritrovare la tranquillità.
Mentre sorseggiava quella sbobba dolciastra che il bar dell'aereporto spacciava per tisana calmante, ripetè mentalmente quello che continuava a dirsi da giorni: suo padre non avrebbe mai smesso di amarlo, avrebbe provato a capire quella situazione quantomeno particolare e, se anche così non fosse stato, non avrebbe potuto che farsene una ragione, dal momento che non aveva intenzione di rinunciare ai suoi ragazzi. Sì, al plurale. Ed era proprio quello il problema. Doveva comunicare a suo padre che, da sette mesi a quella parte, lui e Blaine avevano deciso di arricchire la loro relazione comprendendo in quest'ultima anche un certo Sebastian Smythe. Sì, esattamente quello che durante l'ultimo anno di liceo aveva tentato di farli lasciare ed era finito per accecare Blaine. E sì, adesso vivevano tutti e tre insieme.
Era fottuto.
Valutò seriamente la possibilità di saltare sul primo volo per Sidney, ma il suo cellulare squillò, annunciando l'atterraggio di suo padre.
Cazzo.
"Pronto?"
"Hey, Kurt! Sei già lì fuori?" Domandò allegro l'uomo dall'altra parte del telefono.
"Sì! Ti aspetto qui..." Mormorò, prima di chiudere la chiamata e trascinarsi fuori dalla caffetteria.
Si appoggiò alla sua auto e approfitto di quei pochi minuti di attesa per inviare un messaggio a Blaine.
 
Non ci riesco. Lo porto a casa e gli parliamo insieme, ok? -K
 

"Figliolo!" Esclamó Burt, avanzando a grandi passi verso il figlio.
"Papà!" Trillò Kurt, andandogli incontro e abbracciandolo.
"Anche se ti sei trasferito da cinque anni continui a mancarmi, sai?"
"Anche tu, papà, anche tu! Buon giorno del Ringraziamento!
" Anche a te! Sù, andiamo a casa, Blaine ci starà aspettando..." Suggerì suo padre prima di sfilarsi dall'abbraccio ed entrare in macchina.
"Sì... Immagino di sì..." Sussurrò, mentre l'ansia tornava a soffocarlo.
Il suo telefono trillò e lui lo tirò fuori dalla tasca.
 
"... Okay. Sebastian dice che non devi preoccuparti,se hai cambiato idea. Può andare a stare in hotel per un paio di giorni... -B"
 
No, non poteva accettare. Era il loro primo Ringraziamento insieme.
"Figliolo, tutto bene?" domandò Burt, notando la sua espressione preoccupata.
"...Sì, n-nessun problema..." sussurrò, mentre digitava velocemente la sua risposta:
 
"Che non si azzardi a lasciare quell'appartamento! -K"
 
Mise in moto e tentò di portare avanti una conversazione piuttosto normale, domandandogli di Carole, Finn e Rachel e la sua officina.
"Tu devi dirmi qualcosa, non è vero?" Lo interruppe il meccanico mentre blaterava qualche cazzata riguardo il suo lavoro da Vogue e le nuove idee di Isabelle per la collezione dell'anno nuovo.
"N-non è... I-io... Come diavolo fai a saperlo?!"
"Sono tuo padre, Kurt. Hai la stessa faccia di quando rompevi le tazze di tua madre per giocare a prendere il tè!" Ridacchiò. "Dimmi tutto ciò che devi."
"Io... Io preferirei parlarne a casa..." Soffiò, fissando la strada davanti a sè.
"Okay, come preferisci... Ma, non è nulla di grave, giusto?"
"No, non lo è..."
"Uhm... Vi siete sposati di nascosto?" ritentò.
"Cos-? No!"
"Aspetta... Tu e Blaine state ancora insieme, vero? Sarebbe un peccato dopo tanti anni..."
"Sì, papà, non ti preoccupare... Davvero, possiamo soltanto parlarne a casa?" supplicò, spaventato da quali potessero essere le altre ipotesi che quell'uomo avrebbe potuto partorire.
Per il resto del viaggio continuarono a chiacchierare del più e del meno, soffermandosi prevalentemente sul fatto che Finn aveva intenzione, finalmente, di chiedere a Rachel di sposarlo e, di conseguenza, di lasciare casa di Burt e Carole.
Parcheggiò nel piccolo garage sotto casa sua, sperando che suo padre non notasse la moto gialla di Sebastian.
"Bella motocicletta che ha il tuo vicino..." Commentò a bassa voce Burt, scendendo dall'auto.
Mentre tentava di girare la chiave nella serratura, sentì Blaine imprecare e, terrorizzato all'idea che Sebastian rispondesse, rivelando la sua presenza in quella casa, urlò: "Siamo tornati!"
"Arrivo subito!" urlò Blaine di rimando, con tono vagamente incerto.
"Vado a dargli una mano... Tu togliti la giacca e mettiti comodo..." disse, poi corse in cucina.
Non appena entrò nella stanza non potè fare a meno di sorridere all'immagine di entrambi i suoi ragazzi armeggiare con le rotelline del forno nel tentativo di spegnerlo.
"Basta riportare a zero il timer, cari..." suggerì, avvicinandosi.
"L'avevo detto io!" sibilò Sebastian, lanciando un occhiataccia al riccetto.
"Tu volevi mettere il forno a 300 gradi!" ribattè lui.
"Smettetela, entrambi... Blaine, vai a salutare mio padre e inizia ad apparecchiare. Seb, tu dammi una mano a finire di condire il tacchino!" ordinò. Blaine gli baciò velocemente l'angolo della bocca prima di lasciare la cucina, mormorando: "Qui dentro si respira ansia..."
Sebastian si avvicinò a lui, appoggiò la fronte contro la sua e mormorò: "Sicuro di volerlo fare? Possiamo andare di là e dirgli che sono qui soltanto perchè a casa mia si è rotto il riscald-" Kurt lo baciò per zittirlo. "Non voglio continuare a mentirgli, Seb. Tu non hai cambiato idea, vero?"
"Sono terrorizzato, ma... No."
"Blaine?"
"Credo non stia mangiando da tre giorni, ma dice che se va bene a noi per lui non c'è problema..."
"Perfetto. Ora condiamo quel coso, tagliamo il pane e origliamo cosa si dicono di là."
"Ai suoi ordini..." sorrise il francesino, prima di afferrare un coltello piuttosto spaventoso e iniziare ad assassinare il pane.
"Allora, Burt, come stanno Carole e Finn?" domandò con tono piuttosto tranquillo Blaine.
"Tutto bene, credo andassero in giro a vedere un paio di appartamenti... Sai, Finn si è finalmente deciso a lasciare il nido!"
"L' ho sentito dire..."
"Sai che io non me la caverò mai così bene, vero?" mormorò Sebastian, non appena le voci nell'altra stanza smisero di risultare udibili.
"Si conoscono da anni e Blaine è un attore, non mi aspetto tanto da te..." lo prese in giro, voltandosi per lasciargli un bacetto sulla guancia ruvida.
"Ragazzo, come mai stai preparando la tavola per quattro? C'è qualcun altro a cena?" chiese innocentemente Burt Hummel, provocando a tutti e tre i ragazzi una paralisi di acuni secondi. Kurt versò troppo olio, Sebastian rischiò di tagliarsi via anche un paio di dita e Blaine lanciò le posate sul pavimento.
"Oddio, avete adottato un bambino! È questa la novità?!" domandò il meccanico.
"No!" risposero in coro Kurt e Blaine.
"...Avete preso un cane e gli permettete di mangiare a tavola?"
"... No?"
"Vi prego, dimmi perchè siete tutti e due così in ansia! State dando asilo a un serial-killer?"
" Non sei nè un bimbo, nè un cane, nè un criminale... Adesso vado di là e glielo dico! Tu...raggiungici quando ti chiamo!" esclamò Kurt, prima di afferrare il ruoto contenente il tacchino e tornare in salotto a passo di marcia.
Purtroppo non appena vide l'aria terrorizzata del suo ragazzo e lo sguardo inquisitorio di suo padre tutto il coraggio che aveva accumulato scivolò via alla velocità della luce.
"Volete dirmi cosa sta succedendo?" ripetè Burt, usando un tono fin troppo paterno dal momento che dinnanzi a lui c'erano due uomini di circa venticinque anni e non più due ragazzini del liceo.
"Noi... Ecco"
"Non sarei neanche come spie-... È un po' complic-" balbettarono, fissando l'interessante trama del tappeto, fino a che Kurt non decise di afferrare le redini della situazione e chiamare Sebastian.
Il francese entró nella stanza con la stessa aria di chi va al patibolo e sa di essere colpevole, stingendo il cestino del pane e agitando tristemente la mano a mo' di saluto, accompagnado quel gesto infantile con un flebile: "Buonasera..."
"Tu... Tu sei Sebastian Smythe?!" Il giovane annuì lievemente. "E perchè lui è motivo di tale ansia?"
Nessuno riuscì ad articolare parola, quindi Burt ritentò: "Okay, cominciamo con una domanda più semplice... Come mai sei qui? La sera del Ringraziamento?"
"Vive qui..." rispose Blaine.
"... E dove dorme?" domandò l'uomo, guardandosi confusamente intorno.
"... Con noi." sussurrò Kurt, pentendosene un secondo dopo, non appena si rese conto che aveva iniziato a spiegare a suo padre la sua complessa relazione partendo da un dettaglio pericolosamente vicino al sesso.
"Cosa?!"
"Papà, quello che stiamo cercando di dirti è che... Noi... Stiamo insieme."
"Chi? Cosa?!"
"Tutti e tre. Noi tre stiamo insieme..." Affermò convinto il riccio, gli altri due annuirono, cercando di avvalorare ulteriolmente la sua tesi.
"Eh?!" chiese esasperato Burt.
"Non credo ci sia un modo migliore per spiegarlo, papà. O almeno io non ne so trovare uno..." sussurrò Kurt, tentando di guardare suo padre negli occhi e sentendosi sollevato dal fatto che riuscisse a leggervi soltanto tanta confusione, ma neppure un pelo di disprezzo.
"C-come è possibile?" domandò.
"Signore, scusi se mi permetto, ma non sarebbe meglio se ci sedessimo e iniziassimo a mangiare? Poi potrà farci tutte le domande del mondo..." propose Sebastian, avvicinandosi al tavolo e poggiando finalmente il cesto del pane.
"Sì, mi pare un ottima idea..."
"Blaine, potresti andare a prendere l'acqua e il vino?" disse Sebastian prendendo coraggiosamente posto difronte al suocero.
Quando il riccetto si mise a sedere, Kurt ebbe servito a tutti il tacchino mal cotto e sia Sebastian che Burt ebbero bevuto almeno mezzo bicchiere di vino, quest'ultimo disse: "Non capisco come sia successo, davvero... L'ultima volta che vi ho sentito parlare di lui lo odiavate e tu, Kurt, non facevi altro che insultarlo..."
"Papà, sono passati sette anni..."
"Signore, si fidi, non ha affatto smesso di farlo..." scherzò Sebastian, facendo ridacchiare Blaine e beccandosi un calcio nello stinco destro dal biondino. "Io mi sono trasferito qui poco più di due anni fa, non appena ho finito l'università... E, casualmente ci siamo ritrovati una sera in un g-"
"Alla festa di un amico!" lo interruppe Blaine, ritenendo che sarebbe stato meglio non rivelare che si erano riincontrati in un minuscolo locale a Soho, certamente brilli, dove Sebastian era andato a cercare un po' di carne fresca con cui passare la notte e loro erano stati trascinati da una collega di Kurt totalmente fuori di testa.
" E loro hanno scoperto che il college mi ha decisamente reso meno cretino... E poi abbiamo cominciato a passare parecchio tempo insieme..."
"E a maggio, io e Kurt gli abbiamo chiesto di uscire." finì Blaine, sorridendo.
"Sul serio? Tutto ciò mi sembra piuttosto strano, onestamente..." commentò Burt, spostando gli occhi sul figlio.
"All'inizio è stato strano anche per me... Poi mi sono semplicemente reso conto che ció che più mi faceva stare bene era stare con tutti e due...E, fortunatamente, sono stati entrambi d'accordo." spiegò, gioiendo dei sorrisi inteneriti che i suoi ragazzi gli rivolsero, il che, per Sebastian, era qualcosa di più unico che raro.
"Come può funzionare tutto ciò?" insistette Burt, mangiando l'ultimo boccone del suo tacchino.
"È meno complicato di quello che sembra... Insomma stiamo insieme da sette mesi e conviviamo da due-"
"Ecco perchè non siete venuti neppure un giorno a Lima quest'estate!" Lo interruppe suo padre, poi gesticolò incitandolo a continuare.
"E i nostri più grandi problemi sono lo spazio nell'armadio..."
"Che dovrebbe essere un problema nostro, dato che lì dentro c'è praticamente solo roba tua..." fece notare Blaine.
"L'acqua calda che finisce in continuazione..." aggiunse Kurt.
"E la mia moto che uso sempre meno..." terminò Sebastian.
"La moto parcheggiata qui sotto è tua? Quella gialla?"
"Sì..?"
"È spettacolare!"
" Sono mesi che tento di convincere suo figlio a farsi insegnare a portarla..." disse, ghignando in direzione di Kurt.
"E un giorno ci proverò, te l'ho già promesso!"
"Vorrei imparare anche io, ma dicono che sono troppo basso ed è pericoloso non riuscire a toccare con i piedi per terra..." aggiunse Blaine, facendo scoppiare a ridere tutti gli altri, ormai decisamente più rilassati.
"Sebastian, dimmi che segui anche il football!"
" Lo farei, se suo figlio non ce lo impedisse..." rispose, beccandosi uno schiaffo sulla mano da un divertito Kurt.
"Mi hai già detto cosa fai nella vita?" proseguì il signor Hummel, sgranocchiando una crosta di pane.
Sebastian posò il bicchiere sul tavolo, prima di affermare: "Sono un avvocato."
"Oh, wow... Lavori in uno studio oppure privatamente?"
"Sono qui a New York proprio perchè io e una collega e amica abbiamo deciso di aprire uno studio tutto nostro... E non sta andando affatto male, almeno per ora." sorrise soddisfatto: adorava il suo lavoro ed era piuttosto fiero di se stesso.
"A Broadway come procede, Anderson?"
"Non potrebbe andare meglio... Pare che stiano seriamente pensando di permettermi di diventare il sostituto di Tony... Ma per ora sono soltanto voci di corridoio..." sorrise il moro.
"Che è comunque un grande passo in avanti rispetto allo spazzacamino numero 3 in Mary Poppins..." sussurrò Smythe, sorridendo quanto Blaine gli fece la linguaccia.
"Wow, Rachel impazzirà di invidia quando glielo racconterò..." commentò ridacchiando il meccanico, prima di tacere per qualche istante pensieroso.
"Blaine, Cooper lo sa?"
"Se intendi di noi, sì, glielo abbiamo detto un paio di mesi fa." rispose il riccio, rubando il vino dalle grinfie di Sebastian.
"E..?"
"Burt, lo conosci... Non è che gli interessi davvero, pare fosse troppo concentrato per il provino per il cast di CSI."
"Non si arrende, eh?"
"Non credo lo farà mai..." rise Kurt, ricordando la prima volta che aveva incontrato il cognato.
"E la tua famiglia, Sebastian?" chiese ancora il signor Hummel.
"Se con 'la mia famiglia' intende i miei genitori, no, non lo sanno, nè mai lo sapranno... Sono anni che praticamente non ci sentiamo..."
"Oh, mi dispiace...non avrei dov-" incominciò a scusarsi Burt.
"Non c'è nulla di cui dispiacersi, davvero. Non abbiamo mai avuto un bel rapporto, neppure quando abitavo ancora in Francia. Per quanto riguarda quella che considero la mia famiglia, ovvero il mio migliore amico e sua madre, lo sapranno di certo... Ma preferirei parlargliene dal vivo e Parigi non è esattamente dietro l'angolo..." finì il francese.
"Vado a prendere il dolce." esclamò Kurt, alzandosi.
Mangiarono la cheesecake e sorseggiarono il prezioso corvousier francese di Sebastian chiacchierando del più e del meno, poi prepararono il divano letto per Burt.
"Credo che sia chiaro, ma ci tengo a precisare quello che penso: sono ancora piuttosto confuso, ma se tutto ciò rende vi rende felici, tutti e tre, non sono assolutamente nessuno per intromettermi." disse il signor Hummel, prima di augurare loro la buonanotte.
 
"Wow, questa giornata è davvero finita!" sospirò Kurt, lasciandosi cadere sul materasso tra gli altri due.
"Ve l'avevo detto io che non c'era motivo di preoccuparsi!" mormorò Blaine, accoccolandosi al più grande e posandogli un bacio sul petto.
"Sono vivo!" esultò Sebastian, posando la testa sulla spalla di Kurt e intrecciando le dita a quelle della mano destra di Blaine.
"Vi prego, state zitti... Ho sonno..." mormorò Kurt, prima che tutti e tre scivolassero in un sonno profondo e rilassato.
 
***
"Buongiorno..." bisbiglió Kurt, quando sentì le labbra di Blaine premere sul suo collo.
"Buongiorno anche a te..." rispose il più piccolo, poggiandogli un bacio leggero appena sotto l'orecchio.
"Grazie mille a tutti e due per avermi svegliato!" bofonchiò Sebastian, tentando di girarsi dall'altra parte e ricominciare a dormire.
"Sono le dieci e mezzo, Seb! Potresti anche provare a prendere vita!" disse il riccio, alzando decisamente il tono di voce.
Toc- toc.
"Ragazzi, posso entrare?" domandò Burt, bussando piano alla porta.
Sebastian scattò a sedere semiterrorizzato e si allontanò istintivamente da Kurt.
"Sì!" risposero Blaine e Kurt in coro, ignorando l'aria titubante del terzo, che, nettamente in minoranza, si limitò a nascondere il proprio petto nudo (il freddo non curava in alcun modo la sua allergia ai pigiama) sotto il piumone.
"Volevo soltanto chiedere a Sebastian se ha altri impegni per Natale oppure devo dire a Carole di prendere un biglietto aereo anche per lui."
"I-io... Vengo volentieri... Se per voi non è un problema.." rispose il francese, voltandosi leggermente verso gli atri due.
"Ovvio che ci fa piacere, idiota!" sorrise Kurt, mentre Blaine annuiva.
"Allora... Okay. E grazie mille, signor Hummel." disse, sperando che nè Kurt nè Blaine si accorgessero del leggero rossore che si stava diffondendo sulle sue guance.
"Perfetto. Alzatevi! Ho preparato il caffè! E, Sebastian, puoi tranquillamente darmi del tu!" esclamò, prima di uscire e richiudere la porta alle sue spalle.
Kurt pensò di essere, ufficialmente, l'uomo più felice del mondo.
   
 
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