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Autore: theOldEnnui    03/01/2014    5 recensioni
Sherlock è quasi convinto che fra loro tutto si sia risolto così.
SPOILER 3x01
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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SPOILER TERZA STAGIONE
*fa la voce di Gandalf* FUGGITE, SCIOCCHI!!!!!

 

Note: questo è solo un po’ di angst a caso, perché l’episodio mi ha lasciata boh e sono tipo inciampata sulla tastiera. Va bene. Magari adesso vado a rivedermelo e mi concentro sulle cose belle.
Il titolo è una canzone di Emiliana Torrini perché faccio schifo con i titoli e anche perché, questa volta, penso che la canzone calzi a pennello con la ficcy.
Grazie a chiunque deciderà di leggere e buon anno! <3<3<3<3<3

È ambientata dopo la bomba nella metro. È chiaro? Non lo so *rotola via*


 

WHEN FEVER BREAKS


Sherlock è quasi convinto che fra loro tutto si sia risolto così.
Il buon dottore non è mai stato facile da decifrare e lui è fuori allenamento: due anni sono tanti.
Ma appena varcata la soglia del 221B, John gli è addosso. Lo spinge contro al muro senza delicatezza e lui chiude gli occhi, tira un sospiro di sollievo: John gli è addosso. Le mani mordono, i denti graffiano. Sherlock lo sente, premuto forte contro al suo corpo. Vivo e tangibile e furioso: John.
«John», dice. Gli è mancato pronunciare il suo nome: «John».
«Stai zitto»
John gli tira i capelli e Sherlock sorride: «Pensavo che avessi detto di avermi perdonato».
«Pensavo che avessi detto che saremmo saltati in aria.»
«Non ho mai detto nulla di simile.»

Ci sono cose di John che non riuscirà mai a spiegarsi, che non vuole spiegarsi— ha troppa paura anche solo di provare. Il modo in cui riesce a leggerlo, come se Sherlock fosse un libro per bambini: smette di toccarlo, fa un passo indietro.
Sherlock è perso, lo sanno entrambi.

John lo guarda con occhi di pietra: «Ti voglio nudo,» dice. Sherlock lo è già.
Si è spogliato del suo spirito di autoconservazione; si è spogliato di ogni difesa, di ogni prudenza, di ogni logica, per John.
Mentre inizia a sbottonarsi la camicia, sostiene il suo sguardo: non si spoglierà anche del suo orgoglio.

John - il dottore - tocca i lividi, accarezza le cicatrici sul suo petto e sulla sua schiena, ma non gli chiede nulla.
Sherlock vorrebbe dirgli: “ognuno di quei segni porta il tuo nome, non è abbastanza?” e invece resta zitto, con la gola annodata— spogliato di ogni facoltà dialettica; spogliato di ogni coraggio.
Non è abbastanza.

Non raggiungono la camera da letto. Non ne hanno bisogno: il divano è più che sufficiente.
John lo prepara usando le dita e la sua stessa saliva. Sherlock succhia sui suoi polpastrelli e li morde. Vorrebbe fargli male; vorrebbe non lasciarlo fuggire.

Lo ha immaginato molte volte: John sopra di lui, fra le sue gambe, i suoi baci, la sua lingua— dentro alla sua testa John non era sempre gentile, però lo amava.
Questo non è amore, è vendetta. Sherlock sa che è l’unica cosa che può avere.
Domani o fra una manciata di minuti John tornerà a casa, che non è più Baker Street, e racconterà tutto a Mary. Lei sarà comprensiva, perché è innamorata e le circostanze sono eccezionali, e perché John è stato sincero.
Un brav’uomo anche nell’adulterio. Non concede a Sherlock neanche la soddisfazione di poterlo spogliare almeno della sua moralità.

«Sei un bastardo,» dice John contro al suo orecchio e si spinge dentro di lui.
Ne ha bisogno, Sherlock lo sente dal modo in cui trema e ringhia e dal suo respiro affannato.
Sherlock vuole essere l’unica cosa di cui John avrà mai bisogno per il resto della sua vita— vuole fargli sentire cosa si prova, vuole mostrargli come ci si sente.
La voragine e il modo in cui respirare diventa un fastidio.
John si spinge dentro di lui, ne ha bisogno— e per un attimo Sherlock vuole sottrarglisi.
Vuole guardarlo mentre viene divorato dalla fame e dal rancore e dal rimorso, vuole uno specchio per la propria rovina.
John si spinge dentro di lui— forse è abbastanza meschino da negarlo a John, ma di certo non è abbastanza forte da negarlo a se stesso.

 

«Non ti perdono,» dice la voce di John. Sherlock non sa distinguere se è quella vera o l’altra, nella sua testa.  

  
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