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Autore: Ambros    03/01/2014    6 recensioni
[AU! Klaine]
Dal testo:
-“È il tuo editore che è un idiota. Il romanticismo è morto nel milleseicento, digli di andarselo a cercare nella catacombe e nelle belle tombe di marmo.”
“A qualcuno piace crederci ancora.”
“Non a te.”
Lo guardi in quegli occhi dorati. Pensi che non ci sia mai stata una bugia più grande di quella. “Non l’ho mai detto.”
Inarca le sopracciglia con un sorriso furbo, e ti chiedi perché ci si deve sempre innamorare di chi ti fa l’anima a brandelli. O forse è tutto l’opposto. “Perché, ci credi davvero?”
Finché potrò guardare i tuoi occhi.
Cliché. Fottuto cliché patetico.
Scrolli le spalle “Le belle tombe di marmo sono un buon posto in cui conservare il romanticismo.”
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sempre ad S., perché la prima cosa che ha detto quando ha letto la storia è stata "Ma a 25 anni sei vecchio!"


 

Chiudi gli occhi.

 

Ci sono amicizie tossiche.
Quelle che ti avvelenano l’anima con dolcezza, lentamente; perché crescono su parole che non hai detto e sguardi che è meglio se mi premo le mani sugli occhi, prima che tu mi legga anche l’anima.
Eppure pensi che, arrivato ai venticinque anni, certe cose non ti capitino più. Che magari cominci a vivere un po’ per te stesso e la smetti di fare il cazzone masochista che si crede il protagonista di una squallida commedia romantica – perché le chiamino commedie, poi, questo ancora non l’hai capito.
Che magari, essendo lo scrittore rivelazione del secolo per la giovane età – ti hanno chiamato persino lo scrittore maledetto, e tu hai scosso la testa con un sorriso amaro, perché non avresti mai potuto scrivere che ogni giorno discendiamo d’un passo verso l’Inferno, anche se è l’esatta descrizione della tua vita; oppure forse è proprio questo il problema: non puoi scrivere della tua vita. Sei troppo codardo per prendere una penna e mettere su carta tutte le stronzate che hai fatto. – magari qualche cosa in più degli altri l’hai capita.
Che innamorarti del tuo migliore amico è il cliché della storia dei cliché – e fatti un applauso, perché sei diventato un cliché con mani e piedi – e che se il tuo migliore amico tende a volersi scopare tutto quello che cammina, allora sarebbe il caso che tu lasciassi stare, una volta tanto. Per spirito di conservazione, che se continui così finisci con avere i rimpianti, nel cassetto, e i sogni da qualche parte nel cestino con la cena di ieri sera.
Ma no.
Non ti basterebbe essere lo scrittore del millennio per fuggire ad una cosa del genere.
E allora piega la testa all’indietro, fatti scorrere l’alcol giù per la gola, e brucia, e spera che bruci anche i tuoi ricordi e l’aria attorno a te, così non puoi vedere il tuo migliore amico che si struscia con un altro sussurrandogli qualcosa in un orecchio. Non saprai mai cosa, perché tu non sarai mai lui.
E non sono i tuoi ricordi a bruciare, ma i tuoi polmoni e i tuoi occhi.
E complimenti, Kurt Hummel. Ora sei anche patetico, oltre che essere un cliché.
Un maledetto cliché patetico con i polmoni in fiamme e le parole non dette che cominciano a soffocarti e non berrai mai abbastanza alcol da affogarle, quelle fottute parole.
E allora fatti avvelenare, da quel fiele dolce che ti scorre sotto pelle e ti fa diventare il sangue nero, lo stesso colore di cui cominciano a diventare i suoi occhi quando getta la testa all’indietro con la bocca dischiusa, e ti lancia un’occhiata divertita e strafottente, perché è riuscito a conquistarne un altro.


Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
È pura e semplice fisica.
Se lanci una palla contro un muro, tornerà indietro.
Se i tuoi genitori passano la vita a farti capire che sei una delle loro più grandi delusioni – non lo dicono ad alta voce, sono persone perbene – passerai tutta la tua vita a cercare di compiacerli, che riempio un fottutissimo stadio di gente che vuole sentire la mia musica, cos’altro volete dalla mia vita?, e allo stesso tempo vorrai solo dimostrare loro che non ti hanno cambiato, che me ne porto a casa uno diverso ogni sera, sono frocio ma non sono un fottuto burattino nelle vostre mani.
Finché la tua vita non diventa una contraddizione ridicola, esattamente come te. È fisica.
Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, perché tu sei sempre la dannata reazione contraria, sei condannato ad essere l’incoerenza di te stesso. Che dove ti giri fai male a qualcuno.
Ma perché cazzo ci stai pensando quando un ragazzo sta cercando di divorarti il collo, con i fianchi che spingono prepotentemente contro i tuoi?
E allora piega la testa all’indietro, così nemmeno gli viene l’idea di arrivare alle tue labbra – le labbra no, non lo sopporta, ma chi se ne frega, lui è Blaine Anderson, tutti pagherebbero pur di sfioralo, e fanculo le labbra, e fanculo il cuore, ci sono cose più importanti da toccare.
E sorridi quando incontri due limpidi occhi azzurri, che sono l’unica reazione perfetta – non uguale o contraria – nella tua vita. Sorridi perché in fondo lo sai, che dove ti giri fai male a qualcuno. Ma non pensarci è facile e dolce, e far finta di non capire è la tua droga.
Sorridi perché quando sorridi si fa tutto più facile, i tuoi occhi si chiudono un po’ e non devi nemmeno più sforzarti di mentire a te stesso. Ci sono solo labbra e mani ovunque. E va bene, perché tu sei solo una fottuta reazione contraria con la contraddizione sepolta nell’anima.


Forse come scrittore non vali nulla, e in quel mondo ci sei capitato per sbaglio.
Di sicuro sei capitato in questa vita per sbaglio, quindi cosa ci sarebbe di strano?
Devi metterci qualcosa di romantico, di tuo, se vuoi che venda anche questo libro. Ancora non basta solo il tuo nome.
E quando mai sarebbe bastato qualcosa?
E cosa ne vuoi sapere, tu, del romanticismo, dell’amore? Che è velenoso, che ora hai il sangue del colore della pece e gli aghi sotto pelle, che l’unica cosa che ti lascia è il sapore amaro sotto la lingua e la secchezza dentro agli occhi.
“Stai ancora provando a scrivere?”
E la voglia di prenderti a pugni perché non avresti dovuto dare al tuo migliore amico le chiavi del tuo appartamento.
“Così sembrerebbe.”
E il bisogno di scappare.
“Non capisco perché ci provi così tanto.”
O di urlare.
“Perché devo mandare la bozza corretta all’editore entro la fine della settimana, e se non ci metto qualche elemento romantico comincia a rompermi le palle.”
O di strapparti di dosso quello stupido sentimento e buttarlo nella spazzatura assieme ai sogni e alla cena di ieri sera.
“Che ne dici di una bella scopata? Sarebbe abbastanza romantica?”
“Sei incorreggibile” sospiri.
Cliché. Fottuto cliché patetico.
“È il tuo editore che è un idiota. Il romanticismo è morto nel milleseicento, digli di andarselo a cercare nella catacombe e nelle belle tombe di marmo.”
“A qualcuno piace crederci ancora.”
“Non a te.”
Lo guardi in quegli occhi dorati. Pensi che non ci sia mai stata una bugia più grande di quella. “Non l’ho mai detto.”
Inarca le sopracciglia con un sorriso furbo, e ti chiedi perché ci si deve sempre innamorare di chi ti fa l’anima a brandelli. O forse è tutto l’opposto. “Perché, ci credi davvero?”
Finché potrò guardare i tuoi occhi.
Cliché. Fottuto cliché patetico.
Scrolli le spalle “Le belle tombe di marmo sono un buon posto in cui conservare il romanticismo.”


Altre mani che ti corrono sul corpo.
O forse sono le stesse mani di ieri sera, chi se ne importa. E chi se ne ricorda, soprattutto.
Delle labbra sul collo che lasciano una scia di saliva che corre verso l’alto, troppo in alto, e non vuoi.
Gli poggi le mani sul petto per allontanarlo, ma la verità è che hai bevuto troppo anche stasera; sei sempre la contraddizione di te stesso, d’altra parte.
Allunghi il collo, perché magari lo capisce da solo; ma come potrebbe capirlo, che non lo capisci nemmeno tu?
Che le labbra sono l’unico posto che ti è rimasto inviolato, che è una cosa così ridicola che nemmeno hai il coraggio di dirlo ad alta voce.
E infatti lui non capisce, nessuno capisce, e cerca di raggiungerti l’unica cosa che ancora ti fa sentire qualcuno e non una maledetta bambola di pezza; forse non si rende nemmeno conto del fatto che stai cercando con tutte le tue forze di fuggire, con un panico irrazionale che ti prende lo stomaco. Solo per un bacio.
“Blaine.”
E quella voce pacata in cui è racchiuso tutto quello che c’è di decente nella tua vita è l’unica cosa capace di farti alzare gli occhi e fartene incontrare un paio così azzurri che devono essere in grado di ripulire un po’ anche te.
Sospiri di sollievo quando la pressione di quello sconosciuto scompare dal tuo collo e dalle tue labbra.
Kurt ignora completamente la tua ultima, esaltante conquista, ti passa un braccio attorno alle spalle e ti trascina via da lì. Lo guardi, e lo sai che dove ti giri fai male a qualcuno. Ma lui sembra così forte e intoccabile, che forse sarebbe in grado di resistere a quella reazione contraria con la contraddizione sepolta nell’anima che sei tu.
Ma non hai alcun diritto di farlo. Non hai il diritto di allungare la mano e toccare l’unica cosa decente che ci sia nella tua vita, perché saresti capace di sporcarla, quella pelle nivea. Quindi tieni giù le mani e tieni giù gli occhi, che sei come il fuoco; passi e prendi, e non ti importa di quello che bruci.
Non lui, lui non lo puoi bruciare; lui capirebbe perché non vuoi che ti bacino le labbra, te l’ha fatta venire lui questa idea, per questo non lo puoi bruciare.
Ci hai mai pensato, che quando baci qualcuno respiri la sua stessa aria e puoi chiudere gli occhi?
E no, tu non ci avevi mai pensato. Però in quel momento ti è sembrata una frase un po’ sciocca. Finché non ti sei reso conto che non puoi chiudere gli occhi con tutti.
Quindi tieni giù le mani e tieni giù gli occhi, o rischieresti di vedere quello sguardo che ti sta rivolgendo, uno di quelli che non so più come dirtelo che sono innamorato di te.


“Non ci posso credere che stai ancora scrivendo.”
Sbuffi, alzando lo sguardo.
Ci hai mai pensato che potrebbe essere la tua condanna, vederlo appoggiato allo stipite della porta con quella sua aria bella e terribile, senza poterlo mai toccare?
“Sto cercando qualcosa da scrivere, direi.”
“Ancora nessuna illuminazione romantica?”
Tu continua a guardarmi negli occhi.
Cliché.
“No, nessuna.”
Gli passa un lampo febbrile nello sguardo, e forse per la prima volta hai paura di quegli occhi dorati.
Ti si avvicina, ed è famelico. E tu lo sai cos’è quello sguardo, gliel’hai visto addosso così tante volte.
“Forse ti devi rilassare.” Mormora, e forse è la stessa cosa che mormora nell’orecchio a tutti quei ragazzi prima di accarezzare loro la schiena e baciare loro il collo.
Ma non riesci a pensarci, perché le sue mani sono sulle tue spalle e tu nemmeno sai quando ti sei alzato in piedi.
Ti sta facendo un massaggio e Dio, l’hai desiderato per così tanto tempo che nemmeno riesci a formulare un pensiero coerente e quand’è che sei diventato così debole?
Quando ho visto i suoi occhi.

Ma questa risposta è sbagliata, e tu stai diventando patetico, non te ne accorgi?
No, perché all’improvviso non hai più aria nei polmoni, e le sue labbra sono sul tuo collo. E sono meglio di qualsiasi cosa tu abbia mai provato o mai immaginato. La tua testa cade leggermente all’indietro – come te, anche tu stai cadendo all’indietro, nel vuoto, e non te ne accorgi nemmeno – e c’è la sua spalla lì, ed è solida quanto le tue illusioni.
Chissà su quanti ha avuto lo stesso effetto. Chissà se hanno spalancato gli occhi, sentendo la sua lingua sulla gola e la sua voce fin nelle ossa.
Tu non sei certo l’unico.
“No” sei in grado di mormorare, ed è un “no” che sì, ti prego, lo vorrei e che non sono forte abbastanza e che ti prego, per favore.
Ma forse Blaine non ti sente, perché si sposta lentamente, continua a torturarti il collo e ti prego non baciarmi, che ho il cuore sulle labbra.
“No.” Riesci a dire, con la stessa forza che ti serve per allontanarlo, e c’è confusione nei suoi occhi d’oro, ma la nasconde in un attimo.
“Perché no?” Ti chiede invece, con quell’espressione giocosa che usa con tutti, con tutti, e tu sei solo uno dei tanti.
“Ci divertiamo un po’” continua, avvicinandosi di nuovo, e tu pensi che ti piacerebbe essere forte, solo un po’ di più.
“Coraggio Kurt” sussurra, ed è così vicino, troppo vicino, ma sa di troppi altri uomini che non sono lui e di cui probabilmente non ricorda nemmeno i nomi, non puoi diventare uno di loro, non puoi e non vuoi.
“No” stavolta ti allontani abbastanza da scrollarti di dosso i suoi occhi, ma le tue mani stanno tremando e devi stringerti le braccia, che forse aiuta quando senti che è irrimediabilmente andato tutto a puttane e che tu sei soltanto uno dei tanti.
“Perché?” ti chiede, e sembra quasi arrabbiato, frustrato.
E tu vuoi solo scappare, perché non hai più parole per nasconderlo, e le tue mani stanno ancora stringendo le braccia, non puoi premertele sugli occhi, e lui ti sta leggendo l’anima, lo sai.
“Perché ti amo.” Sussurri, e non hai nemmeno più la forza di tenere i tuoi occhi – o la tua anima, è la stessa cosa – lontani dai suoi. “Ti amo.” Ripeti, come se, dopo averlo detto una volta, non potessi fare a meno di dirlo un’altra volta, giusto per essere sicuro che non ti sia rimasta aria nei polmoni o sangue nel petto.
Ma quando la risposta che senti è un “Cazzo” mormorato con gli occhi sbarrati e terrorizzati, capisci che nella tua vita non hai mai fatto una fottutissima cosa giusta.
Allora corri via e sii debole fino in fondo, che la debolezza è l’unica cosa che ti è rimasta.


Hai rovinato tutto.
Dove ti giri fai male a qualcuno.
A che cazzo stavi pensando?
Ti ama.
Lo sapevi.
Lo ami.
Con lui potevi chiudere gli occhi.
Dovevi solo tenere giù le mani e tenere giù gli occhi, cazzo, solo quello.
Perché devi sempre spezzare tutto?
Lo stavi per baciare. Volevi chiudere gli occhi e respirare la sua stessa aria.
Lo so.
Maledizione.



*

Non era amore.
Forse è questo il punto, che non era niente.
Era una malattia morbosa che gli aveva lacerato l’anima e scavato gli occhi.
E lui c’aveva creduto, come uno sciocco, che crede sempre a tutto, perché stare sull’orlo del precipizio è comunque meglio che cadere.
Poi ti spingono.
Ma questa è un’altra storia.
                                                       Fine


*


Pensi che dopo un anno quelle parole non dovrebbero farti ancora così male.
Che hai scritto un altro libro di successo, e forse dovresti smetterla di perdere un po’ il respiro ogni volta che leggi quelle ultime frasi, che le hai scritte tu, e non sono vere, lo sai, sono tutte bugie, tu lo amavi davvero, forse ancora lo ami, perché sei un cliché, Kurt, un fottuto cliché.


L’hai letto tutto d’un fiato, quel libro; perché sfogliare le pagine è come sfiorare una parte di lui.
Le sue mani, la sua pelle, i suoi capelli, la sua anima. Ed è un genio, un dannato genio.
Non avrebbe potuto scrivere niente di più bello, e tu sei ancora lì che aspetti che ti prenda un’altra canzone, con la chitarra impolverata e scordata, un po’ come te.
Hai pensato che l’ha trovato, quel romanticismo, e non in una bella tomba di marmo.
Poi hai letto le ultime frasi, e un altro pezzo di mondo ti è caduto addosso. E ti sei chiesto com’era possibile che fosse rimasto un pezzo di mondo ancora in piedi, dopo che lui ti aveva chiesto di lasciarlo in pace perché fa male e tu nemmeno te ne accorgi, cazzo, fa male!
Non sei stato in grado di dirgli che te ne eri accorto, che faceva male anche a te perché stavi chiudendo gli occhi.
Sei riuscito a spezzarlo, quel ragazzo che sembrava forte e intoccabile, l’unica cosa decente della tua vita.
L’hai spezzato e non hai mai capito niente, non hai mai voluto capire niente, perché far finta di non capire è la tua droga.
Non era amore. Forse è questo il punto, che non era niente.
E tu non ci puoi credere, non ci vuoi credere, perché quella è la vostra storia, la vostra storia incisa in ogni pagina dalle vostre unghie e dai vostri respiri, e non è così che finisce. Cazzo, non è così che finisce.
E allora ti alzi, perché di stronzate ne hai già fatte anche troppe.


Non pensavi che potesse diventare più bello di quanto non fosse già.
E invece quando ti apre la porta ti cade addosso un altro pezzo di mondo – non capirai mai quanto sia grande, questo dannato mondo che continua a cascarti addosso – perché è così bello che fa male, e quando spalanca quegli occhi, quegli occhi hanno un universo nelle iridi, pensi che potresti scriverci canzoni per tutta la vita.
“Lo so quello che hai detto” riesci a mormorare alla fine, senza fiato, come se avessi corso – forse hai davvero corso fin lì per tutta una vita e non te ne sei nemmeno accorto – “Lo so che mi hai chiesto di non cercarti più, ma ti prego, ti prego.” Ci stai affogando in quegli occhi “Dimmi che non è vero. Dimmi che noi eravamo qualcosa. Dimmi che era amore. Dimmi che è amore.”
E non te ne frega niente se hai la faccia di un disperato, perché è esattamente così che ti senti – come ha detto lui, sull’orlo di un precipizio, ma tu vuoi cadere, ti ci stai buttando di testa –, e fanculo la tua presunta dignità.
Gliela leggi negli occhi la risposta.
Dio, chi ha detto che gli occhi sono le specchio dell’anima stava pensando a questi occhi.
E ti senti rinascere e morire, nello stesso momento, prima di avvicinarti a lui e avvolgergli il viso con le mani perché è l’unica cosa decente della tua vita, vuoi che lo sia per sempre, e sei solo un idiota per non averlo capito prima.
“Ti amo anch’io” mormori, prima di respirare la sua stessa aria. “Non ti faccio cadere” aggiungi poi, e lui ti rivolge uno di quei sorrisi che forse è per questo che si scrivono quelle stupide canzoni d’amore.
Poi poggi le tue labbra sulle sue.
E chiudi gli occhi.



*****


Note:
Innanzitutto, un applauso se siete arrivati fino in fondo. *applaude*
Okay, penso di averci appena lasciato un pezzo di anima in questa OS - quindi le note saranno ancora più sconclusionate del solito-; non so perché, ma per scriverla mi ci è voluto un po'.
Ah, riguardo allo "scrittore maledetto" e alla citazione che segue, mi riferisco a Baudelaire, che, assieme ad altri poeti e artisti, fa parte dei così detti "poeti maledetti".
Per alcuni aspetti è simile a 
Le parole pesano.ma non so se sia altrettanto apprezzabile; diciamo che questo è un altro esperimento, di cui sono molto, mooolto insicura, e che in realtà ho paura di essermi giocata la possibilità di scrivere FF di questo tipo.
E quindi spero che mi vogliate far sapere cosa ne pensate, come sempre, accetto qualsiasi tipo di critica!

Un bacione!

  
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