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Autore: Edelvais    03/01/2014    3 recensioni
[Duncan/Gwen; One shot; Don't cry, Guns 'n' Roses]
« Gwen, è difficile, lo so » mormora. « È sempre difficile ».
Mi prende delicatamente il viso fra le mani, asciugando le lacrime con i pollici e lasciando che i nostri sguardi si intreccino di nuovo; ora non rimane altro che l'azzurro sconfinato dei suoi occhi.
« Ma se dentro di te sai di aver fatto la scelta giusta, non hai niente da rimpiangere ».
Lui si fa più vicino. Le punte dei nostri nasi si sfiorano.
« Trent comprenderà la tua decisione » il suo non è altro che un sussurro che si confonde con il sibilo dell'acqua marina. « È solo questione di tempo, prima che tutto passi ».
I nostri sospiri si intrecciano.
« L'importante è saper ricominciare ».
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Don't cry



Talk to me softly
There's something in your eyes
Don't hang your head in sorrow
And please don't cry
I know how you feel inside I've
I've been there before
Somethin's changin' inside you
And don't you know 
                   Don't cry, Guns 'n' Roses
 

 Sono ormai le undici di sera e la notte incombe minacciosa sulle vivaci strade di Toronto. I lampioni che illuminano il marciapiede sono l'unico ausilio che mi permette di non procedere a tastoni nel buio, incespicando sui miei stessi piedi. Il vento gelido di Gennaio imperversa con furia, pungendomi il viso scoperto. Mi sistemo meglio la sciarpa attorno al collo, cercando di seppellirvi la punta del naso, completamente congelata.

Io e le mie idee malsane. Avrei dovuto ascoltare il mio istinto di sopravvivenza, che urlava in tutte le lingue possibili di non uscire, di rimandare i miei piani a domani. E invece eccomi qui, fuori, sbatacchiata dalle gelide sferzate del vento invernale. Da una parte, tuttavia, so di aver compiuto la scelta giusta − o, almeno, quella più coraggiosa.

Ora, queste prepotenti frustate di aria fredda non sono che delle carezze rassicuranti al confronto di ciò che ho dovuto affrontare circa un'ora fa. Ed è proprio per questo che alle undici di sera, al posto di essere in casa, comoda sul mio divano a sfogliare un libro con la mano destra e con una tazza fumante di tè nella sinistra, cammino ancora per le strade di Toronto con un'euforia che non mi avrebbero invidiato nemmeno gli zombie.

La verità è che sono a pezzi; mi sento come se non avessi più un obiettivo nella vita, come se avessi perso persino me stessa. Fino a poche ore fa non ero altro che una ragazza dai discutibili gusti nel vestirsi con una marea di pensieri contrastati in testa, un vulcano in eruzione. Ora non sono che un guscio vuoto, uno stupido contenitore ammaccato, inadeguato e... vuoto. 

Naturalmente tutto ciò per mano mia.

Ogni passo che compio è tormentato dal quel ricordo, fresco e vivido nella mia mente.


Sospirai, e quando finalmente trovai il coraggio di suonare il campanello con le dita tremanti, la porta si spalancò rivelando una figura assolutamente familiare, che in altre occasioni la sua apparizione mi avrebbe scaldato il cuore. Ma non ora.
« Gwen! » esordì con un sorriso abbagliante. « Cosa ci fai qua fuori con un tempo del genere? Vieni dentro ». Trent si scostò di alcuni centimetri dall'uscio, lasciando lo spazio per farmi entrare. Non so cosa mi spinse ad assecondarlo, ma non appena misi piede in quell'ambiente che fino ad allora non significava altro che il mio rifugio dalla spossatezza di tutti i giorni, mi resi conto che già non mi apparteneva più. Mi sentivo come un topo in trappola. Trent si avvicinò e mi strinse in un abbraccio entusiasta, per poi schioccarmi un bacio sulle labbra, che non riuscii a ricambiare.
Trent sembrò accorgersene, ma non disse nulla a riguardo. « Allora, vuoi una tazza di cioccolata calda? Possiamo ordinare le pizze, se hai fame, e magari guardarci un film... »
Troncai il suo fiume di proposte prima di cedere e scoppiare in lacrime. Veloce e indolore, Gwen. Veloce e indolore. O quasi.
« Non ora, grazie » inspirai a fondo, come per iniettarmi una dose di coraggio. « Devo parlarti seriamente ».
Mi esortò a proseguire, fissandomi con i suoi dolci occhi smeraldini; leggendo nel suo sguardo, intuii che sapeva già dove miravo. Lui sapeva tutto, ma la negazione del suo cervello lo spingeva a ricredersi.
« Ascolta… so che non è né il momento né il modo giusto per questo discorso, ma non potevo continuare a nascondertelo, mi sento in colpa e tu hai già sofferto abbastanza a causa mia… » feci una lunga pausa, quasi orribilmente teatrale. « io non mi sento più in sintonia con te come quando stavamo insieme i primi mesi. Non avverto più la stessa sensazione inebriante quando siamo da soli, non riesco più a percepire le stesse emozioni che provavo prima. Insieme a te sto benissimo, credimi, ma forse non nel modo in cui vorresti tu... ».
Mi interruppe, quasi avesse percepito il mio disagio. Ora i suoi occhi sembravano spenti, cupi.
« C'è... c'è qualcun altro? » chiese a mezza voce.
« No, Trent, non c'è nessun altro » risposi.
Trent si lasciò scappare un piccolo sospiro di sollievo. « Ho capito, Gwen. Tu sei l’unica persona che io abbia mai desiderato così tanto, ma se è questo che vuoi io non ti costringo ad una relazione forzata ».
Abbassò lo sguardo, nascondendo i suoi occhi lucidi con i ciuffi di capelli neri che gli ricadevano sbarazzini sul viso. Quasi avvertii il suono dei nostri cuori che si spezzavano all'unisono. Non solo avevo fatto del male a me stessa, perdendo una delle poche persone che mi amavano, ma avevo distrutto i sentimenti di quella di cui m'importava di più.
Sentii una lacrima pizzicarmi la guancia e la riconobbi come il preludio di una feroce inondazione, quindi decisi di dileguarmi. Allungai una mano verso il suo viso e gli accarezzai delicatamente la guancia, e un secondo dopo quella di Trent si appoggiò sopra la mia, come una muta richiesta di restare.
« Perdonami » un sussurro, flebile e leggero; tutto ciò che fui capace di spiccicare in quel momento così fragile.
Ritrassi la mano e, prima di voltarmi ed andarmene, vidi quella di Trent di nuovo abbandonata su un fianco, e le lacrime che rigavano l'ombra della mia carezza sulla sua guancia.
 

È finita. Da quando ho smesso di provare qualcosa anche solo somigliante all'amore per Trent, ho sempre pensato che, una volta confessatagli la verità, mi sarei sentita più leggera. Ed è vero; ma anche la leggerezza ha un peso: il peso del vuoto.
 
Mi siedo un istante sui gradini di un condominio, cercando di riacquistare un normale battito cardiaco.

Inspiro ed espiro, inspiro ed espiro.

Mentre la mia cassa toracica si alza e si abbassa lentamente, cerco di ricacciare indietro le lacrime che mi punzecchiano gli occhi. Mi ripeto che ho compiuto la scelta giusta, che se fossi andata avanti fingendo di amarlo ancora avrei soltanto alimentato il conseguente dolore... Ma non riesco a convicermi. Mi stringo ancor più nella giacca e appoggio la fronte sulle ginocchia raccolte vicino al mio petto.

Andrà tutto bene, andrà tutto bene...

« Ehi, tutto okay là sotto? »

Il mio cuore ha un sussulto. Riconosco la sua voce; l'avrei riconosciuta fra mille. Tuttavia questo non basta per convincermi che sia davvero lui, che finalmente sia tornato.
Mi asciugo in fretta le lacrime sulle guance con la manica della giacca e alzo lo sguardo su di lui.

« Gwen » sussurra lui, incredulo.

Cerco di sorridere mentre mi rizzo in piedi, ma sono sicura di avere dipinta sul viso nient'altro che una smorfia, un vano tentativo di nascondere le mie emozioni. Quasi inciampo sui miei stessi piedi mentre mi alzo, come se mi sia dimenticata come si cammina, ma lui fa scivolare prontamente una mano dietro la mia schiena, sorreggendomi.

« Sicura di stare bene? » domanda con il suo solito ghigno. « Aspetta, non avrai bevuto, vero? »

Quella battuta mi strappa una piccola risata. « Idiota ».

« Potresti almeno salutare » replica lui, imbastendo un broncio da premio Oscar.

« Oh, Duncan, amico mio! Ma che bella e piacevole sorpresa ritrovarti qui, in un viottolo qualsiasi di Toronto, dopo sei mesi di lontananza, durante i quali non ti sei mai preso la briga di alzare la  cornetta del telefono e comporre un numero qualsiasi, che so, per esempio quello dei tuoi migliori amici » sbotto con una punta di rabbia.

Lui sbuffa, alzando i suoi occhi azzurri al cielo. « Vi avrei chiamato, ma ho avuto da fare con la polizia di Rio » notando il mio sopracciglio inarcato − simbolo di scetticismo − sfiora la punta del mio naso con il suo indice. « Davvero ».

Decido di credergli. « D'accordo, sei perdonato ».

Duncan continua a sorridere, poi un'ombra gli solca il viso. « Gwen, hai pianto? » domanda, indagando nei miei occhi.

Faccio un passo indietro, cercando di sembrare il più disinvolta possibile. « No, sono solo stanca ».

Lui ride e mi passa un braccio attorno alle spalle. « Certo, certo. Andiamo, dimmi cosa succede... » poi aggiunge, con una punta di malvagità. « ... o chi devo pestare ».

Sospiro, arrendendomi.« Sono appena stata a casa di Trent e... » prendo fiato. « L'ho lasciato ».

Duncan pare meravigliato. « Oh, be', non avrei mai immaginato che... » si schiarisce la voce. « Mi dispiace davvero ».

Scrollo le spalle, scuotendo la testa. « Non potevo continuare a mentirgli. È un ragazzo stupendo, ma a quanto pare non siamo più legati come una volta ».

« Ecco perché hai pianto! » esclama lui.

Certe volte mi domando se quell'aggeggio pulsante all'interno della sua gabbia toracica funzioni ancora; ma il tatto non ha mai fatto parte della sua indole, e io ci sono abituata.

« Non ho pianto » ribatto, incrociando le braccia al petto. Non voglio che sappia che sono debole.

Anche se, effettivamente, lo sono e non è mai stata una novità.

Un ghigno torna a dipingergli le labbra. « Certo, Gwen, e io sono la fatina buona dei denti ».

Mi arrendo definitivamente; non posso nascondergli nulla. « Si nota così tanto? »

Lui avvicina il viso al mo, incatenando il suo sguardo al mio. « Pochissimo » sussurra.

Mi riprendo faticosamente dall'ipnosi che mi ha procurato lo scontro con le sue iridi di ghiaccio e gli sferro un pugno sul braccio. Così impara a conoscermi come il palmo della sua mano.

« Ahia! » protesta, massaggiandosi il punto colpito.

Un secondo dopo, senza alcun preavviso, un'idea sembra attraversargli la mente e si volta verso di me, con gli occhi luccicanti dall'emozione. Oh no, brutto presagio.

« Ho un'idea » esordisce in tono febbrile. Poi aggiunge, pensieroso: « Anche se non so se ti piacerà ».

Appunto.

Mi prende per mano e comincia a correre verso il parcheggio davanti a un pub, dove ha parcheggiato la sua moto. Mi è sempre piaciuto vederlo correre per le strade in sella a questo bolide, ma non sono altrettanto sicura che mi piacerà salirci.

Con Duncan alla guida, poi, che il cielo mi aiuti!

Dopo aver troncato sul nascere tutte le mie proteste, Duncan mi aiuta ad allacciare il casco e, finalmente, eccoci in sella alla sua Harley Davidson nera, che freme dalla voglia di sfrecciare sull'asfalto. Sento Duncan armeggiare con le chiavi e dopo un secondo il motore comincia a ruggire.

È una pazzia, è una pazzia, è una pazzia.

Duncan esce dal parcheggio e s'immette nella corsia, poi accelera di colpo, costringendomi ad allacciare le braccia alla sua vita e a stringerlo saldamente. Avverto la prepotenza del vento duplicata dalla velocità della moto, ma non m'importa. Sento le orecchie fischiare e i muscoli delle braccia implorare pietà, ma non m'importa.

È una pazzia, e mi piace da morire.
 
***
 
Sono letteralmente diventata un ghiacciolo. Tengo gli occhi chiusi e il viso nascosto dalle gelide sferzate del vento dietro la schiena di Duncan. Non ho mai corso su una moto a una velocità del genere prima e lo trovo infinitamente eccitante. Quasi mi dispiace quando sento il mezzo rallentare e, infine, Duncan spegnere il motore.

« Tutto bene là dietro? » domanda divertito.

Capisco a scoppio ritardato che allude alla mia stretta di ferro sulla sua vita. Imbarazzata, faccio scivolare via le braccia e scendo subito dalla moto. Lui fa altrettanto e poi mi raggiunge precipitosamente, posandomi una mano sugli occhi.

« Duncan, che diavolo stai facendo?! » esclamo, confusa. Avverto il suo respiro sulla mia pelle. Un brivido sfreccia sulla mia spina dorsale.

«  Una semplice precauzione » spiega. « Ora ti bendo ».

Forse il freddo gli ha fatto saltare qualche rotella.

« Cosa? E perché mai dovresti bendarmi? »

Lo sento sbuffare. « Gwen, sei una rompiscatole. È una sorpresa, ti dispiacerebbe stare zitta un minuto? »

Decido di fidarmi. Odio non avere l'aiuto della vista; mi manda in panico. Attendo che quella classica sensazione di terrore e disagio cresca nel mio stomaco, ma quando Duncan finisce di armeggiare con la benda e mi prende per mano, quel seme di angoscia e smarrimento viene schiacciato dalla consapevolezza di essere vicina a lui
Lentamente cominciamo a camminare, e presto mi ritrovo a pestare una superficie morbida e deformabile. Prima che possa dire qualcosa, Duncan mi precede.

« Ora devi indovinare dove siamo » sussurra piano. « Concentrati sugli altri sensi ».

Sorrido. « Tu devi essere impazzito ».
Lo sento sghignazzare.

Decido di seguire il suo consiglio. Tendo le orecchie e un placido sciabordare di acqua mi dà la conferma del mio primo pensiero. « Siamo al mare! » esclamo.

« Brava, streghetta » si congratula in tono allegro, mentre mi aiuta a togliere la benda.

Quando i miei occhi riconoscono finalmente la liberà, noto con piacere che le mie pupille si sono già adattate all'oscurità, per cui non fatico molto a distinguere la spiaggia su cu siamo approdati e il suo meraviglioso paesaggio notturno. Il mare è leggermente agitato e l'odore salmastro m'infonde una calda sensazione. È tutto così meravigliosamente in equilibrio che, se fossi un osservatore esterno, non indovinerei mai l'angoscia che fino a pochi minuti prima portavo sulle spalle come un grosso fardello. C'è ancora, ma grazie a Duncan è molto meno insopportabile.

Camminiamo fino alla riva e ci sediamo a pochi metri dall'acqua. Duncan fa scivolare un braccio sule mie spalle e mi stringe a sé, e in un inaspettato gesto di affetto mi schiocca un bacio sulla fronte. Una sensazione di sicurezza mi avvolge, facendomi desiderare un contatto maggiore.
 
Poi l'immagine di Trent in lacrime ritorna di colpo a lampeggiare nella mia mente, lasciandomi cadere addosso tutto il dolore di prima. Cerco di contenermi, ma non ci riesco. Questa volta devo, desidero sfogarmi completamente. Duncan avverte subito il mio pianto sommesso e aumenta la stretta sulle mie spalle. Si volta verso di me, una luce nuova illumina le sue iridi.

« Gwen, è difficile, lo so » mormora. « È sempre difficile ».

Mi prende delicatamente il viso fra le mani, asciugando le lacrime con i pollici e lasciando che i nostri sguardi si intreccino di nuovo; ora non rimane altro che l'azzurro sconfinato dei suoi occhi.

« Ma se dentro di te sai di aver fatto la scelta giusta, non hai niente da rimpiangere ».

Lui si fa più vicino. Le punte dei nostri nasi si sfiorano.

« Trent comprenderà la tua decisione » il suo non è altro che un sussurro che si confonde con il sibilo dell'acqua marina. « È solo questione di tempo, prima che tutto passi ».

I nostri sospiri si intrecciano.

« L'importante è saper ricominciare ».

Chiudo automaticamente gli occhi, cullata dal suono della sua voce e improvvisamente avverto le sue labbra sfiorare le mie. Duncan mi sta baciando. Il mio migliore amico mi sta baciando. Forse è davvero impazzito, stasera. O forse in questi sei mesi ha realizzato di provare qualcosa per me che va oltre l'amicizia.
Sento una vecchia sensazione risorgere dentro di me, un'emozione che avevo smesso di provare mentre stavo con Trent. Uno sfarfallio nello stomaco che mi fa ritornare alla mia adolescenza, quando ai miei occhi tutto il mondo pareva nuovo e inesplorato. Quando tutto il mondo era racchiuso in un bacio.
Mi sento in colpa per Trent. Questo sentimento mi fa sentire rinata e non credo di meritarlo. Ma la passione mi scavalca e mi ritrovo a ricambiare il bacio.

Il destino, in fondo, ha avuto pietà di me; e forse dovrei approfittarne.


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EDELVAIS' WALL

Buonasera/giorno a tutti! Finalmente, dopo tanto tempo, rieccomi tra di voi in questo fandom ^^ 
Questa volta sono tornata con una vecchia storia che ho deciso di revisionare e ripostare. Alla fine ho deciso di riscriverla tutta da capo, visto che sono passati circa due anni da quando scrissi questa one shot e il mio stile è decisamente cambiato.
Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate!

Ed








 
   
 
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