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Autore: Reading_and_Writing    03/01/2014    1 recensioni
E se Grantaire si svegliasse troppo tardi per morire al fianco di Enjolras? Prevarrebbe la disperazione per non avergli potuto parlare ancora una volta o il desiderio di poterlo vedere?
Ce la farà Grantaire a sopravvivere senza il suo leader?
I miei momenti di tristezza mi portano a scrivere cose del genere, spero di non aver esagerato con la tristezza in questa One Shot...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grantaire
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'era rumore, quel mattino: passi affrettati, voci concitate, urla disperate, colpi d'arma da fuoco.

Ad un tratto, tutto cessò; la battaglia per la libertà sembrava finita, persa. Poi ancora passi, due rapide domande e due risposte secche, ancora un ordine e infine il rumore assordante degli spari. Della battaglia combattuta restavano soltanto i corpi di alcuni uomini troppo giovani per morire e troppo fiduciosi nel loro prossimo per sopravvivere e un ragazzo dai capelli ricci e scuri addormentato sull'unica sedia non utilizzata per costruire la barricata.

Qualche minuto dopo il giovane sopravvisuto aprì lentamente gli occhi e li sfregò con le nocche delle dita nel tentativo di mettere a fuoco la stanza. Quando riuscì nel suo intento notò però di essere solo, immerso nel silenzio. Confuso, ripercorse a ritroso gli avvenimenti della sera precedente: l'ultima cosa che ricordava era di essersi lasciato cadere su una sedia miracolosamente intatta e di essersi addormentato; ne dedusse che aveva bevuto troppo e, istintivamente, collegò l'alcol a un nome, a un volto tanto severo quanto angelico e a un groviglio di ricci biondi.

Grantaire si alzò barcollando e mosse alcuni passi incerti verso ciò che restava della scala del locale; stanco e ancora intontito dal vino e dal troppo sonno, decise che era meglio evitare di rompersi l'osso del collo nel tentativo di scendere, quindi fece dietro front deciso a raggiungere la sedia sulla quale aveva dormito tutta la notte.

Solo quando si voltò notò i corpi sfigurati che giacevano senza vita sul pavimento di legno; non conosceva personalmente nessuno dei ragazzi, ma le loro spoglie lo fecero pensare agli amis de l'ABC e, per la seconda volta in pochi minuti, a Enjolras.

Superò abbastanza rapidamente l'ostacolo rappresentato dalla scala semidistrutta e si precipitò fuori dal locale. Troppo preso dal pensiero di trovare il suo Apollo vivo, non si lasciò neanche sfiorare dall'idea che potesse essere troppo tardi. Questo pensiero gli precipitò addosso quando si imbatté nel primo corpo conosciuto, quello di Courfeyrac che, privo del suo cappello, giaceva su un fianco, morto. Poco distante Feuilly e Combeferre, distesi uno accanto all'altro, volgevano lo sguardo al cielo, morti. Grantaire si fermò alcuni istanti ad osservare i tre amici maledicendo il fato per non averlo lasciato morire sulla sua sedia nel locale e chiedendosi quanti altri dei suoi amici avrebbe dovuto vedere morti. I pochi passi che compì poco dopo gli dettero modo di aggiungere alla lista di nomi altre due persone: Joly e Bossuet erano lì, immobili con la schiena appoggiata alla barricata e i visi rivolti uno verso l'altro, morti. Nonostante le molte ricerche in quelle poche decine di metri, Grantaire non riuscì a trovare quattro dei nove ragazzi che stava cercando. Si allontanò quindi dalla barricata e, introducendosi in una vietta laterale trovò pochi altri corpi; notò subito la cura con cui erano stati depositati e ne dedusse che dovevano essere morti prima che nella barricata si scatenasse il caos e che qualcuno dei giovani rivoluzionari avesse portato i corpi in quel luogo riparato. Tra i corpi ne notò uno familiare: quello di Bahorel, pallido e rigido, morto. All'appello mancavano comunque tre persone e Grantaire, deciso a salutare per l'ultima volta tutti i membri del gruppo, scavalcò la barricata e si addentrò nel labirinto di corpi in uniforme fino a raggiungere un punto da cui scorse, buttata contro un muro senza alcun rispetto, la sagoma di Jean Prouvaire, morto.

Pur avendo cercato ovunque in quel luogo, Grantaire non riuscì a trovare i due ragazzi che ancora mancavano all'appello.

Disperato all'idea di non poter rivedere ancora una volta Enjolras, il moro si avviò lentamente verso il piano superiore del negozio; barcollava leggermente, ma questa volta non a causa del vino: il macigno che gli premeva sul cuore dal ritrovamento di Courfeyrac era diventato sempre più pesante man mano che diceva addio ai suoi amici e ora che anche la speranza di trovare il suo marmoreo Apollo lo aveva abbandonato, Grantaire sentiva che presto il macigno avrebbe schiacciato quel piccolo cuore disperato.

Si lasciò cadere sulla sedia e attese che la morte lo prendesse. Quando aprì gli occhi per l'ultima volta scorse, appoggiato al muro di fronte a lui, un giovane che prima non aveva notato. Fece per alzarsi e avvicinarsi al suo leader, ma il macigno sul suo cuore crebbe ancora e Grantaire, sopraffatto dal dolore, chiuse gli occhi per sempre.

Enjolras e Grantaire erano morti.

Gli amis de l'ABC erano tutti morti.




Angolo dell'Autrice
Vi prego, non liciatemi! Lo so, per il momento le uniche due storie che ho pubblicato non finiscono così bene, ma prima o poi lo scrivo qualcosa di allegro!
Come vi sembra questo Grantaire triste che si aggira tra i corpi dei suoi amici?
E sopratutto... Come diavolo a fatto a non vedere Enjolras?! Ve lo dico io: se lo avesse visto subito mi veniva troppo corta e troppo poco triste... Sono cattivissima, lo so!
Detto questo vi lascio andare... Se vi va lasciatemi un piccolo commento, anche critico, che fa sempre piacere ed è costruttivo!

Chicca

  
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