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Autore: nothing but a shadow    04/01/2014    7 recensioni
Ti prego, torna a casa.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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January the 2nd, 2014.


Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che i miei capelli neri sono spariti, e sono tornati al loro colore naturale. Sai, ricordo ogni volta che ci siamo sdraiati su quel letto e tu me li hai accarezzati, e mi hai baciato la fronte, sussurrando che avrei dovuto lasciarli tornare castani, perché quel colore mi addolciva il viso.
Ricordo anche la faccia che facesti quando mi presentai a casa tua appena dopo averli tinti la prima volta, non dimenticherò mai quell’espressione di shock che si appoggió sul tuo viso in quel momento.

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che sono più alto, che ho seguito il tuo consiglio, quando mi gridasti di crescere prima di spingermi e farmi cadere, per poi uscire da quella porta urlando di dimenticarti.

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che sono più muscoloso. Che non ho più quel piccolo corpo che baciasti quella notte, dopo aver litigato, quando scalasti l’albero ed entrasti dalla finestra, e finimmo per fare l’amore per la prima volta. Perché quella volta lo sentimmo entrambi, che era diverso.

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che ho rotto la mia acustica che ti piaceva tanto e ho comprato una elettrica, una elettrica viola, il colore che amavi tanto. E gli ho dato il tuo nome.
L’ho messa in un angolo sai, e credo sia arrivato il momento di spolverarla, perché non l’ho mossa da quel punto da quando l’ho portata a casa.
Non riesco a tenerla in mano, mi ricorda troppo di te. É come se avesse il tuo stesso profumo, lo stesso che mi inebriava i sensi e mi faceva addormentare perché sapeva di casa, di sicurezza.

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che ho comprato una casa tutta per me e non vivo più con i miei.
Questo posto è troppo grande per me, e cerco di auto-invitarmi da Zack appena posso.
Mi viene da piangere perché a distanza di anni non mi sono ancora abituato al silenzio di non averti intorno, al girarmi e non vederti sdraiato sul divano a guardare la tv e a insultare qualche personaggio con la bocca piena di pop-corn.

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che ho archiviato le bandane e sono tutte nel primo cassetto a sinistra. Quello piú facile da raggiungere e quello troppo scontato da aprire.
Ricordi? Me lo dicesti tu quando stavamo cercando di nascondere i preservativi da qualche parte nel mobile dove avevamo intagliato le nostre iniziali, e poi mia madre li trovò il giorno dopo perché quello era il cassetto dei calzini puliti. 
Il mobile è ancora quello.

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che mi vesto meglio di prima.
Ricordi? Tutti ci prendevano in giro a scuola ed eravamo ‘gli strambi senza il minimo gusto’. Tu rispondevi sempre che avevano ragione, che eravamo stati dei ciechi per esserci scopati le loro madri la notte precedente. Poi scoppiavamo a ridere e correvamo nei bagni, ci chiudevamo dentro, e tu mi baciavi contro la parete appoggiando la tua mano alla sinistra della mia testa, ed erano i baci più dolci perché sorridevamo sempre, e a volte non ci staccavamo nemmeno dopo il suono della campana. Quante ore abbiamo trascorso in quei bagni a baciarci?

Mi chiedo cosa penseresti ora di me, se mi vedessi.
Ora che ho finalmente qualche tatuaggio.
Sognavamo di ricoprirci il corpo, di farcene un paio gemelli, e finivamo sempre per litigare perché io non volevo tatuarmi Jack Skellington come volevi fare tu, e tu non volevi tatuarti lo scheletro in simbolo di Halloween.
Quanto ci piaceva Halloween. Ricordo quella volta, quella volta che siamo andati a fare ‘dolcetto o scherzetto’ per tutto il quartiere nonostante fossimo troppo cresciuti. Quando tu tirasti le uova contro le pareti della casa della nonna di Rian che si era rifiutata di darci dolci perché noi eravamo ‘i ragazzacci che mandano il mio nipotino sulla cattiva strada’. Poi mi prendesti la mano e cominciasti a correre per le strade illuminate dai lampioni di Baltimora fino ad arrivare a casa tua. I tuoi non c’erano e quella fu la seconda volta in cui facemmo l’amore, ancora con il trucco in faccia, e in bocca il sapore dei cioccolatini alla nocciola.
Nella stanza si sentirono solo i nostri sospiri e l’odore di sesso, il rumore delle nostre labbra e delle tue parole, quando mi dicesti di amarmi per la prima volta.
Quando mi dicesti “non posso vivere senza di te, ora” ed io sorrisi perché citasti la canzone degli Sleeping With Sirens che tu odiavi, ma sapevi che io amavo.
Poi ci promettemmo, ancora nell’idillio post-orgasmo e stretti quasi a voler vivere solo del nostro calore, che non ci saremmo lasciati, che saremmo stati sempre io e te, contro il mondo, che non avremmo mai permesso a nessuno di dividerci.

Ma ora il mio stomaco è legato in nodi e ho paura di cosa proverei se ti vedessi di nuovo stanotte.
Ora che non ci sei più, ora che nessuna delle nostre promesse ha più senso.
Ora che non posso vivere senza di te. 
Non posso nemmeno vivere con me stesso.
Non posso vivere senza di te, e io non voglio nessun altro.

Ti prego, torna a casa.


***



Ooh guess who's back.
Allora, diciamo che ho scritto questa fanfiction alle cinque di mattina sulle note dell'iPhone e non ho idea da dove sia uscita fuori, quindi siate buoni.
Ugh, come avrete capito è una mezza specie di pagina di diario di Alex, dove parla di Jack. E non chiedetemi che fine abbia fatto perché non ne ho idea. :))
Anyway, spero vi piaccia, e magari lasciatemi una recensione? 

  
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