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Autore: geval    04/01/2014    1 recensioni
"Come possono delle ragazze morte suicida non possedere più il cuore? Qual'è il segreto di quei tatuaggi misteriosi?"
PS: la formattazione continua a fare schifo, amen.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Chevy Impala sfrecciava ad alta velocità in direzione Newark, New Jersey. Le ruote scivolavano rabbiose sull'asfalto. Il motore ruggiva, forte dei suoi 275 cavalli. Erano circa le 8 di mattina, e Dean, il maggiore dei due fratelli Winchester, non vedeva l'ora di arrivare a destinazione. Come spesso gli accadeva, era desideroso di raggiungere la località designata per gettarsi a capofitto in questo nuovo caso, in parte per la soddisfazione che gli procurava il salvare vite, in parte perché lavorare gli evitava di pensare alle varie brutte pieghe che la sua vita aveva subito in questi ultimi anni. Le mani stringevano saldamente il volante alle dieci e dieci, lo sguardo era fisso sulla strada, e le labbra canticchiavano Burn dei Deep Purple, la stessa canzone che veniva suonata dall'impianto audio dell'automobile.

"The sky is red, I don't understand,

Past midnight I still see the land.

People are sayin' the woman is damned,

She makes you burn with a wave of her hand.

The city's a blaze, the town's on fire.

The woman's flames are reaching higher.

We were fools, we called her liar.

All I hear.... is Burn!"

-Diamine Dean, abbassa il volume!- esclamò con fare seccato Sam, il fratello più piccolo di età, ma non di statura. Al contrario del consanguineo, lui non era un fan sfegatato del rock anni '70. -Sto cercando di pensare al caso, e credo che dovresti farlo anche tu.-

-Cosa c'è da pensare?- rispose suo fratello, a metà fra il contrariato ed il confuso. -L'unica cosa che sappiamo è che tre ragazze sono state uccise misteriosamente negli ultimi dieci giorni. Abbiamo praticamente zero informazioni al momento. Quindi ribadisco, cosa c'è da pensare?-

-A dire il vero non lo so...- replicò Sam, piuttosto perplesso. -Però... ho come un brutto presentimento.-

Ancora non poteva saperlo con certezza, ma aveva ragione. Diamine se ce l'aveva.

 

Dean pacheggiò il bolide nero vicino alla centrale di polizia. Diversamente dal solito, i due fratelli non indossavano i consueti vestiti casual, bensì portavano entrambi un bellissimo completo nero, con tanto di cravatta in tinta. Si sentivano visibilmente a disagio in quegli abiti, ma d'altro canto sapevano che erano indispensabili per rendere credibile la loro copertura.

-Agenti Howard e Bellamy, F.B.I.- disse il fratello maggiore ad uno degli addetti alla segreteria, mentre entrambi esibivano il proprio tesserino, ovviamente fasullo. Spacciarsi per agenti federali era un crimine gravissimo, ne erano perfettamente al corrente, ma nessun ufficiale di polizia si sognerebbe di comunicare informazioni sensibili ad un comune civile. Era un rischio calcolato. -Siamo qui per le ragazze morte. Dovremmo conferire con il coroner.-

-Da quella parte, in fondo. Non potete sbagliare.- replicò l'uomo, indicando ai due falsi federali la direzione, utilizzando la propria mano sinistra.

-Howard e Bellamy, eh?- disse divertito Dean al fratello, mentre proseguivano spediti nella direzione indicata.

-Che hanno che non va?- si difese Sam, che si sentiva pungulato nell'orgoglio a causa dei suoi gusti musicali differenti. -Avresti preferito Jagger e Richards, per caso?-

-Per farci scoprire dopo 5 secondi? No grazie, non ci tengo a tornare al fresco.-

I due entrarono nell'ufficio del coroner, che fissava concentrato lo schermo del proprio computer, mentre le sue dita danzavano rapidamente sulla tastiera. Vedendoli entrare si alzò in piedi, poi fece qualche passo in loro direzione. L'uomo appariva subito piuttosto giovane per un lavoro delicato come quello. Ad un primo sguardo, Dean pensò potesse avere circa 35 anni. I suoi capelli, lunghi non più di un paio di centimetri, erano di un biondo molto bello. I suoi occhi blu trasparivano una particolare intensità, nonostante fossero parzialmente nascosti dalle lenti degli occhiali che l'uomo indossava. -Posso aiutarvi?- disse ques'ultimo, utilizzando un tono decisamente accomodante.

-Veramente speriamo di si, dottor Boyd.- disse il fratello minore, mentre mostrava nuovamente il tesserino fasullo. Egli conosceva il nome del proprio interlocutore in quanto scritto sulla porta d'ingresso. Dottor George Boyd. -Stiamo indagando sulle ragazze uccise in circostanze misteriose.-

-Certo, capisco. Un fatto davvero assurdo, se posso dire.- replicò il coroner scuotendo la testa, in segno di disapprovazione. -Cosa volevate sapere?-

-Se i corpi presentano qualche segno particolare, per cominciare. Che so, graffi, morsi, o qualsiasi altra cosa fuori dall'ordinario.- chiese Dean, sperando che questo potesse metterli sui binari giusti. La polizia poteva anche non capirci niente, ma loro possedevano una cosa che gli sbirri non avevano, ovvero una vastissima conoscienza del soprannaturale, frutto di anni di esperienza.

Il dottore parve visibilmente confuso alla domanda, dando l'impressione di non comprenderne il significato. -Come prego? Non avete letto il mio rapporto?-

Naturalmente non l'avevano letto. Non avrebbero mai potuto farlo. -In effetti no... C'è stato una specie di disguido...- Sam abozzò una sorta di scusa su due piedi, cercando di suonare il più convincente possibile.

-Capisco...- replicò George, facendo una piccola smorfia con le labbra. -Comunque sia, questi omicidi sono davvero strani. Tutte le prove non fanno altro che confermare la tesi del suicidio. Le uniche impronte digitali presenti sulle armi dei delitti sono quelle delle vittime. Eppure dopo il terzo suicidio identico in pochi giorni, ci siamo insospettiti ed abbiamo pensato fosse il caso di scavare più a fondo. Ebbene, vi faccio vedere quello che ho scoperto...- disse incamminandosi verso le celle frigorifere, una sorta di enorme mobile color acciaio nel quale venivano stipati i cadaveri in attesa dell'autopsia. A lui piaceva chiamarlo l'archivio. Aprì una delle celle e fece scivolare verso l'esterno il lettino in essa contenuto. Adagiata sulla superficie metallica, riposava una ragazza completamente denudata. I lunghi capelli neri le accarezzavano un viso privo di qualsiasi segno di vitalità. Il corpo presentava la caratteristica cicatrice a Y, estesa dalle spalle all'osso pubico, oltre ad una quantità spropositata di tatuaggi, alcuni davvero strani e persino quasi inquietanti.

-Mary Chambers, 24 anni. Arrivata giusto ieri pomeriggio. Morta per dissanguamento, a causa di un netto taglio alla giugulare, come le altre due.- disse il dottor Boyd, scandendo bene ogni parola. Il suo indice destro sottolineava l'incisione sulla gola della giovane. -Ed è proprio questa la cosa strana. Nessuna delle giovani possiede più il cuore, presumibilmente esportato post mortem. Ed inoltre il torace non presentava cicatrici di alcun genere, come se qualcuno fosse riuscito ad estrarre l'organo senza prima aprire il petto. Cosa che, ovviamente, è impensabile.-

-Effettivamente la cosa sembra non avere alcun senso...- replicò Sam perplesso. Doveva ammettere che, nonostante la sua grande esperienza di cacciatore del soprannaturale, non aveva mai visto niente di simile prima di oggi.

 

Come erano abituati a fare da svariati anni, i fratelli Winchester si erano sistemati in un motel economico nelle vicinanze, pagando con carta di credito falsa. Erano nella loro stanza, arredata piuttosto spartanamente, entrambi determinati a far luce sul mistero dei cuori volatilizzati come per magia. Ormai era tardo pomeriggio.

-Che ne pensi Dean? Trovato qualcosa?- chiese il fratello minore, intento ad effettuare una ricerca su internet, tramite il suo fedele portatile.

-Non saprei Sammy, qui non c'è niente che ci possa essere di aiuto.- rispose Dean, che stava consultando avidamente il diario di John Winchester, il loro defunto padre, nonchè abilissimo cacciatore. -Forse un lupo mannaro?-

-Normalmente lo penserei anch'io. Ma non c'era la luna piena. E poi un licantropo non avrebbe mai potuto esportare i cuori delle ragazze senza violarne i corpi.-

-Già hai ragione... Questa faccenda non mi piace per niente.- aggiunse Dean, visibilmente preoccupato per la situazione ingarbugliata. Dovevano capire a che cosa stavano dando la caccia per riuscire ad interrompere gli omicidi, e loro stavano brancolando nel buio.

Improvvisamente il radio scanner, ovvero lo strumento che utilizzavano per intercettare la polizia, emise una comunicazione relativa al caso in questione. -C'è stato un altro suicidio al 1030 di Broad Street, mandate qualcuno ad indagare.- La "cosa" aveva colpito di nuovo, e loro non erano stati in grado di impedirlo. Ma almeno avevano una nuova pista da seguire.

-Hai sentito gli sbirri? Forza Sammy, muoviamoci!- esclamò il trentenne cacciatore, mentre raccoglieva la giacca elegante dall'appendiabiti. Gli eventi li costringevano ad utilizzare la copertura una seconda volta.

 

La scena del crimine era a circa un quarto d'ora di distanza dal motel. Svariate autovetture della polizia circondavano un semplice appartamento color marrone. Una discreta folla, composta principalmente da vicini allertati dai lampeggianti blu e rossi, si era raggruppata incuriosita attorno ai nastri gialli che venivano usati per limitare l'accesso alle zone delittuose. I fratelli Winchester riuscirono ad entrare nella casa, eludendo la sorveglianza grazie ai loro tesserini dell'F.B.I. fasulli. Un attempato detective locale li ragguagliò immediatamente sull'accaduto. In seguito alle indagini preliminari, appariva palese il fatto che la ragazza si fosse tolta la vita da sola, esattamente come le altre tre. Sam e Dean constatarono coi loro occhi l'accaduto, mentre alcuni agenti finivano di scattare le fotografie di rito. Il corpo della giovane era riverso sul pavimento della propria camera da letto, con la gola recisa. Una massiccia quantità di sangue era fuoriuscita dal taglio, macchiando copiosamente vestiti e parte del pavimento. Le dita della mano destra accarezzavano delicatamente un coltello da cucina, la cui lama irta di liquido rosso ne sugellava inequivocabilmente lo status di arma del delitto.

-Abbiamo tutte le foto necessarie, signore.- disse uno degli agenti al detective che supervisionava le indagini.

-Che dice, controlliamo se la ragazza ha qualche taglio anche sul petto? Che so, magari ha il seno rifatto, o magari ha perso il cuore come l'uomo di latta.- gli chiese Dean con un mezzo sorriso, cercando di allentare la tensione col suo fare da clown.

-Si, credo sia il caso di dare un'occhiata.- replicò l'investigatore, senza mostrare segni di divertimento. Era chiaramente un uomo tutto d'un pezzo.

Dean sbottonò la camicietta, ormai più rossa che bianca, rivelando un modesto seno custodito in un reggipetto in tinta. Nessuna incisione, nessuna cicatrice, niente di niente. Appariva semplicemente impossibile anche solo l'idea che la ragazza potesse non avere più il proprio organo vitale. Ma mentre lui era occupato a cercare un taglio inesistente, Sam trovò qualcosa. Un tatuaggio, sulla spalla sinistra. Un tatuaggio che aveva già visto sul corpo della ragazza mostratagli in precedenza dal coroner. Essa ne aveva così tanti da rendere complicata qualsiasi associazione, ma lui si ricordava bene di quello, un pentagramma tagliato verticalmente da tre linee parallele. Non aveva mai visto quel simbolo particolare, ma era decisamente troppo insolito perchè fosse una coincidenza.

Dopo aver terminato di analizzare il cadavere, i due fratelli cambiarono stanza, avvicinandosi ad una donna che aveva appena finito di discutere con gli agenti. Era magra e piuttosto alta, sul metro e ottanta. I corti capelli marroni le incorniciavano un grazioso viso. Gli occhi nocciola erano tanto belli quanto umidi di tristezza, lo sguardo parzialmente perso nel vuoto.

-Signora, potrebbe rispondere anche alle nostre domande?- chiese Dean, mostrando come sempre il tesserino contraffatto.

-Non capisco... Ho già risposto alle domande della polizia...- disse la donna con fare titubante ai due falsi agenti federali. Era la sorella maggiore della vittima, ed era stata lei a scoprire il corpo, dopo essere rincasata dal lavoro.

-Lo sappiamo, e ci dispiace molto disturbarla in un momento delicato come questo, ma si tratta solo di qualche domanda. La prego.- replicò Sam con voce calda e gentile, nel tentativo di convincerla ad aiutarli nonostante apparisse visibilmente scossa dalla tragedia.

-D'accordo... Qualche domanda...- annuì la donna, con un tono spezzato dall'angoscia.

-Sa se qualcuno potrebbe aver indotto sua sorella a... Beh, a compiere l'estremo gesto?- chiese il fratello maggiore, nella speranza di ottenere il maggior numero di informazioni utili.

-A dire il vero non saprei... Però Jennifer era diventata estremamente depressa di recente, principalmente a causa del suo ex-ragazzo. Le avevo suggerito più volte di prendere qualche farmaco, ma lei ha preferito non farlo. Ultimamente mi ripeteva spesso che il dolore che provava non sarebbe durato ancora a lungo. Certo, non pensavo sarebbe finita così...- una lacrima scese sulla guancia destra della donna, mentre terminava di rispondere agli agenti.

-E non ha notato nient'altro di strano in sua sorella, in questi ultimi tempi? Ci pensi bene.-

-A dire il vero, proprio il contrario. Diceva che doveva uscire con un tizio, si dovevano incontrare in un locale per bere qualcosa. Pensavo che si stesse riprendendo, evidentemente mi sbagliavo... E dire che si era fatta persino quello stupido tatuaggio...-

Lo sguardo di Sam si illuminò all'improvviso, come se la soluzione del caso fosse proprio davanti ai suoi occhi. -Intende quello sulla spalla sinistra?-

-Proprio quello. Se l'era fatto appena cinque giorni fa.-

-La ringrazio per l'aiuto, ci è stata molto utile. Ancora condoglianze per la perdita...- aggiunse il fratello minore, sicuro di avere una pista valida da seguire.

I due uscirono dalla casa rapidamente, dirigendosi verso la loro fedele automobile.

-Pensi che quel tatuaggio sia la chiave?- chiese Dean al suo fedele compagno d'avventura.

-Oh si, ne sono certo. Ora vediamo di scoprire che cos'è.-

 

-Si?- il vivavoce del telefono cellulare di Dean emise distintamente la voce scorbutica di Robert Singer, in arte Bobby. Era un uomo anziano e piuttosto burbero, ma anche sempre pronto ad aiutare i Winchester, ai quali voleva bene come fossero suoi figli. La sua esperienza era pressoché infinita, e loro lo contattavano ogniqualvolta si trovavano in difficoltà.

-Un pentagramma con tre linee verticali. Sai se ha un qualche significato?- domandò Sam al padre simbolico, mentre si allentava la cravatta a causa della temperatura. Erano dentro la macchina ed avevano i finestrini chiusi, cosa che non faceva altro che accentuare il caldo, ma la conversazione che si accingevano ad intraprendere era troppo delicata per farsi sentire da qualcuno.

Dopo qualche secondo di silenzio, Bobby rispose alla domanda. -Si, e non vi piacerà... È il sigillo di Astaroth.-

-Astaroth? E chi sarebbe?- chiese Dean, non particolarmente colpito dalle parole dell'alleato.

-Mi prendi per il culo? Cacci demoni da anni e non sai chi è Astaroth?- replicò energicamente Robert. -È solo uno dei fottuti principi dell'inferno.- aggiunse subito, con tono adamantino.

-Oh cazzo, fantastico... E ora come fermiamo un demone così potente?- domandò ancora Dean, pungolato dalla strigliata appena subita.

-Semplice, non lo fate. È al di sopra delle vostre competenze.- sentenziò Bobby, uccidendo in un'attimo ogni speranza residua. Ma dopo qualche istante di pausa, aggiunse confuso: -Aspettate un attimo però, io sapevo che Astaroth era rinchiuso da qualche parte ai piani bassi. Com'è possibile che sia stato liberato senza emettere alcun presagio demoniaco? Cosa sta succedendo, ragazzi?-

-A dire il vero non lo sappiamo neanche noi.- disse Sam perplesso. -Quattro ragazze si sono prima suicidate, almeno così pare, poi hanno subito l'asportazione del cuore. Due di queste avevano tatuato il sigillo di Astaroth, ma sono pronto a scommettere che ne possedessero uno simile anche le altre. E quel sigillo è l'unico collegamento fra le vittime.-

-Forse ho un'idea. Potrebbe essere che qualcuno, o meglio qualcosa, stia cercando di liberare Astaroth. Secondo alcune leggende esisterebbero rituali talmente potenti da richiedere l'utilizzo di organi umani per funzionare. Certo, è una teoria un po' azzardata, ma è pur sempre meglio di niente. Non capisco comunque il senso dei tatuaggi...- azzardò l'uomo, seppur con fare dubbioso.

-Grazie Bobby, ti dobbiamo un favore.- replicò Dean, felice per la dritta ottenuta.

-Forse volevi dire che me ne dovete un centinaio. Buona fortuna, ragazzi. E fate attenzione.- concluse Robert, prima di interrompere la comunicazione.

-Ok, che facciamo ora?- chiese Sam a suo fratello, che nel frattempo aveva rimesso in tasca il cellulare.

-Credo che sia il caso di dare un'occhiata al locale.- rispose quest'ultimo sicuro, mentre inseriva la chiave nel blocchetto di accensione dell'Impala. -Però prima ci vuole un bel cambio d'abito, questi vestiti mi stanno uccidendo.-

 

Dean osserò divertito l'insegna del pub, che brillava nell'oscurità della notte grazie ai vari neon di cui era composta. District 12, questo era il nome in essa indicato. -Ma guarda, ed io che pensavo fosse stato raso al suolo solo pochi mesi fa...- commentò abozzando un sorriso da burlone.

-Come prego? Sei stato già qui e non mi dici niente?- replicò confuso suo fratello.

-Diamine Sammy, devi decisamente andare al cinema più spesso...-

Il locale era piuttosto spazioso ed affollato, e non possedeva l'inconfondibile odore di bettola al quale i Winchester si erano ormai abitati. Probabilmente era stato inaugurato da non più di un paio di anni. La musica elettronica riverberava per tutta la costruzione, mentre buona parte della clientela si cimentava nei balli più disparati, tentando di muoversi a ritmo come meglio potevano. I due decisero di dare priorità al bancone. Si avvicinarono ed ordinarono un paio di birre fresche, pagando con una parte dei contanti che Dean aveva vinto a texas hold'em la settimana precedente, in una bisca del Michigan.

-Ehi, hai mai visto qualcuno con un tatuaggio strano? Un pentagramma tagliato da tre linee.- chiese Sam al barista, un uomo calvo, barbuto, e con un paio di orecchini per lobo.

-Amico, qui la maggior parte dei clienti è tatuata, e non li ricordo certo tutti. È possibile comunque...- rispose il pelato, sembrando non molto intenzionato a chiacchierare, prima di allontanarsi dai due per prendere le ordinazioni di qualche altro avventore.

-Bene, e ora che facciamo? Ci mettiamo a controllare il corpo di tutti i presenti?- domandò Sam, non troppo felice della situazione, che si era ingarbugliata nuovamente. Temeva che fossero di fronte all'ennesimo punto morto.

-Non mi sembra ci siano molte alternative...- sentenziò brevemente Dean, mentre sorseggiava un po' di liquido dorato. La spuma gli macchiò il labbro superiore, e si dovette pulire utilizzando il dorso della mano sinistra. -Dividiamoci, io a dò un'occhiata qui in giro, te scatenati in pista.-

I fratelli si divisero, e per un buon quarto d'ora controllarono decine e decine di persone ciascuno, cercando ovviamente di non dare troppo nell'occhio, per non sembrare sospettosi. Allertare l'uomo misterioso non sarebbe stato molto saggio, e loro non avevano idea se egli fosse o meno presente. Nessuno dei due ebbe però fortuna. Si riunirono vicino al bancone per fare il punto della situazione.

-Trovato qualcosa?- chiese Dean speranzoso.

-Niente di insolito purtroppo. È peggio di cercare un ago in un pagliaio...- rispose suo fratello, infastidito dalle circostanze non semplici. Poi all'improvviso vide qualcosa. Una ragazza sul metro e sessanta dai capelli biondi e lunghi. Si accingeva ad uscire, ma prima di farlo si scostò la chioma. Fu solo un istante, ma Sam vide distintamente il tatuaggio incrimato, posizionato sul collo della giovane. -Guarda Dean! È una di loro! Presto seguiamola!-

I due si misero sulle sue traccie lasciando l'Impala parcheggiata vicina al bar. La ragazza si muoveva a piedi, e pensarono fosse più saggio fare lo stesso. Ovviamente i due cacciatori mantenevano una decina di metri di distanza, per evitare di farsi scoprire.

-Forse dovremmo fermarla e avvisarla del pericolo che potrebbe correre.- suggerì l'uomo più alto, con tono dubbioso.

-E cosa le diciamo? Che potrebbe suicidarsi da un momento all'altro? Non sappiamo neanche cosa stia cercando di farle la pelle.- replicò il fratello sarcasticamente.

-Lo so, è solo che non mi piace utilizzarla come esca... È troppo rischioso.-

-Credimi, neanche a me va a genio l'idea. Ma seguirla e vedere che succede è l'unica cosa che possiamo fare in questo momento. E se viene posseduta, faremo il possibile per aiutarla prima che sia troppo tardi. Siamo bravi in questo, no?- disse Dean sicuro di se. Forse fin troppo, dato che in realtà nessuno dei due aveva la più pallida idea di quello che stava succedendo in questa città.

Il pedinamento proseguì per qualche minuto, giusto il tempo di raggiungere un piccolo appartamento vicino al pub. La ragazza tatuata aprì la spessa porta d'ingresso utilizzando l'apposita chiave, quindi entrò chiudendosi l'uscio alle spalle. I Winchester decisero di seguirla all'interno, aprendo il portone con gli attrezzi da scasso che entrambi si portavano sempre dietro, e muovendosi con passo felpato per non farsi sentire. Dedussero la posizione della giovane grazie alla luce elettrica che filtrava evidente da una porta socchiusa, alla destra rispetto la loro posizione. Si avvicinarono con estrema furtività, per sbirciare l'interno di tale stanza, ma ciò che videro non fu per niente piacevole. La ragazza si stava portando un coltello da cucina alla gola.

-NOOOOO!- urlò Dean, lanciandosi contro la donna nel tentativo di fermare il folle gesto. Ma non fece in tempo. Rivoli purpurei fuoriuscirono rapidamente dal netto taglio che essa si era impressa da sola, mentre le ginocchia cedevano e il corpo cadeva sul pavimento a peso morto. L'uomo cercò istintivamente di tamponare la ferita, per evitare il dissanguamento e la conseguente morte. -Presto, chiama un'ambulanza, forse possiamo ancora salvarla!- gridò al fratello, con tono saturo di adrenalina. -Andiamo, non mollare! Non mollare cazzo!-

Ma sfortunatamente il veicolo di soccorso non fece in tempo. La ragazza si spense, apparentemente suicida, esattamente come le altre quattro.

 

I fratelli fuggirono dall'appartamento incriminato prima che l'ambulanza facesse capolino, riuscendo in questo modo ad evitare di dovere spiegazioni alla polizia locale. Nonostante fossero abituati a vedere molteplici cadaveri, erano rimasti molto scossi dall'accaduto. Si sentivano impotenti. Cinque ragazze erano morte, una di queste sotto i loro occhi, e loro non avevano potuto fare niente per impedirlo. Non sapevano neppure cosa stava succedendo, cosa stava uccidendo tutte queste ragazze. Non c'erano residui di zolfo. Non c'era alcuna traccia di ectoplasma. L'EMF non aveva rivelato alcuna presenza sovrannaturale. Continuavano a brancolare nel buio più totale, e la cosa non gli piaceva per niente.

-È tutto così assurdo... Deve per forza esserci sfuggito qualcosa.- commentò Dean fra se e se, mentre sfogliava freneticamente il diario del defunto padre, alla ricerca di un qualsiasi indizio.

-Se non sono possessioni, forse potrebbe essere magia. O magari qualche maledizione.- disse Sam, che stava tentando in tutti i modi di dare un senso alla faccenda, come suo fratello del resto.

-Già, deve essere per forza così... Insomma, quale sarebbe l'alternativa? Le ragazze si sarebbero suicidate volontariamente, e tutte alla stessa maniera?- replicò quest'ultimo nervosamente, mentre chiudeva il libro senza aver trovato niente di utile.

-Aspetta, cos'hai appena detto?- Le parole di Dean provocarono un lampo improvviso nella mente di Sam. Gli si era accesa una lampadina, ed ora tutto appariva un po' più chiaro. Più sensato.

-Che cosa? Non crederai davvero che le ragazze si siano tolte tutte la vita da sole? Definirla una incredibile coincidenza sarebbe un eufemismo...- disse il fratello maggiore, mentre guardava confusamente il consanguineo.

-Non ho detto questo. Però pensaci un attimo, sappiamo che una delle ragazze era molto depressa e che aveva un più che valido motivo per farla finita. E se fosse stato così anche per le altre quattro? Inoltre sappiamo che si era tatuata il sigillo di Astaroth. È una teoria un po' azzardata, ma se fosse che le ragazze si siano sacrificate volontariamente per permettere la resurrezione di quel demone? In fondo la situazione è così assurda che potrei anche aver ragione, magari anche solo in parte.- sentenziò Sam, spiegando al fratello la sua idea.

-Intendi, come se facessero parte di una setta?- rispose Dean, non ancora del tutto convinto, anche se doveva ammettere che l'idea gli appariva più sensata di quanto non avessero ipotizzato fino ad ora.
-Si qualcosa del genere. Probabilmente sono state avvicinate e plagiate da qualcuno, magari lo stesso che aveva dato appuntamento a Jennifer al District 12.-

-Aspetta però, ti stai dimenticando di un particolare molto importante. I cuori.-

-Effettivamente, non saprei. Forse il tizio in questione è davvero un mago...- sentenziò non troppo sicuro Sam. Sapeva che la sua teoria era solida, ma c'era ancora un interrogativo non trascurabile da rispondere.

-Ehi un momento. Ammettiamo che la tua teoria sia corretta. Diciamo che la magia non c'entra niente, che si tratta di suicidi, e che le ragazze hanno deciso di sacrificarsi in nome di un demone bastardo e potentissimo. In quel caso solo una persona avrebbe potuto esportare gli organi senza dare nell'occhio.- concluse Dean adamantino, come se avesse avuto anch'egli un'illuminazione improvvisa.

-Ma certo, come ho fatto a non pensarci subito! Il coroner!- esclamò il fratello minore, con gli occhi carichi di determinazione. Avevano finalmente svelato l'arcano, ne era assolutamente sicuro.

-Proprio lui. Andiamo a trovare di nuovo quel figlio di puttana.-

 

I fratelli parcheggiarono la fedele Impala vicino ad un'anonima abitazione color bianco, in un quartiere che appariva molto tranquillo. Erano stati alla centrale di polizia ma il dottor Boyd non era presente. Decisero così di presentarsi direttamente a casa sua, dopo aver recuperato l'indirizzo grazie all'aiuto dei tesserini fasulli. Si avvicinarono silenziosamente all'uscio, che ovviamente era chiuso a chiave, cosa che comunque non costituiva un problema per loro. Dean aprì il portone in una manciata di secondi, utilizzando i suoi attrezzi da scasso con la solita grande maestria. La casa era immersa nel buio, ma non nel silenzio. I due udirono chiaramente una litania in latino, proveniente da una delle stanze vicine.

-Maledizione, è stato davvero lui! Dobbiamo muoverci!- disse Sam, cercando di contenere il volume per non dissipare l'effetto sorpresa.

Seguirono la voce fino ad una soglia socchiusa, dalla quale fuoriusciva una flebile luce, probabilmente generata da svariate candele. Dean aprì di scatto la porta con la mano sinistra, mentre la destra impugnava saldamente la sua fedele Colt 1911 argentata. Davanti a lui apparve una scena agghiacciante. Il coroner era in piedi, al centro di un pentagramma disegnato per tutta la stanza. Le sue mani reggevano uno strano libro dalla copertina cinerea. Posizionati sulle punte del pentacolo, cinque coppe contenevano altrettanti cuori umani.

-La festa è finita, figlio di puttana! Butta giù quel libro se non vuoi che ti trasformi in uno scolapasta!- urlò il fratello maggiore in direzione dell'uomo, puntandogli contro l'arma da fuoco. Da questa distanza non avrebbe mai potuto mancare il colpo.

-Voi due!- esclamò sorpreso il dottore, che non li aveva uditi mentre si introducevano nell'abitazione. -Chi siete in realtà? Non certo dei federali.-

-Chi siamo non ha importanza. Ora metti giù quel fottuto libro!- intimò Sam, tenendo anch'egli il bersaglio sotto tiro con la sua pistola, una Taurus PT-92.

-Nessun problema, tanto ormai non mi serve più.- replicò l'uomo ai due intrusi, obbedendo agli ordini. -Siete arrivati tardi.- aggiunse con fare soddisfatto.

-Siamo arrivati tardi per cosa?- chiese subito Dean, palesemente alterato dalle parole del dottore.

-Per impedire la resurrezione del glorioso Astaroth, ovviamente. Lui purificherà questo mondo da tutta la malvagià che lo attanaglia, creando un luogo di pace dove i puri di cuore potranno vivere senza dover subire i soprusi dei malvagi!- esclamò ad alta voce George, con occhi carichi di speranza mista a follia.

-Ed è per questo che hai plagiato la mente di quelle cinque ragazze? Cristo santo, hai le mani sporche del loro sangue ed hai il coraggio di definirti un puro di cuore? Sei solo un pazzo!- sentenziò nuovamente Dean, con tono colmo di disprezzo per le azioni commesse dal suo interlocutore.

-Voi non capite! Io non ho costretto nessuna di esse al sacrificio ultimo, hanno accettato spontaneamente di offrirmi i preziosi organi, fondamentali per il rituale!-

-Raccontalo a qualcun'altro, con noi non attacca.- disse sicuro Sam, anch'egli pieno di disdegno per il coroner e per le sue insane parole.

-È la verità. Loro erano disperate, come me. Avevamo tutti perso la fiducia nell'umanità, finchè lui non ci illuminò, restutuendoci la speranza.- replicò l'uomo, incurante delle minaccie e del disprezzo subito.
-Lui? Di chi stai parlando?- domandò Dean confuso.

-Di Aamon. Colui che mi ha affidato questo libro. Colui che mi ha offerto la possibilità di disinfestare la terra cancellando ogni forma di malvagità da essa, grazie alla resurrezione del suo padrone.-

-Un altro demone? Ma non capisci che ti sei fatto fare il lavaggio del cervello? Loro mentono in continuazione! Astaroth non porterà nessuna salvezza, solo morte e distruzione!- disse Sam al dottore, nel tentativo di farlo ragionare. -Parlo per esperienza personale...-

-TACI! AAMON HA DETTO CHE IL GRANDE ASTAROTH RIPORTERA' IN VITA MIA MOGLIE! TU NON PUOI CAPIRE! LEI È STATA UCCISA DA UN RAPINATORE, PER SOLI 50 DOLLARI! QUESTO MONDO È SPORCO, ED HA BISOGNO DI UNA RIPULITA!- esplose contrariato George, con tono pieno di rabbia e tristezza.

Entrambi i fratelli compresero immediatamente la situazione. L'uomo non era un pazzo fanatico, o un cultista di chissà quale setta. Era solo un poveraccio ingannato da un demone, come tanti altri prima di lui. Lo stesso demone aveva probabilmente turlupinato anche le cinque ragazze, persuadendole a privarsi della loro stessa giovane vita. Dean abbassò l'arma, nel tentativo di ragionare con il coroner. Egli era convinto che potessero farlo tornare in se. -Invece ti capiamo benissimo, credimi. Sei tu che non capisci. Cosa credi che penserebbe tua moglie di tutto questo? Credi che sarebbe felice di vederti gettare la tua anima al vento? Di vederti dare il via ad una sorta di apocalisse? Moltissime vite innocenti verranno spezzate da Astaroth se non lo fermiamo in tempo. So meglio di te che questo mondo è fin troppo pieno di bastardi, ma non ci sono solo loro. Non hai pensato a quelli come te? A tutte quelle brave persone che moriranno, e che soffriranno le pene dell'inferno a causa tua?-

-Io... Io... Io volevo solo...- disse con voce spezzata il dottor Boyd, abbassando lo sguardo sulla copertina dello strano libro. Improvvisamente comprese la follia del suo gesto, e si sentì estremamente dispiaciuto per tutto quello che aveva fatto.

-So cosa volevi. Avevi buone intenzioni, noi ti creadiamo. Quello che è successo non è colpa tua, sei stato ingannato da un fottuto demone. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Puoi ancora aiutarci a fermare tutto, devi solo dirci come.- aggiunse prontamente Dean, convinto di aver fatto breccia nel cuore e nella mente del suo interlocutore.

Il dottore rimase in silenzio per qualche istante. Poi, con voce risoluta ma triste, disse: -L'unico modo per fermare il rituale è bruciare i cuori. E uccidermi prima che Astaroth prenda possesso del mio corpo.-

-Non possiamo spararti a sangue freddo! Deve esserci un altro modo...- eslamò Sam incredulo. Loro non erano degli assassini, e nel corso della loro lunga carriera avevano sempre cercato di salvare quante più vite possibili.

-Non c'è... Tutta questa situazione è colpa mia, sono stato stupido ed egoista... Ora sta a me rimediare...- rispose il coroner, con lo stesso tono determinato ma sconsolato di prima. -Fatelo, prima che sia troppo tardi. Vi prego.-

-Ci dispiace George, vorremmo potesse finire diversamente...- disse Dean amareggiato, mentre puntava la Colt verso l'uomo, all'altezza del petto.

-Anche io...- aggiunge quest'ultimo, con occhi carichi di lacrime e pentimento.

BANG

Il proiettile centrò il torace con precisione chirurgica, colpendo l'uomo al cuore. Il corpo del dottore cadde a terra violentemente, il sangue che sgorgava copiosamente dalla ferita frontale. Dopo essersi accertati della sua morte, i due bruciarono rapidamente i cinque organi vitali, utilizzando una piccola tanica di benzina che si portavano sempre dietro, e dei fiammiferi. Nessuno disse una parola su quanto successo.

 

Dopo aver depositato gli attrezzi nel doppio-fondo del bagagliaio, libro di Astaroth incluso, salirono entrambi in macchina nei loro posti consueti. Dean alla guida, Sam come passeggiero. Quest'ultimo fu il primo a spezzare il silenzio che li circondava da svariati minuti. -È stato più complicato del previsto, ma per fortuna siamo riusciti ad impedire una catastrofe.- disse soddisfatto, ma anche triste per il tragico epilogo.

-Si, ma a quale prezzo...- replicò il fratello maggiore, mentre accendeva il motore dell'Impala, pronto a partire per una nuova destinazione.

-Dean, sai meglio di me che non possiamo salvare tutti...-

-Lo so Sammy, lo so. Ed è questa la parte che odio di più di questo lavoro.-

Le ruote stridettero contro l'asfalto e la macchina iniziò a muoversi, aumentando la propria velocità fino a superare il limite previsto dalla legge. Dean accese l'autoradio e selezionò un pezzo a lui molto caro, una famosa canzone dei Kansas. Gli sembrava la colonna sonora ideale per chiudere questa folle giornata.

"Carry on my wayward son.

There'll be peace when you are done.

Lay your weary head to rest.

Don't you cry no more."

  
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