Watson aveva appena rifiutato l’invito del suo amico sul fatto di trovare un coinquilino in una casa al centro di Londra.
–Non penso sia una buona idea. – disse John –Preferisco rimanere ancora nel mio appartamento per qualche tempo – continuò,mentendo.
Così la sua vecchia conoscenza lo salutò,ma mentre si allontanava dalla panchina nel parco in cui si erano seduti a parlare,notò che l’ex-soldato sembrava incredibilmente triste..come se gli mancasse qualcosa.

 
Qualche giorno dopo,colui che sarebbe potuto essere il suo coinquilino,Sherlock Holmes,si recò al 221B di Baker Street per avvisare la signora Hudson,la padrona di casa,che avrebbe vissuto lì.
-Non ho bisogno di qualcuno che viva con me – disse –Sto benissimo anche da solo.-
 

Così Sherlock si trasferì in quella casa e John rimase nell’appartamento in periferia che aveva affittato una volta tornato dalla guerra,ma tutti e due non riuscirono a dormire per quella notte,e anche per quella dopo,e quella dopo ancora.
Era come se qualcosa impedisse a loro due di dormire.
Sherlock pensò che forse era dovuto al fatto che aveva un caso importante tra le mani,e John ipotizzò che fosse per i dolori alla gamba che si era ferito in guerra.
Ma entrambi sapevano,nel profondo,che non era quello il vero motivo.
Il giorno dopo John andò in farmacia col proposito di comprare qualcosa che lo aiutasse a dormire. Ormai le occhiaie solcavano la sua faccia e sembrava quasi malato. La stessa mattina Sherlock venne svegliato dalla sua padrona di casa,che non si faceva problemi ad entrare nell’appartamento.
-Su,sveglia! – disse la signora Hudson aprendo le tende e facendo entrare la luce del sole nella stanza. Sherlock le disse che non dormiva da notti e lei le consigliò un leggero farmaco che lo avrebbe aiutato a riposare. Così Sherlock si infilò il cappotto e partì verso la farmacia,che distava poco dalla sua nuova casa.
Appena entrato andò spedito verso il reparto di cui aveva bisogno e prese il farmaco che gli era stato consigliato,poi,quando era in procinto di andare alla cassa,arrivò anche un’altra persona nella corsia,e lui rimase subito sorpreso.
A prima vista sembrava una persona ordinaria: un uomo più basso di lui,ormai sulla quarantina,coi capelli bianchi e con una stampella. Ma non era così.
Sherlock lo osservò per qualche secondo,poi disse: - Com’era l’Afghanistan?-
- Come,scusi? – rispose John.
- Lei è stato in Afghanistan,no? Le ho chiesto com’era. –
- Ma lei come fa..? –
- Oh,andiamo,è chiaro come il sole. – disse Sherlock,sbuffando.
- Chiaro..come il sole? –
Allora Sherlock cominciò a spiegargli da cosa lo aveva dedotto mentre Watson lo guardava allibito. Poi concluse il discorso.
- Eccezionale! – disse John.
Sherlock rimase sorpreso. – Di solito non mi rispondono così. –
- E come? – chiese John.
- Di solito con “levati dai piedi!” –
John rise e Sherlock si sentì strano in quel momento,così chiese allo sconosciuto:- Per caso è di Londra? –
Watson rispose di si e Sherlock gli disse che lui abitava nel centro della città,al 221B di Baker Street.
- Ma..quello è l’indirizzo che mi aveva dato il mio amico…lei sarebbe dovuto essere il mio coinquilino dunque! – disse John.
Così i due uscirono a prendere un caffè insieme e la sera stessa John decise di andare a vivere insieme a Sherlock,dopotutto gli sembrava una persona tranquilla e simpatica.
Più tardi tornarono alle loro rispettive case,per il momento,e John non sapeva ancora quanto il suo ottimo giudizio su Sherlock si sarebbe rivelato sbagliato,ma quella notte,senza prendere le medicine, riuscirono a dormire entrambi.