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Autore: Ladynotorius    26/05/2008    2 recensioni
Avere un'amica che vede il futuro, non sempre è una bella cosa.
E soprattutto desiderare con tutto il cuore, l'incontro con il ragazzo che ti fa battere il cuore a mille, pur sapendo che ti investiranno e avrai dolori atroci alla gamba per mesi...E' una cosa normale?.
E la pioggia, dovrà continuare a cadere.
Perchè Tom, sa che a lei la pioggia piace.
Genere: Romantico, Triste, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Tom…
Perché sorride…
Dio, quanto è bello quando lo fa.

My only Butterfly

Non so perché ma sono convinto
Che tu sia la mia donna ideale
E quello che abbiamo è qualcosa
Che non si trova facilmente
E non fa differenza
Se tu adesso non sei con me
E hai trovato un nuovo ragazzo
Mi piace tutto di te: come cammini
E come mi capisci
E il modo in cui mi fai girare la testa
E tutto di te
Mi emoziona
Per te passerei attraverso i muri
Sei perfetta per me
E alla fine con te non è solo sesso
Quando penso a te
Sento la musica nelle mie orecchie
E le note più strane mi sembrano armoniose

Traduzione di Sex - Artista sconosciuto.
E non venitemi a dire che è dei Tokio Hotel.

1. Paura

Ci sono giornate che non dovrebbero neanche iniziare.
Per carità, sapeva già cosa sarebbe successo quel giorno e solo per quello, c’era di che mettersi a piangere e non mettere piede fuori casa. O gamba.

Però è proprio vero. Quando ti dicono “peggio di così non può andare” l’unica cosa che resta da fare è lasciare correre gli eventi e far capire all’idiota che ha inventato quella frase del cazzo, che peggio di così può sempre andare. A meno che non sei morto…e in quel caso nessuno ti può rompere i ciglioni dicendo una frase così banale.

Aveva una paura folle. Aveva veramente voglia di alzarsi dal letto, fare colazione, avvisare al lavoro che non si sarebbe presentata per indisposizione (de che?!) e rituffarsi sotto le coperte.

Quello sarebbe stato un bel modo di continuare la giornata.

E invece, si alzò, si fece una doccia lunghissima e caldissima, e andò a fare colazione in accappatoio. Tanto, sfigata com’era avrebbe sporcato di sicuro il pigiama o i vestiti. Meglio l’accappatoio. Molto meglio.

Quando si alzò e poggiò la tazza sul lavandino, sua madre entrò in cucina.
E ovviamente, le rivolse la fatidica domanda:

- Oggi non lavori? –

Il brutto di una domanda è che la maggior parte delle volte, quando sai la risposta da dare ne vorresti dare un'altra.

Non c’è dubbio su questo.

- Si, ci vado. Sono ancora in orario mamma. - e prese a strofinarsi i capelli ancora bagnati con l’accappatoio.

- Avanti Naike! Lo sai che non voglio che usi l’accappatoio così! Da quando ti sei tinta i capelli macchi sempre tutto! Non capirò mai perché sei passata a quel rosso fuoco. – e come al solito la madre mise di mezzo i suoi capelli e la sua tinta.

Non l’aveva proprio digerita.

Lei adorava il rosso. Aveva i capelli rossi da quando era nata, ma di quel rosso che certe giornate sembrava oro fuso e certe altre, un passato di carote.

Bellissimi, in ogni caso per lei. Era sempre andata fiera di quei capelli.

Poi un uccellino le aveva detto che le rosse a lui non piacevano. E per ripicca, o per non dirgli che lei era rossa naturale, si era tinta i capelli di un rosso fuoco vistosissimo.

La scusa ufficiale era stata che era un artista e certe cose se le poteva permettere.

Sua madre per tutta risposta a sta cazzata le aveva detto che anche suo padre era un artista, ma non per questo andava in giro vestito di arancio, giallo e blu.

Questione di punti di vista.

Però sua madre era sempre sua madre, quindi obbediente, smise di strofinare i capelli e tornò in bagno.

L’immagine che lo specchio le restituiva non era di certo delle migliori. Aveva le occhiaie, di chi non ha dormito molto o non ha proprio chiuso occhio, la pelle lucida, le labbra si erano pure screpolate e un brufolo era spuntato sulla guancia destra. Niente da ridire, una bella mise per finire all’ospedale.

Si asciugò i capelli dando le spalle allo specchio e pensò alla giornata che l’attendeva. Suo padre si era licenziato dallo studio di grafica pubblicitaria in cui aveva lavorato per 15 anni. Due mesi dopo la sua assunzione in quello stesso studio. E ora lei si trovava a dover dare pugni ad un sacco, tre volte alla settimana, per non scaricare una carriola di schiaffi sul nuovo art director.

Che per inciso nessuno poteva soffrire e non era bravo neanche la metà di suo padre.

Non si sa come mai, ma da quando Santi aveva assunto la carica di suo padre, le era entrato un virus nel pc (pc privo di collegamento ad internet, come sottolineava sempre), i suoi lavori riportavano errori che neanche un grafico alle prime armi poteva fare e i clienti non erano mai soddisfatti dalla realizzazione grafica del progetto iniziale.

Si era ritrovata quindi a dover fare lavoro di stagisti, ossia fotomontaggi normalissimi, svecchiamento delle immagini, correzione di bozze.

Praticamente una dichiarazione di guerra, per come la vedeva lei.

Poi c’erano altre cose che la mandavano in bestia di Santi. I suoi pensieri così maschilisti, così stupidi…

Il più grande difetto che una donna può avere è la bellezza. Il secondo è un cervello pensante. Il terzo è una lingua tagliente.

E Naike, per quanto sbuffasse sulla prima, era dotata di tutte e tre quelle doti.

E se quando Santi la riprendeva, lei rispondeva come era suo solito fare, lui era così stupido da non capire che Naike non stava “provando” ad insultarlo.

Lei lo stava “facendo” apertamente.

E lui era troppo idiota per capirlo.

Non lo poteva soffrire per dirla in maniera semplice. Non sopportava i suoi capelli (parrucchino, messo pure male), non sopportava il suo alito, non sopportava i suoi denti. E il fatto che avesse avuto di che ridire sui tacchi la diceva lunga.

Praticamente le aveva chiesto di odiarlo. E Naike, lo accontentava ogni sacro santo giorno.

Dal giorno che gli avevano rigato la macchina poi era diventato ancora più rompiballe.

Non capisce che ho ben altri modi per vendicarmi di un idiota come lui…

Già! Perché lui era convintissimo che fosse stata lei. Nonostante quel giorno non avesse neanche lavorato, e fosse da tutta un'altra parte, lui continuava ad insistere con quella storia assurda della macchina.

Quando ne parlava, ed erano tante le volte che tirava in ballo quella storia, fissava gli occhi su Naike. Alla quarta volta aveva alzato il dito medio e l’aveva mandato a fare in culo mentalmente. Poco importava che davanti alla sua mano ci fosse la schiena del direttore dell’agenzia pubblicitaria.

E ora, si stava dirigendo verso quell’idillio. Capirete anche voi perché Naike avesse così tanta voglia di rimanere a casa. Bhè…senza contare quello che sarebbe successo dopo.

Quando arrivò, si diresse senza indugi alla sua postazione.

- Naike! –

E ti pareva che il rompiballe non mi rompeva i coglioni da subito…

Quando si girò verso Santi, tutti capirono che non era la giornata giusta per romperle le palle. Saranno stati i fulmini che partivano dagli occhi, o la posa da ragazza pronta a distruggere i gioielli di famiglia di chicchessia.

O il cartello che compariva sulla sua testa visibile a tutti quelli dotati di buonsenso, su cui campeggiava la scritta “attenzione, ringhio e mordo anche”.

Ovviamente Santi credeva che “buonsenso” fosse qualcosa da mangiare, quindi, essendone privo, si diresse a passo di marcia verso Naike per fermarsi a pochi metri da lei, in maniera tale che tutti potessero vedere quello che stava per accadere.

- Naike, avevamo già discusso sulla questione dei tacchi o sbaglio? Fanno troppo rumore e disturbano gli altri. Ma forse, a te non dispiace essere al centro dell’attenzione… - disse colui che si era fermato proprio nel centro della stanza…

- Ragazzi vi disturbo per caso coi miei tacchi? – non si era mai fatta mettere i piedi in testa dai professori per i suoi tacchi figuriamoci se permetteva ad uno qualsiasi di mettere il becco nei suoi affari.

AL cenno di diniego di tutti gli altri grafici, maschi e femmine incluse, Naike volse le spalle e continuò a camminare diretta verso la sua postazione.

- Questo non c’entra niente, e non è buona educazione voltare le spalle a chi ti sta rivolgendo la parola! – Santi lo disse incenerendo con lo sguardo tutti quelli che avevano negato a suo competo sfavore. Ossia tutti.

Naike non gli diede il tempo di formulare altri pensieri che si voltò con uno sguardo omicida in volto e tutte le intenzioni di mandarlo a farsi fottere in diretta.

- Dato che non disturbo nessuno, per me il discorso era finito. Ora se permette, dato che lei non è il mio capo ma è solo uno dei tanti art Director che girano in questo studio, vado a fare quello per cui vengo pagata. Lavorare. Ha presente? – e si voltò di nuovo mentre un segreto applauso partiva da tutte le persone presenti in quello studio. Nessuno aveva più coraggio di Naike.

Contenta di avergli dato il benservito anche quel giorno, accese il suo pc (l’unico pc in mezzo a tanti Macintosh) e dopo aver inserito password varie, iniziò a lavorare. Santi era rimasto in mezzo alla stanza mentre fissava Naike boccheggiando e quando stava per dire la sua, di nuovo, la rossa si girò.

- Ecco…era di questo che stavo parlando. Ora è più chiaro? – e lo sfidò a contraddirla.

Non era giornata. Non le doveva rompere i coglioni quel giorno.

Anche sua madre, dopo la storia dei capelli le aveva rotto le palle. Lei e la sua abitudine del cazzo di prendere le sue cose e metterle in posti che potevano risultare chiari solo a lei!

Non trovando il suo mp3, le aveva chiesto dove fosse, certa che solo lei potesse aver fatto sparire l’oggetto. Per tutta risposta la madre che le aveva detto? “Ma cara, è appeso al chiavistello della porta! Ho pensato che lo volessi prendere prima di uscire e l’ho messo lì!”

Perché in camera sua, vicino al letto, dove lei lo teneva SEMPRE, non andava bene vero?

Rinunciando a litigare era uscita borbottando bestemmie a non finire.

Quindi, chiunque avesse da dirle qualcosa avrebbe fatto bene a tenersi a distanza di sicurezza.

Lavorò tutto il giorno, con Santi che lanciava sguardi che non promettevano niente di buono, ringhiando per un nonnulla, costringendosi a non pensare al dopo. Si sentiva già abbastanza male in quel momento, se ci pensava come minimo le veniva un ulcera.

Quando arrivarono le fatidiche 18, però dovette spegnere il pc e abbandonare il rifugio sicuro che era la sua agenzia. Anche abbaiare contro Santi poteva essere meglio di quello che l’aspettava.

Fuori aveva iniziato a piovere ma lei sapendo già che quel giorno avrebbe piovuto era stata l’unica a non farsi ingannare dal sole quella mattina, e aveva portato con se un ombrellino. La sua giacca la riparava dal freddo quindi salutando tutti, e scusandosi per essere stata intrattabile tutta la giornata, si avviò verso casa.

Sapendo che non ci sarebbe arrivata quel giorno.

***

Non devo cambiare strada, non devo mettere nei casini Alice o sua nonna. Devo fare lo stesso percorso. Se non dovesse accadermi nulla, chi ne pagherebbe le conseguenze non sarei io. Dio ti prego, però, fai che accada tutto molto velocemente. Ti prego. Per cortesia. Fammi questo unico favore.

- Dio che brutto sapere in anticipo il futuro!! – il tutto urlato rigorosamente per strada, dove tutti potevano sentire quello che diceva e di conseguenza prenderla per pazza schizofrenica.

Pur sapendo che il momento si stava avvicinando svoltò a destra. Si fermò un attimo, consapevole che doveva andare avanti. Che non aveva scelta. Prese dalla borsa il lettore mp3 e scelse la canzone che voleva ascoltare. O per lo meno, scelse la canzone con cui voleva che avvenisse il tutto. Per lo meno si sarebbe rotta la gamba con stile.

Too late won't stop tonight
I want to go deeper
Tomorrow takes it all away
Time's running out
The night is only a shell
Soon morning comes and breaks the spell
Turns yesterday to a dream
Just for tonight, we'll keep on dancing, and the city won't tell a soul
Just for tonight the lights are shining and our secret stays untold

La voce sensuale di Ville Valo, unita alla voce di Manna, la moglie di Linde, chitarrista degli HIM, le facevano venire sempre i brividi.

Dio ti prego.
So che lei lo fa per non mettere me nei guai.
Ma io sono vecchia e non ho bisogno di molto.
Fai che accada tutto in fretta e che lei non abbia da soffrire troppo.

Non le avevano detto in che via sarebbe accaduto il tutto, perché lei aveva chiesto che non glielo dicessero. Aveva paura che sapendo il nome della via, l’avrebbe evitata di proposito.

Non che loro mi biasimerebbero per questo…

Ti chiedo solo questo Dio.
Sono nata, cresciuta e vissuta sapendo il giorno in cui sarei morta.
Sapendo per filo e per segno come sarebbero morte le persone a me care.
Non ti ho mai abbandonato per questo.
Però per cortesia, fai in modo che lei non abbia di che soffrire troppo.
E se proprio non puoi accontentarmi,
te lo chiedo per favore,
prenditela con me.
Morirò a breve.
Già lo sapevo.
Ma risparmiala.

Naike guardava ancora il lettore mp3 quando svoltò l’angolo. Stava decidendo se mettere il volume al massimo, o lasciarlo a volume medio. Non che questo fosse rilevante, tanto i rumori di sottofondo li sentiva lo stesso. Ma magari se non avesse avuto sentore che il pericolo si stava avvicinando non sarebbe fuggita a gambe levate.

Fai in modo che lei non si accorga di niente.
Fai in modo che Alice non se la prenda con se stessa.
Fino ad ora non ti ho mai tradito.
È la mia seconda richiesta che ti faccio in 80 anni di vita.

Scelse come al solito una vietta secondaria, dove non c’era mai tanto traffico. Era difficoltoso per lei passare da quella via per via dei ciottoli che ne caratterizzavano il terreno, ma per lo meno non doveva scansare mille persone che tornavano a casa. Milano in determinate ore della giornata era invivibile. Non solo per chi aveva la macchina, ma anche per chi come lei, usava i vari mezzi pubblici e le gambe.

Donne con bambini piagnucolosi alle calcagna, passeggini extra large, uomini con la valigetta che poteva essere scambiata per una valigia. In quei momenti avrebbe voluto essere Dark Schneider(*) e urlare “Distruzione degli atomi interni!” così tutti sarebbero scomparsi e lei avrebbe potuto passare tranquillamente.

Ridacchiando, immaginando se stessa che in mezzo a piazza duomo urlava come il suo adorato Darsch, attraversò la strada.

Nel momento stesso in cui un auto nera girava l’angolo.

E per favore.
Fai in modo che lui si renda conto di ciò che gli viene regalato.
La tua devota MariaElena.

Lo stridere dei freni raggiunse la ragazza nonostante il volume alto del lettore mp3.

Ci siamo. Almeno finisce oggi questa tortura.

Non si girò neanche. Almeno non avrebbe visto in faccia la persona che gli avrebbe rovinato i prossimi mesi. Più che altro perché se no gli avrebbe dato la caccia per ammazzarlo…

Quando sentì un dolore atroce alla gamba sinistra, capì perché la nonna di Alice fosse restia a dirle quello che sarebbe successo… E dire che le aveva fatto solo una domanda innocente.

“Ma lo incontrerò mai?”

Dio che male!!

E si portò le mani al volto.

***


(*) DArk Schneider, protagonista maschile del Manga "Bastard!! L'oscuro distruttore" Un gnocco da paura altissimo, con lunghi capelli color dell'argento con una sola fissa: il sesso...giusto per capirci^^

Eddai...era ovvio che fosse Naike^^
VI lascio il primo capitolo della MIA ff, quella che parla di Naike(mia amica, che non sopporta i TOkio Hotel, per capirci...) e che sarebbe la storia che vorrei vivere io. . .
Ringrazio già da subito tutti quelli che leggeranno questa ff.
E ringrazio la Principessa....solo perchè mi va di farlo^^

Viva le MS!

  
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