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Autore: Secret_Requiem    26/05/2008    2 recensioni
Dalle sue dita scivolò lontano una musica che non aveva mai immaginato prima e con forza essa andò a imprimersi nella sua memoria. Si sarebbe ricordato per sempre quelle note, ne era sicuro. Le immagini che aveva visto… non le avrebbe mai dimenticate. Gli scivolò una lacrima dagli occhi e precedette il dito sul do centrale, dove tutto comincia e dove tutto finisce. “Non togliermi i miei compagni…” [SPOILER CAP 130 e successivi]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Miranda Lotto, Rabi/Lavi
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Aveva poggiato le dita sui tasti neri, premendo a caso combinazioni di tre tasti, trovandoli sempre accordati. Li aveva accarezzati, poi con più forza si era aggrappato alla loro melodia e aveva trasferito la sua anima sul pentagramma. Ormai suonava e ricostruiva il suo universo in base ai suoi ricordi e ai suoi desideri.

 

 

[ Allegro – the beginning ] [ In principio, il pianista ricostruì la terra, solida, ove poggiare il piede una volta per tutte ] [ Third movement of Moonlight Sonata ]

 

 

Il treno con il suo ondeggiare sembrava cullarlo. Mancavano ancora 7 ore e il viaggio era davvero snervante, il dormire una così appagante alternativa…

“There was two twins on a stone…” sentì cantare all’improvviso.

“One went away and there was one…” una seconda voce si aggiunse alla prima.

“The other went away and there was none…”

Crowley alzò la testa per aver conferma dei suoi sospetti. Credeva di conoscere quelle voci.

“So the little stone was left all alone…” li vide giocare con sei palline da giocolieri, tre a testa, che si scambiavano a ogni frase della filastrocca.

“Non è giusto… tu sei sceso prima dalla pietra!” reclamò il ragazzo biondo. “Tu mi hai raggiunto subito dopo, no?” rispose l’altro, ma ricevette una pallina in pieno viso, inaspettata.

“Nii-san!” esclamò guardandolo in viso con espressione corrucciata, lasciando intendere che dietro quel nome ci fosse qualcos’altro non c’era bisogno di dire. Infatti, il fratello gli porse le palline per ricominciare a giocare e rispose “Anche io, anche io…”.

Il treno si fermò di colpo, senza preavviso. Crowley fu sbalzato in avanti perché assorto a guardarli.

“Ehi, è la nostra fermata!”

“Sbrigati!”

Un uomo gli passò davanti e Crowley li perse di vista.

 

 

[ Andante – the shape of shame ] [ Il movimento lento della spada di Damocle che non ha indulgenza o costanza ] [ The sound of Silence, cover ]

 

 

Era riuscita una volta per tutte a sistemare le scatole al loro posto senza commettere errori. Miranda si sorprendeva sempre di più di come la sua volontà riusciva a farla sembrare una persona migliore.

“Mi scusi” si sentì chiamare “Potrei avere dei dolci?” continuò la ragazza cercando di attirare attenzione. Miranda si affrettò a tornare dal retro per constatare, con sua amara sorpresa, che non era una sconosciuta la persona davanti al bancone. Quanti anni erano passati… cinque, dieci? L’incubo stava per ricominciare?

“Signora…” la ragazza inclinò il viso a destra, come Miranda gli aveva visto più volte fare, con fare preoccupato o finto preoccupato “le lascio i soldi sul bancone.”

“M-Ma se non ti ho ancora servita?” domandò la donna cercando di non tremare.

“Io pago sempre prima… sia i torti che i debiti…”.

Miranda la fissò un’ultima volta, cercando nelle sue parole una traccia di sfida, di minaccia, di pericolo ma niente. Continuando a tenere lo sguardo su di lei prese un cucchiaio, una bustina e cominciò a riempirla di caramelle, quante ne bastavano per raggiunger la cifra lasciata.

Si girò per chiudere il pacchetto con un pezzo di nastro adesivo.

“Ecco…”

Ma la ragazza se n’era andata.

 

 

[ Minuetto – my last hope ] [ E non era uno scherzo quando ti ho detto che anche io sono umano ] [ First, Second movements of Moonlight Sonata ]

 

Aveva solo bisogno di un blocco per gli appunti, nulla di più, e non per annotare i ricordi quanto per potersi liberare delle emozioni che riteneva superflue facendole confluire nel braccio e tramite la grafite farle atterrare sulla carta. E disegnava, appunto, quando vide una piccola luce negli occhi di un ragazzino che giocava, da solo, su un altalena, facendo volare in aria e riprendendo un ciondolo a lui caro.

“Vuoi venire con me…?” gli aveva chiesto dopo una breve conversazione. “Sì, va bene” era stata la risposta. Erano passati degli anni, il ragazzo era rimasto orfano anche dei suoi tutori.

Gli tese la mano, aspettò che l’altro la prendesse timidamente e che si abituasse ad una seconda presenza nella sua giornata. Era così che si sentiva Bookman, allora, quando lo aveva preso sotto la sua custodia.

Mise l’altra mano in tasca e seppe subito quanti soldi aveva con sé, così offrì al ragazzo la colazione. Il sole sarebbe sorto a momenti. La notte sarebbe calata sulle loro esistenze individuali.

“Come ti chiami?” chiese il piccolo.

“Book…” poi ci ripensò “Lavi, va bene…” e in quell’istante un signore seduto al bancone ebbe un sussulto. Lavi lo notò, rabbrividì un attimo, strinse la presa sulla mano del bambino, strattonandogli quasi la tazza da cui stava bevendo.

L’uomo si alzò. Si diresse verso l’uscita del locale e passò volutamente davanti al loro tavolo.

“Ehi, signore, le è caduto qualcosa…” disse il piccolo noncurante dei gesti di Lavi che lo invitavano a rimanere in silenzio. Aprì la mano, era un bottone d’argento.

Lo straniero si voltò, portò una mano sul cappello e lo inclinò leggermente sulla sua fronte. “Puoi tenerlo” disse “Se ti piace…”

“Ease, non so se…”

“Oh, don’t tease him!” (“Non molestarlo”) rispose l’uomo uscendo dal locale, senza più guardarsi indietro.

 

 

 

[+]

 

 

 

Dalle sue dita scivolò lontano una musica che non aveva mai immaginato prima e con forza essa andò a imprimersi nella sua memoria. Si sarebbe ricordato per sempre quelle note, ne era sicuro. Le immagini che aveva visto… non le avrebbe mai dimenticate.

Gli scivolò una lacrima dagli occhi e precedette il dito sul do centrale, dove tutto comincia e dove tutto finisce.

“Non togliermi i miei compagni…” gridò senza cantare.

Ma dentro di sé aveva già cominciato a intonare una preghiera per loro che seguiva perfettamente i capricci di quella melodia improvvisata ed eterna.

 

 

 

 

 

  

 

 

Free Talk!

Allora… questa fic è divisa nei tre momenti di una sonata standard e ognuno dei 3 pezzi è stato scritto nel tempo limite dei brani messi tra parentesi. Sono 200, 200 e 300 parole precise X°°°D ovviamente, va aggiunto il tempo che ho usato dopo per sistemare i paragrafi e scrivere i trafiletti. E la dedico a Kodamy perché lei mi ha ispirato la music-fic e la after-the-end-of-the-story- fic *perchè ciò che riguarda gli altri personaggi è ambientato in futuro più che prossimo u_u*.

Vi chiedo scusa se ci sono pezzi in inglese… mi viene spontaneo pensare in inglese e siccome dovevo scrivere velocemente non son rimasta ad aspettare il corrispondente italiano XD

Ah… ed è la mia prima non yaoi. Davvero… non si può mai sapere dove porta l’ispirazione *__*

 

  
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