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Autore: Shiaxase    04/01/2014    3 recensioni
A dodici anni si erano conosciuti e, dopo quell'estate, non si erano più rivisti. Un semplice amore estivo, si direbbe.
Ma cosa succederebbe se dodici anni dopo si ritrovassero per caso?
E se entrambi fossero andati avanti con la loro vita?
E se uno di loro avesse una nuova famiglia?
Potrà tra di loro sbocciare nuovamente l'amore che provavano da ragazzini?
"Eravamo felici e niente avrebbe potuto rovinare quella felicità. O almeno credevamo che fosse così. Quello fu il giorno in cui dovetti dirgli addio. Per la prima volta in tre mesi lo vidi piangere e la cosa mi devastò."
"Rivederla è stato come fare un salto nel passato, indietro negli anni al periodo più gioioso e spensierato della mia vita."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo ancora il giorno in cui conobbi Luke Hemmings, proprio come fosse ieri. Le immagini sono impresse nella mia mente come fotografie digitali nella macchina fotografica, come la macchia di caffè che sbadatamente hai rovesciato sul vestito bianco, come le parole che hai inciso sul banco di legno durante la noiosissima ora di matematica. Eppure, pensandoci, sono passati più di dieci anni. 


Come tutte le estati ero andata nella tenuta di campagna dei miei nonni. Mi ero sempre divertita con loro, ma, essendo cresciuta, temevo che senza qualche mio amico mi sarei annoiata. Non fu così. Era trascorsa solo mezza giornata dal mio arrivo quando mi presentarono il figlio del nuovo giardiniere. La prima cosa che mi colpirono di lui furono gli occhi. Erano azzurri. Non mi permetterei mai di paragonarli al cielo o all'oceano. Non erano di un banale colore, ma contenevano sogni, delusioni e emozioni, tutto quello che l'oceano e il cielo non hanno. Ricordo il sorriso che mi rivolse quando gli strinsi la mano, timido e allo stesso tempo amichevole.
Non passò più un giorno in cui non stavamo insieme. Andavamo sull'altalena e a cavallo, ascoltavamo la musica sull'unica stazione radio che si riusciva a ricevere, aspettavamo il fattorino con la frutta ogni due giorni alle cinque in punto. Aiutavamo suo padre a tenere curato il giardino, andavamo al mercato ogni domenica con mia nonna, mungevamo le mucche, creavamo sculture con l'argilla. Tutte le sere, prima di dormire, mi leggeva un pezzo di un libro, finchè non lo finivamo, poi ne prendeva un altro. Grazie a lui scoprii il fascino dei libri di Mark Twain, Jules Verne, James Matthew Barrie e Lewis Carrol. Lo obbligai a leggermi anche 'Piccole Donne' e 'Il Giardino Segreto', sebbene lui le considerasse 'storielle da femminuccia'. Trascorrevamo anche interi pomeriggi sdraiati sul prato a leggere. Ogni tanto mi chiedeva di leggere, ma io lo liquidavo subito dicendo che non ero brava; questo non era vero, ero la migliore nella mia classe e la professoressa spesso si lodava con me, semplicemente adoravo guardare il cielo e ascoltare la sua voce melodiosa.
In poco tempo era diventato il mio migliore amico e di amici come lui non ne avevo mai avuti. Mi capiva in tutto, mi sosteneva e mi faceva ridere. Era stato il mio primo vero amico, il mio primo fidanzato e il mio primo bacio. Anche tra ottant'anni ricorderò quella sera di agosto. Erano le otto e i miei nonni ci aspettavano per la cena, ma a noi non importava, volevamo solo restare seduti sull'amaca, che lui aveva montato nel nostro 'posto segreto', a guardare il paesaggio. Il sole stava tramontando e sapevamo che con il buio sarebbe stato difficile ritrovare la via di casa, ma, come ho già detto, non ci interessava. Proprio quella sera lui si dichiarò, regalandomi un anello di quelli che si comprano per cinquanta penny ai mercatini del paese. Ricordo come le sue guancie erano diventate rosse dall'imbarazzo e come mi aveva sorriso poi, quando gli dissi che ricambiavo i suoi sentimenti. Fu quello il momento del mio primo bacio. Era un semplice bacio a stampo, ma fu il più bel bacio della mia vita. Quella sera dormimmo sull'amaca, senza baciarci, semplicemente abbracciati e con i nostri cuori che battevano all'unisono. La mattina successiva percorremmo la strada tenendoci per mano e spalancammo la porta secondaria, quella che dava sulla cucina, nella stessa situazione. Ricordo come i miei nonni e suo pade ci sgridarono, ma a noi non interessava, eravamo felici e niente avrebbe potuto rovinare quella felicità.
O almeno così credevamo. 
Quel giorno i miei nonni mi dissero che i miei genitori avevano chiamato e volevano che tornassi a casa per il matrimonio di mio zio, di cui mi ero completamente dimenticata. Dovevo partire quella stessa sera. Il cuore mi si spezzò, avrei dovuto lasciare quello a cui tenevo di più. La sera lui arrivò con un lieve ritardo e non ebbi il tempo di salutarlo per l'ultima volta. Lo vidi solo dal finestrino della vettura. Era sul ciglio della strada con un mazzo di fiori di campo in una mano e una statuina scolpita da lui nell'altra. In mezzo secondo buttò tutto a terra e mi rincorse, ma l'auto era troppo veloce e lui si dovette fermare dopo qualche metro. Per la prima volta in tre mesi lo vidi piangere e la cosa mi devastò.

L'estate successiva tornai nella casa di campagna ma lui non c'era.
 

Sono passati molti anni da quel giorno e non ci siamo più visti, nè sentiti. Io sono cambiata e sono cresciuta, ho continuato con la mia vita e ho raggiunto traguardi molto alti. Per questo, rivederlo quel giorno, riconoscere quegli occhi azzurri, è stato un colpo al cuore.




Writer's corner

E' la prima fanfiction che scrivo.
Questa è solo l'introduzione, i prossimi capitoli saranno più lunghi.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, giudizi positivi e non.

Giada

  
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