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Autore: manicrank    05/01/2014    3 recensioni
[Capitan Harlock]
[Capitan Harlock]« L'universo è la mia casa... la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca e mi invita a vivere senza catene... la mia bandiera è un simbolo di libertà »
A bordo dell'ultima nave, l'Arcadia, la Nave Ammiraglia delle Death Shadow, Harlock guidava anche l'ultima delle speranze.
Il suo equipaggio era fatto di scarti umani, persone che erano scappate, persone che erano state esiliate, persone che avevano una sola cosa in comune. Un ideale: Libertà.
Aveva preso molti sotto la sua ala protettiva, o forse, doveva dire mantello.
Ora Harlock era diventato solo una mera ombra di ciò che vantava prima. Avvolto nei suoi abiti scuri, coperto da una benda, lì dove un'ustione gli aveva portato via la vista.
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Underneath.
«O del passato del Capitano.»






Strinse l'elsa della spada tra le dita, sospirando l'ennesima volta.

L'addestramento era complicato, e non avevano pietà, mai. Nemmeno in quel momento.

Portò una mano alla propria guancia, asciugandosi una goccia di sudore, notando di sfuggita che la pelle si era macchiata anche di rosso. Di male in peggio. Odiava sanguinare, gli veniva la nausea.

“Alzati! Non sei qui per perdere” era la voce del Generale, che gli arrivò alle orecchie come una pugnalata. Già, non sono qui per perdere.

Senza emettere un fiato, si tirò in ginocchio, poi in piedi, ed anche se traballante prese a correre verso l'altro capo della Sala 41. L'Arena.

Aveva dimenticato che a guardarlo non c'era solo il generale, ma tutti i Decani. Stavano valutando se era degno o meno di guidare la Death Shadow.

 

«Di quel giorno, non ricordo poi molto. Solo che riuscii a distruggere tutti i Prototipi, e che mi promossero. Una volta lo vedevo come un giorno glorioso, ora... non più.»

 

Stava perlustrando la plancia, stretto nella nuova divisa nera. Gli piaceva, si sentiva benissimo, in grado di poter fare tutto.

Dal grande schermo che rifletteva la realtà circostante, l'immagine della Terra gli arrivava diretta, rassicurandolo costantemente. Bastava che i suoi occhi verdi si posassero sul celeste profondo degli oceani ed il suo cuore capiva da che parte combattere.

Doveva salvare quelle terre e quelle acque, anche a costo della vita.

 

«In quel periodo credevo fermamente nella Gaia Sanction, nella loro idea di giustizia.

Mai mi sono sbagliato di più

 

Ed era mentre osservava dal suo scranno quel pianeta, così bello e puro, che si accorse di qualcosa che non andava. Navi che atterravano sulla sua superficie. Erano state autorizzate, era vero, ma che lui sapeva, nessuno doveva poter mettere piede sul suolo sacro.

Sgranò gli occhi, portando istintivamente la mano all'elsa della sua spada ed alzandosi di scatto.

Perché quegli uomini erano li?

Il Plenipotenziario si affrettò a mandargli un ologramma: erano lì perché era il prezzo da pagare per la pace. Un accordo.

 

Il cuore del Capitano si infiammò. Nessuno, nessuno doveva osare sporcare quella bella terra, tanto meno per via di un accordo politico. Quel luogo non era di nessuno, o doveva essere di tutti!

Meeme, apri il motore! Ordinò, stampandosi in volto un'espressione beffarda.

Sarebbe bastata un po' di Dark Matter, giusto per oscurare la Terra, cosicché nessuno potesse sporcarla più in attesa di una colonizzazione pacifica.

La Nibelunga acconsentì, mentre il Capitano faceva fuoco.

Distrusse uno per uno tutti i vascelli atterrati, poi passò alle altre Death Shadow.

Ce l'aveva fatta.

 

Poi, la Dark Matter uscì.

 

Harlock venne avvolto dall'oscurità, trascinato via da quel potere incontrollabile, incontrastabile. Lo aveva sentito entrare, scorrergli nelle vene, ustionarlo centimetro per centimetro.

Poi tutto era svanito. E lui era là, in piedi sul ponte. Poiché l'oscurità l'aveva scelto, l'aveva salvato, e l'aveva dotato della vita eterna.

 

Ma anche di un terribile fardello.

 

«Se potessi tornare indietro, cambierei tutto. Forse, anche la mia presenza su quella nave.

Avevo distrutto ciò che più amavo.»

 

La Terra era scomparsa, solo una massa di roccia e Dark Matter ora esistevano laddove prima c'era la bellezza.

E da Capitano, divenne Ricercato.

 

A bordo dell'ultima nave, l'Arcadia, la Nave Ammiraglia delle Death Shadow, Harlock guidava anche l'ultima delle speranze.

Il suo equipaggio era fatto di scarti umani, persone che erano scappate, persone che erano state esiliate, persone che avevano una sola cosa in comune. Un ideale: Libertà.

Aveva preso molti sotto la sua ala protettiva, o forse, doveva dire mantello.

Ora Harlock era diventato solo una mera ombra di ciò che vantava prima. Avvolto nei suoi abiti scuri, coperto da una benda, lì dove un'ustione gli aveva portato via la vista.

 

«Questa, è la mia storia.»

Disse, unendo le punte dei polpastrelli coperti dai guanti, mentre con l'occhio verde scrutava ogni singolo dettaglio dell'uomo innanzi a sé. Yama, che più di tutti gli aveva ricordato il passato.

Ora sembravano quasi gemelli, i due Capitani.

«Non è una brutta storia, alla fine. Il dolore è passato» le sue parole gli avevano strappato un riso amaro, che gli piegò le labbra in modo innaturale. Harlock aveva disimparato a sorridere. Da quando l'oscurità gli era entrata nel sangue aveva smesso di essere umano. Sentiva tutto, vedeva tutto, e sopravviveva a tutto. Questo era il più grande peso per un cuore che vuole solo smettere di battere.

Il non poter morire.

Tenne gli occhi bassi, sfilandosi un guanto ed osservandosi il palmo della mano. La pelle bianca lasciava vedere il vago rossore brillante che scorreva in ogni capillare, anche dove ormai l'ustione aveva mescolato la morfologia, rendendolo più che altro un mostro.

Cos'era diventato, alla fine?

Perdeva le giornate a ripetere alla galassia che era un simbolo di libertà, che l'Arcadia era Libertà, e poi lui stesso se ne sentiva schiavo.

Infilò di nuovo il guanto, celandosi ai suoi stessi occhi.

«A volte, Yama, il dolore è solo celato. Non visto. Ma ciò non vuol dire che abbia smesso di esistere.»

Sentì una piccola fitta fastidiosa, che combaciò con un rumore sordo, un'esplosione.

Qualcuno aveva osato attaccare l'Arcadia, ed il Capitano lo sapeva, sempre, perché era un tutt'uno con quella nave da ormai cento anni.

 

Si alzò, spiegando il mantello sulle proprie spalle ed uscì con passo lento, eppure ancora memore del duro addestramento militare.

Yama era al suo fianco.

 

«Kei, prepariamoci all'assalto. Yattaran, stai pronto al salto in-skip. Deve restare solo polvere.»

 























__**
Che dire, ho visto il film, me ne sono innamorata, e questa storia si è scritta da sé.
Spero vi piaccia, ho cercato di mantenere i personaggi nel carattere e spero di esserci pure riuscita ~
Fatemi sapere!
MR

   
 
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