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Autore: Ambros    05/01/2014    6 recensioni
[AU! Klaine]
Dal testo:
-Il cuore gli salta praticamente in gola quando scivola su un mucchio di foglie bagnate, sbandando comicamente sull’asfalto per qualche secondo, santo Marc Jacobs e i suoi stivaletti, e agitando un po’ le braccia per cercare di non perdere l’equilibrio.
Si vorrebbe applaudire da solo quando riesce a fermarsi senza cadere, il cuore che gli batte ancora furiosamente nel petto, ma una piccola risata malamente soffocata lo fa desistere da quel proposito proprio mentre sta ringraziando tutte le divinità celesti per avergli risparmiato una figuraccia colossale; come non detto, insomma.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The 5 Ws.



Se non ti ascolta mai nessuno, è difficile che ti abitui a parlare.
Così alcune persone si limitano a stare in silenzio, e hanno sempre gli occhi un po’ spenti.
Poi ci sono gli artisti.
Che ti urlano in faccia senza neanche aprire la bocca.


*
                                                                                          How – Like, how did you meet the first time?
 
Kurt è in ritardo.
Non che questa sia una novità, in realtà, ma Rachel ha minacciato di ucciderlo così tante volte e in così tanti modi diversi che sta pensando di vietarle le maratone serali di Criminal Minds. E, a dirla tutta, comincia anche a fargli un po’ paura. Non è grazie al suo cuore dolce che la ragazza è diventata una delle migliori allieve della NYADA, poco ma sicuro.
Quindi – non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura – è per questo che sta attraversando Central Park di corsa, la tracolla che sembra essere fatta solo per scivolargli da una spalla e minacciare di farlo cadere rovinosamente sull’asfalto, i piedi che continuano a chiedere miseramente pietà – nota a se stesso: sconsigliare gli stivaletti di Marc Jacobs per eventuali maratone pomeridiane – e il cellulare che gli vibra prepotentemente nella tasca. Può praticamente sentire la voce di Rachel che gli urla dal giubbotto di darsi una mossa, perché è mezz’ora che aspetto, stavolta ti infilo un dito nella presa della corrente mentre stai dormendo.
Il cuore gli salta praticamente in gola quando scivola su un mucchio di foglie bagnate, sbandando comicamente sull’asfalto per qualche secondo, santo Marc Jacobs e i suoi stivaletti, e agitando un po’ le braccia per cercare di non perdere l’equilibrio.
Si vorrebbe applaudire da solo quando riesce a fermarsi senza cadere, il cuore che gli batte ancora furiosamente nel petto, ma una piccola risata malamente soffocata lo fa desistere da quel proposito proprio mentre sta ringraziando tutte le divinità celesti per avergli risparmiato una figuraccia colossale; come non detto, insomma.
Si gira per vedere chi sia stato il fortunato spettatore di quella sua momentanea caduta di stile – ti prego, fa’ almeno che sia brutto –, mantenendo un’aria seria e dignitosa. O almeno, spera che sia seria e dignitosa.
Ci impiega un attimo per scorgere un ragazzo che deve avere la sua età, seduto su uno sgabello  con una tela poggiata su un cavalletto di fronte a lui e una tavolozza di colori in mano, che prima non aveva notato perché si è sistemato sul tappeto di foglie di fianco al vialetto asfaltato, sotto i rami protettivi degli alberi.
Gli sorride con un pizzico di incertezza, improvvisamente imbarazzato, e il ragazzo risponde con un lieve cenno del capo e un sorriso aperto e un po’ destabilizzante; prima di rendersi conto di quanto sia stupido quello che sta facendo, Kurt alza la mano in un piccolo e timido cenno di saluto, che il misterioso pittore ricambia con una lieve risata.
Si concede giusto un attimo per osservarlo; capelli scuri e ricci, ribelli, occhi grandi di cui non riesce a distinguere il colore, un maglione verde e dei pantaloni neri piuttosto stretti – notare l’abbigliamento è quasi una deformazione professionale, ormai. È un ragazzo carino, insomma. Piuttosto carino, anche, magari; ma non ha il tempo di appurarlo, perché il telefono gli squilla di nuovo nella tasca ed è abbastanza sicuro che, stavolta, il progetto omicida di Rachel comprenda come minimo un trita documenti.
Rivolge al ragazzo un ultimo, minuscolo sorriso – che forse si sarebbe anche potuto risparmiare – e poi riparte di corsa, stavolta evitando attentamente tutti i mucchietti di foglie che stanno aspettando – con tanto di ghignetti perfidi, ne è sicuro –  solo di farlo scivolare.

La prima volta che si sono incontrati, Kurt stava scivolando e Blaine stava sorridendo.
 
*
 
When – Like, when did you talk the first time? 
 
Miracolosamente, stavolta non è in ritardo.
Perché non ha nessun appuntamento, ma questo è assolutamente irrilevante.
Si può essere in ritardo anche se si deve fare una semplice passeggiata, ne è sicuro.
Inspira a pieni polmoni, fermandosi per un attimo con gli occhi socchiusi, e l’aria fresca e leggermente umida di Ottobre porta con sé il profumo dell’autunno.
“Sai, credo che tu saresti un bellissimo soggetto da dipingere. Ma ero venuto per gli alberi.”
Si gira con uno scatto, gli occhi sbarrati fino all’inverosimile, e deve intimarsi di non spalancare poco elegantemente la bocca quando si ritrova davanti quello che, nella sua mente, è diventato il misterioso ragazzo barra pittore barra unico essere umano ad essere sopravvissuto dopo aver visto una mia quasi – caduta barra quello carino che ho salutato come una dodicenne.
Il ragazzo, seduto sempre sullo sgabello sistemato sul tappeto di foglie, il cavalletto con la tela di fronte a sé, gli rivolge un sorriso divertito, e Kurt arrossisce. Ovviamente.
“Mi dispiace” balbetta, spostandosi incoerentemente di qualche passo – cosa deve fare, mettersi a correre finché non scomparirà all’orizzonte? Tuffarsi in un cespuglio? – e suscitando nell’altro ragazzo una risata aperta e divertita “Stavo solo scherzando” lo rassicura, inclinando lievemente il capo su una spalla “Volevo assicurarmi che fossi ancora su questo pianeta.”
Kurt si rilassa visibilmente, e un sorriso spontaneo gli distende le labbra “Sì” risponde, con una punta di nervosismo “Sì, sono ancora qui.”
“Ne sono felice” risponde lui, con un’occhiata giocosa un po’ da ti sto prendendo in giro, ma in modo carino, un po’ come i bambini dell’asilo.
“Quindi, uhm …” Kurt gli si avvicina con passo incerto “Sei venuto per gli alberi?” chiede praticamente la prima cosa che gli viene in mente, affondando le mani in tasca.
Piuttosto carino, comunque, gli sussurra una vocina petulante nella testa che cerca di ignorare.
L’altro ragazzo annuisce, mordicchiandosi leggermente il labbro senza perdere il sorriso, e invitandolo ad avvicinarsi con un lieve cenno della mano.
Kurt obbedisce, e gli gira attorno per riuscire ad osservare la tela; la meraviglia si fa strada sul suo volto nel momento in cui i suoi occhi catturano un trionfo di colori accesi e brillanti, evidentemente distribuiti sulla tela con una piccola spatola, che hanno intrappolato nel dipinto il paesaggio che gli sta davanti – i colori esatti dell’autunno, i lampioni, l’asfalto che riluce per la pioggia e l’umidità.
“L’hai fatto tu?” chiede in un sussurro, quasi senza rendersene conto.
“Sì” annuisce fiero l’altro ragazzo, guardandolo con un lampo soddisfatto negli occhi che l’hanno osservato attentamente per tutto il tempo – forse sono color caramello, quegli occhi, ma potrebbero anche essere verdi o nocciola.
“Caspita” mormora, continuando a inseguire con gli occhi i colori sulla tela, come se vi potesse scorgere qualche significato nascosto “È bellissimo.”
“Sì. Lo è.” Risponde lui, asciutto.
 Kurt non potrebbe giurarci, ma gli è parso che gli occhi del ragazzo gli stessero accarezzando il volto nel momento in cui ha pronunciato quelle parole; ragion per cui, chiaramente, arrossisce di nuovo.
“Io sono Blaine, comunque.” L’altro ragazzo gli tende educatamente la mano leggermente macchiata dei colori ad olio che decorano la tela di fronte a loro.
“Kurt” risponde lui, destabilizzato dall’ennesimo sorriso enorme e, semplicemente, radioso che gli rivolge Blaine.
 
                                                                                                                La prima volta che hanno parlato, un pomeriggio di Ottobre, Blaine stava facendo un po’ l’idiota, Kurt stava cercando di non balbettare.
 
*
 
Who – Like, who are you?
 
“Così … Studi arte?”
Kurt si accomoda meglio sulla panchina di fronte a Blaine, poggiando il mento sulle proprie ginocchia.
Il ragazzo annuisce, concentrato su un dettaglio che sta rifinendo con la punta della spatola “Alla New York Academy of Arts.” Risponde assorto, per poi inclinare lievemente il capo e scrutare la tela con gli occhi socchiusi, la lingua intrappolata tra i denti; avvicina di nuovo la punta della spatola al dipinto, e scrolla il capo con soddisfazione “Tu?” gli chiede poi, rivolgendogli un’occhiata veloce.
“NYADA” risponde Kurt, sorridendo all’occhiata sorpresa e ammirata che gli rivolge Blaine.
“Canti?”
Kurt annuisce, e Blaine emette un fischio sommesso “Anch’io provai ad entrare, a suo tempo” gli dice pensieroso, grattandosi lievemente il mento “Ma non è andata” scrolla le spalle, ripulendo la spatola in una pezza con un gesto deciso.
“Sai anche cantare?” gli chiede Kurt, basito.
Blaine annuisce, arrossendo lievemente, e si concentra ancora di più sulla tela.
Kurt scuote lievemente il capo, incredulo “A chi tutto e a chi niente” sospira.
Blaine gli lancia un’occhiata scettica “A te non è andata poi così male, no?”
“Oh, sì, suppongo che tu abbia ragione.” Kurt inclina lievemente il capo su una spalla, pensieroso “Ma prima di trasferirmi a New York, ricordo che avrei dato qualsiasi cosa per saper disegnare; mi sembrava tutto un altro mondo.” Solo quando finisce di parlare si accorge che Blaine lo sta guardando, con un pizzico di meraviglia, e si morde la lingua – tipico che diventi logorroico quando non dovrebbe.
“Puoi sempre imparare, sai?” gli dice Blaine gentilmente, con dolcezza.
Ma Kurt scuote la testa con un pizzico di amarezza “Per alcune cose devi avere un dono, o sarai solo mediocre.” Risponde, scrollando le spalle. “Mi accontenterò di eccellere nel canto” aggiunge dopo qualche secondo, sollevando il mento con aria superiore e un finto sorriso beffardo sul volto, cercando di stemperare la tensione.
Blaine scoppia a ridere “Sì” annuisce poi “Mi sembra equo.”
Restano in silenzio per un po’, Kurt con il viso affondato nella sciarpa e Blaine che continua a dipingere, ritoccando qualche dettaglio qua e là con espressione concentrata.
“Sei sicuro che non ti dia fastidio?” gli chiede ad un certo punto Kurt, quasi riscuotendosi.
Blaine alza gli occhi al cielo “Me l’hai già chiesto sette volte in tre giorni che ci siamo visti. Quindi, per l’ottava volta, sì, sono sicuro che tu non mi dia fastidio.” Gli rivolge una linguaccia scherzosa “È piacevole avere qualcuno che mi tenga compagnia.”
“Oh, quindi ora sono tipo un barboncino?”
“Un barboncino molto carino” risponde Blaine con ovvietà, passando per un’ultima volta la spatola sulla tela, senza accorgersi delle orecchie di Kurt che sono diventate color magenta.
“Quindi” esclama poi, girandosi verso di lui “Non sei di New York?”
Kurt ci mette un attimo a connettere i neuroni necessari a rispondere “No” riesce a soffiare alla fine “Ohio, delizioso Ohio” continua, con una nota più amara nella voce.
“Niente bei ricordi dell’Ohio, delizioso Ohio?” gli chiede Blaine, inclinando il capo su una spalla – Kurt ha notato che tende a farlo spesso.
“Non molti” sospira, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi – non ha ancora ben capito di che colore siano.
Blaine non gli chiede perché, e Kurt gliene è profondamente grato; non ha voglia di parlare di bullismo e di sentirsi addosso quegli sguardi compassionevoli. “Già, neanche io. Non siamo tipi patriottici, vero?” gli dice invece, con un sorriso scherzoso.
Kurt gli rivolge uno sguardo stupito “Sei dell’Ohio anche tu?”
Blaine annuisce, pulendo le spatole che ha usato con un panno “Westerville.”
Kurt ridacchia, un po’ nervosamente “Lima.” Sussurra.
Quando il caso ci si mette … 
Quando si conobbero, Kurt si stava ancora un po’ cercando. E Blaine … Be’, anche lui.
 
*
 
What – Like, what made you definitely  fall for him?
 
Quando arriva a Central Park, un po’ trafelato e stanco dopo le lezioni della NYADA, Kurt è sorpreso di vedere Blaine che si rigira una spatola tra le dita, la tela ancora bianca di fronte a lui.
“Ehi” lo saluta, facendolo voltare immediatamente.
“Ciao” Blaine gli rivolge un sorriso dolce, prima di scandagliargli attentamente il viso con lo sguardo “Giornata stressante?” chiede alla fine con una nota comprensiva nella voce.
“Ci puoi giurare” gli risponde Kurt, crollando sulla panchina dietro di lui “Un’altra maledetta piroetta e ci avrei rimesso lo stomaco.” Mugugna, prima di scrollare le spalle per cercare di scacciare un po’ di quella stanchezza.
“Se vuoi andare a casa non c’è problema, lo sai” tenta di dire Blaine, sporgendosi un po’ verso di lui; Kurt si raddrizza immediatamente “Sciocchezze” risponde velocemente “Un po’ d’aria ogni tanto mi fa bene. Dunque!” continua, senza lasciargli la possibilità di interromperlo “Come mai non hai ancora dipinto niente?” gli chiede, indicando la tela immacolata “Quando non ci sono io non riesci a trovare l’ispirazione?” – e quello non è un pessimo tentativo di flirt.
“Questo mi pare ovvio” risponde Blaine, lanciandogli una finta occhiata di sufficienza – ovviamente Kurt arrossisce – “Ma, Musa assente a parte, stavo anche pensando …” Si mordicchia nervosamente il labbro, arrossendo lievemente “Ti ricordi che un paio di settimane fa mi hai detto che avresti voluto saper disegnare?”
Kurt annuisce, un po’ esitante; certo che se lo ricorda, ma è sorpreso e estasiato che se lo ricordi lui.
“Ecco, io stavo pensando … Uhm … Non è che ti andrebbe di provare? Così, tanto per divertirci” si stringe nelle spalle “Niente di impegnativo.”
Kurt rimane per un attimo imbambolato a fissarlo, un po’ scombussolato. È una cosa dolce, no?
“Sei sicuro?” riesce a balbettare alla fine “Non voglio che sprechi una tela così … O i colori …” gesticola in maniera piuttosto incoerente, e Blaine sorride “Smettila di mugugnare cose insignificanti e vieni qua” gli fa un cenno deciso con la mano, e Kurt si alza, esitante “Io davvero non sono capace, Blaine, ti assicuro; mettermi un pennello in mano è una pessima, pessima idea, può diventare un’arma di distruzione di massa.”
Blaine si sporge un po’ sullo sgabello e lo trascina delicatamente per un braccio, senza prestargli la minima attenzione “Prima di tutto” gli spiega “Non userai un pennello” gli mette in mano un attrezzo metallico “Questa è una spatola” continua, sorridendo “E questi” gli passa anche la tavolozza “Sono i colori ad olio.”
Kurt guarda gli oggetti che ha in mano, poi rivolge a Blaine un’occhiata sconsolata “Non so nemmeno da dove cominciare” pigola, in soggezione.
Blaine mette su un’espressione paziente, e si alza per fare in modo che siano entrambi di fronte alla tela “Dunque, per prima cosa” gli afferra delicatamente la mano in cui regge la spatola, e Kurt è abbastanza sicuro che gli stia andando a fuoco il viso “Prendi un po’ di colore” gli guida la mano fino ad intingere la spatola in un marrone scuro, e poi verso la tela “E … dipingi.” Quell’ultima parola gliela sussurra praticamente in un orecchio, muovendogli la mano in modo che in quel bianco abbacinante compaia una linea sottile e scura.
Kurt è abbastanza certo che tra poco il cuore gli sfonderà la cassa toracica.
“La parte più difficile è iniziare” dice poi Blaine, allontanandosi di poco “perché la tela fa sempre un po’ paura. Ma una volta che hai iniziato diventa tutto più semplice.” Scrolla le spalle.
Kurt osserva per un attimo la linea traballante che ha disegnato sulla tela, poi si gira a cercare gli occhi di Blaine “Grazie” mormora.
Blaine gli rivolge uno dei suoi sorrisi aperti e luminosi.

Kurt capisce di essersi innamorato un po’ di Blaine quando smette di avere paura delle tele bianche.

“Ho notato una cosa!” esclama Kurt all’improvviso, alzandosi dalla panchina per avvicinarsi alla tela su cui sta lavorando Blaine.
“Sarebbe?” gli chiede l’altro ragazzo, voltandosi leggermente verso di lui, le sopracciglia aggrottate e un’espressione sorpresa.
“Tu parti sempre dalla luce” dichiara Kurt, visibilmente fiero di sé, chinandosi sulla tela.
“Come?” chiede Blaine, abbozzando un sorriso.
“La luce” ripete Kurt, indicando il centro della tela “è sempre la prima cosa che dipingi. Indipendentemente dal paesaggio che vuoi rappresentare, al centro ci sarà sempre questo … nucleo luminoso che illumina tutta la scena.”
“Uhm … Okay …” risponde Blaine, esitante, senza capire cosa Kurt stia cercando di dirgli.
“È un po’ come te, non credi?” Continua Kurt, quasi sovrappensiero “Un nucleo luminoso che illumina tutta la scena.” Si gira verso di lui con un’espressione soddisfatta e un enorme sorriso a distendergli le labbra.
Blaine pensa che il cuore umano non può battere così velocemente.
 
                                                                   Blaine capisce di essersi innamorato un po’ di Kurt quando essere considerato un “nucleo luminoso” gli sembra il più bel complimento del mondo.
 
*

Quando Kurt si gira e lo guarda con quell’espressione serena e soddisfatta, quell’enorme sorriso sul volto, quella luce negli occhi, Blaine non ce la fa più; si sporge e lo bacia.

*
Where – Like, where are you going now?
 
Kurt si sveglia, e si rende immediatamente conto di essere solo nel letto.
Sospira leggermente, prima di raccogliere da terra una camicia e infilarsela; si accorge con una scrollata di spalle che non è la sua: non fa molta differenza.
Cammina scalzo fino al salotto, e si appoggia allo stipite della porta.
Ovviamente Blaine è lì; semi – nascosto dalla tela, la fronte aggrottata e l’espressione concentrata, le mani e il viso macchiati leggermente di colore.
Kurt lo osserva per un po’, in silenzio, con un sorriso leggero sulle labbra; deve ricordarsi di mandare un bigliettino di ringraziamento a Marc Jacobs per i suoi stivaletti che scivolano sulle foglie bagnate.
 Non ci vuole molto perché Blaine sollevi lo sguardo, passandosi una mano sulla fronte per scostare i ricci scuri, e si accorga di lui “Scusa” sussurra immediatamente, alzandosi “Non volevo svegliarti.”
Kurt scrolla le spalle con un sorriso, avvicinandoglisi per posargli le mani sulle spalle “Non importa, Signor Grande Artista.” Mormora in risposta, prima di baciarlo.
Blaine sorride nel bacio, avvolgendogli la vita con le braccia.
“Cosa stavi dipingendo?” chiede Kurt incuriosito, affondando le mani in quei ricci scuri.
“Oh, niente di che …”
“E mi avresti lasciato da solo in quel letto enorme per un niente di che?” si acciglia Kurt “Non ci crederò mai.” Afferma convinto, dirigendosi a grandi passi verso la tela.
Ma Blaine lo afferra per i fianchi, ridendo, e lo costringe a tornare tra le sue braccia.
“Così mi fai solo incuriosire ancora di più!” protesta Kurt, cercando di fuggire – con poca convinzione – da quell’abbraccio.
“Lo so” risponde Blaine, con un ghigno furbo. “È solo il mio nucleo luminoso personale” capitola poi di fronte al sopracciglio inarcato di Kurt.
“Il tuo nucleo luminoso personale …?” chiede Kurt, scettico “Blaine, ma cos--?”
Ma non fa in tempo a finire la frase, perché le labbra di Blaine sono di nuovo sulle sue, e tutto il resto sembra perdere un po’ di importanza.

Kurt e Blaine non hanno idea di dove stiano andando – certo, ora come ora la camera da letto sembra l’opzione più probabile, ma non è questo il punto – però sembra davvero un bel posto.
 
*



Note della pazza insonne:
Sì, sono tornata a pubblicare OS in piena notte.
Ma non temete, con la fine delle vacanze la smetterò di intasare EFP con le mie OS Klaine nate dal niente.
Dunque; ammetto che la struttura di questa FF è un po' strana, quindi sentitevi liberissimi di chiedere delucidazioni.
Poi: i quadri di Blaine li immagino come quelli del pittore Leonid Afremov, vi consiglio assolutamente di darci un'occhiata - da quel poco che ne so, li trovo davvero molto belli *w*
Ah, la frase all'inizio è mia *diventa color magenta che nemmeno Kurt*; l'avevo scritta prima di aver pensato a tutta la OS, quindi non c'entra molto, però mi piaceva ... Insomma, il mio ego si sta ingigantendo.
E niente, sostanzialmente avevo voglia di scrivere una cosa leggera, dopo 
Le parole pesano. Chiudi gli occhi.ed è venuta fuori questa cosina!
Fatemi sapere che ne pensate, vi prometto caramelle in cambio!
Sì, è il caso che vada a dormire.
Buonanotte, lettori notturni! :*

 
 

 


 
 
 
  
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