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Autore: AndreaMesso45    05/01/2014    0 recensioni
One shot ambientato in un parco urbano e che racconta di un incontro particolare tra un ragazzo ed una ragazza e del loro conflitto.
Il racconto si basa sulla canzone "Vieni qui" di Vasco Rossi e ne riprende il testo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vieni qui …

 
 
Sente arrivare una tempesta … l’arrivo di una tormenta … sente già le gocce dell’acqua che scorrono e battono sull’asfalto dell’autostrada … sull’asfalto del suo viso.
Sente tornare un brivido lungo la schiena … i ricordi lo hanno condotto fin qui … ormai si era già perso in essi e sperava di uscirne pian piano … senza logica.
Le sue mani erano appoggiate su entrambe le ginocchia … sedeva su quella solita panchina, luogo di mille giorni, luogo di mille ritrovi … e vedeva la gente passare … e vedeva il tempo passare.
Era cambiato tutto … cambiato il mondo intorno a lui, cambiato l’approccio per tutto quello che succedeva o che sarebbe successo in seguito.
Aveva tutto nella sua maledettissima testa … la sua mente così fervida.
Sentiva i rumori della natura, del paesaggio che provenivano dal parco urbano in cui si trovava, quello della sua città, quello che lo aveva in gran parte cresciuto nei primi anni di vita dove si trovava con gli amici a giocare nei pomeriggi afosi dell’estati … qui a cento passi dalle case popolari …
Ed era seduto sempre su quella panchina, di fronte a lui un laghetto sprovvisto di papere e di qualsiasi manuntenzione, lasciato alle rovine del tempo.
Pensava … pensava … ma non riusciva a pensare a niente, nonostante tutto quel crederci … quel sperarci.
Era frenetico quando si metteva ad osservare l’orologio, facendo anagrammi sul suo stato d’animo e componendo mentalmente frasi da dire, parole ad effetto e discorsi che poi non servono mai ad un cazzo e che non si dicono mai.
Tra i rumori dei passi della gente che camminava per il parco e le grida in lontananza di qualche fanciullo, sentì il rumore di una bicicletta, di un pedalare spensierato … che fosse lei era scontato.
Forse non fu così sorpresa di vederlo lì, era certamente una casualità incontrarlo proprio così, in quel preciso momento della vita … e si fermò … quasi costretta … dovevano vedersi più tardi ma tutto fu anticipato da un destino certamente crudele ma anche notevolmente ironico.
Lui non disse niente, bastò il suo sguardo chiaro e limpido seppur così sofferto … disegnò con gli occhi un piccolo tunnel per raggiungere l’anima della ragazza che si era appena seduta su quella stessa panchina a circa un metro da lui.
Fissarono davanti a loro … il laghetto … sembrò morto e spento, sembrò fermo e piatto … sembrò aspettare una loro conversazione; lei non aveva niente da dire, anzi, aspettava che iniziasse il ragazzo che non ci mise molto a parlare … deglutì ferocemente ed eliminò quel groppo in gola che gli si era formato nell’ultimo secondo e tentò di prendere tutta la sua forza d’animo per iniziare. Prese coraggio. Non ne aveva mai avuto molto. In questo caso fu assordante il rumore delle sue parole così roche, lente, adagiate … piccole però enormemente pesanti.
Girò lentamente il busto nella direzione della ragazza, sempre con le braccia appoggiate fermamente sulle coscie e così aprì bocca …

Almeno adesso che siamo seduti qui” ed attirò l’attenzione della ragazza che però non battè ciglio ma si limitò a sbattere le ciglia vistosamente “perché non mi racconti cosa non va per te?” …
Lei doveva sempre correre, volare, prendere il volo, sciogliere le catene e poi ritornare sempre ad ucciderlo con la propria indifferenza … non girò la testa, aprì solo una mano e poi la richiuse a pugno come se fosse irritata oppure scossa …
Sembrò sul punto di alzarsi, sembrò aver preso la decisione immediata di andare via senza lasciare una traccia di sé in quell’incontro ma venne subito fermata dal ragazzo che già aveva capito le sue intenzioni di fuga.
Perché non resti qui?” chiese il ragazzo con la voce sempre più roca fissandola e poi distolse lo sguardo puntandolo verso il laghetto di fronte a loro e constatò amaramente “non hai tempo, mai” …
Il tempo era irrilevante in quel caso, i secondi non scorrevano ma i minuti sembravano pesare e anche parecchio … il ragazzo tornò su di lei e ironicamente chiese senza aver risposte “Perché non ti fermi?” e quasi inutilmente pretese una sua spiegazione per questa freddezza d’anima e per questa voglia di andare via “Dimmi dove vai” e cambiò la sua espressione da dura a malinconica…
Parve pregarla di rimanere, di restare a parlare, di provare a chiarire se si poteva chiarire e tentò di fare uscire quelle due parole con più voce possibile, con più volontà possibile, rischiando un mal di gola eterno …
Vieni qui…
 

Lei sospirò nervosamente, fece un gran respiro e provò a parlare ma non riuscì a far uscire alcun suono dalla sua bocca, le corde vocali le si erano praticamente fossilizzate …
Lui la osservava mirandola e cercando di capire, la stava studiando, la stava disegnando su una tela mentalmente partendo dai piccoli lineamenti del viso, dalle fossette sulle guance, dal naso, dal mento … dall’arco dei soppraccigli … sapeva che quella ragazza sarebbe stata importante, in un modo o nell’altro e sentiva che ella non era così partecipe come quella situazione richiedeva …
Sapeva anche che i tanti sogni che si era fatto negli ultimi tempi sarebbero rimasti tali ma voleva ardentemente capire il perché, voleva trovare quella pace interiore tanto bramata nell’ultimo anno e lei era la causa principale dei suoi tormenti … l’amore così invano per la ragazza … così non corrisposto … una guerra dei sensi.
Comprendeva in parte lo stato d’animo della sua amata, così solido, così distante, così assente nei suoi occhi quando si rispecchiavano tra i due sguardi … così tentò di riprenderla in contropiede, tentò di farla tornare dentro la conversazione … così muta.
So che non è così quello che avevi in testa” affermò con un sorriso amarissimo e falso, poi riprese consegnandole un filo di saggezza “ma non ci puoi fare niente, la vita non si ferma” …
Lei alzò lo sguardo, spalancò leggermente gli occhi, questa frase le provocò qualcosa dentro, le provocò uno stato di incoscienza leggero, le fece ricordare molte cose, certe cotte, certi sogni in certe notti …
La vita non si ferma, mai … nemmeno un attimo di respiro quando si tratta di affari “interni” di cuore, non c’è mai una soluzione oppure una assoluzione completa e definitiva, qualcosa bolle sempre in pentola e lei lo sapeva, non poteva rimanere così fredda e così distante verso di lui e lo capì in quell’istante, non avrebbe mai potuto tornare indietro … non ora.
Lui calcò la dose, lui tornò al suo preciso punto di partenza e riprese con voce roca “Perché non pensi che … ora che sei con me …” e tentò di farle capire, di farle arrivare quel sentimento in qualche modo, anche solo per empatia nonostante lei non sentisse niente “se anche non ti ricordi …” e non c’è mai niente da spiegare “se anche non sai perché” …
E le rivolse la sua mano, fermamente ripetè “Vieni qui …” ; voleva lei ma non pretendeva il suo amore, cercava solo un po’ di affetto, cercava una reazione sua che tanto mancava.

Era convinto di quello che faceva, sentiva il sangue ribollire … non poteva accettare quella situazione, era disperato … veramente disperato e solo … un mix non proprio vincente.
Lei non provò nemmeno a guardarlo nonostante una parte remota dentro di ella lo voleva davvero … ma non fece una mossa e scatenò un diluvio di esasperazione nel ragazzo che ritirò la mano e si alzò in piedi di fronte a lei.
Era convinto. Era convintissimo e preciso adesso, era fermo e deciso, era egoista ora, doveva per forza succedere qualcosa, tutto quello che poteva e voleva offrire era, infondo, solo la sua anima pura e semplice, così come era.
Guardami!” affermò ad alta voce senza urlare ne gridare ma scandendo bene tutte le sillabe, avrebbe voluto fare di più.
Afferrò, quindi, le parole che gli affioravano nella mente di puro e malefico egoismo e con molta ironia tagliente e precisa le dichiarò in faccia senza tirarsi indietro “Non potrai mai trovare un altro come me!
Lei, sentendo quelle parole, attivò tutti i suoi sentimenti, la rabbia cominciava a salire, vi era anche un po’ di sgomento e lui se ne accorse, ormai si era lanciato e doveva continuare e correggere pian piano il suo tiro, doveva chiudere, doveva sganciare la bomba sentimentale e lasciare il suo segno, un livido nel cuore, una cicatrice … così riprese e punzecchiò ancora ferocemente “Sarà difficile perfino anche per te!” e colpì deciso infine “Tu che hai sempre avuto tutto … Tutto facile!!” e lì finì …
Ritirò il corpo e tornò a sedersi … era sfinito. Si era sfogato … Cercava di farla tornare verso di sé.
La ragazza lo guardò finalmente, aveva una espressione sbalordita, attonita, non poteva credere a quello che aveva sentito, si sentì dapprima offesa nella sua persona ma durò pochissimo poiché vide negli occhi del ragazzo e suo amico una espressione così malinconia e così intrinsa di solitudine da colpirla dentro.
Voleva ribattere subito e mandarlo a quel paese e poi lasciarlo marcire lì su quella panchina da solo, farlo soffrire, farlo piangere … ma capì che per farlo soffrire non c’era bisogno di fare alcunchè, lui era già in piena sofferenza, stava navigando nelle acque oscure della tristezza.
Che cosa vorresti se tu potessi avere tutto quello che c’è?” le chiese il ragazzo.
Ironia … tagliente … la ferita stava sanguinando.
Lei capì per quel secondo l’amore che provava il ragazzo; lui le avrebbe dato tutto … tutto quello che cui avrebbe avuto bisogno, amore, affetto, piacere, sensazioni positive ma non era quello che lei voleva, era sbagliato tutto, non era il momento e lui non era quella persona giusta, quei sentimenti erano perfetti e lei nel profondo li bramava come in una fiaba ma quel ragazzo era quello sbagliato.
Lei avrebbe potuto avere tutto ma decise di rinunciare per una semplice e pura logica del sentimento … se non c’è l’amore, non si può andare avanti … se quello che senti non esiste, non puoi ricamarci sopra.
Basta sognare … basta tornare indietro ai ricordi … da qui parte un nuovo viaggio che porterà tutti e due lontano …
Vieni qui” ridisse il ragazzo con un fil di voce ma capì da subito come sarebbe finita ora.
Lei non aprì bocca, si alzò e lo fissò solo negli occhi …
Per quell’istante ci furono degli scambi di coscienza tra loro due, lei aveva capito il ragazzo ed esso aveva capito ella.
Lui sarebbe rimasto su quella panchina, era questo il loro destino e non c’è una spiegazione e nemmeno una causa giusta … non c’è un perché per tutto e molte volte le cose vanno prese come sono.
Se ne andò con la sua bicicletta senza nemmeno salutare ma lasciando il suo odore svanire per l’ambiente, se ne andò senza aver aperto bocca, senza aver detto niente ma tutto fu un po’ più chiaro … lei era già un ricordo … lei era già il passato … e lui vide quel suo eterno sogno non avverarsi, vide la stella cadere e svanire nel blu profondo degli abissi dello spazio aperto.
Vieni qui” disse al vento tristemente, abbassando gli occhi all’asfalto dei suoi ricordi … per terra il peso dei suoi giovani anni, sui suoi anni il peso della leggerezza e della voglia di vivere, sulla voglia di vivere il peso dei ricordi e delle esperienze … e le esperienze avevano il peso dell’amore.
La tempesta arrivò …
Le gocce bagnarono non solo un viso ma tutto nelle vicinanze ... un tuono, un rumore, un vento freddo ma libero … “Vieni qui …

 
messo45
   
 
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