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Autore: ErZa_chan    05/01/2014    4 recensioni
"Chi sei?" chiese una foce fredda, quasi sprezzante. Synne sussultò. Si girò e vide un bambino. Aveva circa la sua età: era gracilino, con una matassa di capelli neri. "Synne" -rispose la bambina- "e tu?"Il bambino la scrutò, con dei bellissimi occhi verdi ma freddi, come il ghiaccio, quasi volesse capire se quell'intrusa meritasse o meno la sua fiducia. "Loki", rispose poi, semplicemente.
Questa è una storia ambientata ad Asgard in cui Synne, una giovane bambina ribelle, si imbatte, per caso, nel piccolo Loki e i due sviluppano un rapporto di fiducia fino a quando...
Spero di avervi incuriosito! E' la mia prima fanfiction per cui non so come possa essere! Aspetto un vostro giudizio!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Giardino

 

salve a tutti questa è la mia prima fanfiction. Non è bella lo so...mi sa che Loki è parecchio OOC....accetto volentieri tutte le critiche, quindi, perfavore, commentate in tanti! A presto!

 

Camminava nei corridoi dell'enorme reggia di Asgard. La sua veste, lunga e bianca, come quella di tutte le bambine ricche, era, pero', stracciata in più punti e sporca di terra. Le manine paffutelle, piene di graffi, toccavano tutto cio' che capitava a tiro. Gli occhietti, di quel colore cosi singolare, nocciola coi riflessi verdi, osservavano tutto con una curiosità infinita. Synne era una bambina aristocratica, figlia di un uomo e una donna molto vicini al padre degli dei, Odino. La sua famiglia era molto potente e affondava le origini nella storia della nascita dei mondi. Lei era, in un certo senso, la pecora nera: odiava le vesti sfarzose e detestava giocare con le sue coetanee: preferiva passare le giornate a vagare nella reggia di Odino, sola. Synne era veloce e estremamente silenziosa: nessuno l'aveva mai vista o aveva notato gli oggetti che toccava: la bambina infatti si curava di rimetterli nello stesso punto e nella stessa identica posizione. Aveva uno spirito di osservazione singolare ed era anche molto abile a scassinare le serrature: insomma tutto il contrario di una ragazza che era destinata, crescendo, a governare una famiglia di tale rango. Nessuno sapeva dove si intrufolasse: i suoi genitori non i curavano molto di lei e le sue ancelle si erano, ormai, arrese: si limitavano a ricordarle di rientrare ad un'ora decente, regola che, puntualmente, Synne infrangeva.

Quel giorno la bambina aveva deciso di esplorare un'area del palazzo in cui non era mai entrata. Con una forcina aprì una porta e si ritrovo in un lungo corridoio, che, proseguendo, diventava un porticato. Lo percorse e si ritrovo in un giardino. In realtà era un'enorme terrazza, chiusa su tre lati dalle colonne che sorreggevano gli archi della galleria, mentre il quarto , delimitato da un parapetto, si affacciava sull'enorme corte principale della reggia. Di solito, in quell'enorme spazio , ci giocavano i bambini nobili, insieme a Thor, giovane principe di Asgard. Synne lo sapeva bene, poichè aveva provato piu' volte a stare con loro, ma sentendosi esclusa e inadatta , aveva sempre preferito fuggire all'interno del palazzo. Quella volta pero' tutto era stranamente silenzioso: evitentemente il giovane figlio di Odino e i suoi amici avevano altro "molto importante" di cui occuparsi. La bimba era totalmente immersa nei suoi pensieri, tanto da non accorgersi di essere osservata.

"Chi sei?" chiese una foce fredda, quasi sprezzante. Synne sussultò. Si girò e vide un bambino. Aveva circa la sua età: era gracilino, con una matassa di capelli neri. Stava seduto, con la schiena appoggiata all'unico albero presente in quel giardino: un vecchio ulivo, che faceva ombra tutto intorno a se. Lo sconosciuto teneva appoggiato sulle gambe un grande tomo, scritto in strane rune.

"Synne" -rispose la bambina- "e tu?"

Il bambino la scrutò, con dei bellissimi occhi verdi ma freddi, come il ghiaccio, quasi volesse capire se quell'intrusa meritasse o meno la sua fiducia. "Loki", rispose poi, semplicemente.

"Loki,-ripetè lei-" questo nome non mi è nuovo...che ci fai qui, solo? Perchè non sei a giocare giu', nella corte?"

"Potrei farti la stessa domanda"-rispose lui-"che ci fai qui? Nessuno dovrebbe avere accesso a quest'area del palazzo"

Synne si limito' a guardarlo, senza rispondergli. In compenso Loki riprese a leggere il suo libro, ignorandola totalmente. Era strano, rimuginava la bambina: quel ragazzino era tutto solo, esattamente come lei..chissà se avevano qualcosa in comune... Rimasero ore li', in silenzio, seduti, a gettarsi occhiate di tanto in tanto, per poi tornare ai propri pensieri.

Sul far della sera Synne decise che era ora di andarene. Si alzo' e con un cenno della mano saluto' Loki, che sembrava quasi contento di poter finalmente restare da solo. La bambina si senti' urtata e gli urlo', correndo via: "Non sperare di esserti liberato di me, domani saro' di nuovo qui a romperti le scatole, cosi magari impari a essere piu' gentile!" Non aveva nessun senso, lo sapeva benissimo anche Synne, ma voleva trovare a tutti costi una scusa per poter tornare in quel giardino cosi' strano, da quel bambino cosi' strano. Le labbra di Loki si incresparono lievemente, in quello che sembrava un sorriso. Infondo quella ragazzina cosi' stramba era la prima persona che aveva mai desiderato stare insieme a lui.

Synne mantenne la promessa e si ripresento' il giorno dopo e quello dopo ancora. La storia ando' avanti per settimane, mesi. Pian piano il ghiaccio tra loro si ruppe. Iniziarono a parlare di cose poco sensate, giusto per capire l'uno i gusti dell'altro e scoprirono di avere tante cose in comune. Parlarono del tempo, poi dei libri, fino a toccare argomenti piu delicati come le amicizie e la loro vita privata. In realtà era principalmente Synne a fare domande e Loki le rispondeva in modo asciutto. Tuttavia capitò anche che il ragazzino ponesse qualche quesito e, in quei momenti, Synne si sentiva la ragazza piu' felice del mondo. Crebbero entrambi e scelsero un loro futuro: Synne decise di diventare guerriera, sfruttando le sue abilità innate e disicutendo non poco coi suoi genitori. Loki scelse di essere mago. Entrambi cominciarono a essere sempre piu' impegnati, tuttavia trovavano sempre un momento per vedersi e chiacchierare, nel loro giardino. Anche il rumore proveniente dalla corte, principalmente gli urli dei bambini che giocavano alla guerra, cominciava a sparire. Tutti erano diventati piu' grandi. Col tempo il ragazzo aveva permesso a Synne di avvicinarsi a lui. Ora stavano entrambi con la schiena appoggiata all'ulivo. Capitava spesso che la giovane guerriera si assopisse, esausta per gli allenamenti, sulla spalla di Loki, il quale la lasciava fare, mentre lui continuava a leggere i suoi volumi di magia. Tra i due era nata una sorta di complicità: si capivano con un solo sguardo e altrettanto velocemente comprendevano quando c'era qualcosa che non andava. Successe esattamente cosi' quel giorno: Synne sembrava abbattuta e spaventata. "cosa succede?"-chiese Loki. "mi mandano in battaglia, ancora.. "-rispose lei.

Synne era diventata una delle guerriere piu' richieste: era veloce e brava, un macchina per uccidere. Se la cavava sempre solo con qualche graffio ed era anche un'ottima stratega.

"Bhe, ne sei sempre uscita indenne e poi normalmente ti piace combattere,no?"-commento' Loki, guardandola. "Si, lo so, ma quasta volta sono stanca, vorrei che mi lasciassero riposare un po' di piu'....sono esausta e ho paura di fallire a causa di cio'!" Loki la guardo e le sorrise: lo faceva molto raramente. Aveva un sorriso freddo ma confortante allo stesso tempo. Accarezzò la spalla della guerriera e le disse " Vedrai che andrà bene come al solito: sei la ragazza piu' forte di Asgard!" "Grazie" – disse lei, appoggiando la testa sulla sua spalla e stringendogli la mano. Loki si irrito' a quel gesto. Benchè si conoscessero da tempo era fin troppo confidenziale. Tutta via non sfilo' la presa. In quel momento Synne aveva bisogno di lui ed era compito suo aiutarla a credere di piu' in se stessa. "Andrà tutto bene" le sussurro' in un orecchio... e lei annui' rassicurata dalle parole del suo unico amico.

 

Si odiava. L'aveva incoraggiata a andare. Le aveva detto che non sarebbe successo nulla. Si odiava. Si odiava. Si odiava piu' di quanto odiasse suo padre. Non poteva piangere. Lui non piangeva mai. Mai. Non aveva pianto nemmeno quando era rientrato l'esercito e lei non c'era. Quando aveva capito. Quando aveva realizzato. L'unica persona che l'avesse mai capito, che l'aveva mai considerato, era sparita. Per sempre.

Era solo nel loro giardino. Guardava dove stava sempre seduta Synne e pensava. Ricordava ogni singolo momento passato insieme, ogni singola parola detta. Ripensava in continuazione alla loro ultima conversazione. Era stato uno sciocco. Doveva opporsi: aveva visto che la ragazza era esausta, ma confidava nelle sue abilità e credeva che, come sempre, lei avrebbe vinto. Sembrava nata per vincere. Sembrava,appunto. Quel pomeriggio, non avrebbe mai dovuto lasciar andare la sua mano. Per nulla al mondo. Avrebbe dovuto stringerla ancora di piu' e avrebbe dovuto ringraziare Synne per averlo aiutato nella sua solitudine. Invece l'aveva fatto. L'aveva lasciata andare incontro alla sua morte e adesso era di nuovo solo, come lo era sempre stato.

  
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