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Autore: Rugerfred    26/05/2008    3 recensioni
Cosa c'è di strano in una collezione di farfalle?
Genere: Sovrannaturale, Science-fiction, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solamente delle Ali

Elvira era una donna sposata da ormai parecchi anni, e i segni della vecchiaia si insinuavano nella sua vita ormai monotona.

Non era sicuramente felice.

Ma non tanto per i reumatismi e le rughe che consumavano il suo corpo, quanto per il suo matrimonio.

L’entusiasmo iniziale era alto, pensava che sarebbe vissuta felice con suo marito.

Pensava che il suo hobby sarebbe morto presto, con il matrimonio, ma non fu così.

Suo marito aveva infatti un hobby: quello di collezionare farfalle.

Parlava spesso delle farfalle, delle loro abitudini, di come vivevano, di come si nutrivano...

Ma a Elvira non interessavano affatto. Anzi, con il passare degli anni iniziò a odiare quelle fastidiose farfalle.

Nel suo studio aveva delle tavole in legno appese alla parete, dove moltissime specie di farfalle erano fissate con dei piccoli chiodini al legno.

Ce n’erano di grandi, di piccole, dai colori più disparati e dai disegni fantastici.

Ognuna di loro aveva una targhetta di ottone sotto con scritta la specie di appartenenza.

Ma Elvira odiava quelle farfalle.

Era gelosa, non sopportava il fatto che suo marito passasse molto tempo nel suo studio, a appendere farfalle e a contemplare la sua collezione.

Entrava di rado nello studio e, quando lo faceva, era soltanto per dare una pulita e mettere un po’ di ordine.

Era infatti appena entrata per pulire, una rapida spolverata alla scrivania, uno sguardo sprezzante alle farfalle appese al muro, e poi via.

Ma mentre usciva, qualcosa attirò la sua attenzione.

Era nell’angolo, su un tavolino.

Su quel tavolino il marito appoggiava spesso farfalle vive dentro delle scatole trasparenti per vedere le loro abitudini.

Ma quel giorno c’era una scatola di vetro piuttosto grande, e al suo interno vi era della vegetazione, una specie di bonsai in fiore.

Ma non vide la farfalla al suo interno.

Almeno fino a che non aprì le ali.

Ed eccola li, appoggiata su un ramo, con le ali arabescate aperte, perfette, quasi un disegno sognato.

Elvira si fermò un attimo a osservare i suoi colori sgargianti, diede una spolverata alla scatola e si girò per uscire.

“Ferma! Aspetta!”

Elvira si fermò.

Si affacciò alla finestra, cercando di scorgere qualcuno, ma era tutto tranquillo.

“No, qui! Sono qui!”

E allora, guardo la scatola.

Era la farfalla, che le parlava.

“Ma tu...? Come...?” - Elvira era stupefatta.

“Tranquilla! Non sono una farfalla vera! Il mio nome è Akito, e vengo dal Giappone... E’ tutta colpa di una maledizione se ora sono in questo stato... In realtà sono una ragazza! Aiutami... Fammi uscire un attimo... Non scappo te lo prometto!”

Elvira non ci capiva niente, ma non aprì la scatola. Non sopportava l’hobby di suo marito, ma in fondo gli voleva bene, e non poteva fargli questo torto.

“Non posso...” – disse.

“Ti prego... Non scappo... Davvero... Per favore... Fammi respirare un po’ d’aria... Qui dentro si soffoca...”

Elvira allora, un po’ impietosita, sollevò il coperchio della scatola e la farfalla uscì, e si appoggiò sul suo braccio.

Elvira, un po’ infastidita, attese un po’, poi fece per rimettere la farfalla dentro la scatola.

“No aspetta... Un attimo... Vuoi aiutarmi...? Come ti ho già detto ho una maledizione... Puoi aiutarmi?”

La donna si fermò un attimo, spazientita.

“Parla... Dimmi cosa posso fare... Prima che torni mio marito però, perché non sarebbe felice di vedere che ho aperto la scatola per te...” – disse.

“Allora... Devi sapere che c’è un modo per annullare la maledizione che grava su di me... In pratica dovresti fare uno scambio di corpo con me per un giorno e una notte.”

Elvira era sorpresa, e non vedeva come questo fosse possibile.

“Lo so, ti sembra impossibile, ma basta che mi tocchi le ali per far si che questo sia possibile... Per favore... Non farò alcun male al tuo corpo, te lo prometto... Per favore aiutami...”

La donna non sapeva bene che fare ma, forse per curiosità, le toccò le ali...

Si sentì il corpo pesante, e la vista le si annebbiò...

Quando si risvegliò, avvertì un forte mal di testa.

Si portò un mano alla testa, per massaggiarsela.

O meglio, provò a portarsi una mano, ma le sua braccia non c’erano più e al loro posto vi era un paio di ali arabescate, dai colori bellissimi.

E davanti a lei, la figura altissima di una donna.

“Tutto a posto?” – chiese la figura.

Elvira riordinò un attimo i pensieri e rispose.

“Sì... Credo di sì... E’ strano...”

Provò a volare un po’ per la scatola, e si sentì leggera.

Fece qualche giro per la scatola, e si posò su un ramo del bonsai.

“Fra un giorno la mia maledizione finirà... Grazie...”

Detto questo, Akito fece per uscire dalla stanza.

“Tornerò fra un giorno... Divertiti...” – disse la ragazza, che ormai era completamente la padrona del suo corpo.

Elvira non ci badò, e riprese a volare, con il suo paio di ali, per la scatola.

Giunse la sera, e qualcuno entrò nello studio.

Era il marito, seguito da Akito dentro al suo corpo.

“Caro, posso assistere anche io adesso?” – chiese Akito.

“Certo amore... Non hai mai voluto assistere a quando appendo le farfalle alle tavolette di legno...”

E Elvira provò a dire al marito di fermarsi, ma lui non la sentiva.

In compenso la sentiva Akito, ormai padrona del suo corpo, che sorrideva allegramente a Elvira.

E la mano del marito entrò nella scatola, strinse il corpo di farfalla e lo appoggiò in un riquadro vuoto vicino alla cornice.

Poi, due chiodini, sottili, fissarono per sempre quella farfalla al legno.

Un ottimo esemplare da appendere, con quelle ali arabescate dai colori sgargianti.....

Un grazie a Chiara, mio unico amore,

e agli amici che mi sostengono.

  
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